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Martedì, 1 Febbraio 2005

Bassa Sassonia

Vagabondaggio in Bassa Sassonia durante l'Expo 2000

ARTICOLO DI

Vagabondo0

Sono partita improvvisamente e non ho avuto tempo di documentarmi.
Nella mia abissale ignoranza geografica ero convinta che Amburgo fosse una rude città di porto affacciata sul mare del nord alla foce dell'Elba.

Il lago Alster

Ci siamo arrivati di sabato notte, in un albergo del centro che ci avevano detto molto buono.

La mattina dopo, domenica, ci hanno colto di sorpresa le visuali che si sono affacciate dalle grandi lastre di cristallo delle finestre della nostra stanza: pochissimi passanti in bicicletta, qualche signore ben vestito in monopattino, eleganti edifici moderni di carattere nordico, pareti di mattoni e infissi bianchi, che tra alberi e prati si rispecchiano in placidi canali, un cielo azzurrissimo.

Visitandola, la città non ha monumenti grandiosi, anche perché ha subito pesantissime distruzioni nell'ultima guerra mondiale, e la parte centrale è quasi tutta nuova; però, a differenza della vicina Hannover, è stata ricostruita gradualmente, tanto che una parte di centro, quella appunto in cui ci siamo svegliati, è stata completata proprio di recente, con grande gusto ed eleganza. L'insieme è molto gradevole, accogliente e rilassante, e si ha la sensazione che sia piacevole viverci.

La bella piazza del Municipio è affacciata sull'Alster, un lago di bonifica da cui partono una serie di canali, pure di bonifica, realizzati nei secoli passati.
un canaleSi, perché "Bassa Sassonia" non è un nome contrapposto ad Alta Sassonia e che contraddistingue una regione più a sud, ma vuol dire bassa proprio sotto il livello del mare, una zona paludosa dunque, che nei secoli è stata bonificata.

Se, come noi, avete poco tempo e la stagione è buona, prendete sulla piazza del Municipio uno dei tanti bus col piano superiore scoperto che per 25 marchi vi fanno fare un giro di due ore da cui avete un'idea di tutta la città (non è molto grande), se avete più tempo affittate una bicicletta e perdetevi nel quartiere-parco lungo le rive di un canale, punteggiato dalle raffinate ville fine ed inizio secolo, e nelle strade del centro, con negozi di ottimo livello, belle librerie e passeggiate porticate lungo i canali.

Dall'alto del tetto del bus abbiamo, tra l'altro, intravisto il famoso quartiere a luci rosse: una rete di stradine alberate bordate di linde casette a due-tre piani con vetrine di richiamo, qua e là, gruppetti di uomini ordinatamente in fila per acquistare materiale pornografico.

Il fronte del portoAbbiamo visto pure il porto, dove poi siamo tornati, con l'ampia strada dei moli, piena di bar, birrerie e ristoranti, che costituisce un'animatissima passeggiata sull'acqua lungo quello che io credevo fosse il mare. La passeggiata guarda, al di là dell'acqua, un paesaggio fitto di gru, carri ponte e macchinari vari, che sembrano giganteschi insetti affaccendati.

La domenica sera dopo le sette la città si svuota, immagino che si animi il quartiere a luci rosse, ma non ho verificato.

Avendo sconsideratamente deciso di cenare verso le otto, girando per tutto il centro abbiamo trovato aperto solo un ristorante turco sotto il portico lungo canale della Piazza del Municipio, ottimo e non caro peraltro, dove ho mangiato falafel, che sono delle deliziose polpettine di verdura.

Per mangiare in genere conviene approfittare abbondantemente della prima colazione in albergo, il frühstuck, che di solito, perfino nei più modesti bed & breackfast, è molto ricca , variata e compresa nel prezzo della stanza, e consente di ridurre il pasto di mezzogiorno ad un rapido spuntino, in modo da cenare, come loro, verso le sette, cosa che ai mediterranei risulta un po' strana, anche perché lì alle sette di sera c'è una luce da primo pomeriggio.

Consigliatissimi a tutte le ore i piatti di pesce, aringhe, salmone, gamberetti, cucinati in diversi modi, con contorni vari, da annaffiare con birra o, almeno una volta per curiosità, con la bevanda locale, l'Alsterwasser, ovvero acqua dell'Alster, una birra quasi analcolica allungata con la limonata. Purtroppo, diversamente dagli Olandesi, non hanno confezioni di salmone e aringhe fresche sottovuoto da poter portar via, quindi conviene approfittare quando si è lì.

Quello che disgraziatamente abbiamo saputo in ritardo è che la domenica mattina tra le 5 e le 10 al porto si svolge un animatissimo mercato del pesce, frequentato sia dai nottambuli che dai mattinieri, che sembra sia uno spettacolo assolutamente da non perdere.

un canaleIl giorno dopo abbiamo fatto un giro con un battello che parte sull'Alster di fronte al Municipio e conduce per un dedalo di canali immersi in parchi, giardini e boschi lussureggianti, pieni di uccelli acquatici, su cui si affacciano qua e la' casette e capanni di fine settimana, una specie di paradiso terrestre; solo in un punto, in una sorta di laghetto, si intravedeva tra il verde e gli alberi una corona di case a due - tre piani e la guida tedesca ha parlato con severa deplorazione di "eine grosse speculation" !

La sera infine ho potuto parlare con un professore locale a cui, vergognandomi un po', ho chiesto "Ma dov'è il mare?", ed ho scoperto che è circa 100 chilometri più a nord, dove finalmente l'Elba si butta in mare, e che quindi il porto, per i container il più grande d'Europa, è un porto fluviale. Quest'ultimo, tra l'altro, ha cambiato localizzazione più volte rispetto alla città, a seconda dei modi di movimentazione e stoccaggio delle merci, ed è in procinto di cambiarla radicalmente di nuovo per meglio adeguarsi al sistema dei container: dove oggi è il porto è previsto sorga una nuova parte di città per circa 400.000 persone!

il padiglione unghereseSuccessivamente, percorrendo in pullman una campagna verdissima (è la seconda zona di maggior produzione della frutta della Germania), con belle case vecchie e nuove dagli spioventi tetti di paglia, siamo andati ad Hannover, che non abbiamo visto (una città interamente ricostruita dopo la guerra negli anni '40 e '50 con criteri urbanistici dell'epoca, gli Amburghesi sembrano convinti che non valga proprio la pena di andarci, se gli si chiede qualcosa in proposito tendono a svicolare), per visitare l'EXPO 2000.

Una Esposizione Universale sembra essere una sorta di sterminato Luna Park, dove ogni nazione, in un padiglione da lei stessa costruito a questo scopo, esibisce quello che ritiene meglio la rappresenti (nel caso dell'Italia erano, pensate, le automobili! Una Ferrari, una vecchia Balilla e foto varie, e fra queste una grande bacheca in cui, casuale e desolato, si mostrava uno dei più bei bronzi etruschi, la Chimera di Arezzo).

il padiglione giapponeseTutto l'insieme è un pot-pourri di dimensioni gigantesche, con cose belle e brutte, interessanti e banali, che forse almeno una volta nella vita vale la pena di vedere.

Proprio da vedere, secondo me, i padiglioni Finlandese, Giapponese, Ungherese e Portoghese e la grande copertura in legno lamellare realizzata come struttura permanente nell'area della Fiera annuale.

I tedeschi hanno fatto un grosso sforzo economico che pare, per il momento, non sia compensato da un flusso di visitatori adeguato.

Se volete qualche informazione in proposito scrivetemi.

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