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Mercoledì, 2 Febbraio 2005

II Tappa - Avventura in Australia

Uluru National Park e Ayers Rock, il cuore rosso dell'Australia lo abbiamo voluto percorrere a piedi: col trekking Larapinta Trail attraverso il deserto.

ARTICOLO DI

Vagabondo0

Uluru National Park e Ayers Rock, il cuore rosso dell'Australia lo abbiamo voluto percorrere a piedi: col trekking Larapinta Trail attraverso il deserto

.: Indice ::
I Tappa ::
II Tappa ::
III Tappa ::
IV Tappa :.

Scritto da Matteo
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Ringraziamo il nostro amico Scott, senza il quale questo viaggio non sarebbe stato così bello; ringraziamo Marthy e tutti i ragazzi della casa di Coogee a Sydney per la simpaticissima ospitalità. Ringraziamo quindi la Malaysian Airlines, il calzaturificio Crispi, e la Ferrino per l'aiuto fornitoci nell'organizzazione del viaggio.



Clicca per ingrandireDal verde Queensland raggiungiamo il cuore desertico dell'Australia.
La città migliore per esplorare quest'area dall'aspetto un po' marziano è Alice Springs; trovarla sulla carta è facile: è proprio al centro, il punto più lontano dal mare di tutta l'Australia.
Perché “un po' marziano”? Perché la terra è rossa, i tronchi d'albero sono bianchi, i fiumi sono di sabbia gialla e tutti gli animali saltano invece di camminare... vi basta per giustificare il “marziano”?

Dromedari, aborigeni e cammellieri afghani

La storia della conquista del cuore rosso di questo continente da parte dell'uomo occidentale è qualcosa di molto recente: all'inizio del 900 ancora pochi esploratori avevano percorso questi territori così vasti ed aridi, e non esisteva nessun centro abitato stabile. Per ovviare a questo, il governo fece immigrare 3000 cammellieri con i loro dromedari dall'Afghanistan e vennero costituite delle carovane in grado di attraversare il deserto.

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La stazione telegrafica di Alice Springs entra in azione nel 1917 (quando qui infuriava la Prima Guerra Mondiale) e collega per la prima volta l'Australia all'India ed all'Europa, ponendo fine al suo isolamento.

Negli anni '30 arriva la ferrovia, che si chiama “The Ghan” in ricordo dei cammellieri (da “Afghan”), e Alice Springs passa da stazione telegrafica a “capitale del deserto”.

Ma che ne è stato dei dromedari?

Non si sa con esattezza il numero, ma si stima che siano quasi 5 milioni i dromedari rinselvatichiti che gironzolano per i deserti australiani, ma, a differenza di conigli e volpi che sono un problema enorme, pare che i dromedari non siano di nessun danno all'ecosistema.

Alcuni colleghi meno fortunati vivono nei ranch che organizzano escursioni su cammelli per turisti (se parlate con le guide vi diranno “Si, lo sappiamo che sono dromedari, ma noi qui in Australia li chiamiamo cammelli e basta!”).

E gli aborigeni?

Quando gli inglesi colonizzarono le coste del continente gli aborigeni che ci vivevano furono completamente sterminati. Mentre il cuore impervio dell'Australia difese le tribù del deserto.
Quando il mondo occidentale giunse anche qui la mentalità era già un po' cambiata e l'opinione pubblica non era più disposta ad accettare stermini indiscriminati...

Oggi lo stato Northern Territories ha restituito alle popolazioni indigene circa un terzo della propria superficie, dimostrando una sensibilità ed una buona volontà non indifferente.

Uluru National Park (Ayers Rock).

Clicca per ingrandireAppena arrivati in città partiamo per l'Uluru National Park, quello dove si trova il monolito rosso di Ayers Rock, in corriera (grave errore economico e strategico, vedi nei suggerimenti).
Clicca per ingrandireL'area del parco fa parte dei territori restituiti agli aborigeni, con l'unico vincolo di permettere ai turisti la visita delle sue meraviglie naturali. Tutta l'area è trattata con immenso rispetto: vicino alla montagna non c'è nulla salvo la strada e qualche cartello (nemmeno un chioschetto!), mentre le infrastrutture turistiche (alberghi, campeggio, alimentari, ristoranti ecc.) si trovano raggruppate in una specie di villaggio del turismo a circa 20 Km da Ayers Rock.

La corriera ci lascia al campeggio, montiamo la tenda e prendiamo un piccolo autobus che ci porta davanti all'immenso monolite.

Con Maurilio avevamo discusso a lungo se fosse giusto salire in cima ad Ayers Rock (quando ti ricapita una simile possibilità?) o non salirci (gli aborigeni chiedono di non farlo in rispetto dell'area sacra), ma, arrivati sul posto il problema non si è posto: la salita era chiusa causa temperatura sopra i 40°.

Percorriamo il sentiero che in circa 10 Km gira tutt'intorno alla montagna. Che voi ci saliate o no, questo sentiero vi consiglio farlo comunque: in un paio d'ore la roccia cambia dal marrone scuro delle parti in ombra all'arancio infuocato dal sole, si vedono canyon marziani, pozze d'acqua incredibili... Ma forse è meglio che vi metta un po' di foto, anche se certo non rendono la maestosità dello starci in mezzo...

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Il giorno successivo prediamo il minibus per le Olga Mountains: si tratta di un altro complesso roccioso tipo Ayers Rock, ma composto da diversi massi anziché da uno soltanto. Le montagne distano 70 Km dal campeggio.

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Dei due sentieri attrezzati per la visita (anche questa è un'area sacra e non si può andare a zonzo come piace a noi) quello corto non vale nulla, mentre quello più lungo, ad anello, percorre molte vallate interne ed è bellissimo. Anche in questo caso preferisco mostrarvi un po' di foto piuttosto che lanciarmi in funamboliche descrizioni.

Consigli pratici:

  •  Durante la nostra estate lì ci sono sui 25 gradi ed è la stagione ideale. Noi ci siamo stati a Gennaio e nelle ore più calde si arrivava sui 40°, ma il clima è secco e sono sopportabili.
  •  La base di partenza migliore per l'Uluru National Park è Alice Springs (a meno di non trovare un volo a prezzo stracciato direttamente da Sydney al parco, come avevano fatto due ragazze tedesche che abbiamo conosciuto lì).
  •  Noi da Alice Springs abbiamo preso la corriera ed è stato un ERRORE GRAVISSIMO. Due biglietti andata e ritorno ci sono costati come affittare una macchina, ma, soprattutto, per girare all'interno del Parco siamo rimasti in balia dei minibus con i loro orari prestabiliti e prezzi esorbitanti (ma veramente esorbitanti!).
  •  Ad Alice Springs ci sono un infinità di tour operator che organizzano escursioni nell'Uluru National Park, ma non credo valga la pena di rivolgersi a loro...
  •  Per una visita fatta bene prevedete 2 giorni (uno per Ayers Rock ed uno per le Olga M.) con una macchina propria.
  •  Vi consigliamo, inoltre, di prevedere un'altra tappa a King's Canyon. Noi non lo abbiamo visto, ma sembra un luogo molto affascinante.
  •  Scegliete voi se salire o non su Ayers Rock, ma non perdetevi il sentiero che gli gira intorno.
  •  Dei due sentieri attrezzati nelle Olga Mountains (anche questa è un'area sacra e non si può andare a zonzo come piace a noi) quello corto non vale nulla, mentre quello lungo è splendido e percorre molte delle valli interne.
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Arrivo ad Alice Springs.

Come vi dicevo, Alice Springs è stata la nostra base di esplorazione del deserto. La città è piena di ostelli e backpakers, ma noi avevamo la tenda e cercavamo un campeggio!

Chiedendo all'ufficio turistico ci forniscono una mappa di tutti i campeggi, tutti molto lontani dal centro. Proviamo ad insistere per qualcosa in città e ci viene detto: “Beh, ci sarebbe l'Intown Campground, non è proprio un vero campeggio, non c'è la piscina, è piccolo, molto piccolo, è proprio piccolo, ma sta in centro...”. Zaini in spalla ci avviamo verso questo luogo misterioso...

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L'Intown Campground è un posto buffissimo: un francese fricchettone, Ismael, stanco del freddo della Bretagna si è trasferito qui, ha preso una casa con giardino e l'ha trasformata in campeggio, con tanto di amaca e barbecue. Quando si arriva normalmente non c'è nessuno, ma un cartello ti invita a piantare la tenda dove ti pare e suggerisce i locali più economici per collegarsi a Internet, lavare i panni, bere birra ecc.

La gente che frequenta questo posto è particolare come il posto stesso: c'era un naturalista che studiava gli incendi nelle steppe desertiche, una olandese che stava facendo il giro dell'Australia in macchina da 5 mesi, una infermiera tedesca di 23 anni che viaggiava in autostop (da quasi un anno), una ragazza australiana che stava trascorrendo lì l'ultima settimana di vacanze dopo 18 mesi passati a zonzo fra America ed Europa... e poi c'eravamo noi, col nostro viaggio avventuroso, ma che quasi ci vergognavamo a dire che stavamo solo un mese!

Consigli pratici e cosa vedere ad Alice Springs:

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  •  Nessuno andrebbe ad Alice Springs se non stesse dove sta: la cittadina in se non riveste alcun interesse, ma è abbastanza grande da trovarvi tutto e si trova veramente in un punto strategico per visitare il cuore rosso dell'Australia.
  •  Visitate il Desert Park, parco tematico dove sono stati ricostruiti tutti gli ambienti del deserto (cosa non particolarmente difficile, visto che sta nel deserto). Qui si incontrano le lucertole più strane che possiate immaginare, pappagalli di tutti i colori, i piccoli marsupiali notturni in un'area dove giorno e notte sono invertiti. Da non perdere sia la dimostrazione su come vivono gli aborigeni nel deserto, sia l'arena dove viene dato da mangiare agli uccelli rapaci (che calano dalle montagne vicine puntuali come orologi svizzeri). Entrambi gli spettacoli si svolgono due volte al giorno.
  •  Un'altra cosa carina da fare è, verso l'ora del tramonto, la passeggiata a Telegraph Station: camminando lì all'imbrunire l'incontro con i wallaby è quasi sicuro! Cos'è un wallaby? Un cangurino in miniatura, ecco qualche foto.
  •  Affittando un'auto si possono visitare luoghi molto particolari: canyon, valli nascoste, sorgenti ecc. che caratterizzano le West McDonnel Ranges (che sono i monti intorno alla città). Nel trekking che sto per raccontarvi noi abbiamo toccato alcuni punti di notevole interesse.
  •  Alice Springs è traversata da un fiume, il Todd River, solo che questo fiume è sempre asciutto: un arida lingua di sabbia gialla che taglia la città. In superficie l'acqua ci scorre un paio di volte ogni dieci anni, ma gli abitanti lo prendono molto sul serio e ponti, argini e passeggiate sulle sponde lo fanno sembrare un fiume vero... in cui manca qualcosa. L'acqua in realtà c'è sempre, ma sta sottoterra, e lo testimoniano i grandi eucaliptus lungo le sponde.
  •  Infine, chi fosse interessato agli aspetti folcloristici, può visitare “The School Of The Air”, le scuole elementari e medie fatte via radio per i bambini che vivono nelle fattorie a migliaia di chilometri dal paese più vicino (anche le interrogazioni avvengono via radio, ma mi sa che imbrogliare è facile...), e “The Flying Doctor Service”, la base aerea di quelli che noi chiameremmo i medici della mutua volanti: dottori che vanno a visitare in aereo i malati delle suddette fattorie sperdute nell'outback australiano.
  •  Artigianato: i digeridoo più belli dell'Australia si trovano ad Alice Spings, cosa è un digeridoo? E' il tronco cavo che gli aborigeni usano come strumento musicale. Quelli più belli e dall'aria più autentica e meno "souvenir" ci sono sembrati quelli del Centro di Cultura Aborigena ("Aborigenal Art & Culture Centre, 86 Todd Street", Alice Springs).
  •  Come ho già detto trovare da dormire in città è facilissimo e ce n'è per tutti i gusti, tantissime le sistemazioni economiche con ostelli e backpakers (vedi anche la sezione Salva-soldi di Vagabondo). Se volete dormire all'Intown Campground chiedete indicazioni al Tourist Office: Ismael ci ha dato un biglietto con telefono ed indirizzo, ma erano entrambi sbagliati :-)
  •  Esistono anche infiniti tour organizzati, ma secondo noi, con un minimo di esperienza con guide e mappe, la cosa migliore è affittare una macchina e partire (ed anche qui il Salva-soldi vi potrà fare risparmiere qualcosa..).

    Un'esperienza particolare è sicuramente andare ad Alice Springs col treno, ma di questo ne parleremo la prossima puntata...
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Trekking Larapinta Trail

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Una partenza difficile.

Si tratta di uno dei più famosi e più bei percorsi a piedi nel deserto australiano: la sua lunghezza totale è di 230 km iniziando da Alice Springs. La nostra idea era di percorrere i primi 80 (a ritroso, terminando il tragitto in città), che sono quelli più montagnosi ed in cui è più facile trovare un riparo dal sole nelle ore più calde del giorno, quando la temperatura va sui 50 gradi (noi siamo un po' masochisti ed abbiamo fatto il trekking d'estate, ma se siete lì d'inverno la temperatura massima non raggiunge mai i 30).

Ci mettiamo così alla ricerca di un passaggio in fuoristrada per il punto d'inizio: dopo innumerevoli tentativi a tutte le agenzie, associazioni, tour operator ecc. otteniamo solo risposte del tipo “voi siete pazzi a volere percorrere il deserto d'estate, andate solo a morire, e noi non vogliamo avere nulla a che fare con il vostro suicidio”.

Dopo aver collezionato condoglianze anticipate da tutti gli operatori turistici esistenti (non sto esagerando), ripieghiamo su un taxi e ci facciamo portare fin dove c'è strada: siamo costretti a tagliare via 10 Km di percorso, ma siamo partiti...

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Primo giorno.

Il nostro cammino comincia alle 5 di pomeriggio a Stanley Chasm (che è una delle mete che vi consiglio, se affittate un'auto), un canyon fra rocce rosso fuoco, eucalipti verdi e piccoli wallaby curiosi. Il sentiero aggira la parte più inforrata: la cosa non ci piace e lo lasciamo infilandoci fra le rocce della stretta gola, lo riprenderemo più in là.

Sta facendo buio quando raggiungiamo la fine del canyon ed un cartello minaccioso consiglia tutte le persone assennate di tornare indietro. Lo superiamo per affrontare la prima grossa salita col fresco della sera.

Dormiamo su una sella ventosa, lasciando la tenda spalancata per godere del venticello fresco: altra cosa per cui siamo considerati pazzi suicidi, ma nessuno scorpione o serpente ci ha disturbato. Il mio compagno di avventure ha una sua teoria: “Apriamo tutti e due gli ingressi, così se uno scorpione entra da una parte può uscire dall'altra...” ;-)



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Secondo giorno.

Ci svegliamo ancora col buio e, impacchettata la tenda e fatta colazione, siamo in marcia quando il primo chiarore del sole arrossa il cielo. Iniziamo la salita alla vetta più alta del trekking (che non ha nome sulla nostra carta); camminando lungo la cima allungata il panorama è incredibile. Il deserto australiano (quantomeno da queste parti) è così: quando ci cammini i pochi alberi e cespugli ti fanno sembrare il luogo una specie di savana e chiudono lo sguardo che non può raggiungere l'orizzonte, ma quando sali su un rilievo e vedi questa distesa infinita sotto di te, fa veramente impressione e ti senti veramente piccolo...

Quando il sole diventa alto, dalle 11 alle 16 , il caldo è opprimente e bisogna cercare un luogo all'ombra dove ripararsi. Oggi facciamo tappa a Fish Waterhole, un luogo sacro aborigeno dove un fiume di sabbia spacca la catena montuosa con un piccolo canyon; in corrispondenza della spaccatura il livello della sabbia si abbassa e compare una grande pozza d'acqua.

Come tutti sanno avere abbastanza acqua è il problema maggiore quando si cammina nel deserto, tuttavia scopriamo con gioia che l'estate, con le sue temperature da forno per cuocere la pizza, è anche la stagione delle piogge (per quanto possa essere piovosa una stagione delle piogge nel deserto...) e l'acqua si reperisce abbastanza facilmente: la pozza di Fish Waterhole è piena e così lo sono molte altre che incontreremo nel tragitto.

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Portiamo 4 bottiglie da un litro e mezzo a testa, non abbiamo trovato filtri depuranti e così abbiamo acquistato delle pasticche. Queste pasticche, utilizzando un dosaggio pari a solo 50% di quello suggerito, sono in grado di trasformare qualunque acqua in acqua di piscina molto clorata... dopo pochi bicchieri mi sono sentito male ed ho optato per una scelta drastica: meglio l'acqua verdina delle pozze che forse non fa bene, che quella avvelenata con le pasticche che fa sicuramente male!

A chiunque voglia ripetere la nostra esperienza suggerisco di procurarsi un bel filtrino apposito e di evitare tutte queste sedicenti pasticche depuranti.

Abbiamo realizzato un panorama a 360° dell'oasi di Fish Waterhole,
per vederlo è necessario Quicktime, il file pesa 469Kb
Clicca per vedere il panorama

Nel pomeriggio superiamo il punto-tappa del Larapinta Trail e proseguiamo oltre. Nei punti tappa c'è sempre una bacheca in cui lasciare i propri dati: in questo modo, in caso di problemi, è più facile essere rintracciati dai soccorritori. Ovviamente risultiamo essere le prime firme degli ultimi due mesi... Queste bacheche si incontrano ogni 1 o 2 giorni e contengono anche una riserva d'acqua d'emergenza.

Terzo Giorno.

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Il percorso continua a seguire la piccola catena montuosa, questa volta dal basso. Nelle ore calde sostiamo a Bond Gap, un canyon simile a Fish Waterhole, ma notevolmente più angusto. Qui il laghetto è molto più profondo e ci si può fare il bagno: cosa che nel deserto da una soddisfazione incredibile.
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La sera tocchiamo la civiltà a Simpson Gap, il più grande di questi piccoli canyon è raggiunto dalla strada e costituisce un'attrazione turistica (una di quelle che vi ho consigliato di visitare affittando un'auto), ma qui non si può fare il bagno...

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Quarto Giorno.

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La nostra ultima tappa (la prima se si percorre il trekking nel senso di marcia previsto) è monotona e caldissima: le montagne si abbassano lasciando il posto ad una piatta savana desertica con solo qualche collinetta. Per riposare nelle ore calde abbiamo solo qualche roccia che fa ombra da dividere con un wallaby. C'è solo una piccolissima sorgente, scorpion's pool, ovvero "la piscina degli scorpioni": una vaschetta in cui effettivamente nuotano animaletti neri molto simili a scorpioni: non ho mai sentito parlare di scorpioni subacquei, ma per sicurezza io non li tocco.

La sera dormiamo a due passi dall'arrivo. La mattina siamo ad Alice Springs in un'ora.

Consigli pratici: Camminare nel deserto

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  •  L'ho già detto, ma lo ribadisco: portatevi un filtro per depurare l'acqua, magari compratelo in Italia per sicurezza, ma evitate assolutamente le pasticche depuranti/avvelenanti.
  •  Abbiate circa 6 - 7 litri d'acqua a persona.
  •  Ricordatevi che il peso dell'acqua è notevole quindi portatevi il minimo indispensabile come bagagli, essendo caldo anche la notte noi avevamo quasi solo un paio pantaloncini da mare, due t-shirt, la tenda senza telo impermeabile (solo la parte interna) e un telo che fungeva da saccappelo, asciugamano e ombrellone parasole.
    Il peso è anche il motivo per cui noi abbiamo evitato fornello e pentole per depurare l'acqua o per mangiare.
  •  Quanto detto sopra vale solo per i mesi più caldi, nel loro inverno c'è bisogno di abiti caldi per la notte, ma essendo meno caldo ci si può caricare anche qualche chilo in più...
  •  Nel nostro viaggio abbiamo testato la tenda Ferrino Summertime (3 stagioni pro), che si è rivelata veramente versatile alle condizioni più diverse (da Frase Island al deserto, fino alle foreste temperate pluviale che incontrerete leggendo le prossime tappe). Nelle notti più calde e serene del deserto montavamo solo il telo interno ottenendo una fresca ed efficace zanzariera (più per gli scorpioni che per le zanzare, a dire il vero :-)
  •  Mi hanno detto che anche nel King's Canyon si può fare un trekking stupendo di alcuni giorni, immagino che sia veramente splendido, ma non ho ulteriori informazioni da darvi.
  •  Anche stavolta avere scarpe da deserto è stato molto utile, visto il caldo. Noi abbiamo testato sul campo quelle della Crispi (che, per quanto ne so io, è l'unico calzaturificio italiano a produrre un simile articolo). Come ho già detto le scarpe da deserto sono calzature alte, robuste e con la suola tipica delle scarpe da montagna, ma estremamente leggere e traspiranti per fare respirare il piede.
  • Le mosche ci erano state descritte come un flagello, in realtà erano parecchie fastidiose, ma nulla di terribile; probabilmente nella stagione meno calda sono di più... Di zanzare non ce ne sono, i terribili scorpioni noi non li abbiamo incontrati, le formiche danno dei gran morsi e ce n'è un numero inverosimile.

Consigli pratici: Il Larapinta Trail

  •  Il Larapinta Trail è diviso in 12 sezioni. Informatevi ad Alice Springs su eventuali problemi o novità (ad esempio a noi dissero che le sezioni 7 ed 8 erano state vittima di un incendio).
  •  Se possibile evitate la sezione 1: serve solo a collegare il trekking alla città e, come ho detto, è molto noiosa.
  •  Un giro minimo, ma estremamente bello, sono le sezioni 2 e 3 insieme (prevedete 3 giorni). Sia l'inizio della sezione 2 che la fine della 3 sono raggiungibili in macchina.
  • Se, come noi, siete tanto masochisti da camminare nella stagione calda, scegliete solo i tratti caratterizzati da rilievi montuosi in modo che sia facile trovare un riparo nelle ore più calde del giorno: trovarsi a mezzogiorno in una piana desolata e senza ombra non credo che sia una bella esperienza...
  •  Tutte le carte sono scaricabili da Internet sul sito della Park and Wildlife Commission, che vi consiglio di visitare; visto che è facile perdersi vi do anche il link diretto alla pagina con le carte geografiche (che non è detto rimanga valido per sempre).
  •  Le suddette carte sono assolutamente indispensabili, ma anche estremamente imprecise: non fidatevi cecamente...
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La Partenza.

Prima di lasciarlo, il deserto ci ha fatto un bel regalo: 4 ore di pioggia intensa hanno gonfiato d'acqua il Todd River, il fiume di Alice Springs, che normalmente è un'arida lingua di sabbia che traversa la città. I locali ci hanno spiegato che era dal 1998 che non ci scorreva una goccia d'acqua! Ecco qualche foto della rarità...

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Lasciamo Alice Springs a bordo del “The Ghan”, il mitico treno che in 48 ore percorre i quasi 4000 Km che separano questa città da Sydney, ma la storia di questo viaggio, che ricorda molto lo spirito dei film sull'Orient Express, ve la racconto la prossima volta...

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II Tappa ::
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Scritto da Matteo


Nel prossimo articolo vi racconterò del viaggio in treno e di Sydney, che è la città più a misura d'uomo che abbia mai visto... a presto !!


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