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Martedì, 1 Febbraio 2005

Giocare a polo sul tetto del mondo.

Sul' Himalaya, a 4000 metri, ogni anno si svolge un campionato di polo fra le popolazioni di tutta la zona. Simone ci fa la telecronaca :-)

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Vagabondo0

Sul' Himalaya, a 4000 metri, ogni anno si svolge un campionato di polo fra le popolazioni di tutta la zona. Simone ci fa la telecronaca :-)

Ci scrive un vecchio amico, Simone Carmignani, dal Pakistan:
[La sua prima lettera la trovate in questa pagina]

Ciao Fiamma,

dopo tanto tempo alla fine rispunto fuori. Mi dispiace di non aver
mantenuto la promessa sui miei racconti. Quest'estate sono stato
abbastanza indaffarato con l'agenzia e nel promuovere una valle appena
aperta al turismo, Chapursan (poi ti raccontero' di questa valle, è il mio
nuovo amore). Poi sai bene quello che è successo dietro l'angolo a fine
settembre. Anche se devo dire che quello che le televisioni facevano
vedere del Pakistan era un po' troppo esagerato. Personalmente non ho
visto tutti questi estremisti islamici, tranne quelle poche centinaia
saltuariamente. Ancora meno su nel Northern Areas e a Gilgit, dove tutto
proseguiva come al solito. Per qualche giorno la Karakoram Highway è stata
bloccata in protesta per i bombardamenti da alcune tribù più a sud,
vicino allo Swat. Per cui era un po' difficile trovare verdure fresche e
benzina ma alla fine hanno trovato un accordo e tutto e' finito
pacificamente.

Ti scrivo comunque per dirti che finalmente ce l'ho fatta a scriverti una
storia sul polo, in questo periodo ho avuto tutto il tempo per farlo ed in
più ho sviluppato le mie foto, cosa che a Gilgit non posso fare. Non so' se sei sempre interessata ma intanto ho pensato che fosse meglio mandartela senza farti altre promesse...


GIOCARE A POLO SUL TETTO
DEL MONDO

Simone Carmignani
www.walkandridepakistan.com

"Un cavaliere, una stecca ... una palla. Un campo da polo stretto, 45 metri circa per 150 ... dei musicisti! La palla viene colpita senza pieta' e senza direzione da ogni angolo; avanti, a destra, a sinistra, indietro, in aria. La palla e' tenuta in continuo movimento per tutto l'incontro; rimbalza sul campo, vola ciecamente nell'aria senza sapere dove finira', solo subisce colpi dalla stecca ignorando del tutto la sua destinazione.
Solo il maestro conosce l'arte di guidare la palla oltre la porta dell'avversario."


Cosi' il poeta persiano Omar Khayam una volta descrisse il polo "il gioco di Re e Raja". Ancora oggi e' un principe a cavalcare costosi stalloni da polo su ben tenuti campi stile Windsor. Il gioco selvaggio e senza pieta' delle steppe e delle frastagliate montagne della Persia e' oggi costretto da rigide regole ed....eleganti signore vestite di delicati indumenti estivi e cappelli bianchi. La ricerca dell'originale e vero sapore del polo ci porta lontano da Buckingham Palace, nelle desolate steppe e nei deserti del medio oriente fino su in cima alle montagne, Indukush, Karakorum, Himalaya, li' dove le tre catene montuose si incontrano solcate dal leggendario fiume Indus, le Northern Areas del Pakistan. Qui nelle nascoste e fertili valli, oltre alte vette e polverosi ghiaioni, il polo e' ancora giocato come deve essere giocato, senza regole e regolamenti, su forti ponies con stecche da polo fatte a mano.


Un appassionato del tradizionale polo giocato tra queste montagna era il capitano inglese Cob. Un'idea prese forma nella sua mente affascinata dalla luce e dall'incomparabile chiarore della luna sulle maestose vette dell' Indukush e del Karakoram: avrebbe organizzato un torneo di polo in una notte di luna piena! Il luogo dove si svolse il torneo era Passo Shandur (3.760 mt.), un vasto e verde passo che marca il confine tra le regioni di Gilgit e Chitral. In una notte estiva del 1936 illuminata dall'umile sorriso della luna, il primo torneo di polo al Passo Shandur fu disputato. Cosi' una folle idea divenne tradizione e ancora oggi il torneo di polo al Passo Shandur attira migliaia di Pakistani e tra loro si mescolano turisti e viaggiatori .Da tutte le vallate delle Northern Areas ma anche dal vicino Afghanistan si incontrano ogni anno per celebrare la loro comune passione durante le tre emozionanti giornate del torneo.

Nell' estate del 2000 raggiunsi Passo Shandur in sella a "Totti", un bellissimo stallone da polo. Quest'anno sono venuto di nuovo ad assistere allo spettacolo del Torneo ma ho avuto l'onore di essere invitato dal "Polo Team" di Gilgit, la piccola citta' di montagna dove da tre anni trascorro buona parte dell'anno. Al mio arrivo vengo accolto nella tenda di un caro amico, il capitano Ashraf Gul e con lui e i suoi compagni di squadra trascorrero' la maggior parte del tempo discutendo di tattiche di gioco, probabili formazioni, forma dei cavalli avversari o pescando trote nei vicini laghi. Per tutta la durata del mio soggiorno verro' accudito con la tipica generosa ospitalita' pakistana sorprendendomi ancora una volta dell'immagine distorta che l'occidente ha di queste terre e delle sue genti.
Il giorno seguente alla luce brillante del primo mattino vedo in lontananza alcuni cavalli e cavalieri offuscati da una spessa coltre di polvere. Le squadre si stanno allenando in vista dei grandi incontri che verranno. La vasta spianata del passo appare racchiusa da una verde conca di pascoli che si spingono sulle alte montagne circostanti fino ad amalgamarsi con le grigie pietraie e i ghiaioni che scendono dalle cime coperte da un eterno manto di neve e ghiaccio. Un persistente vento gioca con la terra fine come sabbia e mi ritrovo presto completamente ricoperto da un sottile velo di polvere.
Un giorno prima dell' inizio del torneo il Passo improvvisamente sembra essersi trasformato. Nuvole di polvere in lontananza annunciano sempre piu' frequentemente nuovi arrivi. Le grandi tende si moltiplicano e l'area intorno al campo di gara diventa sempre piu' un bazzar. Dove il giorno prima si incontrava un solitario venditore di sigarette e chai e qualche capra al pascolo, ora vi sono migliaia di persone, tende e jeep ad affollare la scena. Pathans che vendono shish-kebab appena arrostiti, Afghani arrivati con pick-up carichi di merci da esporre in linee perfettamente organizzate in terra. Si potrebbero fare affari di ogni genere, servizi da tavola cinesi in plastica, coperte di lana a buon prezzo o tende di tela nuove di zecca lasciate dalle organizzazioni internazionali per gli aiuti umanitari. Tour Operators piu' o meno improvvisati fanno a gara a conquistare i turisti in arrivo con colorate tende giapponesi e insegne dipinte a mano del tipo "Shandur Tourist Paradise 2001". I chai-shops offrono cocacola e confortevoli cuscini ai loro ospiti. Una grande e festosa confusione ! La musica e' ovunque. Auto che arrivano suonando il clacson per farsi lentamente strada tra la folla. La tendopoli si moltiplica a vista d'occhio, spingendosi sui fianchi della montagna. L' atmosfera gioiosa sale ogni ora di piu'. Domani il primo match.

Nel vibrante caldo di una luminosa giornata di sole a 3.760 metri una folla si accomoda sulle larghe gradinate di pietra che circondano il campo da polo più alto al mondo. Anche io mi appresto a seguire il match e come d'abitudine mi siedo vicino ai musicisti di Gilgit, che accompagneranno il gioco per tutta la durata della partita con due "shernai" (strumento a fiato tradizionale) e due percussioni. Un incontro di polo senza musica non è polo, cosi' dopo una breve chiacchierata i musicisti danno vita a quel suono e a quel ritmo, cosi' familiari agli appassionati, che facendosi eco tra le montagne introducono giocatori e cavalli sul campo. Le regole sono semplici. Ogni squadra è composta da 6 giocatori che combattono per il goal. La partita si svolge in due tempi da 25 minuti. Se un giocatore si infortuna, dovrà lasciare il campo anche il cavaliere corrispondente della squadra avversaria. I "Gilgit Players" cavalli non vengono mai sostituiti. Il fallo di "out" è previsto solo a fondo campo. Se la palla balza fuori sulle fasce laterali qualunque spettatore può rilanciarla ed il gioco prosegue. Dopo ogni goal le squadre cambiano campo in un rapido e ininterrotto ritmo di gioco. Altre regole? Falli? Un arbitro ufficiale? No! Nulla di tutto ciò.
Come dura e imprevedibile è la vita sulle alte montagne dell'Asia, altrettanto duro e imprevedibile è il polo giocato quassù.

I cavalli scalpitano nervosi quando un improvviso e sottile fischio seguito dal lancio della palla per mano di un Vip da' inizio alla partita. Uno squadrone al galoppo, 12 cavalli lanciati nella stessa direzione che spariscono in una spessa nuvola di polvere. I giocatori si marcano premendosi l'un l'altro e agitano le stecche con una fiera ed aggressiva determinazione ben espressa dalle loro facce. Spesso invece della palla si colpisce la stecca dell'avversario. E qui il gioco ricorda un duello all'arma bianca. "...Goal!" La folla in estasi, i musicisti aumentano ritmo e volume e io mi ritrovo a urlare e gioire sugli spalti. Un buon inizio per il mio team, il team di Gilgit. L'aria è eccitante e gli spettatori sempre più entusiasti all'evolversi della partita., anche se i piccoli ponies di montagna di Phundar ( il team C di Gilgit ) visti lottare con i forti cavalli Badakshi di Chitral, sembrano non avere molte possibilità. Ma è affascinante come questi giocatori trasformino i cavalli nei loro fieri complici del gioco. Si lanciano a piena velocità, si arrestano improvvisamente in pochi metri di campo e girando su se stessi di nuovo al galoppo testa a testa, sempre all'inseguimento della piccola palla bianca in radica di bambù. È frequente che i cavalli finiscano tra gli spettatori provocando tra risate ed urla un fuggi fuggi generale in tutte le direzioni, e pochi attimi dopo tutti di nuovo al loro posto solo scrollandosi di dosso un po' di polvere. Alla fine, la prima vittoria del torneo va al team di Chitral.

Top of page!



Dopo gli incontri si trascorre il pomeriggio sorseggiando tè e girovagando per l'improvvisato bazzar. Amici appena arrivati vengono calorosamente accolti e messi al corrente degli incontri gia' effettuati e delle ultime notizie... sembra che il cavallo del capitano del team di Chitral si sia infortunato! ... e cosi' via. Una sequela di si dice pieni di atmosfera. Si visitano gli accampamenti vicini, si discute degli episodi salienti della partita. La sera musica e balli tradizionali.

Sonorita' differenti solo nel ritmo espresse dai musicisti delle contigue valli delle Northern Areas. È allora che un danzatore, sospinto ed incoraggiato dalla folla, da' inizio alle rispettive danze di Chitral e di Gilgit. Gli spettatori partecipano entusiasti, formano un circolo intorno e battono le mani a ritmo. La scena si trasforma spesso in caos, ogni qualvolta il danzatore è una faccia conosciuta o un giocatore di polo. Urla, applausi e fischi, e il suo cappello viene decorato di banconote, come ringraziamento ai musicisti. Qualche ora dopo, sono nel comfort della tenda del Capitano Ashraf, ma ancora posso sentire in lontananza il battere delle percussioni e gli applausi trasportati dal vento freddo di una notte di stelle.


Il giorno seguente anche l'incontro dei team B se lo aggiudica la squadra di Chitral. A questo punto l'unica chance per Gilgit di salvare la faccia è vincere la grande finale tra le squadre di prima categoria, "la creme de la creme" del polo delle Northern Areas. Anche il Presidente della Repubblica Pakistana, il Generale Pervez Musharraf, sarà presente all'incontro.

Fin dalle prime battute si capisce che questo incontro è di un altro calibro. I cavalli sembrano volare sul campo e ogni colpo di stecca va a segno in modo elegante e redditizio. Questa volta sembra buona per Gilgit, in pochi minuti è in vantaggio. Dopo ogni goal, il cavaliere che ha segnato deve riportare la palla in gioco. Si lancia al galoppo partendo proprio dalla porta che ha poco prima violato, tenendo stecca e palla nella stessa mano. A metà campo la lancia in aria e con un colpo di classe la colpisce in direzione della porta. Clack! La palla bianca vola alta e lontana. Colpo fantastico! Manca la porta di pochi centimetri. Commenti di ammirazione vengono dagli spalti e la partita riprende a ritmi elevati. Verso la fine del primo tempo le squadre si trovano in pareggio, 3 - 3. Un giocatore di Chitral, Iskandar (il nome con cui qui viene chiamato Alessandro Magno) riesce a superare la difesa del Gilgit e con un elegante colpo lancia la palla dritta verso la porta avversaria.
Arastul del team di Gilgit è vicino ma non abbastanza per fermarla. Improvvisamente vedo la sua stecca volare in aria e ricadere esattamente davanti alla palla bloccandola a pochi centimetri dal goal. Il risultato è salvo per ora: 3 - 3. Mentre ancora sto esprimendo la mia gioia per il grande colpo di classe di Arastul, il gioco si ferma. Chitral reclama il fallo, anche se falli non esistono in questo gioco, ma ciò non vuol dire che è proibito protestare... e allora aspettando la decisione del comitato, formato da ex giocatori delle due squadre, tutti si mettono a discutere ed urlare, convinti che chi più forte urlerà l'avrà vinta. Il comitato e i giocatori si incontrano a bordo campo per negoziare una soluzione e anche il pubblico vuole partecipare. Il tutto va avanti per qualche minuto fino a che una decisione è presa: la stecca ovviamente è... scivolata "dalle mani di Arastul! Poco dopo, quasi per la legge del contrappasso, Arastul segna il 4 - 3 per Gilgit e quando il fischio finale si perde nella vastità del passo, il vecchio ed esperto giocatore di polo diviene l'eroe di Shandur. Quest'anno la musica della vittoria è suonata per Gilgit, l'anno prossimo si vedrà... Intanto io mi ritrovo in mezzo al campo con i miei amici per portare a spalla gli eroi di questa bellissima tradizione.

Improvvisamente, poco dopo la fine dell'incontro, jeep, spettatori, addetti ai lavori e mercanti lasciano il passo Shandur. Già durante la premiazione nuvole di polvere si alzano nell'area dove solo pochi minuti prima sorgeva un bazzar. Un frastuono di clacson e motori esplode in direzione di Chitral e di Gilgit.

Affascinato resto immobile ad osservare questo repentino mutamento della situazione e a riflettere sul contrasto tra la abituale quiete del posto e il caos incredibile che si sta scatenando sotto i miei occhi. In poco meno di due ore il bazzar è scomparso ed il passo è di nuovo deserto. Il vento si è calmato, il polverone ha lasciato spazio a un'aria limpida e tersa. Un gruppo di pakistani che indossano T-shirt con lo slogan "amici delle montagne", inizia a raccogliere tutto quello che è rimasto in terra dopo il festival. Un grande progresso dall'anno passato, quando l'organizzazione aveva distribuito volantini con su scritto "keep Shandur clean" ... I piccoli "chai shops", che erano stati i primi ad essere invasi per la festa, sono anche gli ultimi ad essere abbandonati e io mi offro una buona tazza di tè forte, al latte.


L'atmosfera è più calma ora. Dal nostro campo, sento in lontananza solo il battere di tamburo della mia Gilgit che celebra la vittoria.

Gilgit Zindabad [Lunga vita a Gilgit]

Simone Carmignani [Quello con la sciarpa rossa fra le due coppe nella foto a fianco, n.d.r.]
www.walkandridepakistan.com

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