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Mercoledì, 2 Settembre 2015

Il Nepal dopo il terremoto, visto da chi ci è stato.

Luglio 2015. In Nepal dopo il terremoto praticamente tutti i monumenti erano integri e visitabili, i ristoranti aperti, la gente al lavoro, c'era acqua e luce. Mancava solo una cosa: i turisti. Non c'era nessuno. Eccetto ovviamente un gruppo di Vagabondo...

ARTICOLO DI

raffy

Una premessa è d’obbligo per non dimenticare: il terremoto del Nepal del 25 aprile 2015 è stato un violento evento sismico di magnitudo 7,8 con epicentro a circa 34 km a est-sud-est di Lamjung, che ha causato più di 8 000 morti.
Qui a Vagabondo ci siamo subito messi in allarme perché abbiamo a Patan il nostro amico – referente Pankaj e la sua famiglia. Per fortuna stavano tutti bene! La loro casa era intatta ma non avevano il coraggio di rientrare, quindi hanno messo su delle tende di emergenza ed hanno dormito li, tutti insieme: insieme, uniti nella sfortuna, ma nella fortuna di essere ancora vivi. Pankaj mi disse: Dio ci ha dato una seconda vita!
Il 15 giugno, quindi quasi due mesi dopo il terremoto, il Dipartimento della Archeologia ha disposto la riapertura,nella valle di KTM di tutti i monumenti, ma nonostante questo ci sono stati tantissimi che hanno rinunciato a partire per il Nepal.
I media in televisione mandavano video e foto di un Nepal distrutto, immagini spaventose di monumenti frantumati, accartocciati su se stessi; macerie ovunque. Le sue bellezze artistiche sono praticamente intatte che che ne abbiano detto i giornali occidentali, che sono stati ansiosi di pubblicare le foto dei calcinacci e hanno invece completamente ignorato tutte quelle foto che dimostrano che i monumenti antichi nepalesi sono ancora lì.

Vagabondo ha deciso che il Nepal andava aiutato: volevamo far vedere al mondo le vere e reali condizioni attuali  di questo paese.
Abbiamo pensato che ciò andava fatto come lo sappiamo fare meglio: viaggiando!
Riportare il turismo in Nepal, ballando la musica degli sherpa, meditando nei templi, scalare le montagne o ad ammirarle dal basso, comprando souvenir nelle bancarelle di Kathmandù, pagando un biglietto per ammirare un monumento,chiacchierare con le persone.

E' stato subito aperto il progetto

Raccontare il Nepal

Il turista (o viaggiatore) questa volta poteva realmente aiutare il Nepal senza far finta di prendere in mano una pala. Aiutare semplicemente facendo… il turista. E facendo vedere che stava facendo il turista con le sue foto e i suoi racconti.

Così il 26 luglio sono partita con un meraviglioso gruppo di 4 persone: Marco, Tiziana, Roberto F. e Roberto alla scoperta del nuovo Nepal.
Iniziava per me la “mia seconda volta in Nepal” dopo il viaggio del 2012.

Arriviamo il 27 luglio verso le 15 e Pankaj ci accoglie all’aeroporto: ci mette una corona di fiori attorno al collo per omaggiarci e ci ringrazia per essere venuti nella sua terra.
L’emozione è grande per tutti: siamo tra i primi turisti italiani in Nepal dopo il terremoto e sono felici di accoglierci.
Da qui inizia il nostro viaggio che ci ha portato, in 14 meravigliosi giorni, a visitare la valle di Kathmandu e a fare un bel trekking di 5 giorni nella zona dell’Annapurna.
Visitiamo la Durbar Square di Patan: emozionate vedere come il sito sia rimasto quasi intatto; emozionante vedere come la vita sia tornata alla normalità!
Il tempio hindu di Pashupatinath intatto e bellissimo. Il Tempio della dea Kali a Dakshinali: anche esso intatto; il villaggio di Kirtipur: meraviglioso nella sua semplicità. Gli abitanti ci guardano, ci sorridono e sembra che quei sorrisi siano un “grazie per essere qui”.
Ora però volevamo capire cosa fare di concreto per aiutare i nostri amici nepalesi, e non è stato difficile trovare il modo.
A Pashupatinath un signore nepalese mi viene incontro con 10 euro in monete: in banca le monete non vengono cambiate. Mi chiede se ho 10 euro intere…SI le ho! Questo, ho pensato, è un buon modo per aiutarti: ora quei miei 10 euro di “carta” li porti in banca e ci sfami per giorni la tua famiglia: sono felice di averti aiutato amico mio…
In città potevamo andare a piedi, invece, qualche volta, abbiamo deciso di prendere il taxi: un semplice modo per aiutare l’economia locale.
Massaggi nelle grandi Spa? Ma perché mai! Nel centro di Thamel, io e Tiziana, gironzolando,abbiamo trovato una famiglia che in casa propria faceva massaggi: decidiamo di fermarci da loro per un massaggio ai piedi, bere con loro un the, fare due chiacchiere. Noi siamo state bene e loro con 2000 rupie ( 20 euro) ci faranno tanto!
Sapete quanto è buona la frutta in Nepal? Per merenda acquistavamo dai contadini banane e mango: una prelibatezza! Anche qui #turismosolidale.
Belli i vestiti locali, così colorati e con un ottimo cotone. Entriamo nei grandi negozi che sembrano “ricchi”? ma no certo che no!
Io e Tiziana andiamo dalla sartina che cuce a mano o con la sua macchina da cucire che ricorda le macchine che usavano le nostre nonne: scegliamo la stoffa, ci prendono le misure ed il giorno dopo abbiamo vestiti locali fatti a mano! Bellissimi! Con 4000 rupie ( 40 euro) abbiamo un vestito da invidia in Italia ed abbiamo aiutato un altra famiglia.

Ringrazio Vagabondo per avermi dato la possibilità di tornare in Nepal, ringrazio i miei favolosi compagni di viaggio che hanno creduto che il modo migliore per aiutare il Nepal è andarci come turisti.
Non sono una giornalista né una scrittrice: sicuramente questo pezzo lo avrebbero scritto meglio loro. Sono però una persona che ama il Nepal e che lo ha rivissuto per la seconda volta: la prima nel 2012 è stata una bellissima esperienza, questa seconda volta davvero emozionate.
Un messaggio semplice che vi lancio: tornate a viaggiare in Nepal: è un regalo per loro ed una forte emozione per voi!
Tutte le foto che trovate qui sono stata scattate dalla sottoscritta che ne autentica la veridicità: nessuna foto è stata ritoccata! Il Nepal ora è esattamente così come lo vedete dalle foto.

Raffy.

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