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Mercoledì, 19 Novembre 2014

Il mio primo passo per liberta' ed indipendenza

In una generazione senza stimoli,che sembra non possa avere un futuro,condizionata dal conformismo e dall’oppressione della società,credo esista ancora la voglia ed il bisogno di cercare se stessi e la propria realtà,e di poter invogliare gli altri a farlo, anche a sedici anni. 

Una ventata di vita, un nuovo mondo.

ARTICOLO DI

Zanna Bianca

Il 25 Luglio sono partita.

Sono partita per il cammino di Santiago, un pellegrinaggio che nasce con scopi religiosi, ma che nel tempo si e’ trasformato in un opportunità per qualsiasi persona,religiosa e non,di poter camminare in nature selvagge, sentieri incontaminati,alla ricerca di se stessi e della propria realtà.

Sono partita. Perche? Per emanciparmi, per essere indipendente e dimostrare ai miei genitori che potevo cavarmela da sola, per togliermi dalla mia soffocante città e dai suoi pregiudizi e per andare a cercare la mia libertà. L’unica persona che mi conosce veramente sono io, cosi sono partita,da sola.

Da subito le prime difficoltà: l’aereo,i pullman,gli ostelli,le lingue.. tutto questo mi ha obbligato a tirarmi su le maniche ed arrangiarmi sin dal primo giorno,tutto questo non è stato facile. Ho iniziato a camminare. Ho camminato,ed ogni giorno appena i miei piedi iniziavano ad andare ed i miei occhi a vedere,mi commuovevo e le lacrime scivolano sul mio viso: i panorami,le verdi montagne,gli uccelli,l’alba,tutto era estremamente meraviglioso. Potevo respirare a pieni polmoni, mi sono sentita finalmente felice, finalmente libera.

Ho percorso circa 25-30 km al giorno e in questi miei lunghi chilometri di solitudine ho conosciuto moltissime persone dal cuore enorme che con la loro storia mi hanno insegnano un po’ di vita, persone sempre diverse, ogni ora,ogni chilometro,ogni giorno.

Anime che entravano,anche solo per un minuto,ed uscivano dalla mia vita,ma che lasciavano una moneta d’oro nel tesoro della mia anima. Ho provato incredibili sensazioni mai provate prima,pienezza,gioia,felicità,quella vera,quella che molti credono di provare ma che purtroppo non sanno neanche cos’è, ma sopratutto libertà. Il dolore e la fatica erano anch’esse belle sensazioni ormai.. i 10 kg di zaino facevano male,i 30 chilomentri giornalieri erano pesanti, ma era come se non sentissi nulla di tutto ciò da quanto stavo bene.


Dopo aver finito il cammino,arrivata alla città di Santiago,sentivo di non aver ancora veramente finito, avevo voglia di camminare,di cambiare il mio orizzonte ancora una volta, la vita nomade mi aveva reso felice, la vita vagabonda mi aveva insegnato a vivere,ho deciso così di continuare, ancora 100 km, fino ad arrivare al mare: l’oceano, dove i miei piedi non avrebbero potuto più andare avanti. Senza saperlo,quella è stata una delle migliori scelte della mia vita.

Arrivata alla “Fine della terra” ho conosciuto un gruppo di ragazzi italiani che aveva percorso il cammino senza soldi per scelta,dormendo per strada su cartoni o panchine e mangiando quello che gli veniva offerto: avevano iniziato in Spagna il loro viaggio,ma lo avrebbero continuato,senza un ritorno,verso Portogallo,Marocco,India o Palestina; ho sentito da subito una strana energia in loro,così mi sono unita a questo grande gruppo e siamo andati nella spiaggia lontana 1 km dalla città di Finisterre,la conosciuta “playa de l’amor” o la spiaggia degli “hippie”,se così li vogliamo chiamare.

Abbiamo fatto il fuoco,cenato,scherzato e riso,e le stelle,la notte di San Lorenzo,la luna,il mare, il vento e la sabbia.. tutto aveva un atmosfera magica,surreale,tutto era così perfetto che mi ha intrappolata e stregata. Il giorno seguente era però il momento di tornare a casa, dovevo prendere un pullman che mi portava a Santiago,e da Santiago un pullman per Madrid perché lì, il giorno seguente avrei avuto l’aereo per Milano. Forse per destino,o forse per casualità,per sbaglio,o forse no,ho perso il pullman per Santiago e tutte le coincidenze sono scalate.

Rischiavo di perdere l’aereo per l’Italia: Non volevo abbandonare quel magico posto,quell’aria vibrante di energia,quelle persone con un cuore così grande,così gentili,così umane.. Ho iniziato così a pensare alla seria possibilità di rimanere in Spagna ancora per un po’, o forse per più di un po’, cambiare vita drasticamente da un momento all’altro e riiniziare tutto da capo;il coraggio non mi mancava, non mi sarebbe servito altro,non mi servivano soldi ne casa ne istruzione.

Alla fine però mi sono sentita in dovere di prendere quel maledetto aereo,solo per il fatto che me lo avevano pagato i miei genitori con tanti,troppi sforzi e sacrifici.. Così ho preso il pullman da Finisiterre,e mi sono ritrovata da sola,di notte,a Santiago, una grande città,pericolosa a quell’ora per una ragazza; ed è stato lì che per la prima volta mi sono sentita sola,perché effettivamente, lo ero. Mi sono sentita indifesa e spaventata e inevitabilmente sono scoppiata a piangere dalla paura.

La magia della vita però mi ha come sempre aiutato,facendomi incrociare due ragazzi francesi che mi hanno iniziato a parlare,mi hanno regalato una birra e poi mi hanno offerto di dormire a casa loro. Malinconica ma libera,liberissima,la mattina seguente ho preso due treni,ho fatto 10 ore di viaggio e sono arrivata a Madrid e poi da lì ho preso l’aereo e in due ore ero in Italia.

Tornata in Italia euforica più che mai,non vedevo l’ora di condividere la mia fantastica esperienza con chi mi avrebbe voluto ascoltare ma da subito ho visto che le persone non mi capivano,rimanevano in superficie,sembravano dei muri di cemento da cui non passa niente; mi sono sentita ingabbiata,soffocare,di nuovo.

Tutti troppo piccoli,non parlo di età ma parlo di testa,anche le persone più grandi di me erano troppo piccole,parlavano di sciocchezze,i soliti avidi ed egoisti discorsi,le solite lagne e le solite scenate.

Una sera mi ha chiamata mia mamma dicendomi che non saremmo potute partire per l’Egitto perchè “Hanno diagnosticato un tumore maligno al nonno,lo devono operare ed è una cosa molto rischiosa”, io scherzando le ho subito detto “Mamma ma allora io me ne torno in Spagna”. Sembrava che l’esperienza fosse finita,ma non è stato così: mi hanno sempre insegnato che “quando vuoi una cosa,devi allungare il braccio e prenderla” .

Così, detto fatto, ho lavorato in un ristorante per guadagnarmi dei soldi, ho preso tutto ciò che avevo da parte da un anno,e senza chiedere un euro ai miei genitori,sono partita; “Per mio nonno. Ogni passo che farò sarà per mio nonno”,mi sono detta. “E per me.”

In men che non si dica,dopo soli 15 giorni nella mia città,ero di nuovo in viaggio per la Spagna.

Di nuovo una vagabonda,questa volta però ancora più libera,libera anche da me stessa. Nessun progetto,nessun orario,nessuna destinazione,ma soprattutto nessuna data di ritorno.

Questa volta tutto era ancora più vero e selvaggio,più improvvisato; una vagabonda,una “viaggiatrice esteta,che ha per casa la strada” direbbe Mc Candless.

Sempre alla ricerca di me stessa,con l’obbiettivo di abbandonare il consumismo e togliermi la maggior quantità di comodità materiali che solo impigriscono la mente.

Evidentemente il cuore mi ha riportato a Finisterre,evidentemente non avrei mai dovuto prendere quell’aereo e sarei dovuta rimanere in Spagna già la prima volta; la magia mi ha trasportata di nuovo in quella magica spiaggia,e in fondo in fondo nel mio cuore speravo di ri incontrare i miei amici italiani di due settimane prima,il mondo è piccolo e lì il tempo non esiste,così ho fatto una camminata avanti e indietro per tutta la spiaggia ma di loro nessuna traccia,mi sono buttata sulla sabbia con il cuore in mano che batteva a mille,scoraggiata e un po’ spaesata,quando ecco che la magia della vita non finisce mai,e davanti ai miei occhi è spuntato uno degli italiani. Gli sono andata incontro e incredulo mi ha salutata e ha chiesto cosa ci facevo ancora li.

Neanche il tempo di spiegargli,che mi sono sentita chiamare: “Zanna??” Mi sono girata e ho visto l’altro mio amico; il mio cuore si è riempito di gioia ed i miei occhi sono tornati a brillare.

La magia di quella spiaggia li aveva intrappolati e non erano riusciti ad andarsene da lì. “Siamo diventati animali di mare” mi hanno detto,”viviamo qui da quanto te ne sei andata,ed ora si è formata questa grande famiglia,guarda..” La mia vita,senza che io lo sapessi,stava iniziando in quel esatto momento.

Da li in poi è stato tutto un altro viaggio,un secondo viaggio,il mio viaggio. 20 persone circa, tutte provenienti dal cammino, nazionalità e lingue diverse,tutti senza soldi; ogni giorno arrivavano persone nuove,e magari qualcuno se ne andava,a volte eravamo 30,a volte 50.

C’era l’artista di strada,l’artigiano,il giocoliere ed anche chi faceva l’elemosina. Una grotta,dei teloni per dormire e qualche palo per tenere in piedi qualcosa ed ecco che avevamo una casa.

“Qui solo due cose sono sacre” mi hanno detto appena arrivata, “il fuoco e la musica”.

E la sera intorno al fuoco era sempre una grande festa, un’enorme cerchio di persone felici che cantavano e ululavano alla luna,urlavano e scherzavano e suonavano,e poi si cucinava sul fuoco per tutti,e la parola d’ordine ovviamente era condividere,perchè il cibo non bastava per tutti ed anche il vino andava condiviso “so you have to share ok?”

Il cibo era ricavato dagli scarti dei mercati o del supermercato e dai regali di gentili persone,i “piatti” venivano lavati con sabbia e acqua della cascata,il bagno nell’oceano gelido ogni mattina era la nostra doccia, il risveglio con caffè ogni mattina e la solita domanda “Goodmorning Bianca how are you?” era un obbligo; e l’amore che c’era nell’aria fra ogni persona,che per qualsiasi cosa ringraziava,anche per non aver fatto niente,e che per ogni cosa ci si abbracciava, always free hugs because “nice to meet you is too formal” , tanto rispetto,tanto amore,tanta purezza e tanta energia.

Il più piccolo aveva 24 anni,il più grande 56,e poi c’ero io, il cucciolo del gruppo,ma un solo numero sulla carta non mi ha impedito nulla,non mi ha impedito rapporti con nessuno,eravamo tutti uguali,fratelli senza tempo.

Non esistevano età, numeri,giorni,mesi,ore,tempo,nomi,non esisteva nulla che fosse materiale.

Nessuno infatti sapeva il mio vero nome, il mio vero nome lì era Zanna Bianca,il lupo di J.London che fin dalla nascita esce dalla “tana” e va a scoprire il suo mondo selvaggio, ma in realtà è stato solo un caso che mi abbiano conosciuta con questo nome.

Ogni giorno mi svegliavo ed urlavo al mondo quanto ero felice e quanto avessi capito che la vita è semplice; mentre c’e chi continua ad alimentare il consumismo,la vita “finta”,materiale, comprandosi macchine,playstation o iphone,credendo che lo faranno felice,io ho iniziato ad apprezzare il mare, il fuoco,la sabbia,le stelle, la musica e la natura,ed ho imparato ad ringraziare, imparato il rispetto,la pace,la sintonia,l’amore e la gioia. Le persone non avevano magari una laurea in giurisprudenza,ma semplicemente sapevano fare il fuoco,sapevano fare la legna,sapevano prendersi cura degli altri ma soprattutto,amarli.

C’era chi con il fuoco ci parlava come se fosse suo figlio,lo faceva crescere e lo faceva calmare quando si arrabbiava,e poi c’erano le onde che ti seguivano se venivano comandate,ed infine la luna che ascoltava sempre..

Per la prima volta in tutta la mia vita sono stata amata,pura e naturale come sono nata; mi hanno fatto sentire amate per quello che ero e per quello che riuscivo a trasmettere,senza pali e barriere e per la prima volta sono stata forte e potente,bella e piena di energia,felicità e tanta purezza.

Quante meravigliose persone ho conosciuto,quanti momenti perfetti ho potuto vivere,quanto mi ha insegnato ogni piccolo sguardo degli abitanti di quella magica spiaggia popolata da persone e non da gente.. Ho sempre pensato di essere legata in qualche modo all’arte,ma grazie a questo viaggio ci sono “finita completamente dentro”; ho visto l’arte in tutti i modi in cui potevo vederla,l’arte eravamo tutti noi,ognuno a suo modo,e tutto questo mi ha completamente mandata fuori ed ha improntato in modo drastico il mio amore.

Neanche il tempo di un respiro che dovevo già tornare in Italia,la scuola sarebbe iniziata di li a poco,il sogno stava finendo, non volevo,ma mi sono ripromessa ed ho ripromesso a tutti che mi diplomerò.

Mi diplomerò e poi partirò, per un viaggio infinito come il loro, senza un ritorno come il loro,verso infinite realtà,proprio come loro.

 

Tornata in Italia la seconda volta,arricchita,cambiata e maturata, ero pronta a dipingere tutti con il colore che avevo dentro di me, ma nessuno voleva essere dipinto.

Nessuno mi capiva,forse alcuni non capiranno mai,forse alcuni fra qualche anno, ma io ero lì che aspettavo solo di condividere tutto questo con qualcuno: fortunatamente la mia famiglia, la mia grande famiglia ha ascoltato, interessata ed emozionata,ogni mia parola..

La mia grande famiglia che se sono così ora e’ tutto merito loro,della loro apertura mentale e della loro strabiliante energia,la mia grande famiglia che tanto e’ stata criticata o non capita dagli esterni “Ma i tuoi genitori ti lasciano andare in giro così a vagabondare a 16 anni?? Ma è pericoloso!!!” Mi dicevano.

Io invece ringrazio mia madre per essere una viaggiatrice e mio padre per essere un viaggiatore,in tutti i sensi,ma soprattutto,viaggiatori di vita.

La maggior parte della popolazione della mia città,pensa e forse ne è convinta, di avere la mente aperta a “sconfinati pensieri”,ma poi in realtà le persone che hanno accettato i miei cambiamenti come se non fosse successo niente le posso contare sulle dita di una mano; sono stata criticata molto ma non so ancora il perché,mi sembra di aver capito che alle persone non” vada bene” quello che sono diventata.

Intorno a me solo tanti soldatini grigi tutti uguali programmati per lavorare, studiare,ed eseguire i comandi del capo,”macchine del sapere” le chiamava un mio amico; giovani senza aspettative,senza un futuro,senza valori sui quali appoggiarsi,una vita che stanno lasciando passare senza afferrarla, e da qui abusi ed eccessi,per trovare quel mondo finto che apparentemente soddisfa per un istante i bisogni umani.

Mi sono sentita strappato la libertà,così,d’un tratto,per costrizione e per obbligo,”perché devi andare a scuola,devi studiare e fare i compiti” mi hanno detto i professori dopo aver sentito la mia storia.

 

Forse non ce ne accorgiamo,forse servirebbe un viaggio del genere per capire che c’è qualcosa che non va, che dobbiamo svegliarci dal letargo e spruzzare del colore in questo grigio mondo,che non dobbiamo più essere “macchine” sottomesse a qualcuno di supremo, ma semplicemente uomini.

Forse staccando la spina dalla nostra caotica realtà e facendo un viaggio per noi stessi,ci possiamo rendere conto che non abbiamo bisogno di oggetti materiali per stare bene,ma forse,l’abbraccio di una persona ci farà stare meglio,ci farà provare emozioni mai provate prima.

Anche a 16 anni si può aver voglia di scoprire se stessi,per star meglio,in un mondo che ci sta portando a star sempre peggio,si può aver voglia di “chiamare le cose con il loro vero nome” e di “potersi sentire una piccola fibra dell’universo”.

Ed io penso che se iniziassimo a rinunciare ai possedimenti,ai vizi e alle comodità, apprezzeremmo di più ciò che ci viene donato ogni giorno e vivremmo una vita sana e migliore,non solo ora,ma anche nel nostro futuro.

Finirò la scuola e partirò,forse per sempre o magari no,senza una precisa meta.

Solo con il mio zaino e nient’altro,girerò il mondo alla ricerca delle sensazioni “di quell’estate dei miei 16 anni”; la ricorderò così.

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