RACCONTO
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Giovedì, 21 Maggio 2009

Viaggio in Scozia

Il paesaggio scorre intorno ad una velocità alla quale riesci ad apprezzare tante cose. Non troppo lento come se tu fossi a piedi od in bicicletta, ma nemmeno troppo veloce come a bordo di un treno.
Concorso Storie Vagabonde

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Il paesaggio scorre intorno ad una velocità alla quale riesci ad apprezzare tante cose. Non troppo lento come se tu fossi a piedi od in bicicletta, ma nemmeno troppo veloce come a bordo di un treno. Se dell'aereo nemmeno a parlarne, non rimane che l'automobile, che però è come viaggiare dentro una scatola e guardare attraverso un vetro il mondo che ti circonda. Con la moto invece sei dentro il paesaggio, ne fai parte. Fare un lungo viaggio sulle due ruote però, non è da tutti, la moto o piace o non piace, non esistono vie di mezzo. Mentre scrivo queste righe passo in rassegna mentalmente i viaggi che ho fatto in sella alle due ruote attraverso l'Italia e l'Europa in cerca di qualche particolare impresso nella memoria. Vago alla ricerca di un segnalibro, di un particolare che rimane lì per sempre. Sai quell'immagine tipo polaroid anni 80, che racconta da sola un viaggio intero? Più penso e più mi rendo conto che ne ho viste e vissute di cose belle e degne di essere raccontate. Come per i cercatori d'oro però, nel setaccio a maglie strette, rimangono solo le piccole pepite e mentre il fango scivola via, restano le immagini dell'estremo nord della Scozia e del lembo più a ovest della Galizia. Mi blocco un attimo pensando : "Chissà perché sono sempre attratto dai punti più estremi dei miei viaggi?". Scelgo allora di raccontare un paio di giorni del viaggio fatto nella terra degli highlanders...
Questa parte della Scozia è meravigliosa e le condizioni meteorologiche ci sono state favorevoli per quasi tutto il tempo. Nelle sperdute strade del nord del paese si fatica ad incrociare altri veicoli e la cosa ci fa enormemente piacere; gli unici incontri che facciamo con una certa frequenza sono le pecore che, temerarie, attraversano spesso la strada. Dal piccolo molo di John o' Groats, si vedono poco distanti le isole Orcadi, nostra meta per il giorno successivo. Respiriamo a pieni polmoni l'aria estremamente pulita dovuta alla totale assenza di inquinamento di queste terre e rimontiamo in sella per raggiungere il nostro albergo di Thurso. Il giorno seguente di buon mattino, finalmente scarichi dai bagagli lasciati in hotel, saliamo a bordo del piccolo traghetto che ci porterà sulle isole. Se le Highlands sono meravigliosamente verdi, piene di acqua e molto selvagge, le Orcadi ne sono la massima espressione.




Visitiamo l'Italian Chapel non senza provare una punta di orgoglio e commozione. Questa piccola cappella fu costruita, con materiali di scarto, durante la seconda guerra mondiale da nostri connazionali tenuti prigionieri in queste terre. Questa costruzione, edificata a ridosso di un braccio di mare non lascia indifferenti. La strada che percorriamo ci fa letteralmente innamorare, da un lato il mare scuro, dall'altro prati verdi a perdita d'occhio. Attraversiamo un paio di piccoli ponti che collegano due lembi di una baia e rimaniamo colpiti alla vista delle carcasse arrugginite di due grosse navi adagiate sul fondo, con le prue rivolte al cielo.
Il nostro tour isolano prevede anche la visita del sito archeologico di Skara Brae che è stato nominato patrimonio dell'umanità dall'UNESCO per la sua bellezza. Qui, sulla riva del mare, sono stati trovati i resti eccezionalmente conservati di un villaggio del neolitico. Le abitazioni in pietra furono costruite nei pressi di un golfo dalla sabbia bianchissima che se non fosse per il vento freddo, sembrerebbero i tropici. La giornata scorre via veloce e a malincuore dobbiamo rientrare verso il porto. Quando però arriviamo al molo e ci accingiamo a fare il biglietto, ci dicono che non ci possiamo imbarcare. La cosa ci coglie di sorpresa e cerchiamo di capirne il motivo. A tutt'oggi questo non ci è molto chiaro, ma grosso modo la spiegazione che ci hanno dato è che dovevamo prenotare il ritorno al momento dell'acquisto del biglietto di andata. A turno cerchiamo
di far capire all'impiegata della compagnia che dobbiamo assolutamente rientrare perché non avevamo niente con noi per passare la notte oltre al fatto di avere l'albergo prenotato a Thurso. Le proviamo tutte, dalla carta dei poveri turisti disperati, a quella che tre motociclette sul traghetto avrebbero trovato posto ovunque. La trattativa prosegue per molto tempo finchè l'impiegata esausta o forse intenerita dalla nostre suppliche, contatta il comandante a bordo della nave il quale però non cede di un millimetro e ribadisce il divieto all'imbarco. Prendiamo atto del fatto che siamo bloccati sulla Mainland e che ci dobbiamo affrettare a trovare un posto dove passare la notte visto che si stava facendo tardi. Prima di lasciare il porticciolo però prenotiamo il rientro per la mattina successiva.
Ora va detto che caratteristiche proprie di queste terre, quali la solitudine, le strade desolate, la mancanza di traffico ed i pochi centri abitati, in questo frangente, non ci furono di aiuto. Cerchiamo senza troppa fortuna cartelli con la scritta B&B e come se non bastasse, una delle moto stava quasi per esaurire la riserva di benzina. Il sole nel frattempo stava calando e siccome a queste latitudini va giù abbastanza tardi, nelle nostre menti si affacciava l'ipotesi di passare la notte all'aria aperta. Qui però arriva la polaroid cui facevo riferimento poche righe sopra, il particolare che rimane impresso anche in una situazione un po' concitata come questa. Ci fermiamo a chiedere informazioni all'unica casa che incontriamo lungo la strada. Un cancellino in legno, un piccolo giardino con un vialetto che conduce alla porta. Intorno il verde e dietro la casa, molto molto vicino, un braccio di mare e poi ancora una collina. Dietro a tutto questo il sole che stava andando giù, rosso, enorme, bellissimo. Sembrava che nessuno di noi avesse mai visto un tramonto. Ci perdemmo per un attimo ad ammirare quello spettacolo della natura, forse come facevano i nostri avi di Skara Brae 3000 anni prima. E finalmente, l'informazione che volevamo sentire, un pub del vicino villaggio poteva avere qualche camera libera e così, pochi minuti dopo facemmo il nostro ingresso nel chiassoso locale. Probabilmente alle Orcadi la vista di sei individui vestiti di nero, alle 10 di sera, non era cosa da tutti i giorni e per un attimo i clienti del pub si zittirino per osservarci. Andammo al bancone mentre tutti ricominciarono di nuovo a fare quello che stavano facendo e cioè bere birra e fumare. Con nostra immensa gioia ci dissero di avere due stanze con tre posti letto ciascuna, senza arredamento e con i materassi ancora imballati. La ragazza ci chiese se ci andavano bene ma non le facemmo nemmeno finire la frase...ovviamente accettammo con entusiasmo dividendoci in donne e uomini. Dormimmo con i vestiti da moto addosso perché la stanza non era riscaldata e le notti estive alle Orcadi non sono proprio come quelle fiorentine. Perlomeno eravamo sopra un morbido materasso, con un tetto sulla testa ed un bagno a disposizione. Al mattino, verso le 8, la corpulenta padrona di casa ci sveglia con dei colpi alla porta della camera. Sulle prime pensiamo ad uno scherzo delle ragazze ma poi capiamo che non è così ed apriamo. La signora prima ci chiese se eravamo noi i motociclisti che la sera prima non avevano potuto prendere il traghetto e poi ci informa che quella stessa nave aveva avuto un piccolo incidente al rientro a Scrabster. Niente di che, ma sufficiente a metterla fuori uso e bloccarla in porto. Questo significava che non sarebbe tornata indietro a prenderci almeno per quel giorno.

La gita alle Orcadi si stava trasformando in qualcosa di grottesco, era come se non ci avessero voluto fare andar via. La locandiera ci fa però sapere che da Stromness, a circa 40 km da li, ci sono altri traghetti che portano sulla terraferma, per l'esattezza uno ogni quattro ore. Fatti rapidamente due conti, bastò uno sguardo tra noi per capire che non potevamo assolutamente perdere quello delle 9,30. Percorremmo la strada fino al porto a velocità non proprio da codice ma tutto filò liscio. Nel primo pomeriggio eravamo nuovamente in sella alla volta di Laid. Ancora non lo sapevamo ma quella sera avremmo dormito nella casa di un allevatore di cozze, approdo di un'altra giornata memorabile, dalla strada fatta per arrivare, alla posizione della sua casa, alla cena...ma questa è un'altra storia.

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