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Martedì, 1 Febbraio 2005

USA on the road

La mia scelta cade sugli Stati della costa del Pacifico, a sud del paese. California, Nevada, New Mexico ed Arizona....

ARTICOLO DI

Vagabondo0

Questa foto non si ingrandisceDopo alcune esperienze di viaggi che mi hanno portato a visitare luoghi diversi di questo mondo, era vivo dentro di me il bisogno di vedere un po' di America e di sconfinare attraverso alcuni dei sui immensi Stati. La mia scelta cade sugli Stati della costa del Pacifico, a sud del paese. California, Nevada, New Mexico ed Arizona.

Questa foto non si ingrandisceCon una una guida tascabile del paese e l'agenda dei collegamenti Nazionali della mitica Greyhound arrivo nella città degli angeli, Los Angeles. Una megalopoli che, come sospettavo, ha subito deluso le mie aspettative, Hollywood, Beverly Hills e le mitiche spiagge della California, sono per la verità un' accumulo di cartapesta che i nostri mass-media pompano in maniera gratuita a scapito di un sistema che vive sommerso dà quartieri malfamati e da strade rese cupe dalla presenza di un massiccio numero di barboni e disperati senza nome e dignità. Il vagabondaggio è stata la cosa che per prima gli Stati Uniti mi hanno presentato, una realtà che è maggiormente presente e che coinvolge per la più parte ex soldati di quella famosa guerra chiamata Vietnam.
Questa foto non si ingrandisceLascio Los Angeles con in filo di delusione e di amarezza e mi addentro nello Stato californiano scoprendo, piano piano che mi allontano dalla megalopoli, una America che diventa più tradizionale e fatta di cose e di persone al naturale, dove la violenza e le vicissitudini multietniche scompaiono. L'america delle grandi strade, delle grandi montagne e delle pianure rese brillanti dalla primavera che, anche qui, quest'anno si presenta in anticipo. Barstow, piccola cittadina mineraria ad est del paese e tagliata in due dalla mitica route 66, mi fa sentire e respirare la vera aria della vera America, quell'aria fatta di piccoli motel, ristoranti dove le bistecche al sangue e il caffè più povero del mondo mi fanno tornare indietro e pensare al cinema ed a come esso abbia reso così reale questa America. Barstow conta poche migliaia di abitanti e le sue pianure aride e polverose, il Mojave Desert e l'inizio della conosciuta Dead Valley, preannunciano l'imminente confine con lo Stato del Nevada. Imponente nei suoi grandi spazi e vallate costituite da polverose e desertiche pianure arrivo alla base Americana della U.S. Air Force "Mercury" dove atterrano gli Shuttle e dove per mia sfortuna non'è possibile visitarla visto l'imminente rientro dallo spazio di una navetta e in assedio totale per la preparazione di questo evento dà lì a pochi giorni.
Questa foto non si ingrandisceMeta del consumismo, del anti-proibizionismo e del gioco d'azzardo, Las Vegas è la nuova tappa di questa mia America. Tre giorni per capire e conoscere la sintesi di questo popolo, che vive del gioco d'azzardo e dell'abuso di alcolici, mi creano una sorte di pena nei confronti di persone che nel giro di poche ore disseminano senza raccogliere centinaia e centinaia di bigliettoni verdi, inconsapevoli di come questa maledetta macchina da gioco prenda a loro tutto senza nulla da dare indietro. Non esistono ore, giorni, mesi ed anni, Las Vegas non dorme mai. Noti il passare del tempo solo dall'oscurità della notte e dalle prime luci di un'alba che non segna nessun giorno nuovo, ma che ti porta a vivere ed assorbire luci e suoni di slot machine che non si spengono mai.

Hotel e casinò mega-imponenti, contraddistinti da storie e culture diverse.

Il Venetian che ripropone in maniera incredibile ed allucinante la città di Venezia con le sue calli, canali, piazze e gondole vere che girano all'interno di canali di acqua naturale, il tutto condito con centinaia di negozi, caffè e locali per il gioco d'azzardo.

E come il Venetian esistono il Caesar Palace, l'Excalibur (l'hotel più grande al mondo con oltre 6.000 stanze), l'MGM con leoni veri che girano in urne giganti di sicurezza all'interno degli ambienti, il Luxor coronato dalla sua imponente piramide, e decine e decine di hotel casinò con temi e storie diverse, che sembrano dei centri commerciali uno vicino all'altro e tutti pronti a spennare chi gli si avventa contro.

Una città da vedere per credere e da dimenticare subito. Atroce e maledetta allo stesso tempo, prostituzione e malavita fanno da cornice a questi colori e a quelle milioni di luci che ne nascondono la vera e cruda identità.

Lascio il Nevada con i suoi deserti e le sue città maledette, oltre al Las Vegas si gioca anche a Henderson e Boulder City, ed entro in Arizona per cominciare a conoscere la vera America dei miei pensieri e della mia fantasia.

Kingmen e la città di Williams sono le prime vere città del mio viaggio.Le montagne e l'inverno appena terminato, con ampi spazi ancora innevati, mi fanno sentire il calore di gente che vive al naturale, cittadine fatte di stores e di saloon come li abbiamo sempre immaginati, di vecchie ferrovie e motel dall'aria familiare e non più delle grosse compagnie nazionali. Gente che vive lavorando nei boschi, falegnamerie e ranch, quelli veri, e la musica country che fa ancora innamorare e che porta la nostalgia di quelle terre che facevano del west una storia ed una cultura ancora viva nelle ossa di quei montanari.

La cittadina di Flagstaff è quella che più ti fa respirare questa aria, e la base di partenza per raggiungere uno dei miei scopi, il Grand Canyon National Park.

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Lo si raggiunge con l'unica strada che esiste, la Provinciale 64.

Immenso, ampio, il Grand Canyon ti toglie il fiato subito appena arrivato. Una cornice naturale di straordinaria bellezza, il mio primo parco americano. Formatosi 20-25 milioni di anni fa, quando il Colorado ha cominciato a sgretolare l'Altopiano del Kaibab. Nella parte centrale e più visibile, il bordo meridionale dista 29 KM. dà quello settentrionale.

Abitato dagli indiani fin dai tempi remoti ed attuale riserva dei Yavapai, era la riserva degli Hopi e delle tribù dei Havasupai. I primi bianchi a scoprire tale zona furono i componenti della spedizione Coronado guidati da Garcia Lopez de Cardenas nel 1540. Nei due secoli successivi, cacciatori, avventurieri e cercatori d'oro si avventurarono nelle zona senza però considerare la straordinaria bellezza di essa. Nel 1869, John W. Powell veterano della guerra civile geologo e cartografo con 9 colleghi di università su 4 barche percorse il fiume Colorado per 1.600 KM. studiandone i vari aspetti. Questa spedizione temeraria fece conoscere al mondo l'incomparabile spettacolo naturale e, verso la fine del secolo scorso, cominciò l'afflusso dei turisti. Una immensa area che appartiene per parte allo Stato dell'Arizona, Utah e Colorado, un'organizzazione capillare all'interno del villaggio principale che ti permette di girare in lungo ed in largo una vasta zona di esso. Il trial all'interno della riserva è una delle promesse che mi sono fatto per poter scendere fino alle viscere del Canyon e visitare la base del fiume con i suoi centinaia e centinaia di KM. da esplorare e per vivere allo stretto contatto con una natura che non ha mai conosciuto i tempi moderni e dove alcune tribù indiane vivono rimanendo di propria scelta al di fuori dei sistemi di vita che con gli anni cambiano anche l'esistenza dell'uomo.

Il primo vero ricordo da portare nel cuore prima di ripartire in direzione sud.

Phoenix, capitale dello Stato dell'Arizona, è solo una base di transito, la mia meta, Tucson, risponde alle mie aspettative.
Questa foto non si ingrandiscePiccola città dai trascorsi cinematografici e moderna per convention e congressi di lavoro, Tucson è uno stop di 3 giorni, obbligati, per poter conoscere dal vero questa bellezza del sud. Quattro grattacieli e alcuni lussuosi hotel creano la downtown ed il centro; il resto è formato da abitazioni e da edifici fermi nel tempo, restaurati e ricolorati rendendoli piacevoli e coronati da piccoli locali, saloon e negozi che rendono la mia permanenza simpatica e di interesse generale. Gibson, il più grande negozio di strumenti musicali usati che i miei occhi abbiano mai visto, il caffè Milano gestito dà un vero milanese dove si possono bere i veri caffè e cappuccini made in Italy, la Tucson Library University dove piani di edificio racchiudono migliaia di volumi che raccolgono la storia del profondo sud, artigianato indiano, messicano e negozi che vendono materiale proveniente dal continente africano. Una città che stupisce per la sua piccola area di vita ma per la sua infinita storia e cultura racchiusa nella gente che trasmette il tutto con estrema naturalezza. La lingua spagnola comincia ad essere più diffusa dell'originale inglese, e più mi avvicino al confine del New Mexico più mi rendo conto che lo Stato messicano è proprio dietro l'angolo.

Non vedo molto del New Mexico, la situazione di maltempo che imperversa nella zona fino al Texas, mi fa cambiare rotta.

Dopo aver visto le cittadine confinanti con l'Arizona: Lordsburg, Silver City e poche località, faccio marcia indietro in direzione di Yuma e del calore che il vicino Messico, tappa indimenticabile effettuata qualche anno fa, mi preannunciano il caldo sole e le grandi e polverose strade del Sud.
Questa foto non si ingrandisceYuma è la città dove si fermava il famoso treno nei mitici film western degli anni 50-60, una piattaforma quadrata tagliata a più fette come un vero graticolato romano. Piccole strade chiamate avenue e minuscole stradine interne chiamate road, racchiudono la bellezza naturale di questa cittadina. Minuscole case, negozi e piccoli ristoranti dove le bistecche e la tradizionale cucina del west ti richiama a periodi e a storie raccolte sui muri dei locali con foto e quadri, dove Elvis, John Wayne ed altri attori di quegli anni, fanno rivivere momenti di storia americana mai dimenticata e sempre, in maniera malinconica, ricordata.

Yuma che con la sua storica prigione lo Yuma Territorial Prison State Historic Park, ora edificio adibito a aperto al pubblico come museo Nazionale, racchiude segreti legati ai tradimenti e a regolamenti di conti dei veri "pistoleros", locali notturni e gente di prevalenza messicana, negozi aperti 24 ore e dove liquori e bevande super-alcoliche vengono vendute come gelati d'estate. Una città fatta di gente tranquilla, di agricoltura, e ce è linea di confine con lo Stato della California con i suoi innumerevoli deserti rocciosi.

Come descritto poco fa, non dimentico di essere vicino al mio Messico ed allo stesso tempo non dimentico quella splendida avventura.

Decido così di rievocare quei ricordi e di scendere a Calexico, città tagliata in due da una cordonata d'acciaio che delimita i due confini Nazionali.
Questa foto non si ingrandisceCalexico, il Messico e la sua gente, gli occhi e i colori di pelle che si differenziano da quelli visti nei giorni precedenti. La città non offre molto, piccoli ristoranti, alberghetti, ma ha quella vitalità che solo chi ha visitato il Messico ricorda con nostalgia. Un paio di giorni per riassaporare quella cucina tanto ricca quanto piccante, per respirare aria di altre culture e idealismi. Un stop vissuto con piacere e soddisfazione per una terra che non dimenticherò mai e che un giorno rivisiterò come feci qualche anno fa.

Rientro nella mia America in direzione nord con una visita a San Diego, che non si differenzia in nulla dalla vicina Los Angeles, tappa finale del mio viaggio. Dell'America mi rimane il ricordo delle sue immense ed interminabili strade che tagliano spazi e delle vallate dall'indimenticabile bellezza, delle piccole città fatte di tradizioni e storie che si legano ad una cultura antica ferma nel tempo, delle grandi riserve indiane dove la storia ha regalato conflitti e guerre per l'indipendenza, di parchi nazionali dalla bellezza e dalla tenacia americana di mantenerli vivi e in buona salute, delle grandi metropoli dove ti aspetti cose che rivelano come sia cruda e violenta l'altra faccia di questa America. Un'America che per prima ha messo piede sulla luna, che tutt'oggi vola nello spazio ma che non riesce a risolvere problemi legati alla povertà, alla disperazione di uomini senza dignità e nome ed a quei figli di un Vietnam, a cui in compenso ha dato solo la strada per viverci e una targhetta con un nome in codice di identificazione. L'America dei fast-food, del grave problema dell'obesità e della violenza minorile, una America da valutare solo nella sua storia, bellezza e da conoscere per esperienza per la sua crudele realtà moderna.

La mia America vissuta sulle strade a bordo dei bus-mito della Greyhound, a ragnatela attraverso 4 Stati differenti come differenti sono le razze che vivono all'interno di essi.

Goodbye....... America.


Di: Marley


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