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Lunedì, 17 Gennaio 2005

Solo, Patagonia.

E' il racconto-cronaca-diario di un viaggio verso un ideale meta. Raggiungere la terra del Fuoco attraversando la Patagonia, che da sempre associo a luoghi lontani e fantastici, pieni di difficoltà e meraviglie.

ARTICOLO DI

Vagabondo0

E' il racconto-cronaca-diario di un viaggio verso un ideale meta. Raggiungere la terra del Fuoco attraversando la Patagonia, territori che da sempre associo all'estremità del mondo, luoghi lontani e fantastici pieni di difficoltà e meraviglie. Ho voluto vedere di persona e così sono partito da Roma, nel dicembre 2001, alla volta dell'Argentina.

L'atmosfera e' tranquilla in aeroporto, il tramonto incornicia le vetrate della sala. Sono in attesa, tutti lo sono, ma non ho nulla da leggere, così decido di cominciare questo diario. Non comincia benissimo, dato che lo inizio con la mia inquietudine. Sono abbastanza nervoso, è cosi da ieri sera, ma spero dipenda dalla gravità. Non appena partito l'aereo e vinta questa strana forza, spero che tutto si dissolva. Mi aspetta un mese intero in cui tutto può capitare, e spero che capiti.

Sono arrivato, e fin qui tutto benissimo. Il volo è andato a meraviglia e giunto a Buenos Aires ho trovato che è veramente prossima l'estate. Alberi in fiore, un caldo sole e l'aria tiepida, senza contare che i fruttivendoli vendono le ciliegie! L'atmosfera che si respira qui a Buenos Aires è ben strana. Il contrasto che secondo la guida si mostra agli occhi di chi visita la città in effetti è proprio evidente, due realtà camminano contemporaneamente e danno forma a questa città così enorme. Alcune persone che vivono qui mi hanno detto che la recessione economica ha creato molti problemi, primo fra tutti che l'ostentato benessere di una parte della città è molto relativo. Tutti, mi hanno detto, qui a Buenos Aires vorrebbero essere più ricchi di ciò che in realtà sono e questo ha fatto si che la totalità della gente vive sempre al di sopra delle proprie possibilità, determinando una totale e diffusa mancanza di fiducia verso il prossimo, e visto il tono sconfortato con cui mi hanno riferito di questa situazione, c'è da credere che non sia neanche tanto piacevole. Buenos Aires è piena di bellissime ragazze, io sono qui da poche ore e già mi sono innamorato 8 volte...

Secondo giorno, e già sono stanco come dopo 20 ore di marcia forzata. Oggi il cielo era tutto coperto, tirava molto vento e a tratti mi sono ritrovato pure a sentire freddo, niente a che vedere con ieri. Avevo letto sulla guida che vicino Buenos Aires c'è un posto che si chiama Tigre, molto carino da visitare e così mi sono deciso ad andare. Devo dire che la delusione è stata tanta, Tigre non mi ha assolutamente entusiasmato, si tratta di un paesetto nel cui territorio si snoda un dedalo di canali navigabili e sulle cui rive più o meno tutti hanno apposto cartelli di proprietà e costruito abitazioni, si va dalla palafitta in cartone alla megavilla, c'è di tutto. Io mi sono fatto un giro dei canali con un traghetto usato dalla gente per farsi portare in casa propria. Sono poi tornato a Buenos Aires, dove ho continuato a girare per tutto il pomeriggio. Ho scoperto che proseguire il mio viaggio verso Puerto Montt mi sarebbe costato troppo in aereo. Stamane quindi sono andato alla stazione dei bus e ne ho trovato uno che con “qualche ora” in più mi porta a destinazione facendomi risparmiare più di 200 dollari!!

Il pullman, che dire. Ci ho praticamente passato due giorni, e ora mi trovo a Puerto Montt. Ci sono volute 31 ore per arrivare da Buenos Aires a qui, nel frattempo ho scattato quattro foto, passato due frontiere, visto 5 film (due per due volte) e fatto la pipì ad ogni sosta, il tutto guardando poi il mondo da un finestrino. E il mondo può essere davvero molto bello fuori da un finestrino. Abbiamo prima attraversato la Pampa, una infinita distesa piatta (quasi interamente allagata dove siamo passati noi), piena di animali al pascolo e uccelli di ogni tipo. Poi sono cominciate le montagne e la meraviglia ha regnato sovrana. Prima di arrivare alla regione dei laghi, sulle Ande, siamo passati per una valle che si chiama Valle Encantada. E sicuramente il nome non mente. E' una valle bellissima dove scorre un grosso fiume e dove i monti che lo sovrastano assumono delle forme incredibili, davvero indescrivibile. A dire il vero tutta quella regione è di una bellezza indescrivibile.

Mano a mano che ci si addentra fra le montagne si passa da una vegetazione alta non più di mezzo metro e per lo più cespugliosa a una vera e propria foresta pluviale con alberi altissimi e un verde lussureggiante. Di acqua poi ce n'è una quantità enorme (credo che qui ci siano più o meno una ventina di laghi, tutti grandissimi). A me hanno molto colpito i colori dei fiori, oltre alle ginestre (ce ne sono una infinità), c'erano pure tutta una serie di altri fiori ognuno con un colore diverso. Alcuni rossi fiammeggianti, altri viola con sfumature che andavano fino al blu, tornando indietro al bianco, insomma, ogni colore ha trovato il suo posto fra queste montagne.

Mi ero abituato a stare al caldo e comodamente seduto su quel pullman, così quando sono arrivato a Puerto Montt è stato come se mi avessero scaricato addosso un cesto di schiaffi in testa. La città è un vero casino, disordinato e sconcertante, li per li non riesci a fartene un'idea precisa. C'è tantissima gente che sembra frenetica e indaffarata e se la prima cosa che cercavo era un indirizzo dove andare a passare la notte, sono rimasto disorientato da quanti ce n'erano. Vicino alla stazione, ad ogni casa c'era l'insegna di un posto dove si mangiava o di uno dove si dormiva. E scegliere in questi casi non è facile. Mi sono affidato alla mia buona stella ed ho suonato al primo che mi è capitato. Senza infamia e senza lode, un posto come credo ce ne siano altri mille. Poi sono uscito a cambiare i soldi e a chiedere qualche informazione per il giorno dopo e, un pò più calmo, sono riuscito a vedere che in fondo questo posto non è male, è solo un gran casino. Menzione particolare alla gente di qui. Sono simpatici e molto cortesi, provare a chiedere una qualsiasi informazione a qualcuno per credere.

Destinazione di oggi è Petrohue, un posto molto bello con un fiume, il rio Petrohue, che da origine a delle cascate ed un enorme lago (ho letto che le cascate sono molto particolari e sono qui praticamente apposta per vederle). Tutt'intorno montagne, verdi le più basse e innevate le più alte. Svetta su tutto il vulcano Osorno, immenso cono nero con la cima bianca, ora di nuvole, ora di neve. Riguardo la cascata di Petrohue, non so che dire. Dopo aver fatto i 6 km a piedi per andarlo a vedere, l'ho trovato chiuso perchè oggi i gurdiaparco sono in sciopero. Ma si può!! Comunque non mi lamento più di tanto per essermi perso le cascate perchè ho comprato una cartolina del salto e, sinceramente, ho visto di meglio, ciò che era straordinario era l'ambiente intorno, ma di quello ne ho potuto godere comunque. La sera ho dormito per la prima volta nella mia tenda. Niente da dire, spero solo di riuscire a montarla meglio in futuro. Stavo in una specie di area pic-nic coi tavoloni riadattata a campeggio in cui c'era pure da pagare. Però mi è andata benissimo, primo perchè la spesa l'ho divisa con due ragazzi tedeschi che stavano lì e secondo perchè mi hanno pure offerto la cena. Giorno dopo, dedicato al ritorno verso Bariloche.



Bariloche è come se fosse una specie di Cortina d'Ampezzo, una cittadina di montagna però in riva ad un enorme lago, con intorno una caterva di montagne. Oggi c'è veramente un sole eccezionale, tutto intorno risplende e il vento porta con se gli odori di piante sconosciute che sanno d'estate. Ho di fronte a me alberi verdi e montagne spruzzate di neve, e in fondo il lago Nahuel-Hapi, grande come una città, calmo e invitante.

Ripartito da Bariloche. Il viaggio non è stato tranquillissimo, dopo aver dovuto aspettare le dieci di sera prima di riuscire a rimediare un panino al formaggio (secco come la segatura) e aver temuto la fregatura perchè la coincidenza ha tardato di un'ora, sono arrivato verso le 11 a Trelew il giorno dopo. Non andrò più a P.to Madryn come avevo deciso all'inizio perchè le escursioni le farò tutte da qui. Il paesaggio ora è decisamente cambiato, al posto dei laghi e delle montagne c'è una terra piatta e polverosa, e dove prima c'erano case in legno a tetti spioventi, ora ci sono case di mattoni piatte e basse, strade lunghissime tutte perpendicolari tra loro e intorno il nulla più assoluto. Giro un po' per il paese, mangiando tra l'altro un gelato veramente buonissimo, unica pecca è che da queste parti del mondo non esiste il cioccolato fondente ma solo quello al latte.

Giorno dopo. La giornata di oggi è stata finora la più bella, ho fatto l'escursione alla penisola Valdes e mi sono emozionato per ciò che ho visto. L'emozione è stata determinata dall'incontro che abbiamo avuto con diverse specie animali tutte a me prima d'ora sconosciute, intanto le lepri e gli uccelli che giravano attraversando in continuazione la strada, poi i Nuandù, una specie di struzzi della patagonia e i guanachi. Ma l'emozione vera è venuta quando siamo salpati con una imbarcazione e al largo abbiamo visto alcuni esemplari di balena franca australe, alcuni anche col loro piccolo (12m di lunghezza per 400 T di peso!!). Nuotavano nel mare giocando tra le barche di turisti, e si lasciavano avvicinare sbuffeggiando e pinneggiando. Uno spettacolo veramente emozionante. Altro incontro eccezionale è stato quello con gli elefanti marini e i leoni di mare. In questo periodo, dato che il periodo dell'accoppiamento è già passato, questi animali si trovano spaparanzati sulla spiaggia a rotolarsi sulla spiaggia. Era bellissimo, ce n'erano una cifra e in una spiaggia ci siamo potuti avvicinare fino a 4-5 metri di distanza. Siamo passati poi a vedere una colonia di pinguini. Era molto piccola ma la simpatia di quegli animali è micidiale, tanto sono buffi fuori dall'acqua , quanto sono abili nell'acqua, nuotano veloci come saette! E alla fine abbiamo visto pure una volpe che ci si era avvicinata in cerca di cibo.






Oggi una nuova escursione, però a punta Tombo, dove i pinguini vengono ogni anno per dare alla luce i piccoli. L'escursione in se è stata piuttosto pallosa, a parte il momento dell'incontro coi pinguini, siamo rimasti tutto il tempo nel pullmino a seccarci con l'aria condizionata che tirava dentro la polvere dalla strada, c'era la guida che parlava in italiano e che mi ha fatto sentire veramente molto turista e poi avevamo i minuti contati per tutto, ci diceva quando mangiare, quando pisciare, cosa guardare, dove andare. Insomma, palloso. Punta Tombo l'ho trovata diversa da come l'immaginavo, io credevo infatti di trovarmi di fronte a una spiaggia enorme pullulante di pinguini indaffarati e rumorosi ciondolanti di qua e di la alla ricerca spasmodica di chissà chi o chissà cosa. Invece l'atmosfera era molto calma, le tane dei pinguini sono sparse per tutto il territorio là intorno, fino anche a 2 km dalla spiaggia, i pinguini coi loro piccoli stanno fermi immobili e giusto qualcuno lo si ode ragliare ( fanno un verso molto simile a quello dell'asino) o lo si vede intento in qualche attività o addirittura camminare (con la loro andatura veramente divertente) o nuotare. Però ce ne sono veramente una cifra (intorno al milione di esemplari). La guida ha detto, e mi ha molto impressionato, che i pinguini ogni anno, dopo essere tornati qui, vanno in cerca ognuno della tana che avevano l'anno prima e le femmine, che arrivano più tardi, vanno anche loro in cerca dello stesso maschio nella stessa tana dell'anno prima. L'ho detto, è impressionante!! Naturalmente c'erano anche tutta una serie di altri animali, guanachi, nuandù, oltre a vari tipi di uccelli. L'escursione è proseguita con la visita a Rawson, la capitale amministrativa della provincia, un posto veramente allucinante costruito sulla foce del rio Chubut. Non c'è più o meno nulla, tranne gli uffici, un carcere (di quelli usati dai generali negli anni 70), il fiume e il mare. Il tutto condito di una tristezza devastante e di una sporcizia nauseante. Il pomeriggio sono andato a Gaiman. Questo posto è famoso sopra tutto perchè è stato un insediamento Gallese e di questo è rimasto il rito del thè, che ora, commercializzato per i turisti, si è tramutato nel rito di venire in questa cittadina esclusivamente per gustare questa bevanda in caratteristici locali. A me il thè non andava e così camminando sono incappato in una meraviglia. Il parco "El desafìo" di Joaquin Alfonso è un luogo di cui ti innamori a prima vista, è un parco delle meraviglie tutto realizzato a mano ed usando esclusivamente rifiuti. All'entrata c'è scritto di suonare un campanello. Si è presentata così una signora che dopo una lunga chiacchierata mi ha chiesto di pagare 5 pesos e mi ha dato una farfalla fatta con un ritaglio di un pacchetto di sigarette che vale come una entrata gratis per me o per qualche mio amico la prossima volta che andrò lì. Poi è arrivato anche il marito, il creatore del parco (dicendo che se lui ne era il creatore, la moglie era la però la sua musa) e dopo una piccola chiacchierata ho cominciato la visita. Si segue un percorso che è indicato da delle frecce disegnate su vecchi televisori, dovunque sono appesi cartelli con su scritte delle massime, a volte pure ovvie ma sempre comunque vere. Il giardino è pieno di fiori di plastica colorata e poi ci sono varie creazioni (alcune decisamente grandiose) sempre realizzate con rifiuti. E' anche pieno di dipinti, spicca una Guernica che però il signor Alfonso ha voluto colorata. insomma, un luogo da non mancare, a mio avviso, un posto che rappresenta la più bella cosa fatta dall'uomo in Patagonia. Come dice un cartello all'ingresso, se avete una mezz'ora da perdere e volete passarla in allegria, entrate pure. E in effetti l'energia che è stata usata per fare quel posto ti rende l'animo più felice, ed esci da li contento come un bimbo col suo lecca-lecca.


Ho lasciato Trelew e mi sono diretto a Comodoro Rivadavia per raggiungere Sarmiento. Il viaggio è andato più o meno così, partiti con più di un'ora di ritardo con un pullman scassatissimo, avevo come vicini di posto un tipo assurdo che ha dormito per tutte e quattro le ore del viaggio, dopo che aveva provato a chiedere se potevano trasmettere un film porno. Russava veramente in una maniera indecente, talmente fragorosa che un paio di volte mi è quasi venuto di svegliarlo (però pesava 120 Kg più di me e quindi non mi è sembrato il caso!). Un pò più dietro una mammina con la figlioletta di 2 anni a cui per tutto il viaggio ha dovuto raccontare due volte un libro a fumetti, una storia, dare da mangiare e da bere e alla fine anche cambiare il pannolino. Poi c'era la radio dell'autista e il sonoro del film che a tratti si sovrapponevano. Insomma, un vero delirio senza contare che un paio di volte il pullman è pure mezzo uscito di strada.... Io per distrarmi mi sono concentrato su un film iraniano (sonoro in arabo e sottotitoli in spagnolo) che raccontava di una bambina che doveva tornare a casa da scuola, da sola.

Giunto a Comodoro R. mi sono reso conto che di posti brutti al mondo ne esistono veramente tanti... Le cose cambiano invece mano a mano che ci si avvicina a Sarmiento perchè ad un tratto il paesaggio cambia e al posto di cespugli e sassi si vede tutt'intorno una bellissima prateria verde con tanti animali al pascolo, qua e là piccole lagune d'acqua, grandi file di alberi e in lontananza il profilo di bellissime montagne. Sarmiento è un posto con quattro case ma mi ci sono trovato veramente benissimo, primo perchè il posto mi è piaciuto molto e poi perchè tutti sono stati molto simpatici con me, dato che ho rappresentato un pò l'attrazione della giornata.
Ricordo specialmente l'incontro con due ragazzini mocciolosi che si sono riparati da un improvviso temporale insieme a me sotto la pergola della piazzetta. Il più grande ha detto di avere 11 anni e di chiamarsi mucca, il più piccolo di avere 11 anni e di chiamarsi invece asino. Come potrei mai dimenticare un incontro simile! La giornata, oltre a chiacchierare e a scacciare zanzare l'ho trascorsa andando a visitare due bei luoghi. Il primo è spettacolare, un luogo come credo ce ne siano molto pochi al mondo, il bosco pietrificato. Si tratta di un parco tra le montagne che 60 milioni di anni fa era tutto ricoperto di foreste. Ora si è trasformato completamente in un paesaggio lunare che ricorda un pò il Grand Canyon e la particolarità sta nel fatto che mano a mano stanno riemergendo tronchi di quelle antiche foreste ormai pietrificate. Lo spettacolo è di quelli che suscitano meraviglia, vedere una pietra che sembra proprio un pezzo di legno, oppure camminare tra schegge di sassi e avere l'impressione di stare in una falegnameria piena di schegge di legno, oppure levare lo sguardo e vedere tronchi interi spuntare dal terreno.... Non c'è modo di andarci se non in taxi, ma c'è l'ufficio informazioni di Sarmiento che pensa a chiamarlo, e la tariffa è già stabilita. Molto comodo. L'altro bel posto che ho visto è stato il museo regionale. E' un museo veramente piccolo ma è pieno di oggetti. Ci sono milioni di punte di freccia in selce, centinaia di resti fossili di animali preistorici e poi tutta una parte è un museo antropologico e della storia del paese veramente molto interessante.






Ho lasciato Sarmiento e mi sono diretto a El Calafate per andare a vedere il ghiacciaio del Perito Moreno. Il viaggio è stato abbastanza angosciante, il paesaggio è quantomeno brutto e molto monotono e la strada è lunga (questa più che Patagonia mi sembra Pata-agonìa!) Ad un tratto però si incominciano ad intravedere dei cambiamenti e dal piattume si passa a qualche declivio che varia l'orizzonte, in lontananza poi appaiono le prime vette, e questo rincuora. Quando poi il pullman prende una certa curva in una discesa, all'improvviso si apre di fronte agli occhi tutta la vallata del lago Argentino, e la meraviglia sboccia! Giunto a El Calafate mi sono diretto all'ostello della gioventù perchè tra le mille agenzie che propongono escursioni, prometteva di fare una escursione al ghiacciaio "alternativa". Siamo andati con un pullmino a vedere il Perito Moreno passando per la vecchia strada, quella non asfaltata, dato che passa proprio in mezzo ad una estancia. La guida era un ragazzo che si è fermato molte volte per spiegarci alcuni aspetti di quel territorio, la sua formazione, la sua struttura, e mostrandoci e descrivendoci anche le numerose specie animali che li si possono ammirare. Quello che più di tutti mi ha impressionato è stato l'avvoltoio, un enorme uccello di tre metri di apertura alare. Vederlo volare è veramente unico, lo vedi arrivare da lontano ed è un puntino che si ingrandisce sempre più, finchè non comincia a fare una spirale abbassandosi sempre più con dei movimenti lenti ed eleganti, un vero spettacolo. Ad un certo punto si arriva a vedere dalla strada il primo tratto del ghiacciaio, ed è una vista talmente affascinante da lasciare senza fiato. Dall'acqua che cambia il suo colore dal celeste al bianco, si staglia un muro di ghiaccio alto 40 metri e lungo 14 Km, tutto di crepacci e punte. Ci si avvicina poi al fronte vero e proprio del ghiacciaio dove sono state sistemate delle passerelle per poterlo ammirare, facendo una piccola passeggiata e avvicinandosi un pò alla volta. Non ho parole per descrivere la bellezza e la maestosità di quel paesaggio, un cerchio di montagne racchiude questo immenso fiume di ghiaccio che poi termina nell'acqua del lago. A causa dell'avanzamento del ghiacciaio (avanza di 2 metri al giorno al centro e di 40 cm ai lati) ogni tanto un pezzo frana producendo un rumore fragoroso e un boato, come un grosso tuono, e talvolta la parte che cade finisce in acqua andando poi a formare un iceberg che va alla deriva nel lago. Non ci si stanca mai di guardare quello spettacolo, tanto che le tre ore che si hanno a disposizione volano. Si può rimanere ad ammirare lo stesso punto notando mille cambiamenti, a cominciare dal colore che dona sempre nuove sfumature di blu, per finire alla forma, che cambia dopo ogni crollo. E' la prima volta che vedo un ghiacciaio, ed è di quegli spettacoli che proprio non si dimenticano.



Nei prossimi giorni ho intenzione di andare al parco nazionale delle Torres del Paine, in Cile, per fare un pò di trekking. Alla frontiera cilena, dalle parti di Rio Turbio, non mi hanno fatto passare una banana. Il doganiere voleva che la mangiassi lì e così ho rinunciato alla compagnia di quel pericoloso nemico pubblico. Addio Mr Banana!

I prossimi saranno giorni faticosi, è molto tempo che non faccio un trekking con lo zaino carico, spero di farcela perchè so quanto è dura. Il paesaggio che si ammira avvicinandosi all'entrata del parco è molto bello, le montagne sullo sfondo e le praterie che scorrono verdi e rosse. Quando ci siamo fermati per una sosta c'è stato un avvenimento che mi è sembrato un pò fuori dal tempo, accanto ai pullman parcheggiati e ai turisti reduci dal caffè è passato un gaucho (non si chiama così in realtà ma non so come altro chiamarlo, insomma era un vaccaro!!) a cavallo vestito come un pecoraro sardo, pelle di pecora compresa, baschetto e baffoni scuri, accompagnato da due ragazzetti, uno più grande e uno proprio piccolo, anche loro vestiti in maniera davvero originale. C'erano in più due cani che correvano come forsennati rispondendo ai comandi del vaccaro e ai suoi innumerevoli potentissimi fischi, cercando di portare nel recinto le vacche (appunto). Le vacche sono arrivate di corsa andando a finire tutte dalla parte sbagliata, i cani si sono distratti per via dei turisti e il vaccaro ha cominciato a bestemmiare e a fischiare come un arbitro a una partita di calcio dei pulcini durante una rissa, allora i cani hanno cominciato a correre e ad abbaiare facendo deviare le vacche che sempre di corsa sono state instradate verso il giusto recinto. E i ragazzini dietro che ci guardavano e sorridevano senza dire nulla. Ad un tratto la strada passa accanto a un lago verde, sulle cui sponde si ammirano decine di guanachi e di fenicotteri rosa, e in lontananza condor che volteggiano, bellissimo. All'entrata del parco sono sceso dal pullman e mi sono incamminato, muovendo i primi passi schiacciato dal peso aberrante del mio bambinello. La strada non è granchè, anzi, è polverosa e dato che passano parecchi mezzi diretti al campeggio, ho mangiato parecchia polvere. In questo parco c'è la possibilità di camminare percorrendo l'unico grosso sentiero che è stato tracciato, decidendo se fare un percorso minore o uno più grande. Quello minore ti porta all'interno di due vallate arrivando poi fino all'inizio del ghiacciaio Grey e formando una specie di W, scegliendo di proseguire si può compiere l'intero giro del massiccio tornando poi all'entrata del parco.

Maurilio ci ha fornito la mappa del trekking da inserire in questo punto, ma non possiamo farlo perchè è protetta da copyright.
Il webmaster

Oggi ho camminato per cinque ore, dalle 10,30 alle 15,30 praticamente senza stopparmi mai. Ora giaccio mezzo cadavere, tutto indolenzito, al campo Cileno, nella valle del rio Ascencio. Un vero spettacolo mi si è presentato quando (senza zaino!) sono andato al mirador che sta qui in cima. Da li si arriva sotto le tre cime del Paine, un pò tipo le Tre cime di Lavaredo, che si stagliano altissime. Davanti c'è un piccolo ghiacciaio che sciogliendosi alimenta un lago verde. Oggi è coperto, ci sono molte nuvole, però i colori sono bellissimi lo stesso. La serata è terminata con la cena e la nanna, sacrosanta!

Oggi, secondo giorno al parco, mi sento molto meglio rispetto a ieri, più in forma. Mi sono svegliato verso le sette e alle 10 sono già pronto per andare, le gambe pesanti, i piedi dolenti, ma pronto! Devo dire che oggi la camminata è stata decisamente più piacevole rispetto a ieri, sia perchè il sentiero è per la maggior parte in piano e sia perchè il paesaggio è davvero stupendo. Si cammina per un pendio che segue la costa di un enorme lago turchese, sulla sinistra, in lontananza il cielo blu pieno di nuvole bianche, verdi colline e puntute montagne innevate, a destra tre colossali montagne che vomitano milioni di torrenti e ti sorprendono spesso con lo spettacolo di grosse valanghe di neve (BROOOOAAAAAAMMM!!!). Il sentiero passa tra arbusti profumati, fiori e piccoli alberi, ho camminato dalle 10 alle 18 e ora mi trovo al campo Italiano, nella valle dei Francesi. Mi sono tappato in tenda, dato che fuori piove, ho già cenato (ceci e salsa di pomodoro) e tra un pò mi metterò nel sacco a pelo, senza pietà!




All'improvviso un boato e uno scossone, mi sveglio di soprassalto ma non riesco a capire nulla, nella tenda è buio pesto e non distinguo niente. Accendo la torcia e vedo la tenda che balla il rock'n'roll acrobatico. Mammamia, speriamo che regga, tanto più che ancora piove. Mi giro e mi riaddormento.

La mattina giunge e fuori non ha l'aria di essere una bella giornata. Cerco di svegliarmi e poi faccio colazione (una volta devo ricordarmi di scrivere un libro su quanto è buono il dulce de leche). Stamattina non piove ma è tutto grigio e tira un vento bestiale. Finisco di smontare la tenda e decido di puntare direttamente al prossimo rifugio, non credo che oggi valga la pena salire la Valle dei Francesi, il tempo è troppo brutto, e di aspettare qui proprio non mi va. Comincia pure a buttare giù nevischio. In lontananza vedo che dove sono diretto il cielo è blu, e a tratti c'è il sole, per cui mi avvio di buona lena per arrivarci il prima possibile. Oggi ho camminato dalle 10 alle 17. Il sentiero è stato per la prima parte molto piacevole e soleggiato, poi si è infilato in una valle in cui tirava un vento micidiale. Lo senti arrivare da lontano il vento, senti che monta e allora ti aspetti che ti arrivi addosso, ma non sei mai pronto quando ti raggiunge e ti sbatacchia come vuole lui. Il passo sopra il promontorio da cui si avvista il ghiacciaio Grey è un posto dove il vento è molto forte, credo che un vento così uno lo possa sentire quando apre il finestrino di un aereo, mentre vola! Pioveva sul ghiacciaio, a 3 km da dove ero io, ma arrivavano lo stesso gli schizzi di pioggia!!!!

Le cose più belle di oggi sono state un lago blu come il più luminoso dei blu che è apparso all'improvviso dopo una salita controvento (doppia fatica). Eravamo in quattro, uno vicino all'altro, e a tutti è scappato contemporaneamente un WOW! di ammirazione. L'altra è stata il ghiacciaio Grey, è immenso, tanto che oggi per le nuvole non sono riuscito a vederne l'inizio. Il fronte finisce nell'acqua di un lago ed è diviso in due da un'isola. Nei pochi momenti che il sole lo ha degnato, lui ha ringraziato mostrando il suo sorriso blu, profondo e indimenticabile. Sono arrivato al campo El paso e qui ho piantato la tenda, sono stanchissimo ma dato che in tutto il campo non c'è nessuno (siamo io e altri due ragazzi con un'altra tenda), ne approfitto per darmi una strigliata. Raccolgo un bel pò del mio coraggio e mi dirigo al torrente per lavarmi, anche se sarà dura perché l'acqua è davvero fredda! Ogni tanto cade qualche goccia e mi sa che stanotte farà proprio freddo (comprensibile, dato che il ghiacciaio è qui sotto a 500 metri). Stamattina, quarto giorno nel parco, quando sono uscito dalla tenda ho visto che poteva essere una bella giornata con un bel po di sole. Ho smontato la tenda e mi sono avviato. Per un paio d'ore non ho incontrato anima viva, il sole era alto e il vento soffiava contento (pure troppo!). Ho camminato dalle 10 alle 17,30 fermandomi giusto un pò, e finora si è trattato della giornata più faticosa, per molti aspetti. Primo, il sentiero era difficile, secondo la strada era tanta e terzo il tempo è cambiato. Sono partito con il sole per un sentiero in mezzo al bosco che poi si è tramutato in un cimitero di alberi. E via a scavalcare tronchi e appendersi ai rami. Poi sono passato per il costone sopra il ghiacciaio, in un sentiero molto esposto dove in alcuni tratti si devono scendere delle scale di legno e mettere le mani sulla roccia con il vento che ti sposta. Poi di nuovo foresta di alberi morti (non deve essere facile la vita per gli alberi qui) con il gioco del saltatronco.



Comincia dopo una salita quasi verticale, faticosa ma agevole perchè si passa tra gli alberi e con tutte le radici ci si può aiutare facilmente, che poi sbocca su una pietraia battuta da un vento davvero poderoso. In queste condizioni mettere un piede su una roccia che ti fa cadere è maledettamente facile. Arrivati alla sella si deve scendere sempre su una pietraia e attraversare diverse chiazze di neve. A questo punto ero già abbastanza stanco da desiderare qualcosa di tranquillo, ma finito (dopo un bel pò perchè è pure lungo) questo supplizio è cominciata la palude malefica. Ci si arriva dopo aver attraversato un torrente impetuoso e inevitabilmente ci si finisce dentro (in tutti i sensi!). All'inizio tenti di attraversare non mettendo i piedi nella mota, salti sui sassi, sui tronchi, ti appendi alle piante.... poi cadi tutto intero e con tutto lo zaino, paro paro, in un guazzetto di fango. Smadonni un pò, ci ridi su, ti pulisci.. eehh zacchete! ...un piede va a finire proprio dove non avresti voluto! Per farla breve, alla fine sei talmente esasperato da questa lotta impari che ti arrendi senza condizioni. Io dopo aver incontrato sul sentiero un ragazzo che lavora al rifugio dove sono diretto, che mi dice che ora è secca ma che altrimenti il fango arriva fino al ginocchio, ne ho adottato la tecnica. Mi sono tirato su i calzoni al ginocchio e ho camminato tranquillamente come se niente fosse, stando solo attento a non lasciare la scarpa nel fango per via del risucchio. Questo anche perchè ero deciso a sbrigarmi dato che ha cominciava a nevicare. Sono arrivato al rifugio mezzo cadavere per la stanchezza, ed in più ho dovuto lavare le scarpe per togliere il fango. Domani sarà un vero piacere rimettersele ai piedi. In tutto questo dramma c'è da dire che oggi mi sono divertito, ci sono stati dei tratti di sentiero in cui sembrava di stare al luna park, poi anche il paesaggio non è di quelli che si incontra facilmente, sovrastare un mare di ghiaccio o rimanere accecati dalla luminosità dei colori del cielo e dei fiori, torrenti che nascono proprio dove sei appena passato tu, insomma, cose così. Alla fine della giornata, stanco, bagnato e zozzo di fango, sono arrivato al rifugio proprio in tempo per montare la tenda e mettermici dentro. Indovina? Ha cominciato a piovere.

Quinto giorno al parco. Mi sveglio alla solita ora e fuori c'è il sole, cioè sopra al rifugio è più o meno nuvolo, il sole è verso il fondo valle. Mi sbrigo quindi e riparto. Il sentiero promette bene, è all'interno di un bosco e tutto in piano, oggi si direbbe una passeggiata, senonchè per la prima volta in tanti anni di onesto andare in montagna mi capita che mi fa male il ginocchio destro. Ogni volta che lo poggio a terra caricandoci sopra il peso, mi duole. Questo mi costringe a camminare a uno all'ora e muovermi in maniera molto innaturale. E' abbastanza frustrante esser costretti a procedere così piano e far attenzione continuamente ad ogni movimento che si fa. E poi il tempo non passa mai, delle due ore che avrei potuto metterci ce ne ho messe cinque!! Nelle molte volte che sono stato costretto a fermarmi per riposare il ginocchio ho notato che il vento fa cigolare gli alberi. In un primo momento credevo fosse il verso di qualche strano uccello ma poi, mentre ero appoggiato su un albero ho sentito prima il vento arrivare da lontano e poi l'albero muoversi piano ed emettere quel rumore. Non ti da l'impressione che si stia per rompere, quanto piuttosto un qualcosa che lo fa essere ancora più vivo.

Sono le 22, oggi ho visto il mio primo tramonto da quando è iniziato questo viaggio, ho camminato per le solite 8 ore e sono tutto dolorante.

In questa valle ci sono delle folate di vento improvvise e forti che fanno sventolare la mia tenda come fosse una bandiera, e poi, cavolo, ieri sera ero talmente stanco da non essermi accorto di aver montato la tenda su un bozzo, così ho dormito cadendo in continuazione dal sacco a pelo(!).





Sesto giorno al parco, ed è stata una giornata molto faticosa sotto diversi aspetti quella di oggi, perchè il ginocchio ha continuato a darmi noia, perchè la strada era veramente molta e perchè oggi il vento è stato un compagno di viaggio prepotente, violento, dispettoso e sempre, sempre presente. La camminata alla fine è durata dalle 8 alle 17 ed il paesaggio è cambiato molte volte, dalla laguna, alla prateria, al deserto (vabbè, non proprio deserto ma l'idea che dava era quella!). Il vento è stato sempre presente e talvolta talmente forte da sembrare innaturale, se mi soffiava di lato camminavo orizzontale per non cadere, se soffiava da dietro dovevo piantare i piedi e gettarmi all'indietro per non venire catapultato via (per fortuna da davanti non l'ho mai avuto). Devi far attenzione anche a dove stai per poggiare il piede, pronto a controbilanciare una folata di vento per non essere sbattuto magari in fondo a un poco simpatico precipitone. L'unico momento di sollievo era quando avevo il vento dietro e dovevo affrontare una salita, sembrava di essere in seggiovia! Quello di oggi è stato il giorno in cui ho sentito il vento più forte, senza dubbio, in posti tipo 'el paso del viento', o nella parte finale del percorso in cui la valle si incanala per poi riaprirsi. Oggi l'ho visto il vento, oltre a sentirlo. Lo puoi sentire con le orecchie, ma vederlo non è sempre facile, mi è capitato stando in alto su un sentiero e osservando il lago sottostante. L'erba del prato e l'acqua del lago venivano maltrattate alla stessa maniera in cui venivo maltrattato io e da lassù ho visto la mano del vento abbattersi sulla loro superficie, una mossa repentina che assomigliava un pò a una danza ma molto violenta.

Il paesaggio che ho ammirato oggi è stato molto bello, in gran parte si è trattato di prati, con un grosso fiume che scorreva impetuoso al lato. C'erano gigantesche margherite che tappezzavano i lati del sentiero e altri gialli piccoli fiorellini. Un vero incanto! Dopo le prime tre ore di cammino sono giunto a una sorta di rifugio e mi sono buttato in terra per mangiare qualcosa e riposarmi un pò. Dopo poco è venuto da me il tizio che custodisce il posto e mi ha invitato dentro. Abbiamo chiacchierato un bel pò e mi ha offerto una cioccolata calda e un dolce di pasqua (facevano schifo tutti e due, ma ho apprezzato molto lo stesso). Si chiama Patricio e sta qui sette mesi l'anno, mentre stavamo seduti a sorseggiare la brodaglia e a parlare, lui teneva uno stereo con della musica classica sparata a palla. Dice che lo fa ogni giorno, l'aiuta a godere di quel posto meraviglioso (davanti al rifugio c'è un enorme prato fiorito di margherite e sullo sfondo delle montagne dal profilo molto piacevole) e in più attrae gli uccelli selvatici della zona, che ogni volta si mettono li intorno finchè lui non stacca la musica (quando c'ero io ce n'erano cinque appollaiati a una decina di metri da noi). Alla fine, anzichè mezz'ora come avevo preventivato sono rimasto un'ora e mezzo, ma sono ripartito molto confortato e tranquillo.



La giornata è praticamente finita quando sono giunto alla fermata del bus che mi ha riportato a Puerto Natales. Ora sono su un bus traballante con destinazione Punta Arenas, sto viaggiando insieme ad un ragazzo americano con cui ho condiviso la stanza a P.Natales che si chiama Adam, e da li, domani, andrò a Ushuaia.

C'è atmosfera natalizia a Punta Arenas, la gente è per le strade nonostante piova e i negozi brulicano. Stamattina si parte presto per Ushuaia e sarà un viaggio lungo, più che altro perchè facciamo un giro lunghissimo e in più si passa la frontiera. Per entrare nella terra del fuoco usiamo un traghetto che ci trasborda a Punta Delgada. Il paesaggio cambia rispetto alla patagonia che ho visto finora, gli arbusti sono ancora più bassi e radi e le pecore sembrano essere molte di più. Tutto è brullo e il cielo è grigio, fa abbastanza freddo ma è sopportabile e non piove, lungo la strada incontriamo delle estancie e degli agglomerati di case (che credo dovrei chiamare città) che danno veramente l'idea del perso nel nulla, ma questa qui sembra essere la prassi. Il pullman è pieno, ci sono molti altri ragazzi che stanno viaggiando con me, alcuni li ho addirittura già incontrati giorni fa da altre parti.

E' sera è il paesaggio è di nuovo diverso da stamattina, molto diverso. Sono apparse alte montagne innevate, verdi alberi e laghi immensi. Stiamo per arrivare ad Ushuaia, sono le dieci di sera e il sole ancora indugia all'orizzonte mostrandosi talvolta da dietro le grosse nuvole bianche che coprono il cielo. Il pullman ci scarica vicino al porto e trovare un luogo dove dormire non è difficile. Posiamo la nostra roba e con Adam decidiamo di fare un giro per la città (in realtà non c'è molto da girare, visto che la strada principale è una sola e pure abbastanza corta) e alla fine ci fermiamo a mangiare qualcosa approfittando anche per brindare a mezzanotte per il compleanno di Adam. C'è una atmosfera particolare in giro, vediamo molta gente che passeggia, tutti i negozi sono aperti, per la strada c'è traffico e alle due di notte il cielo è ancora illuminato. Questa è una cosa che mi ha colpito molto, una stranezza a cui fai fatica a credere e ad abituarti, quella del sole che lascia il cielo fasciato di un tenue colore rosato fino a "notte" inoltrata.

Il giorno dopo ci accoglie con un magnifico sole caldo e mi va di godermi in tranquillità l'atmosfera di festa che si respira. Oggi è il giorno della vigilia di Natale e il giorno del compleanno di Adam, così anche lui non ha voglia di fare qualcosa di particolare. In definitiva per tutto il giorno giriamo e chiacchieriamo tra di noi e con le altre persone che incontriamo. nel pomeriggio conosciamo anche una ragazza canadese, Linda, e tra un tè e una birra arriviamo fino alla sera. All'ora di pranzo è capitata una cosa che potrebbe essere inserita in una guida di come riuscire a rimediare una buca clamorosa da una ragazza anche in capo al mondo, e dovrebbe essere più o meno così. Stando per i fatti vostri vi capita per le mani un foglietto con la pubblicità di un posto dove si mangia spendendo poco e siccome è proprio quello che state cercando, ci andate. In questo posto c'è una ragazza che serve ai tavoli e notate che è carina. Notate poi che anche lei vi ha notato. Scambio di sguardi. Quando le chiedete di indicarvi dov'è il bagno, lei ne approfitta per attaccare bottone e vi dice che, per esempio, i vostri capelli coi dreadlocks le piacciono molto. La ragazza sta lavorando, così ora non ha tempo di parlare con voi ma vi dice che potrete parlare dopo. Indugiate al tavolo ordinando una spremuta d'arancia. Quando state per uscire dal locale lei passa dalla cucina e vi intercetta alla porta. Vi fermate a parlare e lei vi invita a cena per la sera, visto anche che è la sera di natale e qui si usa festeggiare. Declinate l'invito perchè avete già dei programmi ma vi fate avanti proponendo un incontro nel dopocena. Lei vi invita allora a una festa in un locale, vi saluta e vi da un appuntamento direttamente lì dopo cena. Tutto felice uscite dal locale.

Passate il resto del tempo che vi separa dall'appuntamento. Cenate e giunge l'ora dell'appuntamento. E' importante a questo punto cominciare ad immaginare tutta una serie di accadimenti diversi che culminano tutti con lo stesso finale, cioè la ragazza ci stà.

Andate al locale e vi rendete conto che nonostante sia enorme si tratta solo di una sala giochi. Dentro non ci trovate nessuno e per di più il vostro amico ha molto sonno e a questo punto decide di tornare a casa e mettersi a dormire. Voi comunque non demordete e come ultima possibilità di incontrare la ragazza vi recate nell'ultimo posto dove l'avete vista. A questo punto, se avete seguito scrupolosamente tutte le fasi, l'epilogo sarà più o meno questo.

Venite improvvisamente catapultati in una stranissima atmosfera, trovate la ragazza e con lui c'è anche suo fratello maggiore. Lei sembra indaffaratissima e quasi non vi caga se non con precipitose domande che neanche attendono risposta, parlate allora un pò col fratello che si vanta di essere uno sciupafemmine (ha 30 anni e un figlio di 11). Vi rendete conto che la tipa più che rispondere alle vostre domande farfuglia in continuazione e pare parlare da sola facendo discorsi che spaziano senza un filo logico. Dopo un pò vi chiede se per caso avete 10 centesimi perchè deve telefonare al suo ragazzo. Poi vi chiede perchè ridete(....in effetti!). A questo punto sparisce ma torna il fratello che vi dice che a momenti arriverà la sua nuova ragazza di 23 anni con sua sorella. Le due donzelle arrivano ma attaccano a parlare con lui senza neanche prendervi in considerazione. Finito di parlare tra loro vi fanno qualche domanda per soddisfare la loro curiosità. Voi la soddisfate. Torna la tipa che vi dice di uscire e di andare a casa di amici portando una bottiglia in mano. Contenti, salutate e vi avviate insieme a lei. Lei però pare sempre più confusa e non capite se gli spazi infiniti dei suoi discorsi dipendono da un uso eccessivo di sostanze estranee immesse nel suo corpo o da cos'altro. E' solo ora che lei vi dice che l'amica da cui vi state recando è una persona con molti problemi che questa sera si sentiva molto depressa, con tanti problemi da portarla a pensare al suicidio.

Ora avete due possibilità. O proseguite ed entrate nel taxi con lei per andare a confortare l'amica o vi fate venire improvvisamente sonno e tornate a casa. Erano le tre e mezzo e una fioca luce cominciava ad intravedersi nel cielo quando mi sono messo a letto.

L'atmosfera di questa giornata è stata molto particolare, decisamente festosa, ed inoltre il fatto che il giorno duri tanto a lungo la fa sembrare ancora migliore. Per tradizione in questa serata tutti cenano con la famiglia e dalle dieci in strada già non c'è più nessuno, rimanendo così fino a dopo la mezzanotte e popolandosi incredibilmente e improvvisamente di gente festante che vaga in cerca di divertimento.

Natale, per me una giornata da passare in qualche modo, visto che la sera alle sette ho l'aereo per tornare a Buenos Aires. Non so bene cosa fare così approfitto del fatto che Linda e Adam vanno a fare una passeggiata nel parco della Tierra del Fuego e mi unisco a loro. Il parco è naturalmente un bel posto, molto verde con tanti laghi e montagne con la neve in cima. Io per mancanza di tempo ho fatto solo una passeggiata di un'oretta lungo il bordo del lago e poi ho salutato i miei amici e sono tornato indietro.






Ora sono all'aeroporto e sto aspettando che parta il mio aereo che ha 2 ore di ritardo. Il bello è che arriverò a Buenos Aires alle due di notte.

Decollando con l'aereo da Ushuaia ho ricevuto l'ultimo regalo da questo posto tanto straordinario, il più bel arcobaleno che abbia mai visto. Abbracciava completamente la città e formava un perfetto arco nel cielo, era immensamente grande e i colori brillavano vivaci incuranti del grigio che copriva tutto il resto. A guardarlo bene poi si vedeva l'inizio di un secondo arcobaleno esterno al primo, molto più modesto ma ugualmente bellissimo. Si dice che alla fine di un arcobaleno si possa trovare un tesoro, e forse è proprio vero.

Fa molto caldo a Buenos Aires, qui è proprio estate e si sente. Atterriamo alle 2 di notte senza ulteriori intoppi e a questo punto comincio a pormi il problema riguardo al che fare. L'aeroporto è lontano da qualsiasi cosa, pur essendo in città, e non è possibile passare la notte qui come avevo pensato. Insieme a un ragazzo francese decidiamo allora di cercare un parco dove passare queste poche ore di buio perchè a entrambi non va di spendere soldi per un motel. A questo punto si fa avanti un signore e ci propone un ostello a un prezzo molto interessante e per di più si offre lui di accompagnarci, così decidiamo di accettare. Giunti all'ostello siamo rimasti a parlare fino alle 3 e mezza ,io il francese, un ragazzo russo (penso l'unico che stia da queste parti) e il signor Renés, il padrone dell'ostello, che ci ha riempito di informazioni su Buenos Aires indicandoci anche come poterci muovere con i mezzi.

Non ho dormito molto, un pò anche per via del caldo, ma lo stesso stamattina ho cercato di non rimanere a letto per stare il prima possibile alla stazione dei bus e prendere il primo per Iguazù.

Prima di partire ho anche avuto il tempo di fermarmi a mangiare qualcosa ed ora sono seduto sulla mia poltrona extralusso supercomoda megareclinabile del bus per Iguazù, mi aspettano 19 ore di viaggio ma so che passeranno tranquillamente.

Arrivando a Iguazù dal pullman ho notato l'insegna di un ostello della gioventù ed ho deciso di vedere com'è per passare la notte lì, è probabile che ci siano altri ragazzi e siccome in questi paesi così piccoli non si ha molto da fare, così c'è almeno la possibilità di scambiare due parole. Mentre sono alla reception per consultare una tabella mi arriva all'orecchio qualcosa di familiare che più o meno faceva così: "Alimò e Tacci Tù eran due fratelli indù, Alimò c'aveva sonno Tacci Tù e de tù nonno..." e così via. Il padrone dell'ostello è un signore che è immigrato qui dall'Italia più di 50 anni fa e quella era una delle sue cassette di musica popolare italiana. Era piena di canzoni veramente scurrili e mi sono ucciso dalle risate. Dopo una chiacchierata con quel signore sono uscito ed ho preso il bus per andare alle cascate. Il parco ha strutture molto recenti, penso risalenti a non più di 3 anni fa ed è molto organizzato. Ci sono dei sentieri per chi vuole camminare o un trenino che ferma in un paio di punti da cui poi si parte a piedi e si cammina per dei percorsi costruiti nella giungla che arrivano a ridosso delle cascate e ti permettono di guardarle da molteplici punti di osservazione.

Avevo letto che per visitare il parco ci volevano due giorni ma è senz'altro un'esagerazione, si può fare l'intero giro comodamente in una giornata dalla mattina al pomeriggio. Ciò che non rende agevole la visita, oltre alle orde di turisti che affollano i punti di ristoro, sono il caldo e l'umidità. Per sudare basta esistere, e al sole è senz'altro meglio non fermarcisi. Lo spettacolo a cui ho assistito in questo parco mi ha decisamente impressionato, era la prima volta che mi capitava di osservare delle cascate tanto grandi. Un fiume gigantesco viene improvvisamente inghiottito in una frattura alta più o meno una quarantina di metri e lo spettacolo che ne deriva è di quelli che suscitano meraviglia. La quantità di acqua che precipita è davvero imponente e schiantandosi produce colonne di acqua vaporizzata che risalgono e superano il punto da cui erano precipitate. In fondo non si riesce a vedere nulla se non centinaia di uccelli che volano all'interno della doccia più grande che abbia mai visto. Il punto da cui cade l'acqua non è uno solo ma più o meno la forma descritta è quella di un arco e in alcuni punti la caduta è interrotta da dei terrazzamenti. Insomma, lo spettacolo è talmente bello e vario che ad ogni passo ti sembra di osservare un posto diverso, eccezionale! Nella giungla sicuramente ci sono moltissimi animali ma è normale che nei pressi delle passerelle non se ne vedano. Ti capita di incrociare solo lucertole, iguana, uccelli, farfalle e le formiche più grandi che abbia mai visto (ce n'era un tipo lungo almeno 3 cm!!). Un altra particolarità di questa zona è che la terra è rossa, e più o meno tutto qui ha preso questo colore.



Ora mi trovo seduto alla stazione dei bus di Iguazù e sto aspettando il bus per tornare a Buenos Aires. Penso che quelli delle compagnie dei bus si divertano aspettando che qualcuno chieda loro se a bordo è possibile avere una cena vegetariana. Ti rispondono immancabilmente di si ma altrettanto immancabilmente quando ti portano la cena quella vegetariana non c'è mai.

Arrivo a Buenos Aires la mattina presto, verso le sei, ed è una bella giornata. Prendo il bus e mi dirigo all'ostello dove ero stato due giorni prima, anche se è abbastanza lontano dal centro. Nel percorso col bus noto in strada molti detriti e alcuni punti con i resti di piccoli incendi e le cose sono due, o si tratta di festeggiamenti per la vittoria del campionato di calcio o ci sono stati nuovi disordini. La seconda mi sembra più probabile e in effetti non sbaglio, nella nottata di ieri ci sono state manifestazioni in strada con cortei e qualche scontro con la polizia, e non solo qui a Buenos Aires.

Non so bene che fare così decido di visitare quella parte di Buenos Aires che non avevo visto l'altra volta, prendo il bus e arrivo al quartiere La Boca e da li giro a piedi fino al pomeriggio.

La Boca è un quartiere popolare, così ho letto, ma probabilmente è il solito modo per indicare un quartiere un pò abbandonato a se stesso, dove vive gente povera e le strade sono puzzolenti. C'è solo un punto che ho incrociato dove il turismo ha fatto in modo di preservare quella che viene definita come identità culturale. C'è infatti questa strada lunga 30 metri che si chiama il caminito che è molto caratteristica, i palazzi hanno le facciate di mille colori, i muri sono dipinti con murales e la strada è piena di artisti venditori delle loro opere. L'ho detto, però, girato l'angolo tutto scompare. L'altra particolarità era la densità di turisti e di pullman per turisti, molto molto alta!!! Ho proseguito la mia passeggiata nel caldo torrido di questa mattina arrivando fino al quartiere di San Telmo. E' molto divertente un murale tridimensionale che si trova lasciando il quartiere di La Boca perchè descrive tutti i personaggi e le scene di vita tipiche di questo posto.


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Il parco di S.Telmo era pieno di gente e ho imboccato una strada che credo sia il passaggio principale perchè per un tratto era pavimentato a sampietrini e poi era pieno di negozi di antiquariato, particolari di questo quartiere. Arrivato a Plaza Dorrego mi sono seduto un pò all'ombra per riposarmi e c'era un negozio che si chiamava Macramè che dall'altoparlante diffondeva della musica che per un pò mi ha trascinato in un'atmosfera tipicamente argentina. Per la strada, proseguendo, c'erano molti giovani artisti che esponevano le loro opere. Camminando ancora sono arrivato al centro, passando anche per Plaza de Mayo. La prima cosa che ho notato è che ieri qui la manifestazione non deve essere stata molto tranquilla, vetrine infrante, i palazzi del governo attaccati e riempiti di scritte con lo spray, protezioni divelte, resti di focolai in strada e, al momento, molta molta polizia che pattugliava. L'altra cosa che mi ha colpito è che in giro c'è davvero pochissima gente se confrontata con l'ultima volta che c'ero stato. Non mi sono fermato molto al centro, e di lì sono svicolato verso un altro quartiere, la Recoleta. Nel parco dietro al cimitero c'era una viva atmosfera di festa. Era pieno di gente e di bancarelle, per così dire, alternative, piene di cose fatte a mano o che vendevano cibo, per lo più dolci, fatti in casa. Credo si tratti di una consuetudine per molte persone passare qui il sabato pomeriggio, era molto bello stare lì insieme a tutta quella gente. C'erano poi dei ragazzi che suonavano, chi rock-blues, chi musica tradizionale, c'era chi si esibiva ballando il tango, insomma la situazione era davvero movimentata. Sono rimasto lì a lungo, poi d'improvviso ha cominciato a tuonare e piovere così mi sono deciso a tornare verso l'ostello. Nel tragitto per prendere il bus mi sono fermato in un supermercato per comprare il mio personale souvenir dell'argentina. Non so se sia illegale o meno, ma sto per trasportare in Italia 1 Kg e mezzo di dulce de leche!

La vacanza è terminata, il viaggio ancora no, stamattina devo raggiungere l'aeroporto e prendere l'aereo che mi riporterà a casa. Sarà un viaggio lungo, un giorno intero, e come tutti i viaggi di ritorno sarà velato anche da un po' di malinconia, non mi lamento però, porto impressa la memoria di tanti luoghi meravigliosi e la soddisfazione di aver vissuto un mese pieno di avventura.


Alla prossima!

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