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Martedì, 17 Novembre 2015

Il Verde Paese: Irlanda

Ho sempre immaginato l’Irlanda come lo spazio verde di cui ha bisogno un’Anima per trovare pace.
 
L’Irlanda è stato il mio secondo viaggio all’estero, ma il primo viaggio fatto col cuore, perché il verde paese è lì che ti rimane, dentro il cuore. Fare previsioni, progettare un viaggio, scandire i tempi ed i modi, rende un viaggio privo d’anima a volte, quindi è bene anche non progettare. Si avrà, così, la possibilità di fare del viaggio un’avventura.

ARTICOLO DI

_Fra _

L’arrivo a Dublino è stato segnato dall’incontro casuale con il proprietario dell’ostello che era stato scelto come base dalla quale partire alla scoperta della terra irlandese. E’ lui che mi ha trovata, per strada, anche se il Backpackers Hostel non è stato di certo un ostello che consiglierei (la roba spariva dal frigo e le pulizie non venivano mai fatte).
 
Dell’Irlanda ricordo la pioggia, quella che non ha una direzione, quella che non importa che tu abbia o meno un ombrello, lei farà di te di certo un “mocio vileda”.
 
 Il verde paese ha la pioggia più obsoleta che io abbia mai visto, prova di questo sono gli irlandesi che se ne infischiano della pioggia. A Dublino tutti camminano tranquilli quando piove, come se ci fosse il sole, ovviamente, senza ombrello.  Belli, son belli gli irlandesi che scelgono di lasciarsi andare sotto la pioggerellina sottile che, incessante, scandisce momenti ed incontri. Non ricordo molto sole in Irlanda, ma non puoi aspettare che il cielo torni azzurro e che smetta di piovere, non in Irlanda! Quindi  indossi gli stivali, ti copri bene ed esci. I colori che caratterizzano i bar di Dublino faranno il resto.
 
Milk&Coffee tra le mani, nel bicchiere di carta che scotta, macchina fotografica e si parte!

Dieci giorni trascorsi tra i suoni di un paese che sa di passato, tra i colori dei Temple Bar, tra le musiche irlandesi che caratterizzano tutti i punti vendita Carroll’s, tra quei buffi irlandesi che amano ingozzarsi di birra.

Una delle esperienze più piacevoli  è stata la visita alla fabbrica di Arthur Guinnes Son & Co.
 
La fabbrica, fondata nel 1759, guida, ancora oggi, i numerosissimi visitatori in quello che è un viaggio dentro il bicchiere. Acqua, orzo maltato, orzo non maltato torrefatto, luppolo e lievito, gli ingredienti che fanno della Guinnes una birra amarognola, poco corposa e facilmente riconoscibile.  La Guinnes acquistata in lattina nei supermercati irlandesi  contiene una sfera di materiale plastico che consente la formazione del cappello di schiuma, una volta che la birra verrà versata nel bicchiere. Avrete occasione di trovare anche la Giunnes in bottiglia (nelle quali la sfera è sostituita da un piccolo “razzetto” dotato di due alette che ha la stessa funzione della sfera che troviamo nelle lattine).
Nella fabbrica c’è un percorso che via accompagna dal basso verso l’alto, a partire dai semi di orzo, per giungere al  versamento (che potrete sperimentare in prima persona), della birra nel vostro bicchiere. Otterrete un attestato nominativo della Guinnes e potrete assaporare la vostra birra in tranquillità all’interno della fabbrica.  Alla fine del percorso troverete dei post-it che potrete utilizzare per lasciare la traccia del vostro passaggio all’interno della fabbrica.
 
L’ Irlanda è un mescolarsi di colori, un avvicendarsi di tratti somatici, una fusione di passato e presente, di abiti tipici e volti moderni che ora paiono buffi, ora perfettamente capaci di richiamare le atmosfere e le musiche tipicamente irlandesi. Quei quadri che ti fermi incantato a guardare, ritrovandoti a dondolare seguendo il ritmo delle loro cornamuse.

Se il viaggio è un’avventura, non puoi non prendere in considerazione la possibilità di cambiar meta, di non dormire nell’ostello che avevi prenotato, di passare la notte non a Dublino, ma dalla parte opposta della costa irlandese. Arrivata a Galway, infatti, ho preferito vivermi la festa del paese che il fato ha voluto regalarmi. Mi son lasciata inondare dalle loro musiche e dalle loro colorite maschere, perdendo di vista l’ora e lasciandomi alle spalle l’idea di tornare a Dublino rischiando di perdermi la mia avventura.
 
Ho trascorso la notte a Clifden, arrivata in serata nella piccola cittadina, mi son fidata dell’istinto e mi sono diretta verso  il Brookside Hostel. Qui, un simpaticissimo, dolce e gentile signore, mi ha accolta, dandomi la prima camera disponibile (bagno in comune e letti a castello, non era moltissimo, ma tutto ciò che a me serviva). Ancora una volta, il fortunato caso ha voluto che ci fosse una sorta di processione in città, fatta di fuochi e gente completamente immersa in danze e musiche irlandesi. Cena tipica in un locale del posto e di corsa a nanna. Mi aspettava una lunga giornata. Il mio obiettivo era il Connemara National Park.
Attraversando Letterfrack, il mio bus mi ha portata all’ingresso del Parco, concedendomi la possibilità di attraversare l’intero percorso che risale i monti del Connemara e permettendomi di raggiungere la vetta.  Una volta arrivata in cima, avevo davanti ai miei occhi 2957 ettari di montagne, colline e pianure.
 
Su in cima ho trovato una grossa piramide di pietra, testimonianza dei numerosi visitatori del parco, che arrivati in cima hanno lasciato un segno tangibile nella bellezza di un percorso naturalistico che lascia senza fiato.

L’Irlanda è tutta da scoprire, ed io non mi farò di certo mancare un altro viaggio nella Verde Terra! Ci sono ancora molte cose che voglio vedere: Cliff of Mohers, Ring of Kerry, The Burren etc.
 
 
Vi consiglio di visitare la cittadina di Kilkenny (poco più a sud di Dublino), e di scegliere la zona occidentale per visitare l’Irlanda e le sue bellezze. Ho dato appuntamento all’Irlanda per un prossimo futuro perché non voglio smettere di viaggiare, perché voglio che in futuro, ai miei figli e ai miei nipoti, i miei occhi si mostrino colmi dei luoghi che ho visitato.  


 
 


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