RACCONTO
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Mercoledì, 3 Dicembre 2014

Tutto in una scia di cilantro

I ricordi di un viaggio rimangono nella nostra memoria per sempre. E a volte tornano a galla così senza preavviso, colpendoti all'improvviso. Basta una scia di cilantro per essere catapultati tra le strade di Bangkok...

ARTICOLO DI

trillante

Quando pensiamo ad una meta qualsiasi, lontana o vicina, che appartenga al ricordo o alla fantasia, una delle cose che spesso si affaccia alle porte della nostra mente sono gli odori, fantasticando su un viaggio che ci aspetta oppure ripensando a viaggi già fatti.

Gli odori che con una forza evocativa molto più potente delle immagini sono capaci addirittura di riportarci a “sentire” come quando eravamo lì, non a sentire gli odori come quando eravamo lì, ma a sentire le emozioni, a sentirci come quando eravamo lì.

Gli odori sono capaci di viaggiare nel tempo.

Ci sono persone più sensibili, che se ne rendono subito conto, ed altre più distratte che se ne renderanno conto solo quando torneranno a casa, quando in una vicolo di Bologna verranno sorprese da una scia di cilantro, che li riporterà in una strada di Bangkok, e allora si vedranno di nuovo seduti ad un tavolo, insieme a tante altre persone, che fino a poco tempo prima non conoscevano affatto, si vedranno di nuovo a ridere forte e a progettare l’itineriario del giorno successivo così carichi di aspettative, con il cuore consapevole della meraviglia che li aspettava, si vedranno in una via piena di luci colorate, vedranno le lampade di carta appese ai bordi delle strade, vedranno statue ornamentali di buddha all’ingresso di un ristorante, e gli sembreranno ancora kitsch, come la prima volta che le avevano viste, vedranno la strada affollata, vedranno passare i tuk tuk a pochi passi dal tavolino dove sono seduti, li vedranno così da vicino che gli verrá voglia di fare un cenno di saluto al conducente. Ma é solo un ricordo. Si vedranno ancora scrutare il menú con perplessità e poi ordinare senza sapere cosa aspettarsi nel piatto. Si sentiranno addosso un po’ di quel senso di incredulità che prova colui il quale venga catapultato all’altro capo del mondo, dentro la pancia del grande uccello di ferro, e si svegli seduto sulla proboscide dell’Indocina, si sentiranno addosso quell’ansia di vedere tutto, di capire, di divorare la cittá e le strade con gli occhi, che poi lascerá semplicemente posto alla meraviglia di essere là. Poi vedranno arrivare una cameriera con i capelli liscissimi e raccolti in una coda, la pelle chiara, un sorriso altrettanto chiaro, che stringe tra le mani una scodella di Tom Yum, la zuppa che avevano ordinato, che emana un fortissimo odore di cilantro.

Poi di nuovo un vicolo di Bologna.

 

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