RACCONTO
racconto icon
Martedì, 1 Febbraio 2005

Lisbona 2002

Diceva Goethe che per conoscere una città bisogna prima osservarla dall'alto, aveva proprio ragione...

ARTICOLO DI

Vagabondo0






"Serà que importa a luz
que està là fora?"

  Diario de Noticias.

La prima emozione è quella visiva, delle semplici scritte tutto intorno, all'aeroporto, in attesa dei bagagli (bagajem). Parole e suoni in una lingua conosciuta 25 anni prima, nel soggiorno in Brasile, e ora di nuovo attuali, in diretta!

La prima fermata del bus, su una collinetta erbosa poco lontano dallo scalo Portela de Sacavèm. Su un alto palo bianco sventola la bella bandiera portoghese verde-rossa. In questo momento, la felicità è percettibile...

Il bus 44 è pieno di gente, io con i miei borsoni fatico ad infilarmi, poi si imbocca una serie di viali ampi come autostrade, contornati da alti palazzoni vetro e cemento, altre palazzine molto popolari e malconce, altre ancora sono quasi baracche, ai margini della strada, nei rioni periferici dove vivono, come scoprirò al ritorno, molti africani e brasiliani.

Scorrono anche le prime insegne di negozi, “papelaria”, “confitaria”, “pastalaria”...ecc, con i relativi tendoni colorati dagli sponsor dei caffè, delle bibite...

Una prima rotonda si chiama “Campo Grande” e lo stile è davvero da metropoli, monumentale ma molto anonimo.

La rotonda successiva è la mia, la rotonda del Marchese di Pombal, personaggio fondamentale per lo sviluppo della moderna Lisbona, dopo le distruzioni del terremoto nel 1755. Fu lui infatti a pianificare i nuovi ampliamenti, i nuovi viali, le piazze, con evidente riferimento allo stile dei boulevards e dei palazzi con mansarde parigine.

Il mio albergo è poco lontano dalla rotonda, in rua Castilho 74. Hotel DIPLOMATICO, serioso palazzone pieno di bandiere. Ho la camera al sesto piano, evviva. Infatti il panorama dal terrazzino è fantastico! Da un lato i grattacieli della città moderna, e il verde del parque Eduardo VII, dall'altro le case basse e colorate del vecchio centro, la rocca di Sao Jorge e in fondo l'ampio fiume Tejo, che sembra un lago!

Diceva Goethe che per conoscere una città bisogna prima osservarla dall'alto, aveva proprio ragione. Da qui, a me viene subito voglia di esplorarla, questa Lisbona che ho immaginato per anni, e che ora ho qui tutto intorno.

Mi dovrò abituare fin da subito: qui gran parte delle strade sono fortemente inclinate, ed è così anche per questa lunga via Braamcamp. Qualche vetrina di abbigliamento, una banca, un rent-a-car, un Mc Donald's (non poteva mancare)...fino allo Snack Pastalaria Orquidéa, è ora di pranzo. Il locale è gradevole, tutto in bianco, con tavolini piccoli piccoli. Ordino un'insalata mista e una omelette al formaggio. Il bello è che non è per niente un locale turistico, sono circondato da signori giacca e cravatta e signore in tailleur, provenienti dai vicini uffici.

Dopo il pranzo, è tempo di procedere, e mi trovo in una bella zona, il Rato, quartiere popolare e giovanile, con una piazza lunga piena di bus e di auto, ma anche di casine basse, cortiletti. In una è ospitata un'ultracentenaria sala da tè. In un'altra, il simpatico “Caffè di Roma”, una catena locale di caffetterie tutte in legno e verde scuro, con le miscele “Fiumicino”, “Bicherin”, “Jamaica” (pregiatissima).


Dal Rato, imbocco la lunga e tortuosa rua da Escola Politecnica che mi porterà verso le discese vertiginose e le salite del Bairro Alto. Prima però, sosta botanica al Jardim Botanico, uno dei più belli d'Europa, con una vegetazione lussureggiante, tropicale, enormi palme, banani, fichi. Un giardino botanico è un luogo di quiete, di rilassante contemplazione delle meraviglie vegetali. Si respira bene qui, si percepisce un misto di aromi esotici, e si è anche protetti dal forte vento lusitano, che sarà una costante dei miei giorni a Lisbona...

Qui nel Rato, come in altre zone, il Brasile coloniale rivive nei nomi dei locali: Churrascaria Brasil, Snack Bar O'Zé Carioca...e l'atmosfera esotica rivive anche nei volti della gente.

Le vie di Lisbona sono coloratissime, grazie alle facciate delle case molto fantasiose.

Mi inerpico per le vie del Bairro Alto, collina di artisti e musicisti, qui è nata la celebre Amalia Rodrigues, regina del Fado, canto popolare lusitano, qui c'è la casa museo Fernando Pessoa, rimodernata nel 1993 ma interessante, con il ricordo delle stanze che furono, e la biblioteca dello scrittore dell'inquietudine che è stata riunita.

“All'ombra di oleandri bianchi, rua Santo Amaro...

Cafè-pastalaria “A Cacatua” (piccolo regno di donne chiacchierone), sulle salite del Bairro Alto.

Eccomi ora al rione Estrela, e così si chiama l'ampio giardino pubblico che ne è il cuore. E' affollato di bambini, giocatori di calcio, suonatori di bongo, giocatori di carte con il basco sulla testa...e anche qui bellissime palme. Ci deve essere un bel clima, qui.
Ci sono anche le rose rosso sangue della Galilea.

Sui bus di Lisbona, sono esposte sempre le poesie di autori locali. Ottima idea, la poesia deve viaggiare tra la gente!!

Lungo il parque Eduardo VII, palazzoni eleganti e enormi alberghi, la Park Avenue di qui, insomma.

Ceno al Restaurante Novo Leblon, il nome di un monte brasiliano ritratto all'interno. Cucina brasileira, dunque grandi fette di carne, verdure lesse, ecc.

Il caffè però, mi dice il cameriere, è portoghese! (della Buondi).


II Giorno

Nella nuova limpida mattinata, eccomi a camminare sulla lunga Avenide de Libertade, arteria elegante che collega la rotonda del Marchese di Pombal alle piazze del Rossio, ispirata agli Champs-Elysees parigina, compagnie aeree e agenzie di viaggi.
Sotto il marciapiede si sentono le vibrazioni della metropolitana, buffo!

Ancora Brasil, “Pastalaria Bela Ipanema” dalla bella spiaggia di Rio.

Su un pulmino, “Massa fresca Giovanni Rana! (viva l'Italia).

Ricordo che a Vienna vedevo invece i furgoncini della Segafredo, il caffè italiano nei caffè viennesi!

Praca Dom Pedro IV, lunga e animata da fontane, chioschetti, lustrascarpe (sì, qui ci sono ancora). Su un lato, la Pastalaria Suica (svizzera, cioè) con 75 anni di gloriosa attività. Un caffè alla parigina, tendoni che fanno ombra alla marea di tavolini rotondi.

Cafè Nicola, anch'esso anni '20, fama letteraria, locale un po'eclettico.

Espaco Chiado, oggi un centro commerciale, nasconde al suo interno le mura e le torri della cinta del ‘300!! (età fernandina).

Praca Accademia, alta sul Chiado, con vista sull'estuario del Tejo, bellissima., ospita la Casa do Algarve, centro culturale e ristorante regionale.

Miradouro de Santa Luzia, meraviglioso panorama sul maestoso fiume e sulla città vecchia (Alfama) arroccata sui colli. Da qui finalmente si può percepire la presenza del vicino oceano.

Sotto al pergolato, mi godo la brezza marina e i colori dei rampicanti rosa in compagnia dell'azzurro delle mattonelle di azulejos. Una ragazza legge un libro di Forsyth, spionaggio credo...

Rimarrei per ore anch'io seduto sotto questo pergolato, uno dei luoghi magici di Lisbona, di quiete e di solare atmosfera. Da qui potrebbe nascere un racconto, o una canzone...



Poco più su, superata la chiesa dei Cavalieri di Malta, ecco un nuovo panorama, la balconata ventosissima ma fantastica di San Vicente, al Largo della Porta do Sol, da dove transitano i colorati tipici “eletricos”, i tram lisbonesi che sono una celebrità nelle guide di viaggio!

E'questo il mio primo tram, sulla collina dell'Alfama, ed è davvero suggestivo, di turisti ne incontro pochi. La linea più battuta è la 28, perché attraversa gran parte del centro storico.

Da questa balconata, dicevo, si gode la fresca vista della città antica, la parte più curiosa e arabeggiante, ripide scalinate, terrazzine, fontane, piccole taverne dove si suona ancora e si canta il malinconico struggente fado, il fato o destino, melodia triste di Lisbona, colonna sonora di questa città e dei suoi veri abitanti.

Da un tavolino tondo, in bilico sul vuoto, faccio fotografie e sorseggio una spremuta d'arancia e come al solito, prendo qualche appunto...

Questa Alfama dominata dal serio San Vicente ricorda altri borghi antichi, Trastevere o Montmartre, per le sue piazzette, le case corrose dall'umidità e dal tempo, le scalinate ripide su scorci romantici. E' però un altro il Santo per eccellenza della zona, considerato protettore in particolare proprio dell'Alfama: Sant' Antonio che prima di diventare “da Padova” era da Lisbona, e nacque in una piazzetta poco lontano dalla Catedral, il duomo medievale e un po' moresco.

Le rovine del Castello de Sao Jorge sono affascinanti, per quel loro aspetto di antico riadattato. E' bellissimo camminare tra le torrette di guardia e gli ulivi, con i pavoni a guardare i turisti. L'aria è limpidissima, soffia il vento ma non è affatto fastidioso.

La spianata del castello ospita ahimè una rumorosa e odorosa festa della birra (cerveja), con banchetti di salsicce e patatine, lattine e botti...una piccola Oktoberfest portoghese.

Prima di cena, è bello osservare il viavai nell'angolo ventoso del Largo do Rato, tra la fermata della Metro e la Pastalaria 1800, fondata infatti oltre cent'anni fa.

Cena una volta tanto “global”: Pizza-Hut, che fa pizze piuttosto buone.

“Saber apreciar um bon cafè pode ser uma arte!” (spot Buondicaffè)

III Giorno

Viale della Libertà, avenida Libertade, un lungo rettilineo alberato che porta alle piazze animate del centro, dalla rotonda del Marchese, dove hanno sede le compagnie aeree e il quotidiano “Diario de Noticìas”.

Al centro, un chiosco elegante ospita il Cafè Lisboa, con sapore belle epoque.

Da Praca Figuiera, la vista sul Castello di Sao Jorge è magnifica, opposta a quella di lassù, già apprezzata ieri. Sono in un nodo vitale del traffico cittadino, qui passano tram,autobus,taxi e metropolitana. A poca distanza, due istituzioni “golose”: la Pastalaria Suica” già provata e la Confitaria Nacional, inaugurata nel 1829 (!) che proverò al ritorno dal mare, sull'angolo con la rua dos Correiros.

“Il Portogallo è il paese europeo con la più ricca tradizione dolciaria, i lusitani ne vanno fieri”

(da Traveller)

Spesso, i panorami delle città vanno cercati all'ultimo piano di un grande magazzino, ricordo ad esempio Montmartre dalle vetrate del parigino Galeries Lafayette, qui mezza Lisbona, il castello, il fiume, i tetti rossi... dalla FNAC, multinazionale, con il suo logo bianco-arancio che diventa un altro simbolo di globalizzazione, a casa e all'estero.

Al piano panoramico, un altro piccolo Caffè di Roma, con commesse gentili.

In Praca do Comercio, uniforme con i suoi portici e molto parigina, ronzano intorno ai turisti i venditori di droghe...le guide lo scrivevano!

Eccomi finalmente anche al Duomo, “Se' (sede) Patriarcal”, molto antico, l'unica chiesa di Lisbona di età medievale. L'interno scuro ha il fascino delle pietre secolari, delle abbazie.

Per pranzo però torno a salire (stavolta a piedi) sulla collina di Sao Vicente, patrono dei naviganti, il miglior panorama, al Restaurante Cerca Moura.



Pomeriggio

Da Praca do Comercio

Con il supertram 15 si arriva a Belèm, che ancora non è sul mare, ma sul Tejo.

Il Monastero di San Jeronimo (dei Gerosolimitani) sorge un luogo storico: da questo piazzale partirono le lunghe avventure per gli Oceani dei conquistadores portoghesi, secondi a nessuno!



Torno all'Alfama, un labirinto di vicoli, piazzette e scalinate. Su tutto, domina il bianco, e il quartiere ha un sapore arabeggiante. Non saranno molto diversi i vecchi centri di Marrakech, Tunisi, Algeri,Tangeri. Eppure pochi turisti si avventurano fin qui, strano.



Sabato 13/7/02

Rione Amoreiras e arcate dell'Aquaducto Aguas Livres.

Nel Jardim de Amoreiras, bellissimi azulejos con scene storiche.

Rua Sao Bento: raffinati antiquari e case abbandonate! Per i suoi fans, questa via è diventata “Rua Amalia” ( Rodriques).

Sosta all'Arco de Sao Bento, piccolo bar con anziani del rione.

Dalla stazione Cais do Sobré, mi imbarco in un pulitissimo treno che porta al mare, a Cascais.

Qui la sabbia è chiara, finissima, morbida. L'acqua limpidissima.

Le viuzze interne sono quasi interamente ricoperte di sedie e tavolini!

Le casette hanno tinte pastello, chiare.

Eccomi alla Confitaria Nacional, fondata nel 1829, di praca Figuiera (del fico).
Nonostante l'aspetto “viennese” pur con un fortissimo chiarore meridionale fuori, è piuttosto rumorosa, questa pasticceria...brusii ad alta voce?

In Largo Sao Domingo trovo un'altra piccola istituzione: la botteguccia che porta l'insegna “a Ginginha”, un liquorino all'amarena tipico di Lisbona, che tutti bevono in piedi, nel locale senza porte.

“Lui dice: già finito tutto...

“Lei dice: “c'è ancora domani”

Va be', ma è stato bello, no?”

(Andrea De Carlo)

Il vento sibila anche dopo cena, soffiato a pieni polmoni da questa bella città sui sette colli.

Al simpatico “Caffè di Roma” ho potuto provare la miscela Jamaica Blue Mountain, considerata la più pregiata del mondo!


Domenica 14.7.02

Cosa fa il turista che ha ancora qualche ora buona prima della partenza?

Va al grande e moderno shopping center dei dintorni, l'Amoreiras Centre.

Arriva in anticipo di un'ora rispetto all'orario di apertura, il turista mattiniero, così deve attendere alla “Lum de Miel”, con un sumo di mela.

Qui il supermercato si chiama “Pan de Azucar!” come in Brasile.

Habitat: raffinato stile di interni domestici, sul modello dell'inglese Terence Conran.

Le librerie di Lisbona sono più internazionali di quelle di Torino, hanno tutte uno scaffale di libri inglesi e francesi!

Nel Parque Eduardo VII le poesie si incontrano anche sulle porte dei gabinetti! E' una nazione di poeti, questa! E di santi, e di navigatori? Non vi dice nulla?

"Serà que importa a luz

que està là fora?"
Diario de Noticias.

'); document.write('Fabrizio Tiberio' + '.'); // -->


Viaggia con noi

Iscriviti gratuitamente. Conosci i tuoi compagni di viaggio prima della partenza.

Viaggia con noi in tutto il mondo.