Articolo
racconto icon
Sabato, 9 Maggio 2009

Il canyon Messicano.

Qualcuno ha detto che l'addio ad un luogo non è più addio se dentro di te è rimasto qualcosa di così positivo che ti ha arricchito a tal punto che senti solo sollievo e felicità...

Concorso Storie Vagabonde

ARTICOLO DI

Vagabondo0


Questo racconto partecipa al concorso Storie Vagabonde!

Ci sono 1000 euro in palio! Partecipa anche tu inviando i tuoi racconti entro il 25 aprile 2009. Dal 1 al 30 giugno 2009 potrai votare il vincitore ed assegnare il premio: se questo racconto ti è piaciuto, ricordatene!




Qualcuno ha detto che l'addio ad un luogo non è più addio se dentro di te è rimasto qualcosa di così positivo che ti ha arricchito a tal punto che senti solo sollievo e felicità, nel sapere che sul pianeta ci sono ancora luoghi e persone che vedono e affrontano la vita nel modo che tu hai sempre reputato più giusto. Una realtà affine con quello che si porta dentro sé stessi.

Certo, è vero che la consapevolezza di "essere solo di passaggio" dà un sapore particolare a ciò che si sente e vede, ma sono convinto che se si presta un attimo di attenzione, si può riconoscere chiaramente la qualità "d'energia" che un luogo e le persone che lo abitano emanano.

Questo era lo stato d'animo che stavo vivendo quando il 14 dicembre parto finalmente per il canyon Messicano in Chihuahua dopo aver visitato gran parte della Bassa California sempre appartenente allo Stato del Messico.

Mi sfrego le braccia dal freddo mentre aspetto il treno; il mio zaino, troppo piccolo per un viaggio cosi lungo, al quale era agganciata la tenda, sacco a pelo e una coperta, era appoggiato al lato di una panchina, e sembrava animato di vita propria, mentre aspettava il convoglio, in agguato nell'oscurità.

Mattina. Vecchio treno,  vecchi abiti, vecchi posti a sedere, è una delle sensazioni più belle finora, c'è freddo ma sono attrezzato.

Ora sono solo e mi sento forte, inizio ad abbandonare i dubbi portati dalla solitudine. Mi riempio e il mio cuore è aperto; il freddo aumenta e io continuo a scaldarmi. Vedo un unico flusso, nel quale ora non distinguo più nulla. Sono emozionato come un bambino. Affacciato tra un vagone e l'altro mi rendo conto di quanto sia bello il cielo e di quanto tempo  abbia per osservarlo mentre le nuvole si abbassano e il treno sbuffa mentre raggiunge le cime più fredde.

Incrociamo un convoglio merci, varie persone sedute tra un vagone e l'altro, sporche di polvere, mi fanno un cenno col capo e mi salutano sorridenti..mi prende un morso allo stomaco ancora oggi al pensiero.

Creel: primo paese nella Barranca del Cobre.

Ho per caso contattato Chris su internet e con mia sorpresa mi dice che la sua destinazione sarebbe stata la Barranca del Cobre proprio dove stavo andando io.. Ci siamo incontrati e abbiamo passato due notti assieme.

La prima sera a Creel mi siedo su un muretto di fronte all'ostello, indeciso se partire subito per le montagne e chiedo consiglio ad un vecchio messicano.

Lui scruta il cielo e mi dice: "amigo, è probabile che stanotte nevichi, ma domani sarà bello, aspetta". Durante la notte neve sciolta cade copiosa, mentre seduto in un piccolo locale ripenso a quel signore, mi chiedo chi sia, cosa faccia, dove sia ora.



La seconda notte la passo a Batopilas, imponente e strettissima valle verdeggiante scavata dal fiume tra le montagne altissime. Ci siamo accampati.. Chris non ha parlato per tutta la serata, pensavo si stesse annoiando con me..poi, verso le undici mi ha detto che sarebbe andato a dormire.

All'epoca non ero ancora in grado di capire il suo silenzio, ora so che quello è il silenzio che accompagna la fine di un "vero" viaggio.

Lago a 10 km da Creel.

Mi accampo sulla riva boscosa del lago mentre Chris torna al villaggio. Sarà la prima notte veramente fredda. Sono di nuovo solo, ma non c'è piu la sensazione di insicurezza o di timore. Il mio cuore è libero, e cosi la mia mente.

Passerò questa e altre due notti nel canyon, poi andrò nel deserto.

Ora è buio, sono appena entrato nella tenda, dalle pareti vedo spegnersi il fuoco.. Ho sognato un puma, fermo dall'altra parte del lago, nella notte, con ambra per occhi; è arrivato alla mia tenda, si è fermato ad osservare, ha annusato e scrutato, per poi andarsene a passo tranquillo.

Il mattino dopo mi alzo all'alba per andare a salutare Chris, faccio l'autostop e una jeep mi porta fino a destinazione. Saluto il mio amico che con un piede già sul treno mi dice che ci rivedremo, un giorno: "nos vemos amigo". Poco dopo arriva il mio passaggio.

Divisadero: puro, magnifico silenzio interrotto dalla musica della natura, un' aquila vola alta nel cielo. Né luci, né strade, solo alberi, roccia e alberi. Pianto la tenda sulla cima di uno strapiombo.

Mentre sto per addormentarmi vedo il fuoco spegnersi lentamente.

Alla mattina ringrazio il bellissimo luogo e risalgo sul treno.



Bahuichivo.

Ho la strana sensazione per la prima volta nella mia vita che ci sia qualcosa che mi guidi, infatti, mentre sconfortato mi avvio verso un hotel, incontro per coincidenza Ariel: un israeliano che vive qui da un mese e mi offre un posto vicino al suo ranch dove piantare la tenda. È una persona unica. È la notte più bella che abbia passato finora, avvolto fra tre coperte e un gran fuoco al mattino. Ariel fa un cenno con la testa quando gli spiego che sento qualcosa che si fa enorme intorno a me, mentre dormo nella notte.

Il giorno successivo arrivo a Mazatlan,ovvero la fine del canyon.

Prendo un autobus fino alla catena montuosa di Durango, ma mi fermo prima di arrivare alla città, in un paesino chiamato "El Salto". Passo una notte in un hotel chiuso, riaperto unicamente per me dopo essere sceso a patti con l'albergatore.

La mattina dopo lascio le chiavi dell'hotel ad una signora che gestisce un piccolissimo ristorante dall'altra parte della strada.



Raggiungo Durango dove aspetterò quattro ore prima che arrivi un autobus per San Luis Potosi.  Mentre sono fermo all'entrata della stazione, alzo gli occhi al cielo e non vedo neanche una stella, non sono più abituato..!

Mi rendo conto che ho sviluppato un'istantanea e forte repellenza per le città e per tutta la gente che in massa vive da massa, dove non c'è né spazio né tempo per sentire la voce della natura, la voce di se stessi. Tiro un sospiro di sollievo nel momento in cui salgo sull'autobus che mi porterà nel deserto.

Mi siedo di fianco ad un signore con stivali in pelle, jeans e sombrero.

"Più che un autobus sembra una vasca da bagno bucata con le ruote!" esclama.

Non finisce la frase che già siamo lanciati all'inseguimento di nuove vie e nuove strade, mentre veniamo inghiottiti da mulinelli di polvere illuminati da un sole sano e gigante che si staglia in un cielo terso.


Viaggia con noi

Iscriviti gratuitamente. Conosci i tuoi compagni di viaggio prima della partenza.

Viaggia con noi in tutto il mondo.