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Venerdì, 6 Aprile 2007

Un Paese Tutto Di Legno

Si passa attraverso il Parco Nazionale dei Monti Tatra dirigendoci verso Suka-Hora posto di frontiera che ci risulta essere il più veloce per le formalità doganali essendo meno frequentato di altri...

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Vagabondo0

Partenza sotto il sole cocente, fortunatamente senza code eccessive. Per maggior sicurezza, prima della barriera di Mestre deviamo su Treviso, rientriamo in autostrada e raggiungiamo Tarvisio. La piccola area di sosta è al gran completo, il grande parcheggio adiacente è praticamente vuoto ma riservato alle auto, i vigili urbani non permettono neppure una breve sosta ai nostri mezzi. Proseguiamo, superata l'ormai ipotetica frontiera ci fermiamo a Villach in località Faak am see dove lasciamo molto più volentieri alcuni dei nostri € e dormiamo beatamente dopo tante notti insonni per il gran caldo di questa torrida estate.

Attraversiamo l'AUSTRIA via Graz, Vienna, superiamo la frontiera ad Eisenstadt entrando in REP. SLOVACCA, dopo soli 6 Km. siamo a Bratislava. Attraversiamo vaste pianure ricoperte da girasoli. Dopo Banska Bystrica iniziano i primi rilievi dei Monti Tatra. Per ora di cena siamo al Passo di Donovaly, l'aria è piacevolmente fresca, il grande parcheggio ci sembra tranquillo, la frontiera polacca è ancora lontana, decidiamo così di sostare qui per la notte.

dove transitano invece molti TIR e le attese pare durino parecchio. L'informazione risulta esatta, vi sono solo poche auto, notevole invece l'andirivieni di pedoni; quelli in uscita sono stracarichi di borse della spesa (non sappiamo se la cosa sia dovuta ad un costo minore od una maggior scelta a favore della Rep. Slovacca). Superata la frontiera la strada diventa subito stretta e sconnessa, la qual cosa ci rallenta molto la marcia essendo praticamente impossibile sorpassare i puzzolenti autobus che procedono ad una velocità tale che, quasi, pare tornino indietro. A Chocholow incontriamo i primi, bellissimi esempi della tipica architettura polacca costituita da casette ad un solo piano interamente realizzate in legno. Tronchi ed assi che formano pareti e tetti di queste costruzioni sono fissati fra loro per mezzo di precisi incastri senza ausilio di chiodi o altro. Non troviamo parcheggio, ma il male è poco, le case sono tutte allineate lungo l'unico asse viario, il traffico praticamente inesistente ci permette di procedere lentamente senza creare intoppi, possiamo così ammirare questo delizioso paese immerso in un'ovattata atmosfera di tempi ormai remoti. Si attraversano vaste campagne intensamente coltivate sino a raggiungere Zakopane dove abbiamo la prima e forse unica delusione di questo viaggio. Pur sapendo trattarsi del più rinomato centro di villeggiatura dei Tatra, ci si aspettava un tranquillo paese di montagna. Affoghiamo invece di una sorta di megalopoli presa d'assalto da un tremendo caos automobilistico al cui confronto le nostre Cervinia o Cortina sono monastiche oasi di pace. Con non poche difficoltà conquistiamo il campeggio e prendiamo poi un primo contatto con la città il cui unico pregio sta nell'avere resistito alle lusinghe della cementificazione selvaggia, conservando intatte le bellissime case in legno stile Zakopane che la compongono per intero e si fanno, almeno in parte, perdonare il mostruoso bailamme di suonatori ambulanti, carrozzelle, negozi, bancarelle, bar, ristoranti, fast-food, dove si accalcano migliaia di persone vocianti. Un grosso punto a favore lo segna invece l'elevato senso civico delle persone, nonostante la gran ressa non si trova a terra il panorama di cartacce, lattine calpestate ed escrementi di cane che caratterizzano, purtroppo, le nostre città.

Alla stazione saliamo su di un autobus di linea dove, stravolgendo le leggi della fisica riguardanti i corpi solidi, un numero incredibile di persone è riuscita a stiparsi. Ci dirigiamo verso il Parco Naturale dei Tatra. Percorsi appena pochi chilometri ci rendiamo conto che una corsa su questo mezzo costituisce un valido test per le coronarie: l'autista, indossati gli agognati panni del pilota di formula 1, si esibisce in una ridda di accelerate, staccate ed evoluzioni varie al limite della decenza. Poco prima del confine slovacco si è formata una ininterrotta colonna di auto, autobus, TIR, furgoni, macchine agricole, lunga alcuni chilometri; la carreggiata non è molto larga e la doppia linea bianca di mezzeria è continua dato il susseguirsi di curve, ma chi se ne frega
Il nostro Caronte non lascia minimamente intuire cosa intenda fare del carico di vite umane a lui affidate e..... sorpassa strombazzando gioiosamente. Lasciato a sinistra il posto di frontiera, la situazione tende, quasi, a normalizzarsi e, miracolosamente illesi, a Polana Palenica la meteora blu, su cui ci siamo troppo ingenuamente imbarcati, arresta la sua folle corsa.

Alla sbarra d'ingresso al Parco ci attende una lunga coda per accedere alla catena di montaggio composta di grandi carri trainati da robusti cavalli addetti al trasporto a cottimo dei turisti, fatta salva la gran maggioranza di polacchi che preferiscono farsi a piedi i 12 Km. che conducono ai 1393 m. di Morskje Oko la meta più frequentata dei Tatra. Giunti in riva al lago pare di essere a Rimini il giorno di ferragosto, ciononostante anche qui la pulizia è totale. Basta, poi, allontanarsi dal carnaio di un paio di cento metri che pace e bellissime vedute sono assicurate. Per il ritorno a valle scegliamo anche noi i piedi e non ci pentiremo della scelta, la passeggiata pur se lunga passa nel fitto del bosco in lieve costante discesa e risulta davvero gradevole e rilassante. Arrivati al parcheggio scorgiamo l'autobus in attesa con la portiera perfidamente spalancata, pronta ad inghiottire il suo carico di malcapitati, ma noi, forti della precedente esperienza, non ci lasciamo più irretire, prendiamo invece un pulmino privato, anch'esso stracarico e più caro, ma guidato da un essere umano. Tornati a Zakopane abbiamo ancora il tempo per visitare la bella chiesetta lignea di Jaszczurowka con l'annesso cimitero che presenta tombe con cippi funerari in legno scolpito tanto belli che non ci pare irriverente definire allegri. Gironzoliamo ancora un poco per la città ed infine, tanto per gradire, ci facciamo a piedi i 3 Km. che ci separano dal camper

Lasciata Zakopane sfioriamo le pendici dei Piccoli Beschidi attraversando vaste zone agricole dove notiamo il lavoro dei campi svolto completamente a forza di braccia con il solo ausilio degli animali. Trascuriamo l'anonima Novy Targ e ci fermiamo a Debno dove si trova una magnifica chiesa in legno, anche il paese è assai suggestivo, da una qualsiasi delle sue casette ci si potrebbe aspettare di veder uscire la nonna di Cappuccetto Rosso. Poco prima di Niedzica deviamo sulla sinistra per raggiungere Sromowce dove si trova l'imbarcadero delle zattere che discendono il corso del Dunajec attraversando il Parco Nazionale dei Pieniny. Ci imbarchiamo su uno di questi natanti composti da 5 elementi, uniti gli uni agli altri, dall'aspetto fra il precario ed il folcloristico e scivoliamo piacevolissimamente per quasi 3 ore, fra fitti boschi e ripide gole rocciose, sulle acque che segnano il confine fra Polonia e Slovacchia. Approdiamo a Szczawnica, data l'ora decidiamo di pranzare in uno dei tanti ristorantini che si affacciano sul fiume dove, con spesa irrisoria gustiamo il bigos il più tradizionale piatto polacco composto da carne di maiale stufata, cavoli bianchi, crauti e prugne secche. Servendoci di un asmatico autobus risaliamo a monte e ripreso il camper ripassiamo per Debno e Novy Targ per raggiungere Wieliczka in serata.





In questa località è d'obbligo la visita alla famosa Kopalnia Soli, la più antica miniera di salgemma d' Europa. Abbiamo notizia che le code sono sempre molto lunghe, ci premuriamo quindi, di farci trovare all'ingresso di buon mattino e la scelta è premiata, le casse sono ancora chiuse e siamo così fra i primi ad imboccare l'interminabile teoria di scale che scendono nelle viscere della terra. La guida parla solo polacco e, per la prima volta in tanti anni troviamo lacunosa la guida verde del Touring, ci perdiamo quindi molte notizie ma le quasi 3 ore di visita scorrono veloci ed interessanti fra lucenti concrezioni, stalattiti e statue scolpite nel sale che illustrano l'attività estrattiva e scene di storia polacca. Si attraversano molte cappelle ricavate nel sale sino ad arrivare alla cattedrale, il vasto salone dal cui soffitto pendono grandi lampadari realizzati in sale e contro le pareti statue e riproduzioni di famose opere d'arte anch'esse in sale. In questa suggestiva cornice molti sposi scelgono di celebrare il loro matrimonio. Il percorso termina in un ampio spazio dall'eccezionale acustica dove ascoltiamo le esecuzioni di una banda musicale prima di venir sparati in superficie da un angusto e superveloce ascensore. Raggiungiamo poi la vicinissima Cracovia, seguiamo per un poco le indicazioni per il centro. Quando troviamo il segnale di campeggio la seguiamo con fiducia credendolo ormai vicino, occorrono invece 16 Km. per raggiungerlo. Finalmente arrivati, troviamo l'ingresso sbarrato da una catena e la reception chiusa, non rassegnandomi nel dover fare a ritroso il lungo percorso per riprendere la ricerca, entro a piedi e scopro così che, fortunatamente, la chiusura è dovuta solamente alla pausa-pranzo al termine della quale una ragazza con il suo stentato simil-inglese ci permette l'accesso alla zona sosta dove uno scorbutico addetto pretende di farci sistemare in un punto in decisa pendenza, non ne capisco il motivo visto che il vasto campeggio ospita solo altri 5 equipaggi, mi dirigo in altra direzione e l'irascibile individuo mi sbraita dietro in polacco, io lo mando a.....in italiano e mi piazzo dove mi pare. Pur non capendo una sola parola del suo idioma, intuisco perfettamente che quello sta mandando me a....., ma me ne infischio ed il figuro se ne va gesticolando.Nel pomeriggio raggiungiamo il centro della pregevole città anche se a nostro avviso non merita il titolo di più bella di Polonia, notevole comunque la vastissima piazza d'aspetto medievale con la gotica Košciol Mariacki dallo stupendo interno e la Sukiennice, l'antico mercato dei tessuti oggi una sorta di bazar turco dove si trovano in vendita le più disparate merci, dalle giacche in pelle alle icone, dai vestiti tradizionali agli oggetti in legno scolpito, dai gioielli in ambra alle pelli di pecora, dalle t-shirts con l'onnipresente effige di Papa Woytila, alle scacchiere; il tutto a prezzi estremamente convenienti che, vale la pena di convertire in souvenirs alcuni oggetti di non disprezzabile fattura. Interessanti edifici si trovano poi nelle Ulica Florianska, Szezepanska, Swietej Anny e Grodzka. Merita poi salire al Wawel, la collina dove sorgono lo Zamek e la grandiosa S. Venceslao. A sera il ritorno in campeggio risulta piuttosto rocambolesco, il minibus su cui saliamo è del tipo da noi omologato per 8 passeggeri più l'autista ma qui siamo certamente più di 20. La direzione indicata sul cartello scritto a pennarello ed esposto sul parabrezza è quella giusta (Maslenice) però dopo un poco ci rendiamo conto che non sono previste fermate intermedie, siamo spiaccicati sull'ultimo sedile in fondo, gli altri passeggeri parlano solo polacco e, pur infine riuscendoci, è stato davvero arduo comunicare all'autista il punto in cui noi si doveva scendere.

Pioviggina, la giornata grigia ed uggiosa pare confezionata su misura per la visita a cui ci apprestiamo. Siamo ad Oswiecim, meglio conosciuta con il nome tedesco di Auschwitz. Nel corso della visita al lager ci sconvolge il pensiero di quanto avrebbe potuto accadere in questo luogo oggi 15 agosto 2003 se il caso non avesse evitato di far incrociare due dei numerosi gruppi che si aggirano nei viali. Gli uni, papalina in testa, preceduti da una grande bandiera di Israele, indossano t-shirts decorate con la stella di David e la scritta Israel, seguono attenti le spiegazioni della loro guida; gli altri, con donne e ragazze dal capo avvolto in pesanti fazzolettoni e maschi con ispide barbe nere, sono intenti a ridere e schiamazzare, esprimendo evidente esultanza con ampi gesti delle braccia e danzando davanti all'ingresso dei forni crematori ! !

Riprendiamo il cammino, lo stato delle strade non migliora, troviamo moltissimi koleiny, i profondi solchi longitudinali provocati dall'intenso traffico pesante sull'asfalto evidentemente ottenuto con una mescola particolarmente tenera. Attraversando campagne intensamente coltivate, notiamo che a questa latitudine il grano non è ancora stato tagliato, poco è lasciato a pascolo, il rimanente è occupato da grandi depositi di legname e segherie. Nel tardo pomeriggio arriviamo a Czestochowa, la capitale religiosa nazionale, sul cui colle sorge maestoso il Santuario di Jansa Góra (la montagna di luce) dov'è conservata la veneratissima icona della Madonna Nera. Oggi è la giornata dedicata alla Madonna e ricorre, inoltre, il 25° anniversario del papato di Giovanni Paolo II°, facile immaginare quale enorme quantità di fedeli si sia qui riversata; fra la folla spiccano moltissimi giovani ed ancora una volta non possiamo fare a meno di stupirci di quanto ordine e pulizia regnino in Polonia. Dopo cena torniamo nuovamente al Santuario e, se pur in misura largamente inferiore, la calca è ancora notevole, vediamo molte persone apprestarsi a passare la notte sui banchi della basilica per evitare il rischio di perdere il posto per la prima Messa dell'indomani, è veramente stupefacente quanto forte sia il sentimento religioso di queste genti, senza, peraltro cadere nel fanatismo. Anche negozi e bancarelle che espongo immagini sacre e souvenir vari (di pessimo gusto) pur essendo, inevitabilmente, assai numerosi non offrono l'immagine di vergognosa speculazione ed immorale mercanteggiamento riscontrato in altri luoghi simili.

Entriamo in autostrada e qui i koleiny, diventati ancor più numerosi e profondi, provocano frequenti e preoccupanti sbandamenti al mezzo. Questo percorso è fittamente punteggiato da signorine sulla cui moralità è lecito nutrire seri dubbi ed il loro attendere non è sicuramente per l'autobus. Arrivati a Varsavia troviamo traffico intenso, provocato anche dall'ora evidentemente di punta cosa che intralcia non poco il raggiungimento del campeggio. Dopo pranzo partiamo alla scoperta della città e, nella gran confusione che regna sull'autobus, riceviamo uno sgradito benvenuto: dal monospalla di mia moglie prendono il volo il cellulare ed il portamonete. Al ladro (peste lo colga) è però andata piuttosto male, in quanto il telefono era quello molto vecchio che ci portiamo di eventuale riserva ed il borsellino conteneva solamente poche monetine. Partendo dallo Zamek visitiamo Stare Miasto la città vecchia, che pur essendo totalmente ricostruita a causa delle distruzioni belliche presenta alcuni pittoreschi angoli. Oggi probabilmente è giornata particolarmente propizia per i matrimoni, praticamente in ogni chiesa è in corso una cerimonia, le giovani spose sono, in gran parte, assai carine e la cosa rende piacevole il passeggio. Molti palazzi dalla tipica architettura mostrano in modo assai evidente la recente ricostruzione ma il celebre barbacane esagera davvero troppo, altre costruzioni invece si presentano ancora nel loro aspetto originale, fra le altre la casa natale di Maria Slodowska Curie il premio Nobel scopritrice del radio. Proseguiamo con la visita della città nuova concludendo sulle rive della Vistola dove sorge la Pomnik Sjrenj, il monumento simbolo di Varsavia dal discutibile gusto. Dopo tanto cammino siamo piuttosto stanchi, facciamo perciò ritorno in campeggio servendoci ancora dell'autobus prestando particolare attenzione a chi ci avvicina. Concludiamo la giornata con alcuni acquisti, assai convenienti, nel grande ipermercato che si trova vicino al campeggio.

Torniamo in centro per completarne la visita, al capolinea dell'autobus troviamo il mastodontico Palazzo della Cultura e della Scienza, dono dell'ex Unione Sovietica in epoca staliniana (vedendolo non occorre un grosso sforzo della fantasia per capirlo), con questo la città non può offrirci null'altro se non gli ossessionanti casermoni di cemento così cari al passato regime, oppure grandi palazzi in vetro ed acciaio evidente segno dello sforzo di ammodernamento del Paese (e dell'arrivo dei fondi della Comunità Europea). Decidiamo quindi per un intero pomeriggio di relax al vasto e lussureggiante parco Lazienkowski, unica zona della città risparmiata dall'immane martirio bellico. Un'ultima (orripilante) curiosità ci viene offerta, al centro di un rondò, da una incredibile, altissima palma di plastica.

Per la direzione da seguire per lasciare Varsavia, preferiamo fidarci della bussola e del nostro intuito, rinunciando a chiedere informazioni, tanto ormai sappiamo che, per esperienza acquisita, gli interpellati indicano invariabilmente la direzione verso cui ci troviamo rivolti al momento della domanda. Dopo un'abbondante razione di profondi Koleiny lasciamo l'autostrada a Zambrow dirigendoci verso Bielsk Podlaski. Si attraversano rari, minuscoli paesi che presentano le ormai abituali belle casette di legno intervallate da notevoli mulini a vento. Questi centri abitati sono fra loro collegati da interminabili rettilinei che risultano essere un susseguirsi ininterrotto di buche circondate da piccoli pezzi di strada: Ad Hajnowka si trova una bella chiesa ortodossa di cui ci è permessa solo la vista esterna in quanto il pope ci vieta l'ingresso a causa dei miei pantaloni che, per quanto molto lunghi, non coprono le caviglie. Avvicinandosi il confine Bielorusso lo stato delle strade, se possibile, peggiora ulteriormente, troviamo lunghi tratti di sconnesso pavè reso ancor più insidioso dalla pioggia. Deviamo a sinistra per un lungo tratto di terrificante sterrato addentrandoci nel Bialowieski Park Narodowj, dove vivono in condizione di semi libertà gli ultimi esemplari di bisonte europeo, oltre a cervi, cinghiali ed una particolare razza autoctona di cavalli dal pelame grigio dall'eccezionale resistenza al rigido clima di queste zone. Nell'area di questo parco nazionale si trova il villaggio di Bialowieza dove pensiamo di fermarci per poter proseguire all'indomani la visita della foresta. Nel parcheggio dell'Ufficio Turistico incontriamo una simpatica coppia di nostri corregionali e Boris, un arzillo ottantenne che parla uno stentato ma comprensibile italiano essendo stato per lungo tempo nel nostro Paese durante la guerra. L' improvvisato amico si propone quale accompagnatore ed interprete per la visita dell'indomani, sarà lui stesso a provvedere alla prenotazione della guida e del calesse necessari, cosa che accettiamo di buon grado. Improvvisamente e senza ragione apparente Boris mi chiede perché mai io e l'altro italiano non ci tagliamo la barba, visto lui lo fa solo quando è costretto a letto con la febbre, voi cosa avreste risposto
Ci diamo appuntamento per le 8,30 dell'indomani e ci congediamo dalla sua sin troppo cortese compagnia.

Come d'accordo, con l'altra coppia, ci troviamo puntualia casa di Boris, parcheggiamo i camper nel vialetto d'accesso alla casa e ci rechiamo all'ingresso del parco. Nel corso della visita la guida illustra l'incredibile varietà di piante secolari della foresta e gli animali che la popolano. A quanto ci pare di intuire però Boris non è poi così diligente nel suo compito, traducendoci solo quel che gli pare ed è assai più interessato a propinarci il racconto delle sue esperienze belliche e nel chiederci notizie sul costo della vita in Italia. Finché ci chiede il prezzo del pane, del vino, dell'ammontare medio delle pensioni eccetera tutto risulta facile ma quando ci chiede quanto possa costare un buon cavallo da tiro la domanda ci trova del tutto impreparati. La filosofia del nostro Cicerone risulta poi riconducibile ad una partizione binaria, valevole tanto per gli uomini che per le cose: ciò che è, o rappresenta, un problém e ciò che non lo è. Altre distinzioni non servono, al diavolo il razionalismo cartesiano, il dialogo socratico e la dialettica hegeliana, tutto è spiegabile nella logica della contrapposizione fra nucleo problematico e quello aproblematico. Altro non rimane, al massimo si potrebbe creare il sottosistema del grosso problema. Esempi: i cervi ed i cinghiali che nottetempo mangiano le patate negli orti sono problém, la nube tossica di Cernobyl è stata un non problém (ma a chi vuoi darla a bere!), il costo della vita è un problém problém. Terminata la visita Boris ci invita a casa sua dove, dopo averci presentata la moglie ed informatici della di lei lunga serie di malanni fisici, ci mostra vecchi album di fotografie riguardanti l'italica sua avventura guerresca; ci offre mele del suo frutteto, riesce a vendere ai nostri nuovi amici un vaso di miele di sua produzione e richiede un compenso per la sua prestazione, possibilmente in Euro visto che il nipote aspira ad un viaggio in Italia e ci fa poi cortesemente notare di non richiedere nessun compenso per il parcheggio dei camper. Non vorremmo apparire irriguardosi, ma desidereremmo proseguire il viaggio, riusciamo perciò ad estrarre il camper dal vialetto e, salutati anche gli amici biellesi, torniamo verso Hajnowka dove abbiamo l'infelice idea di imboccare una strada che, sulla carta stradale, risulta più breve per raggiungere Bialystok, deviamo quindi su Wniki e ci troviamo su di un orribile tratturo che fa di noi un frullato e rompe il congegno a molla di un'anta a specchio del camper. Intendiamo raggiungere Kruszynany che ci risulta essere abitata da una comunità di Tatari mussulmani composta di solo sette famiglie. Gli ultimi 10 Km. sono davvero infernali, temiamo seriamente di vederci cadere addosso qualche pensile. Quando finalmente approdiamo al paese troviamo tre viti vaganti sul pavimento, preferiamo non indagare sulla loro provenienza mettendole in serbo nella cassetta degli attrezzi e ci fermiamo davanti alla quantomeno curiosa moschea costruita in legno, con due minareti sormontati da cupole a cipolla tipiche delle chiese ortodosse. Quello che supponiamo essere l' imam e che risponde al nome (o cognome?) di Adam ci illustra l'interno del luogo di culto servendosi di un fantasioso miscuglio di polacco e francese dal quale riusciamo solamente a capire quali siano i posti riservati ai mussier, quali alle màdam e quali agli infent e che, in occasione dei matrimoni, sono gli uomini ad assumere il cognome della sposa. Ripreso il cammino ritroviamo l'asfalto, anche se parlare di marcia agevole ci pare piuttosto azzardato. Si attraversano foreste tanto fitte che gli alberi devono spingere a grandi altezze i tronchi in cerca della luce. Di tanto in tanto si incontrano minuscoli villaggi e grandi depositi di legname, le strade sono costantemente punteggiate da una sorta di tabernacoli ornati di nastri multicolori, molti i carri a trazione animale che rallentano la marcia. Attraversiamo Kryny, deviamo su Sokolany dove troviamo finalmente tratti di buona strada, dirigiamo su Korycin in direzione della frontiera lituana ed arriviamo ad Augustow dove non appena si accenna a scendere a terra ci si trova circondati da torme di ragazzotti che si propongono in qualità di custodi del camper lanciando occhiate troppo interessate all'interno. La cosa ci consiglia di scartare anche per stasera l'ipotesi di sosta fuori dal campeggio.





Ci dirigiamo verso i laghi Masuri, l'immaginazione, conseguente alla lettura delle guide, ci aveva fatto pensare a questi luoghi in ambiente naturale pressoché intatto, così non è, anche se il turismo rutilante di locali alla moda e discoteche è ancora ben lontano. Su di un percorso dall'andamento pronunciatamente ondulato si incontrano i centri lacustri di Elk, Orzysz, Pisz, attraversando la vasta Puscza Piska raggiungiamo Ruciane-Nida e Mikolajki (con grande faccia tosta definita Venezia della Masuria). Strade strette e malagevoli portano a Gzycko anche qui prima ancora di aver spento il motore si viene abbordati con richiesta di compenso per la custodia del camper oppure da ragazzi che hanno, probabilmente, seguito corsi da marocchino e pretendono di lavarti il parabrezza. Anche stasera, optiamo così per la sosta in campeggio, tanto i costi sono decisamente popolari.

?Dirigiamo su Gerlioz, poco lontano si trova Wilczy Szanici la cosiddetta tana del lupo che fu sede del quartier generale di Hitler ed è qui che venne attentato alla sua vita. Dedichiamo due buone ore alla visita di questo luogo dove la storia è straordinariamente presente seguendo un opuscolo in lingua francese che troviamo, fortunatamente, in vendita al chiosco fra tante cianfrusaglie pseudo-naziste. Pranziamo nell'area dell'ex campeggio (con acqua e luce ancora funzionanti) e si parte in direzione di Ketrzyn, questa parte del percorso inanella una serie di piccoli laghi fra dolci colline ricoperte di frumento. Poi Mragowo adagiata sulle rive dell'ultimo dei laghi toccato dal nostro itinerario. Arrivati ad Olsztyn non ci è possibile fermarci per la visita, nell'unico parcheggio in centro in cui potremmo trovare posto siamo abbordati da un figuro che malamente richiede 100 zloty, al nostro rifiuto scende a 50, poi a 30, visto che non attacca si accontenterebbe di venderci una cartina stradale ed infine ci invita a lasciare il camper e, toccandosi gli occhi dicendo no zloty, ci vorrebbe dar ad intendere di custodirlo gratis. Benpensanti lo siamo ma scemi no e ce ne andiamo, troviamo altri parcheggi ma troppo lontani dal centro per la malconcia caviglia di mia moglie, conseguenza di una distorsione rimediata ieri. Nel tardo pomeriggio siamo ad Olsztynek dove si trova Budownictwa Ludowego il museo all'aperto delle abitazioni rurali, l'ora di chiusura è ormai superata ma, li accanto notiamo una graziosissima restauracja dall'invitante aspetto e decidiamo di fermarci per cena. I cibi sono stati davvero gradevoli ed il conto si è rivelata una piacevole ed economica sorpresa, l'unico (ma imperdonabile) nostro errore è stato di ordinare del vino. Impossibile raccontare la sensazione al palato, come pure impossibile immaginare la composizione chimica dell'esecrabile bevanda, ed eravamo pure stati avvertiti che la Polonia è forse l'unica nazione che assolutamente non produce vino! Il parcheggio davanti allo steccato è molto grande e lontano da strade trafficate, decidiamo quindi di passarci la notte che trascorrerà tranquilla nonostante il petulante abbaiare di un cagnetto randagio che farà da colonna sonora per qualche ora.

La visita al museo non impegna per molto tempo in quanto le case qui rimontate risalgono ai sec. XVIII e XIX, quindi del tutto identiche a quelle che si incontrano normalmente sul percorso, l'unico motivo di interesse deriva dalla possibilità di visitarne gli interni conoscendo così la disposizione degli arredi e gli abiti tradizionali esposti su manichini. Ci dirigiamo verso Ostr?da, a Morzewo si devia a sinistra verso Druilty, quindi a destra per Buczyniek dove i battelli che navigano il Kanal Elblasky, ci regalano uno spettacolo davvero insolito. Per poter superare i notevoli dislivelli che incontrano sul percorso, i natanti a mezzo di un ingegnoso sistema di carrucole e cramagliere, vengono trainati su rotaia a superare il terrapieno per poi ridiscendere sul lato opposto e proseguire la navigazione. Anche qui nel piccolo ed affollato parcheggio dell'imbarcadero una frotta di ragazzini chiede bon bon e stylo, con quel poco che abbiamo si cerca di tenerli buoni (e a debita distanza dalle porte del camper)

Proseguiamo per Elblag e poi Malbork frequentatissima località dove visitiamo l'imponente castello in laterizio che fu residenza del Gran Maestro dell' Ordine Teutonico. Il complesso, occupa un'area di venti ettari ed è un mirabile esempio di inespugnabilità essendo costituito di tre costruzioni concentriche.

Troviamo strade discrete che ci permettono un veloce arrivo a Danzica, entrando in città chiediamo ad un tassista la direzione per il campeggio aspettandoci il solito naprz?d (avanti) invece il tizio, pur parlando solamente polacco, ci fa chiaramente intendere che, se lo si vuol sapere, dobbiamo farci guidare da lui, pagando, ovviamente, la corsa. Mi commiato con un cordialissimo vaffà.....e, fidando dell'intuito seguiamo le indicazioni che portano ai traghetti per Stoccolma ed Helsinky. La scelta risulta azzeccata e, ad un certo punto troviamo le indicazioni per Brzezno, località in cui l'elenco in nostro possesso ci segnala un campeggio. Giunti sul posto troviamo la struttura in disuso, li accanto si trova un ufficio turistico, chiediamo lumi e l'addetto (finalmente uno che conosce l'inglese) si offre, dietro pagamento di 20 zloty, di accompagnarci ad un altro campeggio. Sottostiamo al ricatto ed arriviamo al tratturo degno del più hard Camel Trophy che immette al camping N° 218 (sono tutti numerati, che a costoro sia rimasta la nostalgia dei campi di concentramento ?). Il tempo di posizionare il camper e partiamo alla visita della città che risulta una piacevolissima sorpresa, bellissimi palazzi, uno stupendo municipio, notevoli chiese e gli Stocznia Gdanska gli sterminati cantieri navali a fianco dei quali è allestita la mostra Drogi no wolnosci (Le vie della libertà) dove a mezzo reperti ed audiovisivi vengono illustrate le vicende che, con la nascita e successiva opera, del sindacato operaio Solidarnosc mutarono per sempre la vita polacca. La visita a questa istruttiva mostra dovrebbe essere resa obbligatoria ai tanti portatori di parole al vento nostrani. Tornati in centro costatiamo che la definizione di città dell'ambra perfettamente si attaglia a Danzica per la grande quantità in vendita ed i favorevoli prezzi della preziosa resina. Per tornare in campeggio prendiamo il tram, i biglietti si fanno a bordo, il costo risulta di 4 zloty, porgo al conducente una banconota da 20, non ha moneta per il resto, scrolla le spalle e mi restituisce il denaro facendomi cenno di salire ugualmente, speriamo di non incappare in un controllore e ci facciamo la corsa gratis.

Il cielo non promette nulla di buono, minacciosi nuvoloni neri incombono su di noi durante il tragitto che ci porta sulle rive del Baltico, sostiamo a Sopot e Gdynia località balneari dove la temperatura dell'aria ed il colore del mare sono tutt'altro che invitanti. Superata Lebork si arriva a Leba che, a detta della guida TCI, dovrebbe aver conservato intatto il fascino di antico borgo marinaro. In realtà si tratta di una affollato centro balneare con intenso traffico automobilistico e continuo movimento di turisti che affollano la grande quantità di negozi e locali pubblici. Nonostante ciò, anche qui, la pulizia delle strade è assoluta.

?Ci spostiamo nella vicina Rabka dove, lasciato il camper in un comodo parcheggio, con una sorta di trenino elettrico ci inoltriamo nello Slowinsky Park Narodovy, lussureggiante foresta che viene improvvisamente inghiottita da una mare di sabbia che ne ha pietrificato gli alberi del limitare. Ci si ritrova in un vero e proprio deserto con altissime dune rese mobili dal vento che le sposta di 5 metri l'anno. Risulta davvero impressionante una simile visione a queste latitudini, a buona ragione questa zona viene definita il Sahara polacco e non per nulla qui venivano addestrate le truppe del generale Rommel destinate all'impiego in terra d'Africa. La sabbia delle dune è finissima, ha la stessa consistenza del borotalco e rende alquanto faticosa la salita in particolare per mia moglie la cui caviglia non mostra segni di miglioramento. Giunti però sulla sommità di una delle dune più alte lo spettacolo è di così grande bellezza che l'animo ne è rapito ed il fisico scorda i disagi. Ci tratteniamo a lungo in questo fantastico luogo battuto da un forte e freddo vento, lasciandoci poi scivolare allegramente lungo il ripido pendio che ci riporta ai margini della foresta. Tornati a Leba puntiamo su Wicko e Slupsk per poi deviare in direzione di Kluki, cittadina che ha conservato case, dialetto ed usanze germaniche della antica origine. Nel parcheggio dove sostiamo, siamo avvicinati da un bambinello dall'apparente età di 4/5 anni che a gesti si offre di custodirci il camper!!!

Ripassando Slupsk proseguiamo per Ustka e Jaroslawiec dove ci inoltriamo a piedi nel bosco per raggiungere la spiaggia stupendamente vasta e deserta sulla quale si frangono fragorose le onde del Baltico fra lo stridore di centinaia di gabbiani che ci volteggiano intorno creando un'atmosfera da capogiro. Attraversiamo bucolici paesaggi con casette di legno circondate dallo steccato che delimita il giardino sul davanti e l'orto dietro, campi lavorati a forza di braccia con il poco ausilio di vetuste macchine agricole, mulini a vento e segherie, scenari che ci rimandano a romantiche visioni di un tempo ormai remoto. Arrivati a Darlowo optiamo per la sosta in campeggio, la struttura appare nuova di zecca, siamo solitari ospiti del vastissimo prato. Mentre torno dalla doccia noto alcune persone nei pressi dell'ingresso che ci stanno osservando, dalla loro curiosità, dai gesti del figlio del gestore e dai mozziconi di parole che riesco più che a capire ad intuire, realizzo che il ragazzo ha invitato gli amici a vedere gli italiani che si sono fermati qui !

Questa parte del percorso si presenta con strade decisamente strette, battute da un traffico piuttosto intenso di mezzi pesanti che sfrecciano in senso contrario senza minimamente rallentare, avendo ancora ben presente il ricordo del retrovisore tranciatoci lo scorso anno in analoga circostanza, ci vediamo, a volte, costretti a fermarci per accostare a destra. Incontriamo centri che non presentano particolari motivi di interesse quali Koszalin e Nowogard raggiungendo infine Stettino che troviamo alquanto anonima, salvo poche eccezioni per cui la visita impegna ben poco tempo.

Siamo in anticipo sul programma previsto, pensiamo perciò di estendere l'itinerario. Invece della prevista uscita verso Berlino deviamo in direzione sud. Il prolungamento della permanenza in Polonia richiede un supplemento di zloty, a Pyrzyce ci fermiamo per la bisogna e comprendiamo la ragione per cui venga consigliato il cambio presso i kantor privati piuttosto che non in banca, il costo delle commissioni la dice lunga in proposito. Superiamo Gorzow e Skwierzyna, comincia qui la Wilko Polska, sterminata pianura ogni tanto interrotta da fitti boschi ed arriviamo a Poznan città decisamente gradevole con interessantissimi edifici. Oggi la caviglia di mia moglie fa più capricci del solito, rientriamo quindi abbastanza presto.

Lasciata Poznan con il suo intenso traffico, attraversiamo Leszno e Rawicza con una breve sosta a Trzebnica ed arriviamo a Breslavia bella ed interessante città a specchio sull'Odra. Al rientro in campeggio siamo accolti dal furente latrare di un grosso e brutto cagnaccio peloso lasciato legato alla caravan belga arrivata durante la nostra assenza. Oltre a noi non vi sono altri equipaggi, i padroni della bestiaccia se ne sono andati lasciandolo solo e quello se la prende con noi non smettendo un solo attimo di abbaiare furiosamente. Una volta in più non riesco a capacitarmi di come certi individui non si rendano conto che la propria libertà deve finire esattamente dove inizia quella altrui. Solo verso le 23, con l'arrivo dei suoi stupidi padroni, lo stramaledetto animale si calma e la notte può trascorrere indisturbata.

Con difficoltà dovute all'intenso traffico pesante che attraversa la città imbocchiamo quella che con perfido sadismo viene indicata come autostrada quando, in realtà, si tratta di una sorta di terreno agricolo arato da poco. Attraverso Legnica raggiungiamo la frontiera a Zgorzelec, qui lasciamo la Polonia in direzione di Dresda, ora siamo veramente in autostrada, la carreggiata è a 3 larghe corsie e, soprattutto non vi sono buche ne koleiny. A sera raggiungiamo l' area di servizio Vaterstetten nei pressi di Monaco dove passiamo la notte sotto un furioso temporale.

Non ci rimane altro che autostrada sino al Brennero. Al valico troviamo una coda tanto paurosa che occorreranno ben 4 ore per raggiungere Rovereto. Finalmente, con le prime uscite sul lago di Garda, la situazione migliora e, di qui in poi, senza eccessivi rallentamenti torniamo a casa.


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