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Giovedì, 13 Novembre 2014

Sacro e profano

Se Bruxelles al sabato e’ un’amica festaiola, la domenica si trasforma in un’anziana pantofolaia...

ARTICOLO DI

MarcoJ

Sacro e profano

Se Bruxelles al sabato e’ un’amica festaiola, la domenica si trasforma in un’anziana pantofolaia. In altre parole, la citta’, che al sabato sera si riversa all’aperto per una festa che non conosce limiti di tempo e spazio, alla domenica si raccoglie in una dimensione intima, come per prepararsi alla dura settimana di lavoro che la aspetta: la gente si rintana a casa e i locali chiudono. Peccato che noi questo non lo sapevamo, e ci siamo riversati in citta’ con entusiasmo, illudendoci che quanto visto la sera prima fosse la normalita’.

Ci mettiamo quindi alla disperata ricerca di un ristorante aperto alla portata delle nostre tasche. In zona Sainte Catherine, sentiamo un rumore stridente, tipo pneumatici durante una frenata. Pero’ a cadenza regolare. Squittii acuti che sembrano seguire un pattern ben preciso. Cerchiamo con lo sguardo un gigantesco congegno steampunk per oliarlo come si deve, ma non lo troviamo.

Nel buio della notte, si vede solo la chiesa gotica di Santa Caterina, con la sua pietra chiara illuminata dai riflettori. Abbassiamo lo sguardo: c’e’ una massa di persone sul sagrato. Da lontano non si distinguono bene, ma sono tanti e si muovono in maniera cadenzata, proprio dalla zona in cui viene il rumore. E’ un rave. Ah. Sono le dieci di sera, siamo in centro a Bruxelles, davanti ad una chiesa importante. Doppio ah.

Giusto per fugare l’ipotesi dell’allucinazione collettiva, ci avviciniamo. Sono proprio persone da rave, hanno tutto al posto giusto: felpe, piercing deformanti e tatuaggi vistosi, facce pallate dall’assunzione di sostanze stupefacenti, ondeggiano felici a dieci centimetri dagli enormi speaker, incuranti dei timpani perforati. Pero’ siamo su un sagrato, in centro citta’, alle dieci di sera. Ci guardiamo perplessi. Ai nostri tempi, queste cose si facevano nelle fabbriche abbandonate in campagna, a notte fonda, che diamine.

Questi moderni raver sono civili: buttano la carta stagnola con cui avvolgono le pasticche nel cestino, bevono birra corretta al MDMA senza versarla in giro e mangiano panini unti ad un chioschetto li’ vicino per assorbire il down. E fanno pipi’ in un apposito vespasiano allestito dal comune sul muro della chiesa. Non so se questo sia un fenomeno tipicamente belga, ma questa gentrification del raver e’ una squisita conquista di una societa’ civile che e’ riuscita ad assorbire una delle sue forme piu’ trasgressive, con l’aggiunta di un tocco religioso come per sfotto’. Aspetto l’organizzazione di ordinate risse tra tifosi di squadre di calcio rivali benedette da un curato locale e di sessioni di vandalismo in luoghi appositamente creati per questo scopo. Magari con canti gregoriani di sottofondo.

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