RACCONTO
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Mercoledì, 10 Febbraio 2010

Ospite da Shakespeare

Ad alcuni brillano gli occhi alla vista della massa di libri, altri increduli leggono ogni foglio attaccato ai vetri e alle porte. Ci sono coppie in piena seduzione, un uomo che spiega ...e tra i libri ci sono i letti dove viaggiatori possono dormire

ARTICOLO DI

Vagabondo0





"È una favola, non può essere vero. È troppo perfetta. Guarda!"

Ad alcuni brillano gli occhi alla vista della massa di libri, altri increduli leggono ogni foglio attaccato ai vetri e alle porte. Ci sono coppie in piena seduzione, un uomo che spiega "...e tra i libri ci sono i letti dove viaggiatori possono dormire, e..." a una donna sperando che il fascino per la libreria si confonda con il fascino per la guida. Alcuni in silenzio restano in contemplazione. Molti ridono, sono imbarazzati, come davanti ad un nudo troppo realista, ad una confessione troppo intima. È questa la differenza tra un posto folcloristico, pittoresco e questa libreria. Siamo così poco abituati alla sincerità che ci imbarazza.


Salgo le scale. Per la quarta volta vado a vedere se il leggendario George Whitman (fondatore della libreria) sta dormendo o se riesco a parlarci. L’ho visto solo una volta, quattro anni fa. Allora aveva 90 anni. Ero arrivato qui per caso, bighellonando per Parigi. Attraversata la senna all’altezza di Notre Dame de Paris, sulla rive gauche avevo visto una allegria di libri con un titolo che mi aveva divertito: Shakespeare & co. Entrato mi ero subito innamorato, come tutti.


Busso alla porta. Nessuno mi apre. Busso più forte, deciso. Starà ancora dormendo?

Questo luogo, forse una delle librerie più famose del mondo, dona ancora l’emozione della scoperta. Sembra che tutta la fama gli scivoli addosso. Si ripresenta sempre uguale a se stessa, un posto di un altro tempo, che si oppone ai nostri concetti onnivori: l’ordine, la velocità, il profitto, la sicurezza.

I libri sono ammassati senza ordine in stanze troppo piccole. Il legno delle librerie ha ceduto in alcuni punti appoggiandosi sullo scaffale accanto e questo fa in modo che le linee intorno non siano parallele al pavimento e aumenta la sensazione di vertigine creata dai migliaia di titoli che ci circondano. Il telefono è arrivato da solo due anni, e le opere sono ancora lontane dall’essere catalogate. Al piano terra in quattro stanze ci sono i libri nuovi in vendita, e negli altri piani la più grande collezione di volumi usati che ho mai visto. Si possono prendere e leggere, sono lì per questo, magari stendendosi sui cuscini. Tra gli scaffali ci sono letti, poltrone e materassi ammassati per i viaggiatori che chiedono ospitalità. Io mi trovai in questa situazione due anni fa’. Improvvisamente senza posto dove stare, entrai e chiesi: posso dormire qui?

Le regole di George sono queste: sveglia alle 10 per aprire la libreria, due ore di lavoro al giorno, scrivere una biografia da consegnare appena arrivati, e leggere un libro al dì o quasi. Tutti sono i ben venuti, tutti sono invitati a leggere e scrive, a parlare, a condividere, a viaggiare e a raccontare.

Donare ad un viaggiatore un letto, compagnia e mille libri da leggere. Cosa c’è di più dolce, di più affettuoso?

La porta davanti a me si apre e George, senza conoscermi, mi sorride e mi da la mano. I capelli bianchi, lunghi e scarmigliati. Un pigiama elegante, gli occhi azzurri, magro, una gentilezza che oscilla tra l’apertura americana e il distacco inglese. Mi parla in italiano, ride. Su un tavolo di legno una montagna di carte, fotografie, disegni, tra le quali lui scava e tira fuori qualcosa: una lettera con i cuoricini disegnati a pastello se la mette davanti e la legge in silenzio.

Al piano di sotto ho conosciuto Calogero, un ragazzo italiano che dorme qui da dieci giorni "non ho ancora scritto la mia biografia, me l’hanno chiesta. Ma come si fa a scrivere per George Whitman?" ormai le biografie sono arrivate a 100mila, senza contare tutte le lettere e i messaggi che la gente lascia attaccati ai vari "specchi dell’amore".

I libri anche qui sono ovunque, sul frigorifero, sulla cucina, lungo tutte le pareti. Attaccata alla cappa sopra il fornello una tenda fatta di foto autografate: Hemingway, Miller, Anais Nin, Doris Lessing, poi una foto di lui e sua figlia con Clinton e naturalmente James Joyce. Sulla porta della sua camera, una targa: museum of lost generation.


Più del solito qui Parigi mi sembra come la descriveva Calvino: "una gigantesca opera di consultazione, è una città che si consulta come un’enciclopedia: ad apertura di pagina ti dà tutta una serie d’informazioni, d’una ricchezza come nessun’altra città"

Torno indietro di qualche paragrafo e per fare questo vado in rue de l’Odeon. Al numero 12 c’è un negozio di abbigliamento per donna, e sopra, al primo piano una targa: "nel 1922 in questa casa mademoiselle Sylvia Beach pubblica ‘Ulysses’ di James Joyce". Le protagoniste di questa pagina dell’enciclopedia sono due donne: Sylvia Beach e Adrienne Monnier.Mi volto, sull’altro marciapiede, al numero 7, nel 1915, durante la guerra, Adrienne Monnier fu la prima donna ad aprire una libreria a Parigi. I libri si prestavano e la letteratura era una cosa viva, in carne ed ossa. Venivano a leggere e a parlare André Gide, Malraux, Sartre, André Breton, Jacques Prévert. Sylvia Beach era una studentessa americana che cercava a Parigi proprio un posto così. Con l’aiuto della Monnier aprì di fronte una libreria inglese nel 1919, la chiamò Shakespeare & company, e attirò nella stessa strada gli altri intellettuali del secolo di lingua inglese: Hemingway, Anais Nin, Miller, Fitzgerald, Joyce e altri. Erano i grandi anni di Parigi.

Arrivo alla fine di Rue de l’Odeon, cammino piano, cercando qualcosa.

Un cosa qualsiasi, dimenticata, di quando in questa via si creava la letteratura del ventesimo secolo. Al numero 4 vedo una libreria d’epoca. Mi fermo, in vetrina: l’Ulisse. Entro per vedere se è quello della Beach. No, è la prima edizione francese, 1929, ma in copertina c’è scritto rue de l’Odeon, numero 7. È l’edizione della Monnier. Me la tengo in mano qualche secondo. Penso a tutte le storie che ho letto su queste donne. Alle parole di Hemingway in festa mobile, alla sottoscrizione di Gide, alle riviste, all’atmosfera da centro dell’universo.

Nella stessa vetrina vedo Finnegans Wake.

Quando i Nazisti occuparono Parigi nel ‘45, le due donne continuarono a lavorare. Un ufficiale tedesco un giorno chiese a Sylvia Beach di vendergli l’ultima copia rimastale di Finnegans Wake ma lei si rifiutò. È così che la libreria venne chiusa, i libri sequestrati e lei messa in un campo di prigionia dal quale uscì dopo due anni.

Prendo in mano anche questo libro. Pochi secondi, uno mi racconta il successo, l’altro la tragedia.



"Conosceva Sylvia Beach?" Io e George siamo seduti al tavolo pieno di carte. "Sì, prendevamo spesso il tea insieme. Parlavamo molto. Lei mi portava i libri che aveva nascosto a casa sua."

"Questo nome Shakespeare & co. che ha così tanta storia e leggenda?"

"È un poema in tre parole. Glielo dissi. Ma lei non ha mai saputo che l’ho usato. Non ho mai avuto il coraggio di chiederglielo. Se mi avesse detto di no? Solo dopo la sua morte ho cambiato nome alla libreria e l’ho chiamata così. Penso che però sarebbe contenta. E poi ho chiamato la mia unica figlia Sylvia. Non si può lamentare."

George è affaticato, ha il raffreddore, mi dice che si stanca a parlare. Mi tratta un po’ come un suo scrittore, come quei ragazzi che ospita e che invita a leggere in continuo. Prende un grosso fascicolo di carte e me lo mette davanti. "Leggi. Qua ci sono le interviste, gli articoli. Tutto. Leggi, e poi mi potrai fare delle domande." Lui ogni tanto va a stendersi sul letto, si addormenta, poi torna a prendere un foglio, si soffia il naso e io rimango in questo santuario dei libri, delle foto, con Notre Dame di là dalla finestra e il fantasma della letteratura, dai pazzi capelli bianchi che si aggira in silenzio intorno a me. Leggo per 5 ore, soprattutto in inglese e francese. Ci sono articoli degli anni ’60, quando la libreria, fondata nel ‘51, si chiamava ancora Mistral. Ci sono le sue parole da giovane seduttore "L’ideale della condizione umana è essere una giovane ragazza a Parigi, in primavera, pronta per il suo primo amore". C’è la cronaca della sua lotta, quando nel ’66 la polizia gli contestò la licenza per vendere libri. Lui tenne il negozio aperto, senza vendere, tutti entravano e leggevano sul posto "terrò la libreria aperta, anche se dovessi cercarmi un lavoro!"

C’è la sua stanchezza "A volte quando sto pulendo il pavimento alle 2 del mattino, sono combattuto tra il desiderio di buttare tutti fuori perchè è troppo faticoso stargli dietro, o chiuderli tutti dentro perchè li trovo ospiti perfetti." C’è il racconto del suo apprendistato: sette anni di viaggio a piedi, soprattutto in sud america dove ha imparato l’ospitalità.

C’è la sua amicizia con Ferlinghetti, con Laurence Durrell. La sua poetica: "I libri sono lavori dell’immaginazione no?Quindi una libreria dovrebbe riflette questa immaginazione. Ogni stanza è un capitolo del mio romanzo". C’è un incendio nel 1990 e la sua voglia di giocare "il mio romanzo preferito è l’idiota di Dostoevskij, la storia della mia vita".

Quando da bravo scolaro finisco di leggere l’ultimo foglio, George si è rimesso a letto e dorme tra i giornali. Fuori si sta facendo buio. Al piano di sotto trovo sua figlia, Sylvia che ha introdotto il primo computer e ha messo il telefono. Ora gestisce tutto lei. "Spero solo che mia figlia non cerchi di farci troppi soldi, ecco tutto. Che lo mantenga un posto amichevole". Deve essere difficile prendere in mano un luogo con una personalità così forte, cercare di gestire una attività e insieme un sogno, una bizzarria come questa.

È lei, oggi solo 27 anni, che ha organizzato il primo festival di letteratura della Shakespeare & co. nel 2003. Questo Giugno si svolgerà la terza edizione, che inaugurerà una scadenza biennale dell’evento. L’unico festival di letteratura nel cuore di Parigi. Dal 12 al 15 Giugno. Quattro giorni di letture (in inglese e francese), discussioni, presentazioni di libri e filmati. Ma soprattutto di contatto, come nella tradizione della libreria, con gli autori. Ben trenta autori che in qualche modo con la loro opera toccano il tema di quest’anno: Vite reali: esplorando memorie e biografie. Ci saranno nomi importanti: Paul Auster, Marjane Satrapi, Amélie Nothomb e altri. Sì festeggerà la parola scritta e la lettura, in un posto che con il tempo, con tenacia e un po’ per caso si è creato un mondo con valori diversi, dove la lettura e l’ospitalità stanno al disopra di ogni cosa, dove i rapporti tra le persone e le loro storie sono la vera ricchezza.


"Sono stanco delle persone che dicono: non ho il tempo di leggere. Io non ho il tempo per niente altro" George Whitman


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