A caccia di leopardi

Non era la mia prima volta in Africa, non era nemmeno la mia prima volta che facevo un safari.

Ma sin da quando ho iniziato a studiare il Sudafrica, sapevo che ci sarebbe stato qualcosa di diverso, che sarebbe successo qualcosa di bello e memorabile. 
Appena arrivato a Johannesburg, non vi nascondo la mia iniziale delusione. Tutto era perfetto,  l’aeroporto era molto ordinato e non vedevo gente del posto con grossi carichi di scatoloni imballati con nastro isolante pronti a partire. Non c’era nemmeno un po’ di confusione come accade in tutti gli aeroporti del mondo. Era tutto “esageratamente” occidentale.

Sapevo di trovare un Africa “nuova”, al passo con l’innovazione, ma non riuscivo a sentire la “mia”Africa, il continente degli odori, dei costumi, il profumo della terra. Non era  l’Africa che cercavo, il posto dove ogni uomo  è capace di ritrovare la sua utilità nell’incontro con l’altro.

Eh si, perché l’Africa ti stravolge, ti mette davanti un mondo vero, tanto crudele quanto autentico. Ed è proprio attraverso gli occhi della gente del posto che io ho sentito la mia Africa. Quegli occhi che mi hanno parlato, mi hanno raccontato la loro storia, mi hanno spogliato di tutte le mie paure e incertezze.

Ma non è questa la storia che vi voglio raccontare.  E’ una storia simpatica, un sogno che mi porto dietro da quando ero bambino.

“Ho sempre avuto un debole per i leopardi, per tanti motivi. Mia madre mi raccontava che sin da bambino avevo questa passione per questo felino “giallo con i punti neri”. Guardavo i libri degli animali ma nessuno era capace di farmi spalancare gli occhi come il Leopardo. Lo vedevo diverso da tutti gli altri. Era (adesso ancora di più)  il mio animale preferito.  Quando ho iniziato a fare safari in Africa, tutte le mie aspettative erano riversate sull’avvistamento del Leopardo. Nemmeno la vista di un branco di leonesse con i loro cuccioli a consumare il loro pasto, è riuscita a togliermelo dalla testa.

 Li ho visti tuttiiiiii, ma ne manca uno, perché proprio il Leopardo? Perché è l’animale piu difficile da avvistare? Non potevo appassionarmi di elefanti cosi non sarei stato in pena per tutto questo tempo.?

E’ il 5 Agosto 2013, stiamo lasciando il campeggio del Kruger per dirigerci in Lesotho. Sono assonnato, appoggiato con la testa al finestrino avvolto nei miei pensieri, ma uno in particolare continuava a perseguitarmi: “Se non l’ho visto qui non lo vedo da nessuna parte”.  Stavo per chiudere gli occhi e abbandonarmi al sonno per scacciare questo tormento, quando ad un tratto vedo una macchia di colore giallo su un albero. Starò sognando, penso. Ma ho gli occhi aperti, non è possibile. Grido “STOOOOOOOOOOOOOOOP” all’autista, facendo svegliare tutto il gruppo che si stava addormentando. Mi metto a urlare “GO BACK GO BACK GO BAAAACK”. Leon, il nostro autista spaventato torna subito indietro. Non potevo sbagliarmi, l’avevo visto. E infatti non mi sbagliavo. Era li disteso su un ramo di un albero, tutti iniziano a urlare alla vista del leopardo.

Io non riuscivo a crederci, sono rimasto 10 minuti in silenzio in contemplazione, avevo il cuore in gola. Non ho staccato nemmeno un secondo gli occhi dal finestrino, non volevo perdermi nemmeno un attimo di quel momento a me “magico”.  Sorrido, mi metto le mani nei capelli, ero la persona più felice del mondo. Avevo messo fine al mio bellissimo tormento.

Apro il finestrino e urlo “Ueeeeeeeeeeeeeeé, Ueeeeeeeeeee”, volevo salutarlo. Tutti scoppiano a ridere. Ma come per magia, il leopardo alzò lo sguardo, guardò verso di noi  e poi di nuovo si mise a dormire. Ci ha mandato il suo saluto, adesso però lasciamolo riposare.

Il pulmino inizia a muoversi, io torno a sedermi nel mio posto, apro un libro, ho il cuore impazzito, non voglio che il sonno prendi il sopravvento. Voglio realizzare che è tutto vero. Finalmente…la “caccia” è chiusa *smile*