RACCONTO
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Martedì, 4 Giugno 2013

San Blas On Board

Questo è il resoconto del mio viaggio alle San Blas. 

ARTICOLO DI

Billy Budd

Eravamo molto eccitati dalla partenza, Silverio ed Io, perchè avevamo saputo della partenza solo qualche giorno prima.

Avevo incotrato brevemente l'armatore della barca,l'avvocato 75enne Carlo, e dopo i convenevoli e i dettegli preliminari del viaggio, avevo accettato di buon grado.

D'altronde, è il sogno di tutti i marinai partire a Dicembre per i caraibi, e anche se non avremmo attraversato l'oceano su una barca, la prospettiva sembrava incredibile!

Coinvolsi subito Silverio, poichè Giulio, che aveva organizzato il viaggio , non era più disponibile, e perchè Silverio, oltre ad essere un mio grande amico e maestro di vela, avendo io cominciato con lui 12 anni fa a Ponza, è anche un buon meccanico, il che lo rendeva indispensabile per lo scopo del viaggio.

L'accordo era questo: avremmo avuto il viaggio per Panama e l'alloggio pagato ed in cambio avremmo dovuto restaurare questa barca a vela armata a ketch di 15 m in ferrocemento che era stata portata dall'Italia un paio di anni prima da Giulio. Inoltre, a lavoro terminato, avremmo avuto la possibilità di utilizzare questa barca per 3 mesi, per esplorare l'arcipelago delle San Blas. Cioè, praticamente un sogno...

 

Un sogno che si è trasformato un incubo , almeno per il primo periodo.

Mi era parso già dai primi colloqui che la personalità di Carlo fosse un pò strampalata, ma d'altronde non poteva essere altrimenti, per un uomo della sua età che decide di comprarsi una casetta in riva al mare in un piccolo villaggio vicino Panama, e decide poi di portare la sua barca dall'Italia fino li, ma poi l'abbandona in mezzo alle mangrovie per 2 anni.

Comunque, già dai primi approcci alla città di Panama, dai quartieri che frequentava, malfamati, cominciavo a nutrire il dubbio che la questione era molto più complessa di quella che ci aspettavamo.. 

 

E infatti, una volta raggiunto il piccolo villaggio di pescatori di Jose Povre, sperduto sulle coste panamensi, trovammo una situazione abbastanza lontana da villa in riva al mare ai caraibi che ci aveva prospettato: 

La villa , dove ci avrebbe ospitato, era in realtà una sorta di baracca che era si in riva al mare, ma un mare sporco e inquinato nell'anima, a causa degli scarichi del villaggio (che chiaramente non aveva depuratore) 

e un immondizia vecchia di anni accatastata ovunque, poiche non esisteva servizio di raccolta.

Inoltre, il villaggio era popolato da branchi di cani randagi rognosi, che in più di un occasione hanno porvato ad attaccarci, una volta addirittura dentro casa!

Per completare il quadro, la notte branchi di moscerini (detti citras) ci attaccavano mentre dormivamo con una violenza e una frequenza da sedia elettrica, rendendo il pizzico della zanzara tigre un piacevole ricordo.. ovviamente non c'era repellente che le allontanasse, ma alla fine abbiamo scoperto che l'unico modo per salvarsi era dormire con i ventilatori accesi!

Ovviamente, inoltre, invece di esserci un bel sole, pioveva circa 22 ore al giorno, rendendo impossibile lavorare per la maggior parte del tempo

L'unica cosa meravigliosa, come in tutti i paesi poveri, era la gente ed i bambini del posto: inutile raccontarvi la dignità di queste persone che fanno del loro meglio per vivere ai margini della società, godendo dei piccoli piaceri che riuscivano a crearsi, e affrontando la vita con serenità

indimenticabile fu la prima sera che passammo in questo villaggio: per qualche motivo era stata organizzata una festa, credo per il nostro arrivo ma l'impressione era di assistere ad una sorta di festa delle donne, o quantomeno tutte le donne single del villaggio si misero in mostra con noi ballando e ridendo tutta la notte.. Noi, da buoni ospiti abbiamo ballato con tutte, ma onestamente, qualsiasi altro pensiero era totalmente orripilante, perchè anche se avevano un grande animo caraibico, erano quantomeno inguardabili ai nostri occhi, e neanche tutto l'alcool del mondo ci avrebbe fatto cambiare idea..

Ma la scena più imbarazzante fu all'inizio della festa, quando per accoglierci tutte le donne avevano preparato un piatto tipico locale, e quello che andava per la maggiore, che ci proposero subito come prelibatezza, fu un brodo di zampe di galline!!! Non vi racconto il mio imbarazzo e il mio disgusto davanti al piatto che mi porsero, che per cortesia dovetti assaggiare, ma non riuscii assolutamente a finire..

Comunque, veniamo alla barca: la barca era una specie di relitto abbandonato in mezzo alle mangrovie, con la muffa verde e le piante che vi crescevano sopra.. che incubo!

Eppure, nonostante tutte queste difficoltà, ci siamo messi di impegno ed abbiamo cominciato a credere a questo folle progetto

Lo scafo era in solido ferrocemento, e , a parte qualche piccola ammaccatura, se fosse stato arrugginito si sarebbe potuto saldare . Cominciai a levare tutta la muffa a forza di scopettone e acido.. non vi dico che ammazzata!

Il motore invece era stato montato nuovo prima di fare la traversata dall'Italia, quindi, nonostante tutto, era ancora in ottime condizioni. questo ci diede la forza di andare avanti!

Anche gli interni non erano male, essendo stata chiusa per 2 anni. Bastava una bella pulita e sarebbe tornata vivibile!

Veniamo alle note dolenti: il timone era bloccato, il salpaancore pure, e mentre camminavamo sulla coperta, ci è cascata in testa un crocetta! (che è una parte strutturale dell'albero, e erve a sorreggerlo)

Ma per fortuna c'era Silverio e la sua grande manualità! Io mi cominciai ad occupare della logistica e delle pulizie, mentre lui cominciò a smontare la timoneria, il salpaancore e le crocette..

Il tutto, mentre continuava a piovere 20 ore al giorno, e con una barca spiaggiata in mezzo ad un fitto cespuglio di mangrovie

Nonostante ciò, senza perderci d'animo andammo avanti, e fra mille difficoltà, fra cui quella per cui ogni pezzo di ricambio che ci fosse servito dovevamo andarlo a comprare a circa 100km di distanza, di cui 20 di giungla e 80 di superstrada trafficatissima, a Colon, e dopo circa 20 giorni, passati per lo più a lavorare e ad aspettare che smettesse di piovere (menomale che avevamo trovato da fumare!), eravamo a buon punto

La coperta finalmente era pulita e libara da muffe, gli interni erano vivibili, il timone funzionava di nuovo, il salpaancora pure

L'ultimo tassello, prima di passare a verniciare e finalmente lasciare questo luogo infido, erano le crocette. Ci erano cascate in testa poichè erano di legno e con l'umidita erano marcite.

Dopo aver preso le misure, ed averle rifatte da un falegname ( più che altro un taglialegna, che non era in grado di fare il lavoro, ma per fortuna Silverio si) eravamo pronti per montarle:

6 crocette nuove di zecca, fatte in solido teak

Quando salimmo sull'albero per montarle però, ci crollò il mondo addosso. Infatti, andando a levare quelle vecchie ancora rimaste, e facendo nuovi buchi per mettere quelle nuove, ci accorgemmo che gli alberi erano nelle stesse identiche condizioni delle crocette, ovvero erano marci!!!

Il nostro sconforto fu totale: ci rendevamo conto che ci volevano dei nuoi alberi. E che l'armatore non aveva i soldi per cambiarli.

Ma non solo.. anche potendo , il lavoro sarebbe andato fatto in un marina attrezzato, ed il più vicino per fare questo lavoro era a diverse miglia di distanza, e con gli alberi in queste condizioni, navigare per un lungo tratto con gli alberi in quelle condizioni, avrebbe significato mettere a serio rischio la nostra vita e quella della barca, perchè si sarebbero sicuramente spezzati con il rischio di affondare!!

Insomma, scacco matto. Non c'era niente da fare.

Riflettemmo un pò sulla faccenda, parlammo con Carlo, e convenimmo che non avevamo i mezzi né economici né materiali per sistemare la faccenda. 

E quindi nostro malgrado, fummo costretti ad abbandonare l'impresa, tirando da una parte un sospiro di sollievo, perchè sarebbero finite tutte le sofferenze , ma con la consapevolezza che il nostro viaggio sarebbe finito, senza neanche aver messo un piede in acqua!

Ci facemmo accompagnare a Panama city, interrompendo finalmente un altro grande disagio che si era creato, ciò che i rapporti con Carlo si erano molto appesantiti poichè più di una volta ci aveva messo in situazioni inenarrabili.

I rapporti fra me e Silverio invece, nonostante tutte le difficoltà, erano rimasti ottimi, premiando la nostra lunga amicizia e la scelta che feci di portarlo

Quindi alla fine tirammo un lungo sospiro di sollievo, ci congedammo da Carlo, e trovammo fortuitamente alloggio in un ostello.

 

Che fare? che direzione prendere?? Tornare in Italia?? Era passato un mese e ancora non avevamo fatto un giorno di vacanza!

 

 

 

 

 

 

 

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