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Sabato, 29 Gennaio 2005

Sulmona: i confetti... croce e delizia!

Noi italiani si sa, siamo un popolo di buongustai, è per questo che dedico due righe ai confetti, croce e delizia di Sulmona!

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Vagabondo0

Noi italiani si sa, siamo un popolo di buongustai, è per questo che dedico due righe ai confetti, croce e delizia di Sulmona!

Noi italiani si sa, siamo un popolo di buongustai, è per questo che dedico due righe ai confetti, croce e delizia di Sulmona!
Naturalmente, mi riferisco al fatto che essi sono una “dolce croce” per noi Sulmonesi, in quanto ovunque si vada ci si sente dire ”Ah, Sulmona...la città dei confetti!” e ciò, anche se a volte lusinghiero, è al contempo, un po' riduttivo.
I confetti hanno origini antichissime: presso i Romani era infatti in uso festeggiare con essi le nascite e i matrimoni, come testimoniano la famiglia dei Fabi (447 a.C.) ed Apicio, amico dell'Imperatore Tiberio (14-37 d.C.).
In epoche meno lontane, li troviamo nominati in una novella di Boccaccio e in un sonetto di Folgore di S. Giminiano (XIV Secolo).
Pensate, se andrete a visitare il Museo del confetto, troverete un piccolo cofanetto, contenente gli ultimi confetti che Leopardi comprò, pare che anche lui fosse un estimatore di questi dolci.
I confetti di Sulmona, si distinguono da quelli prodotti altrove per la particolare lavorazione che esclude ogni aggiunta di amido, in oltre l'ottima qualità delle materie prime attribuisce loro qualità organolettiche uniche, ve ne accorgerete!
Ne esistono più di 50 tipi differenti, lo zucchero avvolge non solo mandorle di dimensioni e qualità diverse, ma anche ripieni al cioccolato, alla cannella, alla frutta.
Le forme sono molteplici come i sapori e le ricorrenze per le quali sono stati studiati.
Troverete confetti rossi, dorati, argentati, a forma di fedi nuziali, nonché le varie composizioni in spighe, fiori, cesti ecc.

Fabbrica di confetti

Per chi fosse interessato ad un turismo prettamente eno-gastronomico, vi consiglio anche di gustare piatti tipici abruzzesi, quali i salumi, che occupano un posto d'onore nella gastronomia abruzzese sia per il gusto, tra cui il salame Aquila, la soppressata abruzzese e il salame abruzzese.
Abbiamo poi diversi tipi di paste all'uovo lavorate a mano, tra cui gli “spaghetti alla chitarra”: la sfoglia viene stesa proprio su una sorta di chitarra, attraversando le cui corde, prende forma; le varie preparazioni di carni e verdure condite a “cacio e ova”, cioè con formaggio e uova, mescolati assieme e aggiunti a fine cottura; gli “arrosticini”, spiedini di carni varie, ecc.
In zona è possibile raccogliere, tartufi, funghi di varie specie e lumache di terra, che nelle zone di montagna vengono cucinate col timo in brodetto. Tra i prodotti alimentari dal nome raccapricciante, ma dal sapore sublime, ci sono le interiora di agnello, i fegatini, la lingua in salmì.
Svariati sono i formaggi tipici:il Fior di latte, latticino a pasta filata, prodotto con latte vaccino intero pastorizzato, ha un sapore fresco e genuino, diffuso e apprezzato in Italia e all'estero. Con il suo impasto si ottengono altri ottimi prodotti quali: la treccia, le ciliegine,i bocconcini ed i nodini.
Il Caciocavallo, il più noto tra i formaggi a pasta filata, il cui nome deriva dalla maniera in cui viene fatto maturare: una volta pronto viene appeso a coppie con una funicella di rafia, a cavallo di una pertica.
La Giuncata, prodotta con latte di pecora, si ottiene dalla pressatura del caglio in canestrini di giunco dalla caratteristica forma allungata. Secondo la tradizione viene lavorato dopo il periodo pasquale. E' un formaggio destinato a scomparire, prodotto oggi solo dai pochi pastori rimasti in Abruzzo.
La Burrata è una sorta di grossa mozzarella, al cui interno si trova un cuore di straccetti di fiordilatte e crema di latte, è davvero meravigliosa! Molto diffuso è anche l'uso della ricotta, con la quale qui a Sulmona,si fanno splendide crostate nel periodo Pasquale. C'è sia di capra che di vacca. In altura, si producono svariate tipologie di formaggi stagionati, come il Pecorino.
Da noi si usa molto anche lo zafferano. La tradizione vuole che questa preziosa pianta sia stata introdotta in Abruzzo intorno al 1400 da un padre domenicano, appassionato erborista che portò i bulbi dalla Spagna a Navelli, suo paese d'origine. Si tratta di una specie di crocus di un bel colore violetto con i pistilli arancione scuro.
Con cure colturali appropriate, riuscì ad ottenere un prodotto addirittura più pregiato di quello spagnolo.
E' noto a tutti che lo zafferano è tra le spezie più costose che si possano adoperare: si arriva a 3000 € al chilo; ma bisogna pensare che per fare un chilo di zafferano occorrono circa 200 mila fiori! per fortuna un grammo di zafferano basta a condire tre chili di pasta o di riso!

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Infine i vini:
famoso è il Montepulciano D'Abruzzo, il cui vitigno di base è quello a bacca nera. Con certezza si puo' affermare che il vitigno Montepulciano e' nato nell'abruzzese Valle Peligna, dove è situata Sulmona, notizia confermata da uno scritto dello storico Michele Troia risalente al XVIII secolo. In questa zona ha subito delle selezioni e si e' adattato facilmente alle variazioni ambientali in seguito al suo diffondersi nei territori vicini. Oggi lo si trova coltivato con successo nel territorio circostante le quattro province abruzzesi di Chieti, l'Aquila, Pescara e Teramo, ad una altitudine non superiore ai 500 metri s.l.m..
Vinificando l'uva Montepulciano in assenza di vinacce, oppure con leggero contatto delle annate di scarso colore, al Montepulciano D'Abruzzo si affianca la specificazione "Cerasuolo", come ad indicare il colore rosso ciliegia che lo caratterizza. Il Cerasuolo non e' di facile produzione: e' sufficiente un taglio anche con minime quantità di altro vino per fargli perdere le sue caratteristiche organolettiche ottimali.
Oltre al Montepulciano d'Abruzzo, tra le novità più interessanti nel panorama enologico regionale vi è senza dubbio il Controguerra DOC Passerina, ottenuto da un vitigno autoctono riscoperto e valorizzato da una vinificazione in purezza, così come il Controguerra DOC Rosso, molto interessante per la presenza di Merlot e/o Cabernet Sauvignon (min15%) e da altri vitigni a bacca rossa fino ad un massimo del 25%. Il Controguerra rosso è ottenuto inoltre, da uve Montepulciano (min60%) rubino intenso, sapore asciutto, leggermente tannico; gradazione alcolica è del 12%.
Si ricorda anche il Trebbiano D'Abruzzo, da sempre conosciuto più per la quantità che per la qualità, ha subito grossi cambiamenti. In realtà questo vitigno sapientemente allevato, vinificato ed invecchiato in botti, è in grado di dare vini di grande personalità. Il Trebbiano d'Abruzzo è ottenuto dalle uve dei vitigni a bacca bianca, si presenta di colore giallo paglierino, odore gradevole, delicatamente profumato; il sapore è asciutto, vellutato, armonico.

La leggenda del risotto alla milanese
Il risotto alla "navellese", divenne alla "milanese" sul finire del quattrocento, in occasione di un pranzo di nozze.
Il futuro sposo, uno dei mastri vetrai della fabbrica del Duomo di Milano, era alle prese con la difficoltà della scelta del menù.
Uno di primi piatti doveva essere un risotto e la discussione si arenava sul condimento: con i funghi sembrava troppo povero, con la carne troppo banale.
Si fece avanti un operaio abruzzese che suggerì il "risotto alla navellese", ci fu un attimo di silenzio, poi il mastro chiese al giovane spiegazioni più precise. Il ragazzo rispose che “A Navelli, dove sono nato, le donne preparano un risotto con formaggio e zafferano ed è assai buono!”.
Tutti si misero a ridere!
Il mastro, invece, raccolse il suggerimento del ragazzo, ed il pranzo si rivelò un successo.
Così un pizzico di pistilli cambiò la storia ed i natali del risotto alla milanese!


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