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Mercoledì, 27 Ottobre 2010

Messico Guatemala – dai Maia ai Caraibi

Nello zaino abbiamo portato lo spirito itinerante che caratterizza il camperista, la voglia di avventura che abbiamo sempre quando partiamo, la libertà di organizzare gli spostamenti senza tante prenotazioni, la voglia di conoscere luoghi e persone nuove.

ARTICOLO DI

Vagabondo0





Scritto da Francesca Spinello – fotografo Ugo Ongari

Coppia di camperisti (ultracinquantenni) con lo zaino in spalla

Periodo dal 5/8/2008 al 25/8/2008

Tratto dal nostro blog www.viaggiericordi.com


Siamo camperisti da anni ma quest’anno per la prima volta abbiamo realizzato un viaggio che desideravano da tempo, volare oltre oceano tra storia e natura, spostandoci utilizzando solo i mezzi locali, con un bagaglio essenziale sulle spalle.

Nello zaino abbiamo portato lo spirito itinerante che caratterizza il camperista, la voglia di avventura che abbiamo sempre quando partiamo, la libertà di organizzare gli spostamenti senza tante prenotazioni, la voglia di conoscere luoghi e persone nuove.

Ecco che cosa ne è saltato fuori.

Partenza lunedì sera da Venezia, scalo a Londra con pernottamento in hotel, ripartiamo martedì mattina, scalo a Houston e finalmente in serata arrivo a Merida. C'è tanto caldo.

Un taxi abbastanza scassato ci porta all'Hotel . La nostra stanza è a dir poco molto spartana ma, per fortuna, l'aria condizionata funziona e dopo una piacevole doccia ci addormentiamo con l'aria a botto.

Al mattino ci dirigiamo subito alla stazione dei pullman per acquistare i biglietti del bus per Uxmal e Campeche.



Arriviamo a Uxmal, in mezzo al verde si intravedono pietre, strutture murarie, rovine e finalmente la grande piramide il tempio maestoso imponente, è incredibile che abbia 2000 anni.

Saliamo sino in cima e la veduta è eccezionale, la valle a perdita d'occhio.

Poi nel prato in posa per la foto un iguana e poi un altro e un altro ancora, questi lucertoloni colorati passeggiano tranquilli tra l'erba e i sassi.

Cena a base di pesce al ristorante e poi a nanna, crollo dal sonno.

07/08/08

Ore 9.05 parte il pullman per Campeche.Tutto ok, aria condizionata, bagno e tv. L'autista prima di partire si fa il segno della croce e la cosa non è tranquillizzante, siamo nei primi sedili meglio allacciare le cinture. Blocco di controllo, tre uomini in divisa, armata, controllano il vano bagagli e poi ci danno il via libera, lasciamo lo Yucatan entriamo in Campeche.


Il paese si presenta molto colorato e vivace, sole stupendo, alloggiamo in centro a lato della cattedrale all'hotel Posada. Sono le 13,30, facciamo un giro sul lungo mare e andiamo al ristorante La Parroquia (buon consiglio del taxista).

A sera pioggia torrenziale, aspettiamo che passi poi usciamo per vedere il paese illuminato. Cena alla Casa Vieja nella grande terrazza sulla piazza, la vista della cattedrale illuminata è fantastica.

Al mattino, abbiamo 2 ore d'attesa per il bus e decidiamo di fare un giro in taxi visto che ieri con la pioggia non abbiamo visto molto. La signora taxista molto gentilmente ci illustra la parte più alta e più vecchia di Campeche.

08/08/08

ore 11,10 bus verso Palenque. Lungo il percorso si vedono tante baracche con tetti di paglia, piccole strutture essenziali trasandate, tanti tanti bambini ovunque, mentre sul bus alla tv trasmettono un documentario sulle coste italiane.

La stazione degli autobus di Palenque ricorda il far west: al lato della strada c’è solo la biglietteria con davanti una tettoia e 4 panchine in fila. Pernottiamo poco lontano in hotel modesto ma accogliente e cena al ristorante Las Tinajas, locale caratteristico e menù ben assortito per qualità/prezzo.

Come sempre al ristorante arriva la classica ciotolina che è fuoco sulla lingua, meglio evitare.


Sabato - Partenza ore 8 in un piccolo bus per tour zona archeologica - Misol Ha - Agua azul

Entriamo nella zona archeologica di Palenque la guida ci accompagna sui templi raccontandoci del re Pacal, della regina rossa. Le costruzioni sono immerse in una selva di enormi piante verdi e le scimmie saltano da un ramo all'altro emettendo forti urli che rendono questo luogo ancora più affascinante.

Con il naso in su siamo affascinati da questa meravigliosa convivenza di natura verde e selvaggia con l’antica storia Maya.

La grande cascata di "Misol Ha" non ci stupisce più di tanto mentre veramente bello è Agua Azul con i suoi corsi d'acqua, le cascate e tanti piccoli bacini a vari livelli dove la gente, Ugo fa il bagno.

Ovunque baracche dove vendono di tutto, da oggetti ricordo a pollo fritto a pezzi di frutta a tortillas (pane) ripieno, i colori e gli odori sono tanti, ma per noi nulla è stuzzicante e di sicuro l'igiene non è di casa qui.

10-11/08/08

Trasferimento da Palenque a S. Cristobal con bus di lusso.

Il viaggio è drammatico mi prende la nausea che mi costringe a servirmi più volte del bagno,

ho nostalgia del nostro camper .

Arriviamo a S. Cristobal piove a dirotto, le strade sembrano fiumi, ecco perché i marciapiedi sono così alti; in taxi andiamo all'agenzia a prenotare mini bus per Guatemala,dopo di che dritti all'Hotel, io devo assolutamente coricarmi mi sento distrutta.

Fortunatamente alle 16.30 mi sveglio e mi sento molto meglio usciamo per una passeggiata in centro.

La serata è fresca ma bella, arriviamo sino al Centro Culturale Na Bolom e riusciamo a prenotare la cena di stasera .

Alle sette ci troviamo insieme ad altri turisti stranieri in una grande sala con il camino acceso seduti intorno ad un unico lungo tavolo, l'ambiente e l'atmosfera sono molto caratteristici e pur conoscendo solo lo spagnolo ci si ritrova a chiacchierare o comunque a capirsi tutti insieme cenando.

E' una bellissima esperienza. Da provare!

Al mattino partiamo in gruppo con una signora che ci farà da guida per San Juan Chamula.

Prima tappa a Zinacantan dove proseguiamo a piedi attraverso sentieri di campagna, mentre la guida ci raccomanda di non fotografare le persone perché credono che così gli rubiamo l'anima. Ci spiega che questo popolo ha un particolare culto dei morti e della morte, che la maggior parte dei bambini sino a poco tempo fa non erano scolarizzati e che a tutt'oggi si praticano riti di stregoneria per chiedere salute fertilità e altro.


Passeggiando in mezzo a campi di verdure e fiori incontriamo donne indaffarate a lavare nel torrente. Arrivati in piazza, alla chiesa, vediamo una processione di gente con addosso costumi di tessuto blu a disegni fucsia che si dirige verso l' abitazione di uno sciamano "grande capo" per festeggiare. La guida continua a spiegarci i vari riti ed entrando in chiesa ci rendiamo conto di quanto ci ha detto.

Il pavimento ricoperto di aghi di pino, candele di vari colori accese, donne in ginocchio con polli da "sacrificare", un atmosfera è a dir poco medioevale.

Rientro con pioggia scrosciante, come ogni pomeriggio.

Domani attraversiamo la frontiera per il Guatemala.

Martedì mattina ore 7, partiamo dall'agenzia Chincutik di S. Cristobal per Guatemala - Panajachel.

Siamo in 7 persone su un minibus, una coppia di israeliani, una coppia di ragazzi

australiani, uno psicologo messicano che va a fare un corso in Guatemala e noi due.

Il viaggio sarà lungo ma è da subito piacevole, la giornata è bella e Hector (lo psicologo) è molto cordiale, dialoga con tutti, scherza, ci racconta di sé e traduce chi parla inglese; il tempo passa veloce.

Arriviamo alla frontiera, scendiamo, andiamo a piedi oltre il grande cartello che ti da il benvenuto in Messico, lo abbiamo alle spalle, siamo in Guatemala.

Procedure di rito, fila davanti allo sportello per controllo passaporti , cambio dei pesos in quezales e poi si riparte su un nuovo minibus.


Alle cinque arriviamo al lago Atitlan a Panajachel, ci dirigiamo al molo per prendere la lancia (barca) per Jabailito, arriva la lancia pubblica, saliamo e in pochi minuti siamo in tanti pigiati sulla barca; è l'imbrunire sono quasi le sei, ora parte.

L'acqua ci schizza addosso, il timoniere ci copre con un nylon ma l’ acqua gocciola ovunque sulle le persone sbattute di qua e di là dalle onde e ovviamente siamo tutti bagnati ma, finalmente arriviamo alla meta..

Un uomo ci prende i bagagli e sale le scale verso l'ingresso dell'hotel, Casa del Mundo.

Il posto è stupendo, l'hotel è a picco sul lago, purtroppo è buio e non riusciamo a vedere gran che saliamo all'ingresso e la signora ci accoglie dicendoci che la cena è quasi pronta, ci mostra la nostra stanza sul terrazzo.

La sala da pranzo è illuminata con tante candele, tutti insieme ci accomodiamo intorno all'unica lunga tavola apparecchiata, la cena è semplice ma è molto piacevole condividere la serata con tante persone straniere, mi sento veramente cittadina del mondo.

Ci addormentiamo cullati dal rumore scrosciante della pioggia intensa, con la tenda aperta e la vista delle luci sul lago, lo scenario è più che piacevole, siamo orgogliosi di essere arrivati qui.

Mercoledì ore 5,30 siamo in terrazza ad ammirare il vulcano di fronte a noi che piano piano si libera dalle nubi, qualche foto, una passeggiata per ispezionare il posto che scopriamo sempre più bello. Decidiamo di andare a piedi a spasso nei dintorni sino a Jabailito e Santa Cruz.

Mercoledì 13 agosto - il viaggio da Panajachel a Chichicastenango è molto tranquillo, siamo soli in un minibus con l'autista che ci racconta della sua famiglia e dei suoi sette figli .

L'Hotel Mayan Inn è il migliore in assoluto tra quelli che abbiamo visto e sicuramente molto inconsueto. Le stanze non hanno chiave e udite udite, ogni stanza ha il suo personale "Maggiordomo" che soddisfa ogni esigenza del cliente.

Vi assicuro che dopo una iniziale perplessità è molto bello sentirsi "importanti" anche se per poco tempo.

Riusciamo a fare un giro pomeridiano nella piazza dove cominciano i preparativi del grande mercato indigeno. Purtroppo spiovicchia ma gli ambulanti, veramente numerosi, continuano a montare le bancarelle fatte di lunghi legni e di nylon.


L'indomani l'effetto è travolgente, davanti la chiesa brucia l'incenso, la piazza è coperta di stoffe, tappeti, borse, fiori, maschere, gioielli con una varietà e intensità di colori affascinanti; il mercato coinvolge tutti i passanti, sopratutto turisti, che al grido dei venditori "hei amigo/a" cominciano una trattative infinita all'ultimo prezzo . Ovviamente facciamo tanti acquisti e poi via verso Antigua.

Venerdì – Antigua - Hotel La Posadita - accogliente e confortevole.

Visitiamo la Finca di caffè ora adibita in gran parte ad hotel. Giardini immensi, una grande piscina e grandi saloni ben arredati ne fanno un ambiente molto bello ed elegante.

Visitiamo poi l'hotel/ristorante Santo Domingo, ex monastero, ci sono musei, antichità, bei giardini con pappagalli, un incantevole atmosfera coloniale , e un giretto all'interno è piacevole.

Sabato alle 6 pulmino per Vulcan Pacaya alto 2500 mt.


Arriviamo a circa 1700mt , poi proseguiamo a piedi, saggiamente abbiamo indossato gli scarponi. La salita è faticosa, ma man mano che si presenta la grande cima nera fumante il paesaggio ha una vera metamorfosi.

La nostra guida ci conduce a vedere le fessure incandescenti, l'aria ondeggiante confonde le figure creando un atmosfera surreale, a meno di un metro sotto i nostri piedi scorre la lava.

Per il ritorno la guida propone una scorciatoia che, come dice lui, "è come sciare".

I miei capelli bianchi fanno dubitare tutti sulle mie capacità, io li tranquillizzo e vado giù. I piedi sprofondano nella grossa sabbia scura e dobbiamo veramente scivolare.

Verso le 12.30 rientriamo ad Antigua, pranzo eccezionale al Quezo y Vino per poi concederci un gelato al ristorante Panza Verde, locale elegante e caratteristico.

Passeggiata serale dal parque central al grande arco attraverso le strade acciottolate di quadro (incrocio) in quadro. All'hotel ci hanno raccomandato di non rientrare tardi per non rischiare brutti incontri, purtroppo in Guatemale abbiamo ricevuto molte raccomandazioni in questo senso. Peccato!

Domenica 17 agosto, ore 4 parte il minibus, da Antigua a Guatemale dove prenderemo il bus.

Il pullman è molto spartano, senza aria condizionata, una sola portiera davanti, che ad ognuna delle numerose fermate, il bigliettaio deve spingere con forza perché si chiuda.

Alle ore 12 arriviamo a Rio Dulce, la lancia è già al molo pronta a partire. Il percorso è favoloso.

La barca va velocemente sull'acqua costeggiando le rive del grande fiume, la vegetazione è fitta, verdissima, le piante e le palme sono altissime e coperte di varie specie di uccelli, questa è selva.

Dopo un’ ora e mezza circa arriviamo all'Hotel Finca Tatin.


Carlos ci mostra la nostra dimora, una palafitta di legno con tetto di paglia, le finestre e ogni fessura con zanzariera anche il letto è avvolto da zanzariera, siamo circondati da piante e fiori da un lato e il fiume dall'altro. L'atmosfera è un poco misteriosa e selvaggia, molto suggestiva.

Pomeriggio in kayak sul fiume, noi siamo impacciati con i remi, ma l'acqua è calma la giornata è bella, lo spettacolo della vegetazione e il silenzio che regna ci danno tanta serenità. Facciamo il bagno insieme nel fiume e ci prepariamo per la cena. Tutti intorno a un tavolone mangiamo il pollo appena cotto sul grande falò di fianco al fiume.

Lunedì al mattino presto ci sediamo sul pontile ad osservare il fiume. Passa la barca che porta i bambini maschi a scuola, dopo pochi minuti ne passa un altra con le bambine, il rumore del motore quasi disturba l'assoluto silenzio. Una canoa a filo d'acqua passa davanti a noi, il signore che continua a remare con movimento costante e sicuro ci dà il buongiorno sorridendo.

Per noi è incredibile riuscire a vivere senza un auto, senza i nostri comfort, ma tutti qui sembrano molto soddisfatti e sereni.


Carlos ci porta, con la sua barca, alle foci del fiume, a Livingston. Qui l'ambiente è molto diverso; sono tutti neri, capelli rasta, con abiti e turbanti coloratissimi. La spiaggia è lunga e stretta, le palme arrivano sino al mare, l'acqua è calma e calda e il paesaggio e quanto è nelle aspettative di chi giunge ai Caraibi.

Il bagno è d'obbligo, godiamo di questo luogo che unisce il fascino della giungla tropicale al mare caraibico.

Dopo aver mangiato un bel piatto di gamberi alla piastra torniamo soddisfatti alla Finca Tatin .

Al pomeriggio partiamo per un tour nella selva. La guida, Gerardo un ragazzo di 27 anni senza denti ma molto cordiale, ci accompagna attraverso sentieri in mezzo a questa vegetazione sino alla grotta del tigre per poi proseguire sino al villaggio indio. Gerardo ci mostra orgoglioso la sua casa che è solo una povera capanna di canne e paglia con un piccolo fuoco, due amache per i bambini e un facsimile di letto per lui, il suolo è solo terra e non esistono né mobili né elettrodomestici.

A noi pare tutto incredibile, ma la dignità e la serenità delle persone che abbiamo incontrato sino ad oggi ci fa pensare a valutare meglio le cose veramente importanti della vita.

Martedì ritorniamo in barca a Rio Dulce per proseguire in bus verso Tikal.

Il bus o meglio un carcassone che assomiglia ad un bus arriva alle 10 ed è già pieno con molta gente in piedi, saliamo e ci rendiamo subito conto che sarà un viaggio non proprio piacevole.

Dopo meno di un ora un ragazzo vaquero mi cede il posto "il miei capelli bianchi hanno colpito" finalmente mi siedo.

Osservo la gente sul bus, c'è la signora con i vassoi legati insieme pieni di uova, il signore con una scatola che ha un piccolo buco nella parte alta probabilmente per consentire al pollo di respirare, la signora in prima file tiene in mano un bicchierone di frutta tagliata che lentamente porta alla bocca mentre il signore della quarta fila tiene in mano un piatto di riso e pollo appena acquistati all'ultima fermata.

A 40 chilometri circa prima di Tikal scendiamo per aspettare alla fermata il passaggio di un minibus per Tikal. Aspettiamo fiduciosi finché l’autista di uno scuolabus ci informa che il minibus oggi non arriverà e ci invita a salire, ci spiega che quel che sta facendo è l'ultimo viaggio come scuolabus e poi può accompagnarci. Saliamo e alle 15,3o entriamo nel parco archeologico.

Sistemazione in hotel Jaguar Inn e poi via entriamo nell’area maya.


La zona è molto diversa dagli altri siti maya come Uxmal e Palenque,. Qui per arrivare ai templi percorriamo lunghi sentieri nel cuore di una grande foresta tropicale; oltre alla meraviglia delle rovine osserviamo tanti piccoli e grandi animali come formiche giganti, cavallette mimetizzate sugli alberi, un colibrì sul suo piccolo nido , le scimmie urlatrici che si dondolano, un grande ragno peloso nero, vari insetti, misteriosi e sconosciuti uccelli, tutto questo da a Tikal un particolare fascino.

Rientrati in hotel conosciamo Toni, un'insegnante americana di italiano, che è qui per studiare gli animali. Con lei passiamo una piacevole serata conversando.

Come tutte le sere alle nove black out, si accendono le candele e sino a mattina la luce non tornerà.

Mercoledì alle 3 di notte parte il tour. E' buio, con la pila in mano percorriamo il sentiero verso la

centrale piazza maya, c'è un grande silenzio.

Arrivati al tempio saliamo la scala di legno e ci sediamo sulla cima, sono le 5.3o, restiamo tutti seduti in silenzio ad aspettare l'alba. Di fronte a noi la giungla ancora oscura avvolta da una leggera nebbia che lentamente si muove scoprendo le cime di altri templi, la luce pian piano aumenta cambiando i colori dello scenario, e finalmente compare all'orizzonte il grande cerchio dorato.

Tutto sembra prendere vita, il silenzio lascia spazio ai suoni degli animali che si svegliano e si muovono, quelle che prima erano sagome adesso si definiscono e la foresta appare in tutta la sua bellezza.

Noi restiamo in silenzio ad ammirare la vita, la natura che dal cielo alla terra ci travolge e non finirà mai di meravigliarci.


Al pomeriggio andiamo all’aeroporto a Flores. Con un piccolo aereo, 28 posti, torniamo a Guatemala City dove partirà il nostro volo di rientro.

Qualche volta ci è mancata la nostra dimora viaggiante ma l’avventura ha compensato questo "tradimento", mai come in questa occasione ci siamo sentiti cittadini del mondo e orgogliosi di esserlo.

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