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Sabato, 26 Settembre 2015

I miradouros di Lisbona

Lisbona è tutta un saliscendi. Provare per credere! Ne sanno qualcosa i vagabondi di questo Fly & drink che per 4 giorni hanno potuto sperimentare in prima persona...cos'è un miradouro.

ARTICOLO DI

Cinzi@

Un avvertimento che do sempre a chi sta per partire per Lisbona è: porta scarpe comode e scordati il tacco 15! Lisbona ha più colli dei sette di Roma.

Se chiedete a uno che non è mai stato a Parigi cosa c’è da vedere lì, pur non essendoci mai stato, vi dirà: la Torre Eiffel. Se chiedete a qualcuno che non  è mai stato a Lisbona cosa andare a vedere, probabilmente vi risponderà…Boh! Sì, perché in effetti, a Roma c’è il Colosseo, a Londra c’è il Big Ben, a Pisa c’è la torre, a Berlino c’è il muro e a Lisbona? Finchè non si prende in mano una guida della città, è difficile menzionare un posto famoso di Lisbona. Ebbene il successo di Lisbona, nonostante la  mancanza di questo  monumento glorioso, famoso e importante, si spiega coi MIRADOUROS.  Miradouro  in italiano è il  punto panoramico, in inglese “view - point”. Affinchè ci sia un punto panoramico deve esserci prima di tutto un bel panorama. Come fa una città ad esser così piena di panorami? Semplice: un miradouro tipicamente sta in alto e sovrasta qualcosa. Quale luogo migliore di una città fatta di colline?

Con Romano, Francesca, Rossella, Luca, Sara e Alessandra, i vagabondi che hanno partecipato al Fly & Drink del 1° di maggio 2015,  siamo andati a caccia di questi punti panoramici: ci è costato un po’ di fatica, perché quando a Lisbona c’è il sole,  fa caldo e a camminare in salita si suda, però vi assicuro che ne vale la pena.

Al miradouro de Santa Caterina siamo subito entrati nel vivo. E’ un posto  un po’ “underground” con un sacco di gente seduta sui gradoni che chiacchiera, beve e ascolta musica improvvisata da due artisti di strada.  Un chiosco verde in ferro battuto, presenza  fissa nei miradouros, invita a rinfrescarsi con cerveja (birra) intanto che si guarda oltre. Le gru del porto deturpano un po’ il panorama,  ma l’atmosfera chiassosa e rilassata trasporta i pensieri oltre le barriere architettoniche e ci fa sentire a nostro agio.

La scalata al miradouro da Senhora do Monte, il più alto di tutti, è stata sfidante. La chiamo scalata perché abbiamo dovuto fare veramente un bel po’ di gradini. La fatica si può premiare con la birra al poco insolito chiosco verde od  omaggiandosi di gloriosi scatti alla  miriade di tetti rossi che  spunta sotto i nostri piedi. La giornata era molto limpida e si distingueva bene l’arancione del Ponte del XXV Aprile, copia del Golden Gate di San Francisco. Quando da questo miradouro vedrete il castello di Sao Jorge, vi verrà la voglia di correre a vederlo .

Noi prima siamo passati  dal miradouro da Graça, nel  quartiere omonimo. Non siamo lontani da Nostra Senhora do Monte: lo vediamo benissimo là in alto. Ci congratuliamo con noi stessi per essere arrivati lassù. Mentre camminiamo per  Graça ci affianca il famoso tram 28. I mezzi sono storici, quanto potrebbero esserlo i vacchi tram arancioni di Milano. La particolarità è che questo tram si arrampica coraggiosamente  su pendenze vertiginose, sballottando i passeggeri, che non possiamo definire malcapitati, perché fanno addirittura la fila per provare l’ebbrezza di un giro.

Mano a mano che entriamo nel quartiere dell’Alfama l’ambiente diventa fascinosamente trasandato.  Le case sono a filo della strada, coi panni stesi che ci accarezzano le teste. Commentiamo divertiti l’utilità di stendere panni puliti proprio qua. Chiaramente chi  ci abita non ha scelta, ma mi metto a riflettere e penso alla facilità con cui  un ragazzo particolarmente romantico, dotato di Uniposca, potrebbe  lasciare un messaggio alla sua amata sul pigiama steso.

Passando di qui si immagina Lisbona come una vecchina trasandata e malmessa, con le calze rotte a righe rosse  e col fiato pesante, che puntualmente  nelle favole si rivela per essere una fata dolce, profumata  e deliziosa: del resto basta lasciarsi appena alle spalle l’Alfama e varcare l’ingresso del Castello! 

Il castello, in una città così, non poteva che essere il più bello dei MIradouros. Da qui si vede tutto ciò che di più bello c’è da vedere. La Praça do Comercio, quando il sole si inchina per baciarla, risplende d’oro e bianco e contrasta col rossore dei tetti. 

Dopo ogni salita per fortuna c’è una discesa. Arriviamo al miradouro di Santa Luzia, vicino alla Porta do Sol: per me è il miradouro della nostalgia.  C’è un  portico con dei finestroni circondati di Bouganvilla fucsia. Quando guardo verso l’orizzonte da qua, il mio cervello si mette in moto e comincia a navigare lungo il fiume, andando in cerca di pensieri e ricordi. I  tram 28 che viaggiano nelle due direzioni si affiancano tramutandosi in  un ottimo shot per chi scatta foto. 

La sera dopo cena, per premiarci della bella scarpinata, ci siamo offerti una ginjinha, il liquore alla ciliegia tipico di Lisbona, con il vezzo di berla in una coppetta di cioccolato. Era il carburante giusto per fare un’altra scalata verso il miradouro  da Gloria. E’ notte e non si vedono  tetti rossi:  è come se una miriade di lucciole ronzasse intorno ad un unico grande fascio di luce che il castello by night. Questo miradouro è impreziosito dalla presenza dell’elevador da Gloria, una mezzo giallo, simili ai tram, che scorre su una rotaia in notevole pendenza. 

Rullo di tamburi per l’ultimo miradouro prima della partenza.Non si fa neppure fatica, perché si sale in ascensore: Santa Justa è stata progettata da Eiffel e la struttura in ferro battuto non si smentisce. Una scala a chiocciola porta alla terrazza, dove il panorama è bello quasi  quanto dal Castello. Solo che dal castello…il Castello non si vede: da qui si vede terribilmente bene, così come la Piazza di Rossio e Figueira.

Vagabondando  tra una salita, una discesa e un panorama, abbiamo capito che tornando da Lisbona, non avremmo parlato di un monumento grandioso, ma di un intera città, che conquista il viaggiatore con tutto il suo essere.

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