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Mercoledì, 23 Febbraio 2011

Good morning Vietnam, smile Cambodian

Le parole di Joan Baez nelle sue canzoni melanconiche, insieme a quelle di Bob Dylan, sono state per me come per migliaia di giovani negli anni 60/70 motivo di contestazione di sogni ancora da venire di discussioni mai finite di progetti per poter cambiare il mondo.

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Vagabondo0

dicembre 2010

Le parole di Joan Baez nelle sue canzoni melanconiche, insieme a quelle di Bob Dylan, sono state per me come per migliaia di giovani negli anni 60/70 motivo di contestazione di sogni ancora da venire di discussioni mai finite di progetti per poter cambiare il mondo. Come erano romantici quei tempi ai nostri occhi ingenui, mentre nelle stanze del potere si decidevano le sorti di popolazioni inermi con la scusa del comunismo o di minacce mai esistite.

La storia la conosciamo come ce la hanno voluta raccontare, ma nel mio cuore e’ sempre rimasta aperta quella ferita, dopo la lettura di "PEUW una bambina cambogiana" che raccontava gli orrori del genocidio verso la popolazione inerme da parte dei Kmer Rossi, o il genocidio inutile e disumano a My Lai di un intero villaggio da parte del comandante Americano W.L. Calley in seguito condannato ma rilasciato dopo soli tre anni dal governo Nixon,

Ok, scusate le premesse, ma queste sono le motivazioni che mi hanno portato in questi due paesi, dunque, vi costringo alla lettura di questo viaggio come sacrificio in nome di tutte le sofferenze vissute da queste popolazioni.


Ora in Vietnam c'è ancora un esercito che combatte sulle strade ogni giorno, ma di questo vi parlerò in seguito.

Londra, Heathrow, il rombo possente dei quattro motori del jumbo al decollo mi ha inchiodato al sedile mentre la bestia volante rullava per staccarsi dalla pista come un fenicottero abituato a correre e innalzarsi in volo.

Questo è l’unico momento in cui si sentono solo i motori, i passeggeri sono tutti in religioso silenzio, e credo che qualcuno dica anche qualche preghiera come io ho fatto.

Quando si riaccendono le luci e l’aereo ha preso quota, la vita di bordo riprende come se niente fosse. Finalmente ricompaiono le hostess della Cathay Pacific che rassicurano tutti con il loro sorriso professionale e la loro bellezza da passerella di moda, in quanto sono tutte magrissime.

Dopo lo stop over di due ore ad Hong Kong, siamo ancora in volo per Ho Chi Minh City, ex Saigon. Questo tratto di due ore e mezza ci sembra una passeggiata dopo le 12 ore da Londra. Arriviamo comunque stanchi, ma ancora non è finita, bisogna pur conquistarselo a fatica questo Vietnam. L'obbligo del Visto, ci impone ancora una bella coda che insieme a quelle del controllo dei passaporti e del ritiro bagagli, fanno moltiplicare le ore di viaggio.

Siamo finalmente fuori nel terminal. Un esercito di cartelli con nomi diversi ci attende.

Non troviamo il nostro cartello, anzi non lo cerchiamo nemmeno, noi siamo travellers, non turisti, ma forse per caso!! Infatti da viaggiatori fai da te smaliziati, non andiamo subito a prendere il taxi griffato Mercedes o Lexus, ma un ometto claudicante e furbacchione, made in Naples, ci ha già catturato con il suo occhio da falco, taxi, taxi, ok how much? 20 dollari, no.. ten (10) ok. Naturalmente lo seguiamo, ma sorpassa tutte le belle macchine, ci fa saltare anche un piccolo muretto e apre le porte del suo de luxe taxi, afferra i due trolley e li sbatte davanti sul primo sedile. Il film di Benny Hill e’ iniziato!!!

Ci guardiamo in faccia e ci facciamo una bella risata: welcome a Saigon non HCMC (Ho Chi Minh City). Parte, niente finestrini, niente maniglie, tutto a pezzi, aria condizionata open air, sudiamo come matti ma pazienza, speriamo solo di arrivare all’Hotel Continental al piu’ presto. Non sara’ facile. Il traffico ci travolge, ma l’ometto sembra ugualmente saper fare lo slalom fino a quando.. tu.. tu..la carcassa si ferma, esce, one moment, ok, scompare... ci guarda, ma finalmente ricompare con un fiasco di benzina, lo versa, poi ancora uno, la rimanenza, apre il cofano del motore e ve lo versa direttamente in modo che, come in formula uno, la vecchia gloria abbia una partenza fulminante.

Prova, riprova, accelera, al decimo tentativo, parte come un cavallo a salti, speriamo di superare tutti gli ostacoli e.... finalmente ci ritroviamo davanti al mega ingresso dell’albergo dove due portieri vestiti di tutto punto vengono a prenderci le valigie. Pago, do anche un dollaro di mancia e auguro al buon uomo una bella giornata...

Finalmente siamo nella suite esagerata di 64 mq con salotto studio ecc, ma quello che mi attrae di più e’ il lettone a tre piazze giusto e solo... per dormire dopo questa bella avventura simpatica e il jet lag di sette ore in avanti, sono ancora le dieci del mattino.

Finalmente rinfrescati, riposati in apparenza, con abiti estivi, prendiamo un assaggio del nuovo Vietnam. La location, come sempre, e’ stata scelta bene dal mio agente di viaggio (Edna mia moglie londinese), siamo di fronte all’Opera, vicino al Saigon River ed al centro commerciale della città. Questi due giorni a HCMC, dopo il viaggio, sono solo di puro relax prima di riprendere l’aereo per Siem Reap in Cambogia .

Facciamo un giro orientativo, parliamo con delle ragazze locali molto simpatiche e iniziamo a renderci conto della realtà vietnamita .

La sera andiamo a cena alla Vietnam House un ottimo ristorante con musica e cameriere tutte vestite con i loro abiti tradizionali. Il cibo è ottimo come l’ambiente. Quello che mi colpisce di più sono queste ragazze con questi vestiti di una incredibile semplicità, una tunica ed un paio di pantaloni, sandali, che le rendono cosi’ affascinanti, frutto della loro silhouette e naturalmente di quel fascino esotico.

Al ritorno in albergo troviamo un matrimonio locale per rallegrare la serata.

City tour il giorno dopo senza alcun impegno organizzativo da parte nostra in modo da avere una visione generale della città.

Abbiamo autista e guida solo per noi, compresa la vera aria condizionata!!

Siamo ormai ingoiati dal traffico di HCMC, la guerra stradale di cui vi parlavo. Qui non esiste una codice stradale scritto, e se esiste è stato adattato agli usi che loro fanno del loro mezzo di trasporto, le moto. Credo che passati dalle bici alle moto abbiano continuato ad usarle come tali. Agli incroci, sopratutto quando non ci sono semafori, arrivano tutti contemporaneamente dai quattro lati e passa chi riesce ad infilarsi per primo tra un coro di clacson, ma tutto fila liscio come per miracolo. I pedoni naturalmente sono ostacoli da superare come i paletti dello slalom speciale. Per fortuna che la mia passione era lo sci.

Il palazzo del governo in parte distrutto dagli americani e ricostruito ospita ancora tutte le vecchie apparecchiature di comunicazione, il tunnel per il presidente in caso di fuga, le varie sale per gli ospiti e le riunioni e degli immensi giardini, in quanto prima non dovevano esistere case tutt’attorno.

Anche qui non manca China town, Cholon, dove ogni via ha il suo commercio specifico.

Non parliamo del mercato, altro che Medina degli anni 70 ad Istanbul, si riesce a malapena a passare in mezzo a tonnellate di merce e commesse impegnatissime nel loro commercio.

Arriviamo finalmente al museo della guerra, vecchi aerei da combattimento elicotteri ed altri mezzi di distruttivi sostano inoffensivi per la gioia dei turisti.

All’interno l’atmosfera si fa più riflessiva. La vista delle foto tante volte viste sui giornali o alla televisione, qui assumono un’altra dimensione ed un altro significato. Siamo veramente molto vicini alla popolazione che ha sofferto non più lontani ed intoccabili, siamo noi stessi parte di loro.

La bambina bruciata dal napalm, nuda che scappa disperata è lì davanti ai miei occhi, la guardo, la tocco, mi faccio fotografare indicandola con un gesto "NEVER NEVER AGAIN". Le gabbie dove venivano imprigionati i vietcong, ammassati come topi, alte 50 cm, ed altro che non vorrei nemmeno scrivere.

Fuori l’atmosfera ritorna come se questo non fosse mai successo, la gente guarda al futuro, ma sopratutto non si vede gente anziana in giro...il Vietnam credo sia tutto nuovo, molto giovane, pieno di fiducia e speranza per il futuro.

I boat people non ci sono più, ormai son stati trasferiti da noi con le motivazioni più o meno uguali alla storia passata.





Il mondo va verso Marte, ma i problemi dei più deboli rimangono irrisolti ovunque.

Dopo aver visitato una pagoda buddista, una fabbrica della ceralacca e la pittura cinese, dove assistiamo al processo di realizzazione degli oggetti, mi faccio convincere a comprare qualcosa, non ci si può sottrarre a tanta bellezza!

Al pomeriggio ci inoltriamo lungo il Saigon river, ma faccio fatica a convincere Edna ad attraversare la strada, non è facile con migliaia di moto e macchine, è come giocare alla roulette russa. Un ragazzo locale ci capisce e si presta ad accompagnarci, siamo così sul fiume dove assistiamo all’esodo del ritorno a casa. Il ragazzo ci insegna che quando si attraversa, bisogna alzare il braccio così ci vedono. Arrivano le moto che a centinaia si infilano sulla barca, quando fanno il pienone chiudono il ponte e via di corsa per il prossimo viaggio, sembra che anche qui non scendano dalle moto, credo siano già nati sulla moto, per poi essere pronto allo sbarco.

Faccio varie foto di questo spettacolo, lo ritrovo sulle cartoline.. non è che lo fanno per i turisti?

Ci vuole un momento di relax, lo ritroviamo all’Hotel Majestic dove "la signora" sa come

vivere l’atmosfera ed il rito del tea. Anche qui siamo lontani km dal mondo esterno, atmosfera "vittoriana" musica dal vivo, servizio impeccabile, come al solito non e’ solo un tè, ma un brunch, non sicuramente all’altezza di quello a Cape Town, ma sempre qualcosa a cui bisogna partecipare almeno una volta.

Siamo ancora una volta in volo per la Cambogia. Questa volta non abbiamo fatto fatica a trovare il taxi o a portarci le valigie con il sevizio impeccabile dell’albergo, e naturalmente solo 6 dollari...

Ero un po’ prevenuto circa le Vietnam airlines, ma ormai i tupolev sono stati sostituiti dai moderni airbus, ero rimasto ancorato alle letture di Tiziano Terzani.

Siamo dunque in Cambogia dopo due ore e mezza, a Siem Reap, di corsa sul taxi guidato da un ragazzo sveglio e che non smette mai di proporci tutte le escursioni del mondo.

Tutto sommato, il ragazzo, non corre, ma viaggia piano in modo di convincerci nei suoi piani. Concordiamo dunque per il pomeriggio e per l’indomani ad accompagnarci e riprenderci alla visita dei monumenti religiosi più grandi al mondo mai costruiti, ANGKOR WAT, patrimonio dell'umanità.

L’albergo, sempre al centro di ogni attività ci accoglie con il solito aperitivo, salviette calde, frutta fresca, fiori e inchini con le mani giunte in segno di benvenuto (non in Vietnam) solo in India, Sri Lanka.

Qui l'atmosfera di Siem Reap è quasi da sagra paesana, un fulcro di ristoranti, negozi, mercati, mercatini con migliaia di turisti multietnici e sopratutto gioventù, non si direbbe quanti ragazzi e ragazze, anche soli, si avventurano attratti da tanta cultura.

Ci rendiamo conto di questo quando il nostro tassista ci porta a fare I biglietti per l’indomani ad Angor Wat e per farci vedere qualche monumento al tramonto quando tutto si colora di rosa. Penso all’India al Taj Mahal, quando la guida ci ha fatto andare all’alba con il freddo e poi al tramonto, tutto globalizzato..

Qui sembra una festa paesana, arrivano a centinaia con i riscio’ con i tuc tuc, bus, tutti all’assalto dei monumenti. Fatta la fila, la foto x la tessera, siamo pronti alla scalata al monumento. Decine di ragazze multicolori ci propongono ogni genere di souvenir, all’inizio della salita un gruppo di musicisti, vittime delle mine, suona in attesa di qualche dollaro. Via al trekking. Arrivati in cima ci troviamo in effetti di fronte ad un grande monumento con delle scale ripidissime, tutte mezze rotte e decine di turisti che cercano di salire e contemporaneamente scendere, tipo il traffico di Saigon. Edna non se la sente, io mi arrampico come posso, sono nato in campagna, ed alla fine sono in cima come tutti, in cerca di una posizione ottimale per vedere le luci del tramonto, tra macchine fotografiche gente in posizione che ci ritroviamo sempre dappertutto in mezzo alle p....

Finito il rito scendo e via al ritorno in albergo.

Siamo fuori in cerca del ristorante migliore, quello che ai nostri occhi sembra più pulito e con ottimo ambiente. Intanto sulle strade è un susseguirsi di attività di ogni genere, sale massaggi (non porno), vasche con centinaia di pesci per la pulizia dei piedi, che naturalmente faccio in un altro momento con grande solletico iniziale ai piedi , molto divertente, pub, musica ecc, insomma è tutta una festa, i problemi ognuno se li lascia a casa, per fortuna..

Finita la cena a base di zuppa di capra marina, usciamo e ci mischiamo anche noi alla folla per visionare tutto quello che ci offre il mercato dei souvenir. Qui tutto costa meno che in Vietnam.

Mattino seguente siamo finalmente sul taxi verso i monumenti risalenti al 1200 e scoperti per caso in mezzo alla foresta. Sono distribuiti in un’area vastissima, ma poi visitiamo solo due località, tanto alla fine si assomigliano e bisogna essere appassionati per seguirli tutti da vicino.

Il paesaggio è bellissimo, le ninfee sul lago, i monumenti che vi si specchiano , dedichiamo dunque tutta la mattinata e parte del pomeriggio alla visita dei monumenti.

I turisti non mancano ed in alcuni punti, nei passaggi stretti interni bisogna aspettare per continuare. E’ tutto molto bello e suggestivo, le gradinate che salgono al cielo, le sculture, tutti i muri scolpiti con scene di guerra e tanto altro che.. dovete leggere se ne avete la curiosità.

Non sono per niente deluso da A.W, ma sinceramente me li aspettavo nascosti in mezzo alla foresta, in ogni caso abbiamo trovato alberi giganteschi le cui radici come tronchi avvolgevano le basi dei monumenti.

La popolazione, molto mite e gentile che ti conquista con l’ingenuo sorriso ed il pensiero ritorna ai kmer rossi, come hanno potato annientare una popolazione così!!! Uno degli ultimo capi è stato condannato.

Di fianco al nostro albergo abbiamo scoperto una bellissima pagoda enorme, multicolore come sempre, con i monaci e purtroppo con dei gatti magrissimi che Edna cercava di consolare.... lungo il fiume ragazzi che si tuffavano da un albero e risalivano attaccandosi ad una fune, insomma in ogni angolo c'è sempre una nuova scoperta. Come il ristorante Bopha Angkor immerso nel verde costruito sul fiume, tutto in legno che ci riporta alle costruzioni in Sud Africa nei parchi per i safari, con dei fiori tropicali fantastici, dove ci riposiamo per un caffè e prenotiamo la cena.

Le ragazze con i loro costumi tradizionali ci accolgono al ristorante, siamo in giardino, la sala centrale è occupata da un gruppo di francesi, molto presenti qui e in Vietnam, forse si sentono ancora un po padroni... passiamo una bella serata, siamo in un altro mondo in un altra dimensione di vita, tutto fila senza preoccupazioni.

Lasciamo la Cambogia con un pensiero rivolto ai 456 morti sul ponte del fiume a Phnom Penh, il paese ci sembra ora meno allegro, dietro ogni sorriso si cela un pensiero rivolto alla tragedia, mentre il loro re si inchina al dramma vissuto dal suo popolo.

Cambogia good bye.

Pensavamo di aver visto abbastanza traffico a Saigon, ma non eravamo ancora arivati ad Ha Noi, ancora una volta in Vietnam. Edna aveva prenotato all’Hotel Manor nella città vecchia, ma non sapeva che saremmo arrivati nel cul de sac della "medina".

Una Toyota Camrey 2.4 con autista impeccabile ci accompagna in albergo. Dopo vari tentativi riesce comunque ad infilarsi tra le vie strette, le moto i risciò, le bici, i turisti, i marciapiedi pieni di ogni attività come la medina, ma alla fine ci siamo conquistati l’accoglienza magnifica al Manor Hotel.

La camera, come al solito, è completa di ogni comfort, il personale molto gentile, anche troppo, con il quale subentra un rapporto di amicizia, sopratutto con il portiere ed Anna ragazza delle gite. Peccato che abbiamo ormai prenotato tutto all’arrivo all'aeroporto, transfert e gita ad Halong Bay.

La sera siamo a caccia di un bel ristorante, ma non lo troviamo, per ora. Qui e’ tutto rimasto come 50 anni fa. Le case, le attività sul marciapiede. Il grosso guaio è che non si riesce a camminare. Ti ritrovi la parrucchiera, la pedicure, la manicure, quella che spulcia tra la testa per togliere i capelli bianchi, chi con una pentola bolle granoturco, altri che cucinano ogni genere di alimenti, venditori di souvenir. I marciapiedi sono tutti occupati anche dalle moto, dove passare? Bisogna abituarsi, sono solo 4 giorni!

Cena a questo punto di fianco all’albergo. Intanto fuori maree di giovani sono sedute sugli sgabelli piccolissimi e bassissimi sul marciapiede e mangiano, bevono, ridono felici. Certo non si preoccupano come noi dell’igiene e della comodità. A quel che pare, tutte le guide riportano come migliori pasti questi sulle strade perché sono specializzati ognuno su un tipo di pasto, ma l’India è ancora presente...

La vita si svolge come in un Grande Fratello, è davanti a tutti, forse anche perché le case sono piccolissime e strette. Qui esiste un "appartamento" di 1,60 x 2,00 mq, il più piccolo al mondo...

Qui il tempo si e’ fermato, non certo i prezzi delle case che scopriamo a 24000 dollari a metro quadro, e gli affitti.. Ecco perché questo traffico: tutti devono ritornare fuori di Ha Noi.





L’indomani, la mia guida cerca di scappare da questo inferno, non è facile districarsi con la mappa: i nomi delle vie sono difficili da leggere e tutto sembra un labirinto, ma alla fine siamo nel tranquillo quartiere francese. Siamo nella "Parigi" coloniale, un altro mondo, vicino al lago. Il traffico è scorrevole, i palazzi bellissimi, i monumenti, i ponti sul fiume, le ambasciate, gli alberghi i negozi con le griffe di lusso, insomma l’altra faccia di Ha Noi.

Sul lago troviamo decine di coppie di sposini, ancora vestiti con gli abiti da cerimonia, le donne con i costumi coloratissimi che vengono a farsi le foto ricordo, sembrano tutti felicissimi naturalmente ed orgogliosi di fermare l'attimo... per noi solo un sorriso nostalgico . Arriviamo finalmente alla vecchia università ormai solo aperta ai turisti ed alle felici laureande con i vestiti coloratissimi a farsi le foto ricordo e toccare il muso alla tartaruga come good luck (buona fortuna) .

Il giorno dopo, visto ormai quasi tutto quello che ci poteva interessare, Edna non resiste dal visitare l’albergo più esclusivo, il Sofitel Metropol. Una ragazza, come al solito, ci inviata a vedere il buffet, e.. nonostante il prezzo alto, viste le ostriche, non resisto e dico subito di sì. Non sto a descrivervi i tipi di salmone, i frutti di mare, il pesce la carne, le verdure l’ampia scelta di formaggi francesi, frutta dolci, tutto quanto si può trovare solo in questi posti esclusivi. Naturalmente il conto lo paga Edna come regalo di compleanno!!! Vuole lasciare la mancia, ma la cameriera fa notare che ci hanno già pelato il servizio del 5%...

Finalmente siamo in viaggio verso il mare: Halong Bay, località fra le dieci più visitate al mondo.

Dopo quattro ore di viaggio, qualche sosta nel solito posto per i souvenir, arriviamo a Halong Bay. Durante il percorso osserviamo la campagna Vietnamita con tutte le varie piantagioni di riso, ormai raccolto. Qui certo non manca l’acqua.

In attesa di imbarcarci sulla nostra barca, continuano ad arrivare frotte multicolori di turisti. Finalmente la ns. guida, sbrigate le formalità di accompagna a bordo dell’AMIGO.

Il nostro gruppo, una trentina di persone, si dimostra abbastanza socievole.

Il pranzo servito a bordo e’ veramente oltre le nostre aspettative. Siamo intanto in viaggio per circumnavigare le isole. Le imbarcazioni sono tutte di legno, molto grandi e tipiche di questo posto. Alcune hanno delle vele enormi, a prua dei draghi, sembra di stare su una nave pirata. Lo spettacolo che ci viene incontro è incredibile. Siamo tutti con gli occhi incollati a queste isole, una diversa dall’altra, alte con forme arrotondate e ricoperte di vegetazione. Spuntano da tutte le parti, ci vengono incontro, sembrano dei grattacieli sparsi a Manhattan che galleggiano sull’acqua. Intanto altre barche ci passano vicino e tutti si salutano festosamente. Altre piccole imbarcazioni a remi spuntano ogni tanto. Scopriremo in seguito che appartengono alle persone che vivono sulle case galleggianti, vanno a pescare o abbordano le barche dei turisti per vendere qualcosa.

Arriviamo in una baia spettacolare circondata da isole enormi, villaggi di pescatori, turisti che vanno in giro in canoa ad esplorare le grotte, tutta l’atmosfera assume una dimensione mistica.

Sbarchiamo ed andiamo a visitare delle grotte enormi, infinite, piene di stallatiti e rocce che assumono varie forme di animali o umane. Una sopratutto attira l’attenzione delle donne e il desiderio di averlo sempre così degli uomini, solo in certe occasioni!!! Anche la guida fa qualche commento, ogni tanto cerca di raccontarci qualche leggenda sulle grotte.

Finito il tour, molti decidono di andare in canoa, io ci rinuncio, non vedo il fondale ed ho nelle tasche i passaporti, al che il comandante, decide di portarci a fare un giro ravvicinato alle isole. Ci porta fino alle case galleggianti dove questa piccola comunità vive tutto l’anno. Sembra di essere in una fiction non di fronte alla realtà.

La notte, cena con la barca alla fonda. Tutto attorno le luci delle barche, la luna che illumina il mare rendendolo argenteo, mentre le isole fanno da sentinella alle barche all’ancora. Ci godiamo questi momenti magici, pensando a quanto siamo fortunati a viverli.

Al mattino presto il panorama assume un’aria più colorata, le isole sembrano sorridere al sole che le accarezza dolcemente.

Di nuovo in navigazione, questa volta per ritornare a casa. Siamo soddisfatti della gita, siamo stati ancora una volta testimoni di quanto questa nostra terra ospiti posti meravigliosi, incredibili, inimmaginabili alle volte irraggiungibili, tesori da non rovinare con la nostra presenza.

Ritorno ad Ha Noi dai ragazzi simpatici dell’Hotel Manor, ci chiedono della gita e raccontiamo con entusiasmo. L’indomani li dobbiamo lasciare, abbiamo l’aereo per Hue.

Salutiamo Anna, chiacchieriamo con lei chiedendo informazioni sulla loro situazione. Rimaniamo sbalorditi quando sentiamo delle difficoltà per tirare avanti e di quanto costino le case in questo vecchio quartiere, 24000 dollari a metro quadro, di quanto sia corrotta la polizia e chi li governa. Ecco a chi appartengono i macchinoni di lusso di Saigon. Salutiamo lei e gli altri con un po di malinconia e siamo gia’ sull‘aereo per Hue.

Abbiate pazienza, ancora due località, e vi lascio in pace, sempre che siate arrivati fin qui.

Accoglienza stupenda all’albergo, servizio in camera con ogni comfort, ma sopratutto la disponibilità ed il dialogo con il personale. Ci hanno procurato biglietti del treno per

Dan An sono entrati subito in simbiosi con noi e con tutti clienti presenti, una gentilezza e una disponibilità mai trovate. La cittadina, molto tranquilla, ma purtroppo periodo di pioggia non ci ha dato la possibilità di scoprirla del tutto.

Arriviamo comunque alla vecchia città imperiale, un posto immenso con tanti palazzi e giardini ma sinceramente niente di entusiasmante

La gita in treno da Hue a Danang doveva essere molto bella, attraverso le montagne, costeggiando il mar della Cina, ma sinceramente non è stata secondo le nostre aspettative, pertanto non vi annoierò con la descrizione del panorama.


Arrivati a Danang, prendiamo un taxi per Hoi An, con una ragazza parigina, Claire che si e’ presa due/ tre mesi per girare Vietnam, Cambogia, Laos e China, altro che noi!! Viene con noi in albergo, offrono anche a lei il drink di benvenuto, mentre si da da fare per trovare un alloggio da pochi dong

Accoglienza come al solito in questo stupendo albergo immerso nel verde, con un grande cortile pieno di alberi di cocco (li raccoglievano), fiori, piante. Le camere tutte circondate dalla vegetazione, insomma un’oasi in mezzo alla città.

La camera, purtroppo devo farvi l’elenco delle dotazioni: letto con petali di rosa, cuscini ricamati, vaso di fiori con 10 rose gialle, altro vaso fiori, fiori in bagno, tv/internet a disposizione, video cd, kimono, frutta fresca cambiata ogni giorno, bilancia, le dotazioni del bagno sarebbero troppo lunghe. Quasi come Stintino, tutto per 47 sterline per notte compresa una mega colazione a buffet che ho dovuto fotografare.

L’unica pecca, le ragazze, belle eleganti, ma senza espressione, sembravano terrorizzate, e ho subito capito dalla presenza dell’arpia della proprietaria che era sempre presente, non ha mai rivolto un saluto ad alcuno. L’unica cosa si è organizzata la mega festa per la figlia la sera dopo e ci ha chiuso anche il ristorante.

Siamo vicini al mercato, al fiume, nella citta’ vecchia. Qui veramente si possono ammirare vecchi palazzi, il ponte sul fiume fatto dai cinesi vecchissimo, barche di pescatori tipiche dell’altro secolo..il mercato con ogni genere di mercanzia con tutte le

persone locali, quasi tutte ragazze, quadri, souvenir insomma un altro

paese di "portas apertas" come da noi in Sardegna, solo che qui e la realtà quotidiana.

Qui anziché il pedicure mi hanno fatto il manicure sempre per un dollaro, oltretutto ti propongono in ogni momento qualsiasi cosa pur di sopravvivere.

Bene, non vi annoio oltre, vi riporto nuovamente a HO CHI MINH CITY (Saigon) per l’ultimo giorno prima di prendere l’aero per Hong Kong e poi per Londra, dove il volo, visti i venti dell’ovest ha impiegato 13 ore e ci ha regalato delle belle caviglie gonfie.

Arrivati ci siamo rinfrescati con l’aria gelida, giusto per risvegliarci da questo sogno vissuto veramente e regalato a chi vorrebbe viverlo, ma come si dice è "meglio viaggiare che arrivare". Un consiglio pertanto, rimanete comodi a casa, ci penso io ad annoiarvi con i racconti, così vi passa la voglia di partire...


p.s. Edna e’ stata meno entusiasta di me she is in love with South Africa (ma anch’io)

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