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Giovedì, 14 Maggio 2009

Pasquistria

"Bisogna pur viaggiare con stile!" Mi ripetevo, cercando di non perdere l'equilibrio mentre camminavo sullo stretto muro di cinta della città, semidistrutto e infestato dalle erbacce, alla considerevole altezza di un centinaio di metri dal suolo.

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"Bisogna pur viaggiare con stile!" Mi ripetevo, cercando di non perdere l'equilibrio mentre camminavo sullo stretto muro di cinta della città, semidistrutto e infestato dalle erbacce, alla considerevole altezza di un centinaio di metri dal suolo. Le mie perplessità nascevano, più che dalla scarsa fiducia nelle mie abilità ginniche, dalla consapevolezza che gli stivali di pelle che stavo indossando, ottimi per fare un giro in via Montenapoleone a Milano, forse non erano del tutto adatti all'impresa che stavo tentando. Eppure erano così carini! Non si può rinunciare allo stile, neanche nelle situazioni più estreme.

Il tutto ebbe inizio quando si stabilì che io e il mio ragazzo avevamo bisogno di una vacanza. Si optò per l'Istria e il ponte pasquale .

Partimmo venerdì 10 aprile 2009 da Vicenza, alle 18. In mano la mappa preparataci da Viamichelin e una cartina stradale di tutta l'Europa. Si era deciso per una tirata unica fino a Parenzo, dove c'era uno dei pochi campeggi aperti da usare come base. Il viaggio proseguì scorrevole, in autostrada fino a Trieste, quindi il rapido passaggio attraverso la Slovenia e infine l'arrivo. Dovemmo solo fare attenzione a comprare il bollino per passare sull'autostrada slovena e assicurarci di avere 14 Kune per pagare il casello autostradale croato. Il primo problema fu risolto fermandoci in un autogrill poco distante da Trieste. Il bollino per l'autostrada slovena costa 35 euro e vale per 6 mesi, si può acquistare all'ufficio di cambio accanto all'autogrill e nell'autogrill stesso. Le kune per l'unico tratto autostradale dell'Istria, cioè quello che va dal confine sloveno a un punto assolutamente insignificante, credo scelto a caso sulla cartina giusto per scucire un po' di denaro ai turisti, si possono prelevare al bancomat subito dopo la dogana. C'è anche un ufficio di cambio, ma la sera è chiuso.

Dopo sole 3 ore e mezza stavamo già mettendo i picchetti alla tenda. Raggiungere il camping Lanterna non fu un problema: le indicazioni in Istria sono molto precise e accurate. I nomi delle località sono riportate in lingua italiana e croata, segno dell'influenza che il nostro Paese, e Venezia in particolare, esercitarono su questa parte della Croazia. Il personale del campeggio parlava perfettamente italiano, inglese, tedesco e dialetto veneto.

Il mattino successivo ci dirigemmo verso la nostra prima meta: Parenzo! Situata su una penisola, conserva intatto il suo sapore antico. Viuzze strette, piazze piccole, verdeggianti e piene di baretti che invitano a una sosta riposante. Vi si trova la splendida basilica eufrasiana con il suo mosaico in perfetto stile bizantino e lo splendido campanile da cui si gode una vista meravigliosa sulla città. Da qualche edificio fanno capolino eleganti bifore, trifore e fieri leoni di San Marco che vi fanno pensare di essere a Venezia. Sentii anche qualche turista veneto bofonchiare sotto folti baffoni che tutto quello che si vede in Istria è merito loro, dei veneziani. Proseguimmo verso sud fino al Canale di Leme, scavato dal mare nella carsica terra d'Istria. Sembra una tranquilla vallata verdeggiante in fondo alla quale scorre dell'acqua. Vale la pena fermarsi lì solo per arrampicarsi su quelle strutture di legno che sono definite "belvedere", e sono squisitamente pericolanti, dall'aria abusiva, costruiti probabilmente da chi lavora nei chioschetti posti tutt'intorno e che vendono miele, olio, formaggio e grappe.



"Salite a vostro rischio e pericolo. Max 10 persone" Avvisava un cartello. Sopravvissuti all'esperienza, raggiungemmo rapidamente Rovigno, cittadella dalle case strette l'una all'altra e disposte in modo circolare a ricordare che fino al 1763 quel luogo era un'isola. Magnifico il porticciolo e i cortili che si aprono improvvisi ai lati delle vie. Ci allontanammo in auto dalla costa, alla ricerca di una città abbandonata nel 1600 e lasciata da allora alla vegetazione: Dvigrad, Due castelli. Un posto incredibilmente suggestivo, fiabesco. Mura diroccate, torri ricoperte da edere e rampicanti. Lì stavo appunto rischiando la vita per colpa della moda. Ripartimmo nuovamente, destinazione Pisino! Capoluogo della contea istriana, è celebre perché fu il precipizio sotto il castello ad aver ispirato a Jules Verne il «Viaggio al centro della terra». Ed è veramente da vertigine! Il torrente Fojba, di cui sentimmo solo il fragore, lì si inabissa e scava delle caverne sotterranee spettacolari fino al canale di Leme.

Cenammo in un ristorante lungo la strada costiera. In Istria si mangia bene ovunque: a scelta, pesce fresco, porchetta sul girarrosto e specialità venete! E tutti parlano italiano.







Il secondo giorno puntammo verso Pola. Sosta imprevista lungo la B9 per scavalcare il guard rail, infilarsi nel campo di chissà chi e fotografare una casita: simile a un trullo in miniatura, è il luogo in cui i contadini si rifugiavano dal caldo e dalla pioggia insieme al bestiame. Pola è una città: vi trovate addirittura un macDonald's! Riesce però a mantenere il suo sapore di antica cittadina di mare: la splendida Arena, anfiteatro romano ben conservato, l'antico tempio, la cattedrale medievale e il castello sul cocuzzolo del monte al centro della città. All'interno c'è un museo a dir la verità un po' scarno, ma da lì si può accedere ad una torretta arrugginita che offre un panorama magnifico. Ci spostammo più a sud e scivolammo lungo una stradina che sulla mappa sembrava portare in un paesino vicino al mare, Lisigno. Non era sicuramente una meta turistica e finalmente trovammo un porticciolo tranquillo per riposare. Lungo la strada, a Pomer, eravamo passati accanto a un pontile di sassi e cemento dall'aria artigianale in mezzo all'acqua della baia. Il pontile portava direttamente a un ristorantino in pietra, molto caratteristico. Vi si mangiava pesce fresco, ma si doveva prenotare almeno un giorno prima, troppo tardi per noi.

Terzo e ultimo giorno, un caldo quasi estivo (25°C): l'obbiettivo era di risalire lungo la costa fino in Italia. Visitammo Cittanova, Novigrad. Paesino di mare d'impronta veneziana, ripulito e lustrato appositamente per i turisti. Un giardinetto molto intimo catturò la nostra attenzione, quindi l'istinto ci condusse al mare e da lì alla meravigliosa passeggiate sul lungomare fuori dalle mura medievali. Affamati di sole e relax, ci dirigemmo verso Umago dove ci sono le spiagge di sabbia e non i lastroni di cemento. Viaggiammo oltre quel paesino, fino a che trovammo un angolino a Katoro e io potei addirittura farmi un bagno. Dopo un paio d'ore abbandonammo la spiaggia, recandoci più a nord per bere qualcosa di fresco. A Basanija scoprimmo che gli istriani hanno una strana concezione dell'albero di Natale, dal momento che al posto dell'albero avevano usato dei pali intrecciati sopra il mare e appese, al posto delle palline, c'erano delle barchette di pescatori. Tornati indietro, girammo per le stradine di Umago, perdendoci per quelle meravigliose viuzze strette. Riprendemmo l'auto e, senza passare per l'autostrada, andammo a Pirano, bellissima località sulla costa slovena. Arrivati, gironzolammo a piedi per un po', fino a giungere alla località Punta. Lì si trovavano, direttamente sul mare, i tavolini di tanti bar e ristoranti. Ci sedemmo a uno di questi e cenammo, mentre il sole tramontava solo per noi, davanti ai nostri occhi, immergendosi lentamente in mare. Passò pure una solitaria barca a vela; quindi, dai tavolini si levarono in massa uomini e donne di tutte le età con in mano la macchina fotografica a immortalare l'attimo: davanti a noi si materializzarono all'improvviso i popò eccitati di decine di persone.



Tornare in Italia non fu un problema: il controllo dei documenti uscendo dalla Croazia e dalla Slovenia è minimo. Il passante di Mestre ha notevolmente velocizzato il traffico su quel tratto d'autostrada: partiti da Pirano alle 20, già verso le 22 eravamo a Vicenza.

Sentii il profumo di mare sulla mia pelle ancora un'ultima volta prima di entrare sotto la doccia.


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