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Lunedì, 20 Aprile 2009

Lenti e contenti, 30 giorni in Africa

Tunisia Tour 2008. Rimorchiamo l'auto a Nabeul, nel campeggio. Montiamo la tenda, doccia calda, e buonanotte. sono le 2.00. Però... è proprio iniziata bene questa avventura...
Concorso Storie Vagabonde

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Vagabondo0


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Sbarchiamo in Tunisia in perfetto ritardo. Durante le luuunghe pratiche doganali il voltometro segna di colpo "zero" e di colpo il 112 si spegne. Batteria scarica. Niente Panico. Lo accendiamo a spinta. Ci sta altri 5 minuti ma poi si spegne. OK PANICO! Sbrighiamo le ultime pratiche doganali. Accensione a spinta e una decina di metri fuori dal cancello della dogana il 12 esala l'ultimo respiro. Dopo un accurato controllo scopro che è l'alternatore fuori uso. PANICO TOTALE...


Rimorchiamo l'auto a Nabeul, nel campeggio. Montiamo la tenda, doccia calda, e buonanotte. sono le 2.00.

Però... è proprio iniziata bene questa avventura...


L'indomani il 12 torna a nuova vita grazie all'intervento di due giovani elettrauto che riparano l'auto sul marciapiede vicino "all'officina". Pratica che scoprirò essere molto diffusa.

Verso il deserto

Ci dirigiamo verso Gafsa. Sul percorso una miriade di venditori che stanno a bordo strada per vendere i più disparati prodotti: dalle taniche di benzina ai fichi d'india, dalle ceramiche al pane. Tantissimi anche i "chioschi" che cucinano costolette di montone alla griglia, la cui insegna tipica è una pecora morta appesa a bordo strada e a volte altre sue compagne legate li accanto e pronte per il macello. Piuttosto macabro...


Sveglia mattutina. Tentiamo una pista verso delle "bellissime dune bianche" indicateci da una guida conosciuta su internet.

Sono circa 10 km. superiamo un piccolo cimitero e iniziamo a dover superare dei piccoli tratti con sabbia. Arriva una prova difficile. Una 30ina di metri con sabbia alta. Entro (forse non troppo convinto), sgommiamo un po, ma poi il 12 affonda inesorabilmente. INSABBIATI.

Scendiamo. E' mezzogiorno, la sabbia è bollente (siamo tutti con ciabatte infradito), ci sono circa 60° al sole e dell'ombra non c'è traccia. Apro l'ombrellone, stacco la pala e scarico più zavorra possibile.

Dopo molto lavoro di pala e di braccia riusciamo a uscire dalla sabbia.

In una frazione di secondo decido che NON è il caso di continuare. Il problema ora è tornare in dietro.

Giro e prendo una bella rincorsa. Sale anche Alessia: non vuole perdersi il divertimento!

Lancio la macchina a 50-60 km/h sulla dunetta.

INSABBATI.

Siamo però a pochi metri dal traguardo. Mia moglie è felice, pensava peggio.

Le oasi di montagna

Per arrivarci però non prendiamo la strada asfaltata (troppo prevedibile), bensì a Metaloui ci infiliamo in una sterrata che sulla carta appare come una scorciatoia.

La strada da sterrato facile che corre sulle creste di collinette, si trasforma presto in strada con forte "tole ondulè": delle microdunette dure dovute al passaggio di automezzi pesanti. Sembra di guidare su lastre di ondulux!

Facciamo 20 km. in circa 2 ore. Visto il ritardo accumulato dedichiamo la giornata solo alla "grand Cascade".

Pranzo sul bordo del canyon e tuffo rinfrescante. Ci voleva!!!

Dalla gola sale un vento caldissimo. Sembra di stare davanti a un ENORME phon!



Cena berbera

La casa è costituita da un recinto fatto con foglie di palma secche.

Sulle pareti, incastrati tra le foglie di palma, ci sono pochi oggetti essenziali: una torcia, uno specchio, una paletta, un'ascia, un imbuto, una corda...

Ci sono alcuni recinti per gli animali: polli, capre, pecore e tacchini. I conigli invece sono liberi. Un cavallo legato e li vicino il tipico carretto con le ruote del camion.

La signora berbera che cucina e che ci ospita, parla solo arabo, la guida pochissimo francese, io pure e mia moglie solo italiano. I bambini non parlano e inseguono un coniglio attorno alla casa. Alla fine il coniglio vince con due giri di vantaggio...

La serata è divertente e riusciamo comunque a conversare egregiamente (anche con l'aiuto di disegni fatti sulla sabbia).

Naturalmente il cous-cous è ottimo, servito in una grossa ciotola da dove lo consumiamo tutti assieme rischiarati da una lanterna a petrolio, dato che li non c'è elettricità.

Verso Douz

È ora di levare le tende. Andremo a Douz, noto come "la porta del deserto" perché da li in poi iniziano le dune di sabbia dell'erg Tunisino.

Non facciamo la via corta che taglia il Chott Djerid (già fatta in senso opposto) ma astutamente decido di girare attorno allo Chott, andando a ovest fino al confine Algerino, circa 300 km.

A metà strada vedo dei dromedari poco lontani dalla strada, devio e mi dirigo verso di loro. Si affonda ma non troppo. Fotografie di rito. Alla ripartenza il dodici non si muove. Insabbiato. Ricevo i complimentoni da mia moglie. Libero con la pala le ruote e il paracoppa e in un attimo siamo fuori.



Ksar Ghilane

Non perdiamo tempo. Si va a K.Ghilane, tappa più a sud del nostro tour, in pieno Erg Tunisino.

Neanche un centinaio di chilometri e arriviamo al bivio che immette sulla pipeline, strada che se sulla carta è una linea dritta che scende verso sud nella realtà è una serie infinita di "gobbe" che si perdono oltre l'orizzonte...

Ci dirigiamo verso sud senza mai incrociare nessuno. Sembra di essere nel deserto... Superiamo bir Soltane e finalmente incontriamo qualcuno: un gruppo di dromedari che se ne sta calmo calmo in mezzo alla strada. Clik. Clik.

Da li in avanti iniziamo a vedere le prime dune in lontananza e iniziamo a superare le prime lingue di sabbia (portate nottetempo dal vento) che occupano in parte o tutta la carreggiata.

Nel pomeriggio un paio di tuffi nelle pozze d'acqua ci riportano a nuova vita. K.Ghilane mi ha un po' deluso. Un paio di pozze circondate da bar e negozietti che vendono le solite cose. Tutt'altro che incontaminato...

Dopo una birra analcolica pagata a peso d'oro ci rimettiamo in marcia sulla pipeline.

Il forte francese

Smonto il portapacchi e vado da un "saldateur" per far riparare gli attacchi. L'officina è piena di motorini scassati, auto scassate, carretti scassati. La saldatrice anteguerra emette un rumore sinistro: credo voglia esplodere. Il banco di saldatura è il basamento di un motore d'auto. Quasi sicuramente un peugeot.

Dopo pranzo dirigiamo verso Sabria con l'intenzione di raggiungere il fortino Francese. Transitiamo da Zaafrane dove ci sono molti turisti con le Land e molti cammelli pronti per scarrozzarli sulle dune. Proseguiamo.

Chiediamo se è fattibile andare al forte e ci rispondono che è molto sabbiosa. Tentiamo comunque, ma dopo poco siamo costretti a fare dietro front. Peccato. Il paesaggio è incantevole come la più classica delle cartoline: dune di sabbia e palme che sbucano qua e là. In mezzo il dodici. Clik. Mi sento realizzato. Mi ero proposto di arrivare nel deserto e ci siamo riusciti. Corro su un paio di dune con i miei figli e li lancio nella sabbia. Poco più in là, in mezzo alle dune, un gruppo di beduini che cavalcano i loro cammelli... pardon... Alessia mi fa notare che di cammelli manco l'ombra, sono tutti DROMEDARI...





Le case troglodite e la pista

Programmiamo un'escursione a Matmata, famosa per le case troglodite scavate sottoterra per ripararsi dalla calura estiva e dal freddo invernale. Con una guida del posto visitiamo un po' la città, alcune case, l'hotel sidi driss sempre noto per Star wars, il midoun ecc.

Pranzo in trattoria. Decidiamo di andare a Tataouine e visitare qualche gorfas. Mi fido del garmin e ... e dopo una 20ina di km. la strada asfaltata finisce e lascia posto a una bella sterrata. Attraversiamo microvillaggi di case e capanne. La povertà è palpabile. In Tunisia spesso la differenza tra una casa diroccata e una casa abitata sono i panni stesi all'esterno... e la parabola!


Proseguendo la sterrata comincia a essere sassosa. La strada corre sulla cima delle montagne e i panorami sono infiniti. Come sempre! La strada però è sempre più difficile... Dopo 15 km. ci fermiamo. Comincio a essere stanco e anche la 112 è al limite. Abbiamo toccato più volte col paracoppa. Mancano ancora 15 km, siamo proprio nel mezzo! Non sappiamo se proseguire... ma anche la prospettiva di rifare la strada percorsa non ci attira. No! Il dodicista vero non molla! arriviamo a Tataouine che è ormai buio.


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