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Lunedì, 11 Aprile 2005

Il Mali in fuoristrada

Le semplici note che posso ricavare dal mio diario di due viaggi in Mali, pensate soprattutto per chi ci arriva via terra, con info su visti, frontiere di accesso, stato delle piste, sicurezza dei luoghi, ecc.

ARTICOLO DI

Vagabondo0


Ovvero: IL MALI FACILE, IN FONDO A SINISTRA...

Le semplici note che posso ricavare dal mio diario di due viaggi in Mali, l’ultimo dei quali nel dicembre 2004, non hanno la presunzione di sovrapporsi alle pubblicazioni prestigiose, tipo Lonely Planet e altre; molti di questi scritti, validi dal punto di vista geo politico turistico, non contengono però le giuste indicazioni per andarci via terra, non essendo pensati per chi viaggia con un mezzo proprio, e risultano quindi carenti di informazioni concrete a livello di visti, frontiere di accesso, stato delle piste, sicurezza dei luoghi, ecc.

Le note che seguono sono quelle di un viaggiatore indipendente, che sceglie ogni meta al di fuori dei tour organizzati e che preferisce studiare e preparare l’avventura (da non confondere con il rischio), utilizzando anche le informazioni di altri viaggiatori dello stesso stampo incontrati sulle rotte di altri Paesi scarsamente visitati con auto e moto propria.

Per entrare nella realtà dell’Africa occidentale, consiglio di leggere il bel libro di Marco Aime “Viaggio in Mali e Burchina” edito dalla EDT.

La carta Michelin è la n° 741, purtroppo non aggiornata, scala 1/4.000.000.

Potete anche leggere, su questo stesso sito, il mio articolo “I grandi raid 4x4 Marocco Mauritania e Senegal”, in corso di aggiornamento.

PROBLEMI DI SICUREZZA

Partendo dal concetto che, nel mondo d’oggi, niente è sicuro, neanche a casa propria o fuori l’uscio, posso serenamente affermare che un villaggio sperduto nel buio di una notte nella savana del Mali, dove ombre silenziose si spostano con occhi di gatto, è certamente più sicuro di tanti quartieri delle nostre città europee. I generici inviti all’attenzione in metropoli come Dakar, Nairobi e Milano by night si equivalgono; è anche vero che nel mondo africano dei nostri giorni esistono le ben distinte realtà di disagio metropolitano e di povertà nei villaggi, alle quali corrispondono differenti teorici gradi di sicurezza.

Prudenza, per concludere, ma nessuno potrà togliermi dalla testa che i concetti di rispetto e di bontà sono molto meno presenti a casa nostra; da questo punto di vista la “civiltà africana in Africa” è ben diversa dal comportamento di alcuni extracomunitari all’estero e rimarrete sorpresi ritrovando “laggiù” molti valori morali da noi perduti.

COSE DA VEDERE IN MALI

Trattandosi di un territorio molto esteso, tutto dipende dagli interessi, motivazioni e sensibilità individuali. Dal punto di vista paesaggistico, sono stato colpito dalla bellezza della savana dopo la stagione delle piogge, con alcuni enormi baobab, teck e fromagers che ancora resistono alla continua deforestazione, vera piaga del Sahel; ho anche avvertito la maestosità del lento avanzare dei due grandi fiumi, il Niger e il Senegal, ma sono rimasto più che altro coinvolto dall’elemento umano con le differenti straordinarie etnie che convivono in questo mite lembo d’Africa senza sbocchi sul mare ma con tanta voglia di aprirsi al turismo e con notevole apprezzamento del cliente italiano!

Difficilmente, e per fortuna, il turismo di massa arriverà in Mali ma, grazie alla strada in costruzione in Mauritania, tanti camperisti presenti da anni in Marocco in inverno, scenderanno a sud.

QUANDO IN MALI

Sono sconsigliabili i mesi da maggio ad ottobre perché la stagione delle piogge trasforma molte strade in ... affluenti dei fiumi. Da tenere anche presente che nelle regioni più orientali (villaggi Dogon e alto Niger), le temperature in febbraio e marzo superano spesso i 40°. A mio avviso, il periodo ideale rimane il trimestre novembre/gennaio quando, oltretutto, la profilassi antimalarica diventa una semplice, utile precauzione. Inoltre, teniate presente che in primavera l’attraversamento della Mauritania vi comporterà vento, sabbia e caligine.

TIPO DI VEICOLO PER IL VIAGGIO

Scartando le caravans, i mansardati e i motorhome, il giro è fattibile in auto o con un robusto furgone attrezzate per il campeggio libero (tipo Mercedes 307 o simili), oppure con moto enduro, se siete esperti di piste a volte sabbiose. Chiaramente, la vettura ideale è il fuoristrada, con piastre per possibili insabbiamenti, riserva d’acqua e di carburante per coprire i circa 600 km di attraversamento della Mauritania. Per il resto del viaggio non avrete problemi di carburante, sempre reperibile, magari un po’ più caro, anche in tanti villaggi minori, spesso venduto in bottiglie o lattine.


Contrariamente a quanto si può pensare, un viaggio in Mali è oggi di facile attuazione e lo sarà di più fra un anno quando, inshallah, verrà completato il tratto fra la frontiera marocchina e la capitale mauritana Nouakchott.

Nel febbraio 2005, dei circa 600 km, ne risultavano asfaltati la metà; la pista che rimane è però ben segnalata ed è percorribile dai veicoli sopra indicati senza bisogno di guide come in passato.

Viaggiare in Africa nera NON E’ comunque per tutti; un ottimo equilibrio psico-fisico, una grande determinazione e capacità di adattamento possono fare di questo percorso un’esperienza indimenticabile. Basta sapere che gli agi del Marocco non li ritroverete “laggiù”.

LE TAPPE DI AVVICINAMENTO AL MALI

Devono necessariamente partire da Casablanca, dove potrete pernottare al Camping International OASIS, Av. Omar El Khayan, Quartier Beausejour. Per arrivarci, prendete la tangenziale di Casablanca e uscite a Hay Hassany, quindi secondo semaforo a sinistra e semaforo successivo a destra. Il camping lo troverete a 200 metri seminascosto dietro un piccolo mercato ortofrutticolo.

Il Consolato della RIM (Republique Islamique de Mauritanie) si trova a 400 metri dal camping in rue El Jadida 382 tel. 37373/57878 (prefisso Marocco 00212); è sempre chiuso il venerdì e la domenica, a volte anche il sabato. Meglio telefonare, per evitare la noia di tre giorni a Casablanca; se arrivate in Marocco a fine settimana, vi consiglio di visitare piuttosto Rabat, Fes o Meknes.

Il costo del visto, salvo cambiamenti, è di 200 Dh (dirham) a persona per ogni ingresso ed è opportuno chiederlo double, cioè doppio, vale a dire anche per il reingresso in Mauritania al ritorno (al cambio un euro = poco più di 10 Dh): Il visto è ottenibile anche in frontiera, ma costa molto di più, fino a 30 euro a persona e 20 per la macchina per ciascun ingresso.

Non è finora necessario, in Marocco, Mauritania e Mali, il Carnet de passage en douane, che però è preferibile avere in Senegal, per evitare la procedura del cosiddetto “pass avant”, permesso di importazione temporanea concesso in frontiera per 5/8 giorni e rinnovabile poi ogni 15 giorni esclusivamente alle dogane di Saint Louis, Dakar, Kaolac, Ziguinchor e Tambacounda. Viaggiare in Senegal col pass avant scaduto comporta il rischio del sequestro del mezzo. Attenzione! Se il vostro veicolo ha più di cinque anni, non è possibile introdurlo in Senegal, salvo sottostare a una serie di vessazioni assurde e disgustose. Scrivo tutto ciò affinché possiate pianificare attentamente il vostro rientro che può avvenire sia attraverso la Mauritania che attraverso il Senegal; entrare però in questo Paese senza visitarlo non ne vale la pena, oltretutto la strada da Kayes a Dakar e, peggio, la Kayes Rosso sono in condizioni disastrose. Si dice che questo stupido sistema dei pass avant dovrebbe cambiare, ma non si sa quando.

Il Mali ha intelligentemente saputo accogliere la corrente di traffico di cui beneficiava il Senegal e facilita attualmente il turista motorizzato; speriamo che non cambi.

Torniamo adesso in Marocco, dove avete ottenuto il visto per la Mauritania lasciando il passaporto al consolato alle 9 del mattino per ritirarlo normalmente nel primo pomeriggio. Partite da casa ben forniti di foto tessera e di almeno una dozzina di fotocopie della pagina del passaporto con i dati del rilascio; queste, che chiamano fiches, vi saranno spesso richieste per strada ai posti di controllo e alle frontiere e, non avendole, perdereste del tempo per la registrazione dei vostri dati da parte dei solerti ma a volte troppo lenti funzionari. Necessaria anche qualche fotocopia del libretto di circolazione. Cercate di estendere al Marocco la vostra assicurazione italiana perché è diventata cara.





VERSO IL SUD

Partendo da Casablanca, col percorso più diretto via Marrakech e Agadir, arriverete a Dakhla dopo circa 2250 km. Nuove tappe, non illustrate nel precedente mio articolo sul Marocco, sono possibili alla Plage Blanche al campement Le dromaidaire; a ovest di Guelmime, a Boujoudour (sulla promenade al mare, quindi a sinistra vicino ad uno stabilimento balneare con custode; a Tarfaya, sulla passeggiata al mare vicino la moschea e nella zona di Tan Tan nella baia sull’oceano sempre piena di camper.

Sarà utile sapere che 95 km dopo Tan Tan ed esattamente a Oued Elounaar, station service PNA, comincia la disponibilità del carburante detassato a 3,12 Dh per il gasolio e 5 la super, contro rispettivamente 6 e 10 Dh nei distributori nelle altre zone in Marocco. Ciò è dovuto alla politica di aiuti del governo alla zona saharaoui (e per zittire i dissidenti ex Polisario ormai inoffensivi) nell’ex Sahara occidentale spagnolo, dove il controllo del Marocco è assoluto, in quella che è, a mio avviso, la zona più tranquilla della nazione, anche per l’indole del popolo saharaoui. Qui, tanti generi alimentari sono detassati, come carne, riso, ecc; se avrete bisogno di acqua potabile per i vostri serbatoi, l’acquedotto di Dakhla ve ne venderà 1000 litri con 10 Dh!

DAKHLA E INGRESSO IN MAURITANIA

In questa tranquilla e un po’ ventosa ultima cittadina del Marocco si respira un’aria di frontiera, con tante vecchie Land Rover pick-up che trasportano di tutto: mauritani in candide tuniche ricamate, donne velatissime e con bellissimi voile che dovrete assolutamente acquistare, montoni, masserizie e cammelli. La penisola di Dakhla ha l’unico mare interno ben riparato del Marocco, dove è possibile fare il bagno senza dover essere surfisti da Atlantico. Alla Plage Trouk, 40 km a nord della città, esiste un’area di sosta gratuita sempre piena di camper, vero paradiso dei pescatori con canna provenienti da mezza Europa. Il passatempo giornaliero può essere il wind surf, oppure la passeggiata sull’arenile nelle ore di bassa marea, ben tre chilometri; imparerete ad estrarre dalla sabbia i cannolicchi (che chiamano couteaux) con la tecnica del pizzico di sale nel buco di respirazione del mollusco e farete spaghettate solenni! Nove chilometri prima della Plage Trouk, addossato alla montagnetta, c’è la Source Asmaa, acqua sulfurea a 30 gradi; sei chilometri prima di arrivare in città troverete il Camping Moussafir, ma lungo le falesie sul mare interno stazionano tranquillamente in campeggio libero turisti di tutta Europa. A Dakhla vi consiglio di visitare il Marchè Central, famoso per l’abbondanza di pesce a prezzi da sballo (un’orata o un sarago di 7/800 gr li pagherete 25 Dh, le sogliole 35 Dh al chilo, seppie e calamari 50 Dh, ombrina a 40, polipi circa 75, pesce spada e triglie a 40, ecc. ecc.)

Un bravo meccanico elettrauto è Rihani Abdslham, a fianco dell’Agenzia voyages Soupratours; per eventuali saldature andate con fiducia al Garage Soudure di Assan Rhimms, che mi ha costruito un serbatoio supplementare di gasolio con 700 Dh: a Dakhla tutti riparano qualcosa, prima a dopo il viaggio: ho spesso riverniciato lo chassis con antirombo a 400 Dh, le carrozzerie sono convenientissime.

Dopo una bella grigliata di pesce sulle spiagge o un pranzetto al ristorante Casa Luis, cocina española, siete pronti per il grande balzo verso la frontiera Bir Guendouz.

Fate il pieno in città e rabboccate ai distributori che troverete per strada, in quanto in Mauritania il carburante è più caro; altro motivo per arrivare col massimo pieno in frontiera è la possibilità di evitare l’ingresso a Nouadhibou, primo paese mauritano che non ha particolari attrattive, a parte la baia con le navi arenate e ... la vergogna di avere ancora sette chilometri di pista in perenne sistemazione, nonostante i miliardi piovuti dal cielo della Comunità Europea, Egitto, America, Giappone e da tante parti del mondo per “favorire” le licenze di pesca.

Dopo aver fatto frontiera, se dovete pernottare, potete farlo vicino alla polizia se avete l’autonomia di carburante, altrimenti sarete costretti ad andare a Nouadhibou, al camping La baie du Levrier o ad altri; sappiate che fra la prima città della Mauritania e la capitale Nouakchott, esiste semplicemente il nulla di 500 km.

Arrivati alla capitale, dopo il primo rondò, troverete a sinistra l’Auberge Sahara, ottimamente gestito dalla bella Kania, moglie di Sidi Bary, nota guida del deserto (tel. 6623181/63633700 GPS N 18.06.156’ W 15.59.824’).

Troverete camere pulite, bagni di standard europeo, possibilità di rimessaggio del vostro veicolo ed anche una grande tenda mauritana in giardino, per i budget più ridotti. Chi volesse dormire in riva al mare, può farlo al Terjit Vacances; per andarci, dopo il terzo rondò girerete a destra fino al porto, il camping lo troverete subito dopo, con la sua accoglienza glaciale, toilettes in stato pietoso e frequentazioni notturne di innamorati nei bungalow. Se, arrivando a Nouakchott, doveste decidere di fare subito il cambio degli euro, sempre al terzo rondò girate a sinistra fino al 2° semaforo; nel mercato adiacente troverete tanti cambiavalute per gli euro che, all’epoca del mio viaggio, valeva 360 ouguyia per l’ufficiale e fino a 410 in nero. Usate discrezione nel secondo caso perché si tratta di una operazione illegale anche se diffusissima.

L’ASSICURAZIONE

Costa circa 4000 Oug (12 euro circa) per 5 giorni, ma varia a seconda dei cavalli fiscali e del tipo del vostro veicolo.

INTERNET

Un cyber caffè si trova nei pressi del semaforo precedente quello del mercato.

VISTO PER IL MALI

All’Ambasciata di Nouakchott sono molto gentili e ve lo daranno rapidamente (chiuso il venerdì, a volte aperto sabato e domenica), al costo di 12 euro.

OFFICINA MECCANICA

Fra le tante, posso segnalare, nei pressi dell’Ambasciata suddetta, il Garage Express, con personale molto qualificato.

PREZZO GASOLIO

L’ho trovato rincarato a dismisura in un anno, da 102 a 156 Oug al litro.

GENERI DIVERSI

A parte i bellissimi veli in vendita al mercato a circa 2500 oug e pochi oggetti di artigianato, troverete tutto generalmente caro e di qualità scadente, un vero disastro in una Nazione ricchissima di giacimenti minerari e pesca, dove però il reddito è mal distribuito.

FRONTIERE D’INGRESSO IN MALI

Dalla Mauritania esistono diverse frontiere. Da scartare quella di Selibabi che porta a Kayes con una pista allucinante. Ho anche sperimentato quella di Timbedga che arriva a Nara, un po’ sabbiosa. A conti fatti, l’ingresso migliore rimane quello che parte da Ayoun el Atrous (circa 800 km a est di Nouakchott) e porta a Nioro, nel Mali, tutto su asfalto. Questo percorso lo si fa normalmente in due giorni, a meno che non si voglia fare una deviazione per la bella oasi di Tidjikja nella speranza di vedere i coccodrilli del deserto.

L’asfalto che dalla capitale mauritana arriva a Nema viene denominato la route de l’espoire, la strada della speranza, vi lascerà un ricordo indimenticabile nei primi 150 km fino a Boutilimit e nella parte finale fra il passo di Djouk e Ayoun el Atrous; è questo, a mio parere, un vero acquerello che penetra dentro ed emoziona con i suoi colori pastello di struggente bellezza, un deserto rosa antico, con bianche punteggiature delle tende dei nomadi e i tanti ciuffi di verde di ogni sfumatura: acacie, tamerici, piante grasse, ripeto, un vero colpo d’occhio!

FORMALITA’ D’INGRESSO

Il Mali facilita in questo momento il turista e rilascia alla frontiera un permesso di importazione temporanea del veicolo (cosiddetto Pass Voiture) valido 30 giorni, al modesto costo di 1500 franchi Cefa e altri 2000 di tassa turistica, il tutto equivalente a circa 12 euro. Il cambio della valuta lo farete in frontiera a circa 625 Cefa, al mercato nero di Bamako potreste spuntare fino a 650.

ASSICURAZIONE

Anche nel Mali è obbligatoria e la si può fare in frontiera o nella città più vicina o arrivando nella capitale. Il suo costo, per 30 giorni, si aggira sui 18000 Cfa. Chi avesse l’intenzione di entrare, dopo il Mali, in almeno un altro Paese della CEDEAO (Comunità Economica degli Stati dell’Africa dell’Ovest), farà bene a stipulare l’assicurazione denominata Carte Brune con circa 20000 Cfa per un mese e risparmierà tempo e denaro.

GASOLIO

Il prezzo oscilla attorno ai 450 Cfa al litro e tende a lievitare leggermente nelle regioni più orientali; la rete dei distributori è vasta, ampia e conveniente la scelta dei lubrificanti, ma sarà difficile trovare la stessa marca d’olio motore usata in Italia. Se avete una vettura diesel sarà bene portare di scorta un paio di filtri d’olio e almeno tre/quattro di gasolio, notoriamente poco raffinato; i filtri in Marocco sono molto convenienti.

STRADA PER BAMAK0

Torniamo a Nioro, dove purtroppo, finisce l’incanto dell’asfalto; qui si entra in una pessima pista, forse la peggiore del viaggio, un cattivo benvenuto in Mali! Si tratta di un centinaio di km, ma ci vorranno quattro ore per Djema; da qui a Djdieni le cose migliorano un po’ per l’esistenza di tracciati paralleli ai margini della pista. Dopo Djdieni , un buon asfalto vi accompagnerà fino a Mopti. Massima attenzione nell’attraversamento dei villaggi, dove alcuni cordoli rallentatori sono molto pronunciati e, non superandoli a passo d’uomo, creereste seri problemi agli ammortizzatori, inoltre la polizia vigila sui limiti di velocità. Altro importante fattore di rischio sulle strade maliane (ma anche sulla route de l’espoire, soprattutto al tramonto), sono gli animali vaganti: asini, capre, buoi, cammelli, ne troverete a decine investiti. Assolutamente sconsigliabile viaggiare al buio.

VILLAGGI DOGON

Questa regione è la più visitata del Mali e, al solito, la contaminazione è inevitabile. A Bandiagara, punto di partenza per visitare una delle falesie più celebrate dell’Africa nera, troverete tante sedicenti guide delle quali, in effetti, non ne avreste bisogno. Se volete visitare in tutta indipendenza questi villaggi, sappiate che potete farlo, alla sola condizione di presentare i vostri rispettosi saluti (e un migliaio di franchi) a ogni capo villaggio ricevendo il permesso per l’attraversamento e le foto. Molto gradito il regalo di semi di cola che potete acquistare a Bamako. Cesare Pavese non vedeva altro modo che visitare a piedi la falesia Dogon, sostenendo che “ c’è la stessa differenza che guardare un’acqua e saltarci dentro”; certamente bisogna avere delle buone gambe o salire a dorso d’asino. Il bel libro di Marcel Griaule, Dio d’acqua, Bompiani Milano 1968 è un classico per sapere tutto sulla civiltà Dogon.

RICETTIVITA’ TURISTICA IN MALI

E’ in fase di crescita, il che non equivale a perfezione o efficienza; esistono i Grandi alberghi nella capitale e in qualche città importante, ma attraversare il Mali col vostro mezzo è un’altra cosa e, se non amate i disagi, forse avete già interrotto questa lettura. Pochissimi i campeggi degni di questo nome, alcuni modestamente attrezzati con bungalow, doccia e toilettes senza pretese. I ristorantini dei villaggi sono semplici e poveri, sia di idee che di cibo, come il conto che vi verrà presentato, ma non morirete di fame; dopo il classico riso al pesce, c’è il pollo con patatine fritte e poi, si sa, gli italiani sanno inventare la pastasciutta che aggiusta tutto. Se la notte vi sorprende per strada, vi consiglio di chiedere ospitalità alla polizia o al capo villaggio: l’accoglienza sarà generalmente calorosa e sta a voi lasciare un piccolo “ricordo” del pernottamento. Fra le città turisticamente bene organizzate posso annotare Segou.

Un luogo di pernottamento molto conveniente frequentato da italiani a Bamako è la Mission Catholique; ne esistono due, una in centro (pulita ma rumorosa di notte) e l’altra dopo il vecchio Pont des Marthires, dove girerete a destra arrivando al primo semaforo, quindi a sinistra dopo la curva. Questa Mission è poco più di un parcheggio, recintato, con toilettes di stampo colonial-africano, i preti sono francesi e maliani, le funzioni religiose sono inappuntabili.

AGENZIE VIAGGI A BAMAKO

Non me ne sono mai servito personalmente, ma alcuni amici mi hanno ben parlato di Elisabetta Pincione della Azimut Travel Korofina Nord, rue 122 porte 35, tel 00223-22421110 – 6741116 cell. Balades in piroga sul Niger ed escursioni varie.

Il problema del traffico di una delle più caotiche ed inquinate città africane, lo si risolve lasciando la macchina al parcheggio custodito e prendendo un convenientissimo taxi.

INTERNET

Esiste un bel Cyber café a Bamako, prima del ponte des Marthires, si chiama Les Pyramides e ne vedrete svettare la punta nel bel parco alberato, con parcheggio custodito, bar ristorante e persino aria condizionata!

TELEFONI

Numerosissime le teleboutiques, a volte nei villaggi più sperduti ma qui, aprirne una, è una speranza di guadagno (spesso delusa) e la possibilità di ascoltare il mondo in contatto con chi telefona. Lo scatto, in teleselezione, costa da 75 a 100 franchi Cefa; con 2000 (circa 3 euro) si telefona brevemente in Italia.

QUANTO COSTA ? C’EST COMBIEN?

Alla vostra domanda di turista, solitamente avrete una risposta con una certa maggiorazione rispetto al prezzo esatto; questo fa parte del sistema, basta protestare amabilmente contro le esagerazioni che vanno a mio avviso combattute, per evitare l’equazione: turista ricco = Cfa facile.

Forse può essere utile avere un’idea di alcuni prezzi in Mali: il pane costa 125 Cfa, l’acqua minerale da 350 a 500, la birra Castel 500 il mezzo litro, le banane 100 ogni quattro, i pomodori 50 l’uno, le mele carissime, fino a 200 l’una.

Potrà sembrare ridicolo ma, in un mercato generalmente povero, non si vende a chilo ma a pezzo o a mucchietti di frutta o verdura. Ciò si spiega anche col fatto che le venditrici comprano qualche chilo e traggono dalla vendita a pezzo un piccolo utile; inoltre, la deperibilità dovuta alla mancanza di frigo, che solo pochi benestanti possono permettersi, fa preferire i piccoli acquisti giornalieri, se e quando ci sono i soldi da spendere.

Nei ristorantini, un piatto abbondante di riso con pesce, spesso di fiume o affumicato, costa 750 Cefa, mezzo pollo con patatine fritte circa 1500, la carne bovina è in genere duretta: preferibile il montone alla griglia in uno dei tanti caratteristici forni nei villaggi, dove vale il detto che se c’è fumo c’è arrosto. Il prezzo dei pernottamenti varia molto e passa da circa 10000 Cefa in bungalow fino a 20/30000 e oltre negli hotel, ma a questo proposito passo la mano alle Guide nelle librerie.





TOMBOUCTOU: UN VIAGGIO NEL VIAGGIO

(meglio se in fuoristrada)


Affermando di esserci stato, sarete dai più considerato come chi ha compiuto qualcosa di grande o di pazzesco: forse diventerete automaticamente un grande pazzo e, in ogni caso, le vostre azioni di Viaggiatore andranno in vetta alle classifiche.

Altri, non sapendo neanche in quale buco d’Africa siete andato a cacciarvi, faranno una pausa di riflessione per poi esclamare: Tombouctou?!, con punteggiature che vanno dall’interrogativo della serie “ma dove sarà mai?” all’esclamativo che vi eleva alla massima potenza della pazzia umana. Il che non significa che, loro, vorrebbero andarci ma sappiate che, al 90%, avrete provocato, più o meno volontariamente, un importante danno di erosione alla rabbia altrui.

La verità è che la mitica Tombouctou, sognata dai grandi viaggiatori dell’800, quando aveva già perduto i fasti dell’antica città piena non solo di oro e di commerci, ma anche importantissimo centro culturale, la regina delle sabbie dove un via vai di cammelli e di piroghe ne accrescevano fama e ricchezza, è da almeno quattro secoli una città morta e isolata.

Paradossalmente, è il suo stesso isolamento a creare il fascino del viaggio e, come scrive Aime, Tombouctou vive ancora oggi, ai nostri occhi di “gente immobile”, il mito di sempre, alimentato dai nuovi carovanieri europei a doppia trazione o in enduro, molti dei quali mascherati con turbante tuareg, che tornano con adesivi o magliette della “mystèrieuse”, ma intimamente delusi, solo per dire a sé stessi e a tutti di esserci stati.

Via fiume o su pista, questa meta rimane inconsciamente una delle più sognate da chi va per Africa.

Una possibilità rimane quella di lasciare ben custodita la macchina a Mopti e andare via fiume su piroga; le piste per arrivarci sono parecchie, ma mi limito a descrivere quella che conosco, i circa 200 km di pessima tôle ondulée che da Douentza porta a Kabara (carburante a Douentza e Tombouctou).

In quanto ai problemi di sicurezza, oggi la rivolta tuareg è rientrata, anche grazie all’assunzione nell’esercito maliano di molti dissidenti; il turismo va forte e la città è assolutamente tranquilla ma, agli amanti delle escursioni in fuoristrada nel deserto che avvinghia la città, consiglio di prendere contatto con Shindouk Mohamed Lamine BP 90 Tombouctou – Mali tel. 00223 6319145 e-mail Shindouk @yahoo.fr. WEBSITE HTTP/SHINDOUK SITE.VOILA.FR.

Si tratta di un vero personaggio la cui autorevolezza gli consente di rappresentare il popolo tuareg in tanti incontri internazionali e, con la sua assistenza, potrete fare escursioni fuori pista, magari intercettando una carovana del sale. Tutto ciò ha un costo che ritengo accettabile e che va contrattato preventivamente in rapporto al numero degli equipaggi e ai giorni. Sconsiglio questa esperienza ai neofiti del fuoristrada o a chi non ha le giuste gomme da sabbia perché qui il Sahara lo si fa sul serio.

Da Douentza a Gao ci sono 400 km di cattiva strada in via di sistemazione; se ne avete il tempo, potete partire alla ricerca di altre emozioni, come gli elefanti fra Boni e Hombori. Il tratta di strada fra Douentza e quest’ultima città è generalmente ritenuto fra i più belli di tutto il Mali.

La visita della grandiosa ansa del Niger e i tramonti di Gao vi lasceranno un bel ricordo.

BUDGET

Difficile quantificarlo: tutto dipende dalle abitudini, dal tempo a disposizione e dalle vostre pretese; una coppia in vettura per un giro di tre mesi, penso debba prevedere una spesa di circa 3000 euro.

CHILOMETRI IN BREVE

Chi vuole fare un po’ di strada in meno, può imbarcarsi; mentre scrivo, la Grimaldi ha sospeso la nave da Salerno a Valencia che ritenevo comoda per i residenti nel sud Italia. Rimane la Civitavecchi-Barcellona. Altra valida opzione è la Compagnie Marocaine de Navigation (COMANAV) fra Genova e Tangeri e la COMARIV fra Sète, in Francia, e Tangeri, con una spesa che in promozione è di circa 700 euro per due persona in cabina, pasti e veicolo compresi.

In quanto ai chilometri, da Tangeri a Ayoun el Atrous, ne percorrerete circa 4000, se non fare deviazioni in Marocco o Mauritania. Da Ayoun ai villaggi Dogon di Bandiagara ci sono altri 1700 km. Partendo dall’Italia, un giro in Mali abbastanza completo di almeno due mesi, minimo tempo indispensabile, può portare la percorrenza da 15000 a 20000 km. Nel mio ultimo viaggio, la visita della parte occidentale del Mali, la Guinea Conakry, il Senegal e la Gambia hanno aggiunto 16500 km alla mia Land Rover.

CONCLUSIONI

Un giro in Mali è un viaggio fra la gente, oltre che attraverso panorami a volte esaltati dal ricordo delle difficoltà per raggiungerli; non aspettatevi grossi animali, ormai scomparsi nei Parchi Nazionali che hanno reso famoso e unico il continente africano. La savana comincia, in Mali, ad accusare i colpi della deforestazione che non avviene soltanto per scopi commerciali, ma per la sovrappopolazione che richiede sempre più legna da ardere e per gli incendi. Andare in Mali ha rappresentato per me un viaggio nella povertà con tutte le sue risorse, ma anche una specie di purificazione mentale, uno specchiarsi nelle origini più umane, nel ritrovamento di parti spirituali interiormente perdute.

L’Africa nera e il Mali non sono semplice esotismo per occidentali alla ricerca del sole; se questo vi colorirà solo la pelle senza bruciarvi dentro, tornerete a casa senza aver ricevuto molto. Dopo i chilometri fatti, ciò che conta è l’aver afferrato un concetto di vita ed essere riusciti a specchiarsi nella purezza delle origini con tutte le difficoltà che queste comportano e la forza interiore che ne riceverete.

Ho spesso riflettuto, attraversando i villaggi, sulla differenza fra la giovane, triste ed annoiata mamma europea che spinge il passeggino verso l’ipermercato e la povera, spesso sorridente africana scalza che ti saluta, col bambino sul dorso avvolto nello scialle.

Altre mamme le vedi battere il pesante pestello per frantumare i cereali del misero pasto, sempre col bambino in spalla, la testolina che ciondola al ritmo dei colpi.

Altre, hanno preso, chilometri più in là, un po’ di frutta o verdura che sperano di vendere al mercato o ai bordi della strada, sempre con un fagottino sulle spalle, muto, perché è difficile sentire un bambino africano che piange.

Questo, in Africa, è solo l’inizio della vita, in un contesto di difficoltà che ci farebbe crollare. Di notte, nei villaggi bui le ombre scivolano lievi coperte di silenzio, al massimo ti lanciano un “ca va?, come stai?, senza fermarsi, e ti lasciano dentro una grandiosa lezione di vita e quel senso di stupenda dignità della miseria che premiano il mio andare per Africa.

Se non riceverete, laggiù, un po’ di questi doni, vorrà semplicemente dire che la vostra “sintonia” è diversa e, in questo caso, sarà nera per voi perché tornerete col dubbio che avreste potuto andare altrove.

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