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Domenica, 18 Gennaio 2015

La vita è ora... nel bosco incantato

La magia del Viaggio nelle piccole cose vissute con la semplicità dei bambini

ARTICOLO DI

Marzia D'Ascenzo

E' il 33° giorno del mio viaggio senza meta in giro per il mondo ed il 5° del Cammino di Santiago. E' il 12 di ottobre, ha piovuto tutta la notte e le previsioni non sono delle migliori. Mi sveglio con calma, mi preparo e vado al bar dove mi raggiunge Michael, ragazzo tedesco che fortunatamente è arrivato all'ostello ieri sera (dico fortunatamente perché ero sola in un ostello dove non si poteva neanche chiudere la porta d'ingresso). Facciamo colazione insieme e mi chiede di andare con lui fino al prossimo paese dove si fermerà. Mi dice che è molto stanco e che camminerà solo 5 km. Io con vescica al piede destro, ginocchio gonfio, dolori ad anche e spalle, non so' neanche se riuscirò ad uscire dal bar. Mi faccio forza, devo arrivare e Lourenza per prendere un autobus e raggiungere le mie amiche filippine, che oggi non camminano perché è domenica, e vorrebbero passare la giornata con me. Mi incammino con Michael e, prima di imboccare il sentiero che porta al bosco, mangiamo fichi da un albero vicino al bar. Parliamo esclusivamente in inglese e per me è un buon esercizio. Lui mi comprende perché i discorsi filano, ma io non ho idea di come sia possibile. Mi racconta che abita a Berlino, fa l'illustratore e lavora in un museo dove cura un laboratorio per bambini, a cui fa produrre e stampare un piccolo giornale. Gli racconto della mia passione per i bambini, che ho lavorato per anni come animatrice e che ho fatto laboratori per bambini riciclando materiali di scarto casalingo.

I nostri animi sono affini. Riusciamo a capirci con poche parole ed attraverso una lingua che non appartiene ad entrambi. Finite le domande di routine si passa ai massimi sistemi: perché fai il cammino? Perché quello del nord? Cosa cerchi? Cosa ti aspetti?

Mi racconta che qualche mese fa ha deciso di modificare la sua vita perché era triste, ha lasciato casa, venduto le sue cose e ha deciso di fare il cammino per decidere cosa fare. Due settimane prima di partire ha conosciuto una ragazza di cui si è innamorato. Penso che la vita sia veramente "loca". Ha fatto un pezzo di cammino con lei ed ora sta continuando da solo. Il suo volo di ritorno sarà per Berlino, sarà per tornare da lei e non per andare altrove. Mi emoziono. Questo è l'amore. La sua vita cambierà sicuramente pur rimanendo nella città che avrebbe voluto lasciare.

Arriva il mio turno, gli racconto la mia storia e la mia concezione della vita. Comprende quanto sia convinta della "mia" teoria e perché sono in viaggio. Il passato non si può cambiare, il futuro lo decidiamo con le azioni fatte nel presente quindi, la cosa più importante da fare è vivere un buon presente.

Arriviamo alla meta giornaliera di entrambi, io decido di non prendere il bus, lui decide di proseguire con me... altri 10 km insieme.

Lungo il cammino mangiamo tutto ciò che troviamo, castagne, noci, mele, sembriamo Hansel e Gretel nel bosco. Abbiamo il ritmo dei bambini e ci muoviamo con la stessa curiosità. Ci divertiamo da morire. Sono i 10 km più belli fino ad ora e sono felice di non aver preso il bus. Due anni fa, alla mia prima esperienza di Cammino, avevo commesso l'errore di rincorrere persone che conoscevo, oggi l'ho evitato e ne sono felice. Comprendo che esistono uomini che hanno i miei stessi occhi e che "essere come Peter Pan" non vuol dire rimanere immaturi, ma conservare il fanciullo che è in noi (e forse chi lavora con i bambini lo comprende facilmente).

Ci troviamo in un bosco di eucalipti, ne strappa una foglia per farmela annusare ed ora sì che mi aspetto la casa della strega fatta di caramelle. Poco dopo si incanta di fronte ad un tipo stravagante di fungo, sembra una stella Marina, mi chiede se è un fiore. Ridiamo come pazzi perché immaginiamo di morire come il protagonista del film "Into the wild" visto che stiamo mangiando di tutto. Ora è il mio turno, strappo una foglia di menta e gliela dono (entrambi le abbiamo conservate) e poco dopo mi blocco perché odo un rumore. Sembra una vecchia porta che cigola. Michael mi mostra due alberi che dondolano con il vento. Uno stava per cadere e si è aggrappato all'altro che lo sostiene. Il vento li fa danzare. Chiudiamo gli occhi per udire meglio. Poi gli dico che siamo in un bosco magico e con il bastone, che uso per camminare, disegno davanti a lui una porta che cigola. La sorpassiamo entrambi, lui fa per abbassarsi data l'altezza, scoppiamo in una risata da fanciulli. Il bosco termina poco dopo ed il paese ci accoglie con la pioggia. Arriviamo all'ostello ed io sono indecisa sul da farsi. Non so se rimanere o proseguire. Rimango.

L'albergue è in un paese molto carino ed è gestito dalla polizia locale. Mi sistemo, doccia e dopo un'oretta sono già amica del poliziotto che mi permette di andare nel suo ufficio per usare internet. Parliamo per tre ore anche di cose importanti come matrimonio, figli, omosessualità, fecondazione assistita, politica e crisi economica. Gli racconto che mi perdo sempre e mi regala un giacchino giallo fluo con dedica. Mi chiede se voglio cenare con lui, ma decido di tornare da Michael. Andiamo a mangiare con Michelangelo, uno spagnolo fuori di testa con cui ci divertiamo molto. Lui non parla inglese ed io devo tradurre per loro. Sembriamo i personaggi delle barzellette: "c'erano una volta un tedesco, un'italiana ed uno spagnolo... colei che non conosce le lingue deve tradurre per loro tra spagnolo ed inglese". Vi lascio immaginare come sia proseguita la cena. Al momento del dolce concordiamo che lo conosciamo tutti ed ognuno di noi ne scrive il nome nella propria lingua per insegnarlo agli altri. Poco dopo noto che Michael sorride assorto nei sui pensieri e gliene chiedo il perché.

Mi risponde semplicemente: SONO FELICE.

Io più di lui.

Il Cammino mi ha donato una gran giornata.

 

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