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Lunedì, 7 Dicembre 2015

Porto: ruby o tawny?

Un viaggio Fly & drink...e se vogliamo anche eat & francesinha

ARTICOLO DI

Cinzi@

Vi è capitato mai di scegliere una destinazione a caso, giusto perché il volo costava meno che per qualsiasi altra capitale famosa, o solo perché vi ci ha trascinato qualcuno, oppure perché era quella con il viaggio già confermato? Magari siete partiti senza aspettative, con conoscenti e amici a far di tutto per smontarvi ancora di più. Poi eccovi lì e vi accorgete che questo posto dal quale non vi aspettavate molto, se non addirittura nulla, invece è qualcosa di bellissimo… forse vi piace anche di più di altre città decantate, perché oltre ad essere un bel posto, vi piace anche come ci si vive. Questo secondo me è l’effetto che potrebbe fare una città come Porto… seconda, come seconde sono molte città, che non sono capitale e magari lo sono state. L’antica città romana di Calem, poi divenuta Porto Calem, è quella che da il nome a tutto il paese e per me è l’emblema della tradizione portoghese. Chissà se Tina, Mario, Markus, Gigi, Giuly e Luca si rispecchieranno in questo mio pensiero.

Abbiamo cominciato il nostro viaggio nelle confeitarias, questi gioielli per la vista ed il palato, con le vetrine che ti chiamano per nome. Quasi tutte sono delle istituzioni e si pavoneggiano della loro età. Mario e Gigi cominceranno a fare a gara a chi prende la torta più “pannosa”.

In rua santa Catarina individuiamo la Capela das Almas, tutta coperta di azulejos. Diventerà il nostro punto di riferimento per tornare in hotel.

Ci sediamo in Aliados, nel centro della città a sorseggiare birra mentre il sole ci scalda. Siamo partiti da Bergamo avvolti dalla nebbia e con la giacca pesante. Questa città ci accoglie col suo clima mite… forse questa pausa ci farà sembrare l’inverno un po’ meno duro e più breve.

Vogliamo tutti provare la francesinha. Se tutti i piatti tradizionali hanno storie secolari e si sono radicati nella cultura dei popoli nel tempo, Porto, la città vecchia, ha una pietanza tradizionale che risale giusto agli anni Sessanta del ventesimo secolo. E’ una specie di bomba a tre piani fatta con fette di pane in cassetta, riempita di salsiccia, bistecca, prosciutto affumicato, sovrastata da un uovo all’occhio di bue ricoperto da formaggio e salsa francesinha, circondata da patatine fritte. Luca chiede di poterla accompagnare a un bicchier d’acqua, ma la cameriera si rifiuta, perché la francesinha va con la birra o col vinho verde.

Dopo avere provato questa delizia, si è cominciato a fantasticare su una versione italiana, sostituendo la bistecca con la cotoletta di maiale  e il prosciutto con la mortadella.

Questa città è una perlina, dove ti giri ci sono azulejos da ammirare: sulle case, sulle chiese, in stazione. Ci sono stradine caratteristiche e particolari. Una porta ad un miradouro da cui si vede tutta la parte che sta aldilà del fiume. Un’altra è un quartiere a luci rosse dall’aspetto sgualcito e d’altri tempi, come le signore sedute sui gradini.

I colori del Natale quest’anno nella zona centrale di Aliados sono il blu e l’oro. In realtà per le altre via il tema non viene sempre rispettato. On salita ed ogni discesa ha un tema diverso e il loro incrocio crea degli effetti strani. La temperatura non ci fa sentire vicini al Natale, ma le decorazioni rivelano la vicinanza delle festività.

La seconda mattina non c’è una nuvola e il cielo è proprio blu. Scendiamo le scale della città verso la riva del fiume. La famosa Ribeira ci investe con la sua unicità e con la folla. Tutti sono qui perché il sole oggi bacia tutti uno per uno. Dove altro si vorrebbe stare? Forse dall’altra parte del fiume a girar per cantine. Ne scegliamo una e scopriamo un sacco di cose sul vino di Porto. Tipo che può essere Ruby (rosso), Bianco, Tawny (rossiccio tipo ambrato) e Rosè. Il vino ruby invecchia nelle botti grandi, quello tawny in quelle piccole così sta a più contatto col legno e il processo di ossidazione ne modifica il colore. C’ anche un vino vintage invecchiato dal 1909 che costa 6.000 euro. Si chiude con una degustazione che ci rende così tanto allegri che ci fa venir voglia di prender la funivia. Peccato che quando andiamo per prenderla ci regalano una degustazione di Porto e ormai non possiamo rinunciare. Allegri e felici attraversiamo il Ponte Dom Luis I che regala le vedute più belle su tutta la città.

Mi viene un’idea: siamo dei Vagabondi, ci vuole un aperitivo Vagabondo. Compriamo delle empanadas e una bottiglia di vinho verde e ce la portiamo al miradouro. Le cantine accendono una alla volta le loro insegne: Ferreira, Sandeman, Offley, Grahams. Ora questi nomi ci sono familiari. Ripenseremo a questo momento...a questa sera, col tramonto appena passato, quando leggeremo qualcuna di queste etichette.

Oltre al Porto ci diamo anche all’arte: visitiamo la SERRALVES una fondazione piena d’arte contemporanea. Pensiamo di non capirci nulla ed in effetti forse per qualcosa è così. Ci fermiamo tutti a guardare un video inquietante sull’arrivo del Messia ambientato in Brasile: si passa da un momento di festa, in cui le ragazze sfilano per la città con la frutta in testa ad un momento di tragedia in cui tutto viene avvolto dal fuoco e muoiono un sacco di persone. Da questa tragedia nasce un muro del pianto su cui il commercio inizia a speculare incurante della tragedia che ha dato origine a quel luogo di culto.

In tutto questo manca solo il mare. Il Douro si getta nell’Atlantico a Foz, una frazione della città. L’estuario si apre su un oceano burrascoso, respiriamo l’odore della salsedine, Le onde si schiantano su un pontile in mezzo al mare. I ragazzini non curanti dei divieti si avvicinano e scappano via ridendo e strillando quando l’acqua gli si schianta vicino.

Si ritorna alla Ribeira e si chiude questo viaggio con un piccolo rituale: un giro di Porto nella coppetta di cioccolato e poi un giro di ginja.

Tutto questo è Porto, Porto è stata il nostro viaggio. Porto sarà il nostro ricordo.

 

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