RACCONTO
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Lunedì, 18 Maggio 2009

Merluzzo a colazione

Ovvero di un ferragosto sulle Isole Orcadi.
Concorso Storie Vagabonde

ARTICOLO DI

Vagabondo0

Questo racconto e' finalista al concorso Storie Vagabonde!
Ci sono 1000 euro in palio! Dal 22 Giugno 2009 potrai votare il vincitore ed assegnare il premio: se questo racconto ti è piaciuto, ricordatene!




Un braccio di mare, chiamato Pentland Firth, divide John O'Groats, ultimo lembo di Scozia, dalle Orcadi (www.visitorkney.com; www.orkneyjar.com), che emersero dal mare come mostri marini.

Grigio
Un grumo grigio ardesia oltre la collina bagnata di pioggia. Apparve quasi all'improvviso, immersa nella nebbia, nella pioggia. Kirkwall, la piccola triste capitale delle Orcadi.
Dietro la casa di Mrs Muir ([email protected]) dove avrei alloggiato, campi verde smeraldo bagnati dalla pioggia d'agosto. Mrs Muir come ogni scozzese che si rispetti parlava un inglese incomprensibile. Alle nove e trenta il sole iniziava appena a tramontare. Poi solo il silenzio dei non luoghi al limite del mondo.

Rimbalzando
Colazione all'Arundel B&B: uova strapazzate, salsiccia, fagioli bianchi al sugo, marmellata di prugne, burro, pane integrale, fiocchi d'avena, merluzzo(?), che rifiutai, incassando lo sguardo offeso di Mrs Muir. Grosse nuvole nere scendevano a gran velocità dall'oceano antracite.
La domenica è difficile spostarsi sulle isole, le corse degli autobus sono poche, gli autonoleggi chiusi. Un idea era quella di affittare una bici, così grazie a Mrs Muir noleggiai per 10 pounds una bici da un suo amico al Pomona caffè.
La bici si rivelò supremo strumento di tortura dato che, più che pedalare, gli ammortizzatori allentati mi costringevano ad una sorta di rimbalzo sul posto.
Il paesaggio dell'entroterra sulla Mainland, isola principale dell'arcipelago: cieli grigi che si srotolano a perdita d'occhio sopra la serie infinita dei verdi pascoli; pioggia e mandrie di bovini assonnati e incuranti dell'umidità.
Verso l'una la strada asfaltata si trasformò in un sentiero che si perdeva nel folto di una splendida distesa d'erica selvatica dai toni violacei. Oltre alte scogliere d'ardesia rumoreggiava l'oceano d'acciaio. Sulla East Mainland la penisola di Deerness si protende sul mare prima di gettarvisi a Mull Head. Le falesie ospitano grandi colonie di uccelli marini. Durante l'estate, urie, gabbiani, sterne artiche, cormorani e pulcinella di mare nidificano in questo ambiente inospitale. Ad agosto la stagione della nidificazione è quasi al termine e molti uccelli se ne sono già andati; non però gli skua. Questo uccello nidifica nella brughiera ed è particolarmente geloso del suo territorio. Avevo sentito parlare del coraggio degli skua che si gettano sull'intruso pur di scacciarlo ma non avrei mai pensato di rischiare, così tante volte, il mio povero scalpo come durante quella passeggiata. Il mare, tremendo, rimbombava senza posa.
Alcune ore dopo a Kirkwall, ridotto ad uno straccio sudato e sporco, camminavo ancora rimbalzando sulle pietre grigie della città.

Cuore Di Pietra
Flashback.
Ore 8: merluzzo a colazione niente male davvero!
Ore 10: io che sfreccio lungo l'isola verde sull'auto nera noleggiata a Kirkwall ([email protected]). Oltre i prati e le greggi solo staccionate, odore di mare e di vento; poi Birsay.
Sul Brough of Birsay, una piccola isola raggiungibile a piedi solo nelle ore che precedono e seguono l'alta marea i Pitti, antichi signori delle isole, avevano fondato un piccolo villaggio ormai quasi inghiottito dai flutti (Orkney Card). Sulle rovine migliaia di gabbiani sospesi in volo ipnotico e diagonale.
Ore 14:30: una strana collina tondeggiante segna il centro dell'isola: Maes Howe. Questa tomba a tumulo (Orkney Card, meglio prenotare), vecchia di 5000 anni ed edificata con enormi blocchi d'arenaria, segna il cuore dell'area denominata cuore Neolitico delle Orcadi. All'interno incisa sulle pareti rossastre una delle più importanti gallerie runiche del mondo. I vichinghi, che dominarono le isole per 6 secoli, dall'800 al 1400 d.C., scoperto casualmente il tumulo lo usarono più volte come rifugio e con mani straordinariamente abili incisero in rune filiformi, nomi, sfottò, dichiarazioni d'amore o di sfida. Un intero campionario di graffiti che culmina nella chimerica bellezza del disegno detto drago di Maes Howe.
Ore 16: la strada prosegue in mezzo a due misteriosi circoli megalitici che sembrano fronteggiarsi nel silenzio dei millenni. Il Ring of Brodgar, composto da 27 pietre, simili a volti muti e rosi dal vento, tra l'erica violacea; le Standing Stone of Stenness, quattro mostri di roccia ritti nel prato smeraldo. Durante il solstizio d'inverno, gli ultimi raggi obliqui del sole calante, dopo aver colpito la punta della pietra più alta, si insinuano con precisione, illuminandolo per magici istanti, nel cunicolo che porta all'interno di Maes Howe, lontano alcuni km.
Ore 17: Skara Brae. Nel 1850 una tempesta spazzò le dune riportando alla luce i resti, straordinariamente ben conservati, di un antico villaggio neolitico (7 sterline). Più lontano, bianca su acque scure, la Bay of Skaill; oltre la baia, scogliere d'arenaria tornano ad innalzarsi possenti sull'oceano.
Ore 19: Yesnaby. Sul sentiero sospeso a vertiginose altezze solo il frastuono e gli spruzzi delle onde enormi. Alcuni inaspettati surfisti stavano sospesi in attesa d'avventarsi, come uno stormo d'uccelli, sugli scenici cavalloni che il vento faceva rotolare nell'insenatura.
Ore 20: spuntò un arcobaleno che finiva a Maes Howe. Dunque le antiche leggende che vogliono lì sepolto un favoloso tesoro erano vere!

Vecchio Uomo.
Sul traghetto ([email protected]) diretti a Hoy quella mattina: quattro tedeschi con lunghi capelli e barbe incolte; me e l'equipaggio.
L'isola era avvolta da una nube nera. La cima della scoscesa collina invisibile. Il nord dell'isola di Hoy, deserto e selvaggio è interamente racchiuso all'interno dei confini di una riserva. I valloni glaciali precipitano ricoperti d'erica dalla cima (481 m) della Ward Hill. Tutto è lontano e silenzioso. Alla guida del furgoncino che faceva la spola tra il molo e il desolato insediamento di Racwick, Ben, il gestore del B&B Quoydale ([email protected]) presso cui avrei alloggiato.
Quando il mondo cambiò e iniziò il dominio degli uomini, Hoy rimase una delle ultime roccaforti dell'antico popolo. Ancora oggi tra le sue alte e selvagge brughiere si dice corrano rari folletti; all'ombra delle betulle nei boschi della gola di Berriedale, i più settentrionali della Gran Bretagna, a volte, al tramonto, si aggira circospetto uno stanco troll; narra la leggenda che quando il buio cala lungo i valloni della Ward Hill, la collina nera, il viandante sperduto dovrà guardarsi dai giganti di roccia che, dispettosi e malevoli, lo prenderanno di mira con grosse pietre.
Da Racwick un sentiero segnalato di circa 5 km corre, a picco sull'oceano, fino all'Old Man of Hoy: il vecchio faraglione solitario. Saldo, il suo basamento di lava indurita, ha preservato i suoi 137 metri d'alterigia dalla furia del mare.
La brughiera umida riluceva e il vento spazzava le praterie di soffioni.
MacKay Brown, il grande poeta delle Orcadi, scrisse che quando Racwick piange la sua tristezza è senza fine e completamente sconsolata.
Quel pomeriggio Rackwick si trovava in un raro momento di felicità. Il sole brillava ora alto nel cielo, lucente, carico di un'energia che solo al nord può avere, come se l'avesse a lungo trattenuta per esprimerla tutta in una rapida, travolgente, esplosione. La sabbia bianca su cui si distendeva la lenta risacca era uno specchio di bianche nubi. Il vento cantava di gioia e le grosse pietre sferiche, frangendosi tra loro, schioccavano come nacchere. Per molti minuti, il mio cuore, i miei polmoni, il mio cervello si aprirono lasciandosi invadere da quella stupenda sensazione di freschezza e di libertà.


Quella sera, in veranda gustai per ore la pace del luogo.
Ben raccontò strane leggende di fate e giganti, che capii solo a metà, della costruzione della tomba megalitica chiamata Dwarfie Stane e del gigante Cubbie Roo che la usava come grosso scranno su cui sedersi e cantare arcane canzoni nelle notti di tempesta.

La Collina Nera.
La nebbia offuscava la cima della collina mentre Ben mi indicava la via più agevole per l'ascesa. Non esistono sentieri segnati per la vetta, tuttavia è possibile raggiungerla partendo dalla strada per Rackwick. Salendo si gode di un panorama impressionante dei valloni opprimenti, scavati da rapidi torrenti. Pioveva e una sensazione d'inquietudine dovuta allo strano, desolato, paesaggio s'impadronì di me. Raggiunsi la sommità in poco più di un'ora. Il cielo iniziava a schiarirsi grazie al vento incalzante. Sulla cima la vista spazia, come su una carta geografica, sull'intero arcipelago e il frastuono del vento sopprime ogni rumore in un silenzio assordante.
Avrei riportato a casa qualche frammento di quel silenzio che avvolge le brughiere nella nebbia di primo mattino o che fa risplendere i laghi nell'arrossarsi del tramonto.
Durante la buia notte di Stromness camminai a lungo per i vicoli pietrosi della vecchia città di pirati. Dalle finestre illuminate di una casa intravidi una parete su cui stavano appese vertebre di balena.

Epilogo
Sul battello (www.jogferry.co.uk) che lasciava le sponde di South Ronaldsay, ripensai ai miei souvenirs dalle Orcadi: una piuma di gabbiano, un ciuffo d'erica viola, silenzio quanto basta, una tonnellata di pietra, un pelo di rossa barba vichinga, solitudine in abbondanza, un sapore di merluzzo mattutino, il frastuono delle onde, l'ululare del vento.
Dietro di me l'ultimo profilo delle isole, emergenti dal mare come schiene di balene addormentate, scomparve in un istante che parve superfluo.

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