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Martedì, 18 Novembre 2014

Camminare nella storia

Tre giorni nella mia città del cuore, Berlino, per festeggiare i 25 anni dalla caduta del muro. Respirare la storia. 

ARTICOLO DI

Elena Crespi

Camminare nella storia. Essere partecipi, con migliaia (milioni) di persone ad un evento storico (o alla sua celebrazione).

Emozioni che scorrono sottopelle, pelle d’oca, brividi, quasi lacrime.

Rendersi conto di cos’è stato, cos’era, cos’è e magari cosa sarà. Percepire energia, respirarla e farla propria. Energia positiva, di cambiamento, di incontro. Svolte epocali.

Oggi come allora queste sono le cose che si respirano a Berlino.

Ho scoperto questa città con secoli di ritardo, quando già tantissime persone ci vivevano entusiaste o rientravano dai viaggi piene di sorrisi (e sospiri). Ma da quando l’ho scoperta ho capito che un giorno o l’altro sarà la mia città, non so se davvero prima o poi ci vivrò, di sicuro sarà una di quelle mete fisse, un tornare dove il cuore è per caricare le pile, misurare cambiamenti (suoi e tuoi) e ripartire.

Questa volta la “scusa” è stato l’anniversario dei 25 anni dalla caduta del muro. Un evento che ha cambiato la storia di questa città, della Germania, dell’Europa e del Mondo. E ha cambiato – di fatto – le nostre vite, il nostro modo di percepire le cose. Il mondo è diventato più grande e più complesso, finiti i tempi di buoni e cattivi, bianco o nero. Sempre più grigi e zone d’ombra. Forse molto di quello spirito, alcune speranze e sogni si sono frantumati, perduti. Però siamo qui, oggi, a festeggiare una società che si è ritrovata, una città che ha potuto riabbracciarsi, in pace e libertà.

Non viviamo nel migliore dei mondi possibili, per ora ci arrabattiamo nel meno peggio e cerchiamo di muoverci verso un miglioramento, ognuno con la sua piccola buona azione, ognuno con un suo pensiero, un suo modo di fare – essere – agire. E piano piano magari recupereremo quel sogno, quella speranza.

Per ora, siamo qui. A Berlino. 1989 – 2014. 25 anni. Il muro è stato in piedi 28 anni, dividendo famiglie e  amici, una città intera divisa in due, separata da un muro. Alcuni allora non avevano mai visto l’altra parte. Alcuni oggi non hanno mai visto (per fortuna) il muro in piedi.

Camminando per Berlino si percepisce ancora la divisione, ci sono palazzi differenti, sviluppi urbani propri dell’una o dell’altra parte. Visioni. Però, mentre cammini per Berlino percepisci soprattutto la forza di questa città, rinata più volte dalle ceneri. Prima dopo il ’45 e i bombardamenti che l’avevano praticamente rasa al suolo (insieme a molte altre città tedesche, Dresda su tutte) e poi dopo l’89, ritrovare l’unità, armonizzare, equilibrare, sistemare. Già è stato complicato per tutto il Paese (e le differenze si percepiscono ancora oggi) immaginatevi in una città.

Ma Berlino, con la sua forza di fenice ce l’ha fatta.

E so già che sarò qui molte altre volte. E sento già questa città sempre più sotto pelle.

La prima mattina, mente aspettavo che si facesse un’ora decorosa per svegliare la dolce metà, ho camminato per il quartiere intorno all’albergo. Wilmersdorf (ex parte ovest). Quartiere molto borghese e molto tranquillo. L’autunno in tutti i suoi colori e sfumature, alberi e palazzi. Poi ci siamo incamminati verso lo stadio prima (costruito da Hitler per le Olimpiadi) e verso Charlottenburg poi. Boschi e parchi, laghi, alberi. La natura che convive con la città. Serenità di un sabato mattina a passeggio.

Questa è Berlino. Tranquillità e serenità, tempi che scorrono lenti e i colori della natura che si uniscono ai muri della città.

Ciao Berlino, ci rivedremo.

Profondamente mia. Profondamente tua.

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