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Giovedì, 19 Marzo 2009

Viaggio in Alaska - Terza parte

Viaggio attraverso l'Alaska con una ‘scappatina' nello Yukon Canadese

ARTICOLO DI

Vagabondo0

Valdez

Valdez è una tranquilla cittadina che si affaccia sulle acque del Prince William Sound situata 40 km ad est del Columbia Glacier uno dei più visitati ghiacciai dell’Alaska, qui termina anche l’oleodotto che attraversa tutto il paese da nord a sud.

Anche la storia di Valdez è legata alla corsa dell’oro, nasce infatti in quegli anni quando circa 4000 cercatori d’oro attraversarono la zona diretti nel Klondike. Prima dell’arrivo dei primi esploratori nel 1778, questi territori erano la dimora degli esquimesi Chugach, mentre a nord c’erano le popolazioni degli Ahtna. Entrambe queste popolazioni utilizzavano le zone intorno a Valdez per pescare, cacciare e per commerciare con il rame e le pelli.

La Valdez di oggi però si trova 6 km più ad est rispetto all’insediamento originale; nel 1964 un terribile terremoto rase la cittadina al suolo, che venne ricostruita esattamente dove si trova oggi. Questo fu uno dei maggiori terremoti, sia per durata che per intensità, che si registrò in nord America. Non solo Valdez fu distrutta da questo terremoto, ma questo causo anche un forte tsunami che venne sentito non solo sulle coste dell’Alaska (Anchorage inclusa) ma anche su quelle del Canada fino al Washington State.

Valdez ha un’architettura tipica da far-west, un porticciolo con una piacevole passeggiata in legno che gli conferisce un non so ché di poetico e piacevole. Gli incantevoli scenari in cui si colloca rendono piacevole il soggiorno in questa città. Peccato per il tempo che non è stato molto collaborativo.

Ho letto su un opuscolo che è possibile visitare un vecchio cimitero utilizzato durante l’epoca della corsa all’oro (trai l 1898 e il 1917), le foto che accompagnavano la descrizione mi incuriosiscono, così decidiamo di cercarlo. Sull’opuscolo sono riportate delle istruzioni per raggiungerlo, molto particolareggiate. Senza di questa indicazioni non ci saremo mai arrivati perché non vi è alcuna segnaletica ed è raggiungile percorrendo una strada sterrata poco fuori di Valdez. Poco prima del cimitero c’è un area picnic. L’area ha sicuramente visto tempi migliori e il cimitero è stato dimenticato: ci sono le erbacce, così come l’area picnic. Peccato perché gli avevano fatto un bel vialetto e un cancelletto per entrare. Sparsi ovunque, sugli alberi, avvisi recenti informano di fare molta attenzione agli orsi che stazionano nella zona. Mentre Marco fotografa due aquile di mare su un albero io prendo la macchina fotografica e mi avvio a visitare questo posto che un po’ mi inquieta. Fatto sta che non so se per suggestione o per davvero, mentre passeggio tra quello che resta di queste lapidi sento dei rumori nel fitto del bosco e non sono scoiattolini perché non farebbero così tanto rumore. Poiché il coraggio non è il mio mestiere, onde evitare spiacevoli incontri con orsi o fantasmi me la sono filata e anche molto in fretta. Così è finita la mia esplorazione di questo vecchio cimitero.


Abbiamo scelto uno dei due campeggi privati, in città, ed è stata una piacevole sorpresa, non tanto per l’ubicazione e la sistemazione che ricordava un po’ troppo i nostri campeggi affollati ma per la gente che vi abbiamo trovato e la loro grande ospitalità. Arriviamo che è quasi l’ora di cena. Terminate le registrazioni la signora della reception ci chiede se abbiamo con noi dei piatti. La domanda ci pare alquanto strana ma si affretta a spiegarci che stanno facendo una festa nel campeggio, con il salmone fresco cotto alla griglia e altre cose che hanno preparato alcune signore del campeggio, ma occorre portarsi il piatto e le posate. Rimaniamo un po’ spiazzati ma la signora insiste, non ci lascia nemmeno andare a montare la tenda ma ci spedisce subito a cenare. Il pesce era ottimo, squisito, azzarderei a dire il migliore che abbiamo mangiato. Due tizi puliscono il pesce e altri due lo cuociono. Ci sono tanti tavolini e altre cose da mangiare, come insalate di patate, pasta e snack vari. Conosciamo una gentile signora del sud degli Stati Uniti che ha la pazienza e la volontà di fare conversazione con noi, visto che il nostro inglese non è proprio fluente. Scopriamo così che lei e il marito, come tante altre coppie di una certa età che vediamo in giro, non sono proprio per così dire in vacanza. Una volta raggiunta la pensione, comperano uno di questi microscopici motorhome, chiudono casa e se ne vanno in giro tutto l’anno. Qualche settimana qui o qualche mese là e girano per tutto il nord America. Che invidia!

Prince William Sound

Il Prince William Sound è un area di mare e di circa 3.880 km di costa dove ci sono fiordi, isole e ghiacciai, tra cui il famoso Columbia Glacier. Le acque del Prince William Sound sono molto profonde e ricche di vegetazione e fauna: mammiferi marini, uccelli marini e pesci.

Fu chiamato così, nel 1778, dal famoso esploratore James Cook, che passò anche da questa parti! Nel mondo intero si contano 429 statue in onore di questo grande esploratore e una di queste si trova anche ad Anchorage. Purtroppo morì qualche anno dopo alle Hawaii, ucciso dagli indigeni.

Il mezzo migliore per visitare questa zona è la nave. Così anche noi abbiamo partecipato ad una di quelle crociere che si organizzano in questa zona. Partono da Valdez, da Whitter o da Seward e tutte prevedono la visita al Columbia Glacier. Oltre agli splendidi panorami che la zona offre, fiordi, baie, isole e ghiacciai si possono incontrare balene, orche, leoni marini, foche, lontre di mare e tanti uccelli marini come cormorani, pulcinelle di mare e le immancabili aquile di mare. Purtroppo per noi la giornata, da un punto di vista meteorologico non è stata un granché ma dal punto di vista faunistico invece è stata veramente molto proficua. Le lontre di mare ci hanno deliziato della loro presenza con i loro faccini bianchi e il loro galleggiare tranquillo a dorso. Foche e leoni di mare stesi i primi sugli iceberg di ghiaccio i secondi sulle rocce a godersi la giornata. Un orso solitario che passeggia lungo una spiaggia, e ancora la pinna di una balena che velocemente scompare nell’acqua ed il volo delle pulcinelle di mare sono solo un esempio di quello che ci ha riservato quest’escursione.

Una volta lasciato il Valdez Arm la nave entra nella Columbia Bay e anche se il Columbia Glacier non è proprio dietro l’angolo i suoi iceberg che galleggiano lungo la baia si iniziano a vedere da molto lontano. Una lunga scia di blocchi di ghiaccio che esce dalla baia per andare a perdersi nell’oceano. Con la nave si arriva a ridosso del ghiacciaio e si rimane impressionati dall’azzurro di alcuni iceberg. Il Columbia Glacier, come purtroppo la stragrande maggioranza dei ghiacciai che ci sono a questo mondo, per effetto del surriscaldamento del globo sta drasticamente retrocedendo.

Lasciato il Columbia Bay si passa vicino alla Glacier Island per arrivare poi in un'altra baia e trovarsi davanti al Meares Glacier, un muro di ghiaccio che ogni tanto lascia cadere blocchi di ghiaccio in mare. Vicino al ghiacciaio fa parecchio freddo ma alcune lontre di mare nuotano felici nelle sue acque e poco lontano due temerari in kayak si avvicinano al ghiacciaio.

Si pranza e si cena sulla nave e si ritorna a Valdez verso sera. A salutare la fine della nostra crociera un maschio di lontra di mare sta cenando nel porto. Ogni tanto si immerge e riesce con alcune cozze che con l’aiuto delle zampette e dei denti rompe, ne mangia l’interno e ributta in mare il guscio. Va avanti un po’, poi a cena ultimata inizia le operazioni di pulizia. Lo lasciamo che si rilassa galleggiando tranquillo nelle acque del porto.


Purtroppo questa sera la solita quiete del campeggio è stata disturbata da tre turisti tedeschi che dopo aver scolato una quantità imprecisata di bottiglie di vino e birra hanno conversato ed urlato finché finalmente non sono crollati e sono andati a dormire. Ma perché capperi la gente quando va in giro deve sempre farsi riconoscere? Comunque, tanto per curiosità, pare che vi sia un regolamento che nei campeggi vieti il consumo di alcol. Tra l’altro lungo le strade abbiamo spesso visto dei cartelli che invitavano a non bere prima di guidare e sotto ciascuno di questi cartelli un altro cartello con su scritto ‘In memoria di ....’. A quanto pare in Alaska questo è un bel problema.. ma non solo li.

Worthington Glacier

Lasciamo Valdez per dirigersi nuovamente verso il Wrangell S. Elias National Park. Lungo la strada ci fermiamo a fotografare le Horsetail Falls, delle cascate che in inverno gelano e fanno la felicità degli ice-climber.

Il Thompson Pass è completamente immerso nella nebbia e la visibilità è molto scarsa fortunatamente, poco più avanti, nei pressi del Worthington Glacier State Recreation Area la situazione è decisamente migliore anche se la giornata è molto fredda.

Il Worthington Glacier è un altro ghiacciaio facilmente accessibile. Lasciata l’auto nel parcheggio un brevissimo sentiero porta alla base dello stesso. Il Worthington Glacier Ridge Trail inizia anch’esso dal parcheggio e costeggia tutto il ghiacciaio fino a raggiungere la distesa ghiacciata che sovrasta il sentiero. In alcuni tratti occorre usare un po’ di attenzione perché il sentiero è piuttosto franoso ma nulla di che.



Wrangell S. Elias National Park - Kennicott &Amp; Mccarthy

Chitina è l’ultimo paese che si incontra prima di imboccare la McCharthy Road, 149 km di sterrato percorribili non solo dai fuoristrada ma anche dalle comuni auto, da piccoli pulmini, moto o dalle mountain bike. Gli enormi motorhome americani non percorrono questa strada: in alcuni punti è troppo stretta per le esagerate dimensioni di questi mezzi.

Andare a Kennicott e McCarthy è un po’ come fare un salto in un passato, neanche tanto lontano, ma in un mondo che si è fermato.

Si percorre, quasi in assoluta solitudine la McCarty Road, ogni tanto si incontra qualche auto, si vedono spettacolari vedute delle Chugach Mountains, valli infinite e ampi spazi aperti. Il Kuskulana River Bridge, un ponte sospeso su una vertiginosa gorgia che da un pizzico di adrenalina al viaggio. Benché messo in sicurezza la sua altezza e davvero impressionante.

La strada finisce al ponte sul fiume McCarthy. Il ponte è solamente pedonale per cui le due cittadine non sono raggiungibili con un auto. L’attuale ponte è stato costruito nel 1996 per sostituire un lento sistema di traghetto manuale che era stato adottato a seguito dell’ennesima alluvione che aveva distrutto il ponte sul fiume nel 1981.

Così tutte le auto sono lasciate aldiquà del ponte. Dall’altra parte, un servizio di bus navetta, a pagamento, collega le due città ed il ponte pedonale.

Al di qua del ponte, ad accogliervi ci sono alcuni parcheggi, due campeggi, l’ufficio informazioni che fornisce parecchi opuscoli sulla zona ed un lodge e se non piove, tanta polvere! Il primo pensiero che ci è passato per la testa, appena scesi dall’auto è stato ‘ma dove diavolo siamo finiti!’. Poi, abbiamo scoperto che il Glacier Viev Campground accetta la carta di credito e non abbiamo potuto fare a meno di sorridere al pensiero che questo mondo che ci circonda è nettamente in contrasto con il mondo a cui appartengono le carte di credito. Se ci aspettavamo un campeggio anche solo rassomigliante ad uno qualsiasi di quelli che abbiamo visto fin ora, qui è tutta un'altra musica. Le piazzole, tra massi e arbusti secchi, sono un po’ lasciate all’immaginazione dei campeggiatori. La doccia od il bagno sono qualcosa di molto molto originale. Ma non si può far altro che inchinarsi davanti a tanta genialità e a tanta capacità di adattarsi con quanto si ha a disposizione. Sulla porta, dell’unico bagno, non esiste nemmeno la serratura ma un cartello, posto davanti alla porta da girare quando si entra e ri-girare quando si esce: vacancy/no vacancy! Al suo interno, alcune fotografie ritagliate da vecchie riviste cercano di rendere il piccolo ambiente meno wilderness! Che posto ragazzi! Mai come in nessun altro posto la definizione di ‘The Last Frontier’ calza a pennello come in questo!!!

Passeggiare per le vie di McCarthy è un po’ come sentirsi parte di una vecchia foto d’epoca. Alcuni edifici sono stati ristrutturati mantenendo però le caratteristiche originali. Così al posto del vecchio McCarthy General Store ora troviamo la sede del Wrangell Mountain Centre, un’istituzione no-profict, che promuove programmi di educazione ambientali per gli studenti universitari. Il vecchio Johnson Hotel tutt’ora utilizzato per ospitare ed accogliere i turisti; di fronte il McCarthy lodge oppure l’adiacente Golden Saloon. E via via, per le strade si incontrano i vecchi empori e ancora altri edifici, altre case che sono parte della storia di questo luogo. Agli angoli delle strade o davanti alle case, si intravedono oggetti dell’epoca: vecchi camioncini fermi da anni, carretti arrugginiti, attrezzi da giardino, vecchie slitte di legno e altri oggetti che testimoniano il glorioso passato di questo posto. Così come il McCarthy-Kennecott Historical Museum che con i suoi oggetti, le sue vecchie fotografie ripercorre la storia di questi luoghi.

Per cena ci siamo fermati, per un hamburger da Mister Potato (Roadside Potatohead) un locale un po’ particolare, dove la cucina è ricavata all’interno di un vecchio vagone. Al suoi interno un gruppo di ragazzi si divide, con la proprietaria o forse solo la commessa, una torta al cioccolato fatta in casa.


Ma chi sono questi due paesi che tanto mi hanno affascinato e tanto mi hanno colpita?

Kennicott e McCarthy sono due città quasi fantasma che per anni sono rimaste dimenticate, nascoste o protette da tutta questa vastità di boschi e montagne, di terre lontane.

Poi quando, nel 1974 la vecchia strada ferrata è stata tramutata nell’attuale strada per automobili, le due città furono predate di tutto quello che poteva servire: finestre, porte, ecc... spogliando così le due città dei propri effetti e dei propri ricordi. Nel 1998 le istituzioni del Wrangell St-Elias National Park and National Preserve acquistano parecchi edifici, tra cui le miniere, nell’ambito di un progetto di recupero per salvaguardare la storia di questa zona dell’Alaska segnando così l’inizio del lento restauro e della ripresa di questa zona. Molti edifici sono ancora a tutt’oggi proprietà private, infatti attualmente vivono stabilmente, nella zona, circa 55 persone.


La storia di Kennicott e McCarthy ha inizio nel lontano 1900 quando Jack Smith e Clarence Warner, esplorando la zona, videro una macchia verde sulla montagna tra il Kennicott Glacier ed il McCarthy creek. Fu così che nel 1906 venne fondata la prima compagnia di estrazione del rame che successivamente sarebbe divenuta la Kennecott Copper Coorporation. Il ghiacciaio e la città prendono il nome di uno dei primi esploratori dell’Alaska: Robert Kennicott mentre la compagnia, per effetto di un errore ortografico, fu chiamata Kennecott!

Per trasportare il rame estratto fu costruita, nel 1908, una ferrovia che collegava Kennicott a Cordoba: 313 km di strada ferrata. Furono costruite, non solo le miniere, gli uffici e gli stabilimenti per la lavorazione ma gli alloggi per i minatori, gli ingegneri e le loro famiglie, negozi, scuole, perfino un ospedale.

Sette chilometri più a sud nasce invece McCarthy. Se Kennicott era la città in cui si viveva e lavorava, McCarthy era quella in cui si andava per divertirsi. Si aprono ristoranti, saloon, hotel perfino due giornali, un negozio di abiti, scarpe, una ferramenta, e da che mondo è paese anche le prostitute fecero la loro comparsa. Tutto questo rapido sviluppo portò, in breve tempo, il numero di persone presenti nell’area a circa 800.

Ma tutto questo fiorire era destinato a morire, nel 1938 quando la Kennecott Cormporation chiuse definitivamente la miniera di rame; in novembre, l’ultimo treno che forniva un ormai, servizio discontinuo, partì per l’ultima volta, portando con se gli ultimi abitanti di Kennicott e McCarthy. Questo è il glorioso passato di questi posti!


Ci svegliamo nel silenzio più assoluto, durante la notte è anche piovuto, e anche se la giornata seguente non è delle migliori, Kennicott aspetta solamente di essere scoperta ed esplorata. Preso uno dei bus navetta, che ha visto tempi migliori, cominciamo l’affascinante viaggio nella città rossa e bianca. Mentre McCarthy resta nascosta tra il folto della vegetazione, Kennicott si inizia a vedere da lontano, posta a ridosso della montagna poco lontano dalle lingua del Root Glacier. Tutta la città è un insieme di edifici e costruzioni diversi tra loro ma tutti rigorosamente colorati di rosso e bianco.

Arrivati a Kennicott girovaghiamo un po’ per la città da soli e ci dirigiamo verso il punto di partenza del Root Glacier Trail che costeggia l’omonimo ghiacciaio.

Il centro visitatori del Wrangell-St. Elias National Park and Preserve si trova in quello che era il deposito della ferrovia. Ogni angolo di questo paese, di questa città racconta la storia di quello che fu. Molto è ancora da ristrutturare, qualcosa è andato perduto per sempre, distrutto dal tempo. Ma il fascino che questo posto esercita sulle persone e sulla loro curiosità è molto... ma bisogna prestare un po’ di attenzione quando ci si addentra vicino agli edifici perché potrebbe essere pericoloso. E bisogna sempre ricordare che alcune case sono proprietà private, i cui proprietari magari non gradiscono di trovarsi gente curiosa che passeggia in giardino o che sbircia dalla finestra!


Il Root Glacier Trail (5,6 km solo andata) è un bel sentiero che costeggia il ghiacciaio, si può fare una puntatina alla sua base e poi riprendere il proprio cammino. E proprio mentre camminiamo nel folto della vegetazione incontriamo un tranquillo orso nero che, a ridosso del sentiero, si sta strafogando di bacche! Molto probabilmente, anzi sicuramente, ci ha sentito arrivare perché quando lo avvistiamo lui stava esattamente guardando nella nostra direzione. Per qualche secondo ci osserviamo, noi guardiamo lui e lui guarda noi. Noi siamo estasiati mentre lui starà pensando ‘mmiiii ecco altri due scassa ... di turisti, non si può più nemmeno fare colazione in santa pace’. Alla fine riprende quello che stava facendo: mangiare e noi riprendiamo la nostra strada.


Rientrati a Kennicott riprendiamo uno dei bus navetta e da qui la nostra auto in direzione di Glennallen. Se ieri sera a farci compagni in campeggio c’erano pochi altri turisti questa sera il campeggio è quasi pieno e il ristorante che abbiamo scelto per la cena è un via vai di gente e gruppi di turisti.

Glennallen si trova all’incrocio con la Richardson Highway e la Glenn Highway che percorreremo domani, proprio per questa posizione è spesso definita ‘the hub’.

Prima della corsa all’oro, della scoperta delle miniere di rame una vasta zona dell’Alaska era abitata dagli indiani Ahtna Athabascan. Nel 1971 il governo degli Stati Uniti, con l’Alaska Native Claims Settlement Act fornisce pieno titolo legale a questo popolo su un territorio di 1,7 milioni di acri in un’area che si estende da Cantwell fino a Chitina. Questa zona è ora governata dall’Ahtna Incorporated con lo scopo di preservare questa terra e di tramandare la cultura di questi popoli alle generazioni future. Queste terre sono private di conseguenza non è possibile accedervi a meno che si acquisti un regolare permesso. Questo si chiama senso degli affari!

Matanuska Glacier e Sheep Mountain

Percorrendo la Glenn Highway, dove sono in corso dei lavori stradali che prevedono per un lungo tratto il senso unico alternato durante il giorno e la chiusura della strada dalla mezzanotte alle sei del mattino, più o meno verso il chilometro 162 si può osservare il Matanuska Glacier. Si tratta di uno dei ghiacciai più facilmente accessibili dell’Alaska: gli si arriva davanti praticamene in auto. Dalla strada si possono fare delle belle fotografie della lingua del ghiacciaio che si addentra nelle Chugach Mountain.

Al chilometro 168 si può osservare la Sheep Mountain, le cui pendici rocciose assumono diverse colorazioni di rosso. La Glenn Highway di recente è stata definita National Scenic Byway, percorre infatti un incantevole valle (la Matanuska Valley) contornata da splendide montagne e ghiacciai

E oggi abbiamo deciso di dedicarci all’esplorazione della wilderness proprio come ci era stato consigliato tempo da fa da un ranger del Denali National Park. Scelta una meta, zaino in spalla ci incamminiamo. Diciamo che quasi subito la scelta non si è rivelata molto sensata. Per alcuni tratti seguiamo i percorsi dei quod, per altri tracce lasciati dagli animali perché gli arbusti sono troppo alti e impenetrabili. Chi è che ha detto che era semplice? Poi.. finalmente usciamo da tutta questa vegetazione e si può camminare a zonzo per il mondo. È stata un esperienza anche questa!


Per la notte ci fermiamo nuovamente a Palmer, solito campeggio e solita piazzola, però questa volta lo troviamo senza l’ausilio dello sceriffo.

Lago Eklutna – Chugach State Park

Il Chugach State Park con i suoi 500.000 acri di estensione è il più grosso parco del nord America con al suo interno un insediamento urbano: Anchorage.

Il programma di oggi prevede una bella camminata: l’East Twin Pass Trail. Il sentiero parte dal lago Eklutna nell’omonima valle situata al centro delle Chugach Mountains. E’ un bellissimo posto dove trascorrere una piacevole giornata in un ambiente che ogni tanto ricorda le nostre vallate alpine.

Lasciamo la nostra auto nel parcheggio e zaini in spalla imbocchiamo la strada che ci porterà fino ad un colle da cui si potrà godere di una bellissima vista dell’intera valle e non solo.

Dapprima si segue il Twin Peaks Trail inizialmente una strada sterrata e poi un largo sentiero, al termine si prende l’East Twin Pass Trail un vero sentiero di montagna. Il primo tratto scende per poter guadare il fiume dopo di che inizia a salire tra arbusti ed erba alta per poi, lasciare spazio alla tundra, in quest’ultimo tratto il sentiero è solo più una traccia ma il colle è esattamente sopra di noi quindi non si può più sbagliare strada. Il percorso si snoda su 6,4 km, solo andata per un dislivello effettivo di circa 1100 metri.

Sparse sulle praterie ci sono moltissime pecore di Dall (o Dall Sheep), quasi tutte femmine con i loro cuccioli. I maschi, si vedono in lontananza, con il binocolo, sotto le pendici del monte Peak. Salendo incontriamo una coppia, zio e nipote. Con lo zio scambieremo qualche parola sulla sommità del colle mentre osserviamo la nipote, tutta sola, arrampicarsi sulla vetta del monte Peak. Cavolaccio che fisico e che voglia!

Sul colle soffia un po’ di vento ma la vista è magnifica, la giornata è splendida e ci possiamo godere la bellezza di questi posti.

Kenai Peninsula

La Kenai Peninsula è una penisola grossa come il Belgio, ricca di fauna e anche di turisti visto che è facilmente accessibile. Le sue coste sono ricche di fauna marina mentre sulle montagne e nelle foreste sono di casa orsi, alci, capre di Dall, mountain goat e altri ancora. Città come Seward, Homer, Soldotna, Kenay City, il famoso Kenai Fjords National Park o la meno conosciuta Kenai National Wildlife Refuge sono un esempio di cosa si può trovare in questa vasta area. Dal punto di vista turistico la zona ha molto da offrire e lo dimostrano anche le montagne di turisti e pescatori che affollano queste zone.



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Foto di Marco Giovo – Anna Marchisio


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