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Sabato, 29 Agosto 2015

SHUTTLECOCK – Un’avventura mondiale. Parte 2) Ed è subito Europa

Girare il mondo con un volano

ARTICOLO DI

Gururu

All'improvviso all'inizio dell'estate 2008 è arrivato una strana email sulla mia casella di posta elettronica da parte della Magyar Lábtoll-labda Szövetség. Incuriosito ho aperto l'email non curante di quanto quel messaggio avrebbe cambiato la mia vita. Era l'invito ufficiale al nostro primo torneo internazionale. Con grande stupore siamo stati invitati dalla federazione ungherese a disputare il loro annuale Open Internazionale.

Un po’ troppo follemente ci siamo lanciati in quest’avventura ed in 4 (Io, Luca Panda, Ggiggio e la Presidentessa) siamo partiti alla volta di Ujszasz, una non troppo ridente località situata 100km a sud di Budapest. Ed è stata un’esperienza incredibile.

All’epoca mi ero autoproclamato Presidente della Federazione, (carica che adesso è ricoperta da Luca Panda, che ora non è più a forma di panda ma resta sempre il guerriero dragone) e, poiché più avvezzo degli altri a viaggiare per il mondo, mi sono fatto promotore e leader di questa prima spedizione.

Al nostro atterraggio in terra d’Ungheria ci attendevano 2 simpatiche ragazze “Ujszasziane” che erano lì per guidarci nel tour della capitale ma che, dopo la scena muta alla nostra domanda: “Che palazzo è questo?” (la risposta corretta sarebbe stata: “Il parlamento ungherese”), abbiamo inteso che Budapest non l’avevano vista nemmeno sui libri di scuola. E quindi dopo aver girovagato un po’ a casaccio tra le rovine del castello di Pest, uno sguardo al bel Danubio Blu (che tanto blu non è più) e un’orripilante pollo fritto di KFC (che la Presidentessa debole di stomaco non ha neanche toccato) il nostro pulmino è arrivato per portarci nel luogo del torneo.

Al nostro arrivo nel villaggio magiaro, di quelli un po’ in stile Asterix per intenderci, siamo stati portati direttamente a cena nell’unico bar-ristorante-taverna-discoteca del paese. Il tavolo spazioso e ben apparecchiato riservatoci con tanto di bandierina italiana non faceva presagire il menu tipico a base di pasta scotta con panna acida e salame color fluo speziato alla ‘noi col curry ci laviamo i denti la mattina’ . E così la Presidentessa ha proseguito il suo digiuno.

Dopo cena abbiamo fatto il nostro ingresso al cospetto del gotha dello shuttlecock europeo, nella fatidica sala dei trofei. La sala era poco illuminata, piena del fumo delle sigarette dei presenti e con una serie impressionante di teste di animali attaccati alle pareti che ci guardavano da ogni parte. Un paio di cervi, un alce e un cinghiale di dimensioni spropositate che torreggiava proprio su di me.

Siamo stati fatti accomodare e tra tutti quegli sguardi incuriositi la voce tonante del presidente ungherese ha cominciato a parlare un po’ in ungherese, un po’ in tedesco. Più storditi che allibiti, abbiamo applaudito quando tutti applaudivano e riso quando tutti ridevano, carpendo qualche parola tipo “francesi” o “tedeschi” (franzosen e alemannen erano parole distinguibili) fino a che tutti si sono voltati verso di noi: eravamo stati presentati. E’ stato a quel punto che ho preso la parola, ringraziato tutti e presentato i componenti della NAZIONALE ITALIANA di SHUTTLECOCK.

Noi, la nazionale italiana?

All'epoca suonava veramente strano e ci ridevamo sopra a crepapelle. Oggi, alla soglia del mondiale organizzato in casa, siamo oramai una solida realtà.

Ma torniamo al villaggio magiaro. La mattina dopo sveglia presto e colazione salata in stile magiaro, piccante al punto giusto, con la quale la Presidentessa ha ultimato la preparazione per i mondiali di salto del pasto. Poi, la cerimonia d'apertura dei giochi che consisteva in una sfilata per le strade del paese al suono delle marcette intonate dalla banda in testa corteo. Tutte le delegazioni in divisa da gioco si sono schierate prontamente dietro al portabandiera. Tranne noi. Di cartelli Italy o Italianische o Italyye (io un pò l'arabo lo leggo) non c'era neanche l'ombra. Persi e un po' spauriti, con ancora la sensazione degli occhi del cinghiale su di noi, abbiamo vagato senza meta fino a che tutte le altre delegazioni si sono posizionate. A quel punto era rimasta un'unica majorette da sola con in mano un cartello con su scritto Olasz Ország. Ci siamo guardati tutti molto perplessi e poi timidamente ci siamo accodati a lei. Noi eravamo gli Olasz Ország.

Il nostro esordio nel torneo è stato peggiore della famosa partita a tennis tra Fantozzi e Filini. Siamo stati infatti battuti da una squadra di ragazzini locali che avranno avuto non più di 12/13 anni e con i quali abbiamo litigato e sfiorato la rissa perchè ci hanno rubato un paio di punti nel momento in cui stavamo in netta rimonta nel secondo set.

Finale di partita: 12-enni ruboni 2 - Olasz Orszag 0.

Il resto della giornata è stato un calvario abominevole. Tra i dolori muscolari, il morale talmente basso da potercisi palleggiare, e il pranzo in stile impero austroungarico siamo arrivati a cena distrutti e demotivati con la Presidentessa alle soglie dello svenimento.

Ma è proprio nel momento peggiore che l'homo italicus da il meglio di sé. Dopo la solita cena tradizionale siamo stati invitati ad una festa in famiglia. Tutte le delegazioni straniere erano riunite in una serie di tavolacci ai quali si servivano in continuazione il gulash più buono mai assaggiato e fiumi di grappa locale nota anche come “palinka”.

Tra un brindisi e una forchettata ci siamo rinvigoriti e non appena un ragazzo ungherese ha tolto la chitarra dal fodero, insieme alla delegazione inglese ci siamo lanciati in un “Uiollivindeiellosammarin” che è diventato il tormentone della festa. Alle 3 di notte eravamo ancora lì, padroni incontrastati della serata ad invocare lo yellow submarine fino a che stanchi e ormai ultimi ospiti rimasti sono andato dal capofamiglia per ringraziare e per congedarmi dato che eravamo tutti e 4 visibilmente ubriachi e alle 7 ci aspettava la sveglia per la seconda e decisiva giornata di torneo.

Al mio gesticolare una sorta di saluto il capofamiglia, un uomo di 140kg, alto 1 metro e 90, con baffo vichingo stile Olaf il Rosso mi guarda con fare minaccioso e scuote la testa in senso di diniego.

Dentro di me dico “Azz....e mò?”.

Lui mi poggia una delle sue poderose mani sulla spalla e mi dice solenne: ”Lokomotiv”.

E io:”Lokomotiv?”...........Ma che vuoi fa er trenino?”.

Voleva proprio fare un ultimo trenino in stile Brigitte Bardot, Brigitte Pegeout.

E sia. Un ultimo trenino: ”Uiollivindeiellosammarin, iellosammarin, iellosammarin”.

 

(alla prossima settimana con la 3a puntata)

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