RACCONTO
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Sabato, 9 Maggio 2009

Sulle Acque Del Nilo

Il cielo di Luxor alle 5 e 30 è un ritrovo di mongolfiere, ne emerge il profilo nella nebbia del primo mattino, ci si perde a guardarle frastornati dall'azzurro del cielo al verde della vegetazione pensando che mai prima di allora si son visti i colori.

Concorso Storie Vagabonde

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1°giorno

Aria di festa a Fiumicino. Mancano pochi giorni al Natale e l'aeroporto luccicante e gremito si fa casa momentanea di migliaia di persone. Solo tre ore per sorvolare le terre della Magna Grecia, le famigerate Scilla e Cariddi, le acque del Mediterraneo e ritrovarsi su di un altro continente. Tre ore per osservare il sole fioco di dicembre su Roma lentamente scendere verso l'orizzonte, creare giochi di luce a sud, per scomparire definitivamente in terra africana. E' sera inoltrata e il buio è totale, non città in basso, ma piccole luci disseminate ad ampio raggio sul territorio. Senso di estraneità per il muto spettacolo fin quando la rotta mette in vista, per poi seguire, la traccia nera resa evidente solo grazie alle innumerevoli luci che la circondano. E' il Nilo.Come un serpente nero strisciante fra sabbia dorata, così il fiume si dipana dinnanzi ai nostri occhi e ci fa da guida nell'angolo di mondo in cui da sempre è signore incontrastato. L'aereo atterra a Luxor e lì ci imbarchiamo su una delle trecento navi che si affidano alla millenaria guida per attraversare il paese e farne vedere gli incanti, ci accompagnerà da Luxor ad Aswan rivelando panorami e scenari che solo dal Nilo possono essere scorti e solo grazie al Nilo esistono.


2°giorno

Il cielo di Luxor alle 5 e 30 è un ritrovo di mongolfiere, ne emerge il profilo nella nebbia del primo mattino, ci si perde a guardarle frastornati dall'azzurro del cielo al verde della vegetazione pensando che mai prima di allora si son visti i colori. Seminascosta tra le montagne si estende la valle dei re. Le alte montagne desertiche si ergono solenni custodendo non più i corpi, ma la fama dei faraoni che oltrepassando i millenni ancora traspare dalle pareti sotterranee delle loro ultime dimore. Il viaggio di Geb, il dio sole avviene sotto il corpo arcuato della dea cielo Nut, il corpo strisciante del cobra fa strada nella discesa sotterranea, il nero e il rosso intatti rendono i corpi dei prigionieri siriani e nubiani quanto mai vivi. La mole del sarcofago in granito si fa testimonianza concreta della brevità dei millenni per la pietra dura. Ci dirigiamo poi, ad onorare l'unica donna fattasi uomo per essere re, Hachepsut. La damnatio memoriae di cui fu vittima dopo la morte non ha impedito che si conservasse fino a noi l'enorme struttura del suo tempio. Tre terrazze incastonate nella parete rocciosa, due rampe di scalinate portano verso l'alto da cui lo sguardo può spaziare lontano illudendosi di cogliere l'infinità. La luce gioca con le ombre delle colonne, un cielo stellato copre il soffitto, la maestà degli architravi sembra spartire la notte dell'interno col giorno pieno che è fuori. Ci sono turisti e frotte di scolaresche, ragazzini turbolenti e fanciulle in abiti locali variopinti e appariscenti. I bambini fanno foto coi turisti stranieri e si divertono a salutare in tutte le lingue che conoscono, le ragazze invece guardano le donne occidentali a lungo, rapite ed affascinate quasi quanto noi nel guardare loro, sono due costumi diversi che si incrociano e si attraggono come una calamita. Altre tappe archeologiche sono i grandi templi di Karnak e Luxor, nomi di un sussidiario delle elementari che si materializzano dinnanzi ad occhi increduli. L' essere umano con la sua genialità e il suo desiderio di lasciare tracce su questo mondo si manifesta all'ennesima potenza qui. Colonne giganti e teste reclinate all'indietro per ammirarle, fiori di loto per capitelli che si schiudono al passaggio, uno scarabeo che promette desideri realizzati se gli si gira tre volte intorno e schiere di persone che fulminee gli danno retta. Da Tutankamon ad Alessandro Magno, i grandi sovrani antichi si sono ingegnati per superarsi in grandezza e maestosità. Le piene hanno lasciato tracce di limo ma non hanno potuto di più contro questi monumenti che sfidano il tempo. Più tardi oltrepassiamo la prima cataratta del Nilo col passaggio della chiusa: è la mano dell'uomo che governa la natura.



3°giorno

Sono le carrozze a condurci al tempio di Edfu, ce ne sono tante e i conducenti per farci sentire a casa ripetendo ininterrottamente frasi ascoltate su emittenti televisive italiane. Edfu significa guerra e il tempio racconta la lotta della triade divina egiziana contro il cattivo Seth. Il pomeriggio è di navigazione sul Nilo.Sulle rive si distribuiscono piccoli villaggi, terre arate con l'aratro trainato dagli asini, miriadi di bambini che giocano a palla indossando magliette di idoli occidentali, che si gettano nel fiume o lo navigano con un'asta di legno. La visita al tempio di Kom Ombo la facciamo quando il sole è ormai calato e i faretti moderni illuminano le strutture antiche. Le alte pareti tappezzate di geroglifici nel buio totale che circonda il tempio emanano un alone di segretezza che abbiamo osato perforare.




4°giorno

A nord della diga di Aswan si vede il Nilo tra i villaggi nubiani, a sud invece spazia il lago artificiale di Nasser che si perde all'orizzonte. Il fiore di loto gigante, simbolo dell'amicizia tra Egitto e Russia in occasione della costruzione, svetta sul deserto. Imponenti resti antichi furono del tutto spostati prima che l'acqua li celasse per sempre. Alcune travi che fuoriescono dal Nilo ricordano l'esistenza dell'isolotto di Philae, il tempio che sorgeva su di esso è ora sulla vicina Agilkia. La dea della fertilità qui venerata sembra trasparire dalla vegetazione e dagli incantevoli spettacoli di curiose rocce che delimitano il fiume. Su piccole barchette costeggiamo l'isola Elefantina, dove i lussuosi alberghi non impediscono alle infinite varietà di fiori e di uccelli di risiedervi. Le colline desertiche su cui si mimetizzano i cammelli tra la fitta vegetazione non si vedono e il corso d'acqua sempre più stretto ci conduce in un mondo a parte. Colorati e pieni di vita, nascosti negli anfratti che crea il fiume sono i villaggi nubiani. I bimbi e i cammelli che corrono per le strette viuzze, il cotone lavorato con antichi telai, le spezie dai mille colori e aromi, tutto è nuovo per chi viene dalle città coi grattacieli. Visitiamo una scuola e la casa del capo villaggio. E' la loro vita. E' sera quando sempre via fiume facciamo ritorno alla nave, il buio sta coprendo tutto e un pizzico di turbamento ci prende. I ragazzi che muovono la barca forse lo intuiscono o forse sono semplicemente così, prendono a cantare e ballare a ritmo col dondolio del fiume, la navigazione passa piacevolmente, la consapevolezza che lascia ha il profumo della felicità.



5°giorno

Un aereo ci fa sorvolare il deserto e raggiungere Abu Simbel, altro tempio salvato dall'acqua. Solo dopo aver girato intorno alla montagna, come dal nulla appare incastonato all'interno di essa: le quattro imponenti statue del faraone sovrastano il tutto, al suo fianco il tempio della favorita di Ramses, Nefertari. Lo sbigottimento che ci prende a prima vista accompagna tutta la visita, l'interno come l'esterno lasciano volare liberamente la fantasia su quel che fu questo luogo, su quel che fu la civiltà che lo creò, su quel che è e che sarà. Una descrizione più accurata non se ne può dare, è l'apoteosi di quel che abbiamo visto finora e l'aereo che da lì ci porta al Cairo, in una dimensione totalmente diversa, suscita l'impressione di aver visto tutto in un sogno e che l' immagine vista su un libro è ancora lì, su quella pagina a due dimensioni e non effettivamente esistente al mondo. Sarà la magia di quel luogo nascosto che resta tale anche dopo averlo visto.


6°giorno

Il Cairo è l'Egitto senza il Nilo. O meglio il Nilo c'è, ma non fa avvertire la sua presenza. La megalopoli è strapiena di gente, di traffico, di mondo occidentale. Ce lo ricorda l'albero di Natale che troviamo nell'albergo. Ma la visita a Giza ci riporta nella dimensione archeologica. Le tre enormi piramidi sono l'obiettivo di migliaia di flash. A custodire il tutto c'è la sfinge e l'euforia per vedere questi monumenti più conosciuti ci coinvolge tutti, ci si guarda intorno timorosi di perdersi qualcosa.



7°giorno

La nebbia copre la capitale al mattino. La Moschea di Mohamed Alì è uno sfolgorio di luci e colori, prende forma in architettura ciò che abbiamo avvertito per tutto il viaggio. Il culto è onnipresente, per strada lo senti e lo vedi in Egitto, dal richiamo del mu?adhdhin ai capi coperti delle donne. Una religione che permea la vita quotidiana e il costume delle persone, un tipo di religione a cui non siamo abituati e che proprio per questo suscita tanta ammirazione. Fuori dalla Moschea c'è un belvedere da cui lo sguardo può spaziare lontano e avvolta ancora nella foschia è l'enorme città con tutte le sue contraddizioni, dagli alberghi lussuosi alle tantissime baracche. Da lì passiamo al Museo Egizio, un'altra oasi di archeologia e storia, infilzata però nel caos metropolitano e non nel paradiso nilotico. Visitiamo il cuore pulsante della città: il mercato di Khan el Khalili. L'implosione delle botteghe fra gente di tutte le nazionalità, fra l'odore delle spezie misto a quello del narghilè: tutti i colori, gli aromi, i sapori dell'Egitto sono condensati in questo labirinto di viuzze. Ultima perla, sunto dell'intero viaggio forse, è lo spettacolo notturno alle piramidi. Una voce narrante racconta dell'antica civiltà che ha abitato queste terre, ma quel che dice lo si ascolta per poco, giusto il tempo che i giochi di luce investono le piramidi e la sfinge, poi c'è l'estasi, sotto il cielo dell'Egitto loro la fanno ancora da protagoniste, continuano a sbalordire chi si ferma a guardarle.


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