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Lunedì, 7 Febbraio 2005

In Libia con gli archeologi

Avevo tanta voglia di vedere questo paese che ho colto con entusiasmo l'occasione che mi si è presentata, di andarci col un gruppo di un Archeoclub...

ARTICOLO DI

Fiamma

Avevo tanta voglia di vedere questo paese che ho colto con entusiasmo l'occasione che mi si è presentata, di andarci col un gruppo di un Archeoclub...

Avevo tanta voglia di vedere questo paese che ho colto con entusiasmo l'occasione che mi si è presentata, di andarci col un gruppo di un Archeoclub, e dunque mi sono fatta questa settimana in Libia con la guida di un archeologo che compensava sua taglia "small" con competenza, simpatia, entusiasmo e capacità comunicative veramente eccezionali. Un piccolo ciclone. Il professor Gaetano Messineo.

Malgrado la mia storica avversione ai viaggi di gruppo devo dire che
è stata una cosa semplicemente perfetta.

Deliziosa la compagnia, fatta miracolosamente solo

di persone educate, gradevoli, colte o comunque curiose, disponibili, discrete, puntuali, e potrei continuare...
Qui non voglio davvero fare la cronaca del viaggio: è stato così denso che non sarebbe proprio possibile, ma solo riportare alcune impressioni e qualche notizia che spero utile.

La bellezza e la maestosità dei siti archeologici, e la sensazione di trovarsi di fronte ai resti di una civiltà in cui ricchezza, potere e pragmatismo si coniugavano a cultura, gusto, eleganza e senso civico in un modo che oggi noi fatichiamo perfino ad immaginare.






Sbalorditiva anche la dimensione: Leptis Magna, dove abbiamo girato per un'intera giornata, era una grande e fiorente città di mare, con un porto alla foce del fiume, che durante il regno di Settimio Severo e della sua bella ed autorevole consorte divenne grandiosa, con degli spazi pubblici, il foro, i templi, le terme, le fontane, le statue, le decorazioni, ecc. di una bellezza e ricchezza incredibili: sembrava che nulla fosse troppo per quelle opere, basti pensare che la maggior parte dei marmi negli edifici proveniva dall'Europa, trasportato via mare con le robustissime navi onerarie. Erano tutte in marmo perfino le latrine pubbliche (vedi foto), una per gli uomini, più grande, e una per le donne, dove si stava seduti a conversare piacevolmente durante la funzione (!), mentre al di sotto l'acqua corrente portava via tutto.

Forte ancor oggi la differenza tra le due regioni della Libia: la Tripolitania ad ovest, nell'antichità sotto l'influenza cartaginese, e la Cirenaica, sotto quella greca, separate dagli ottocento chilometri del leggendario e quasi invalicabile deserto della Sirte. Differenza anche di caratteri geografici: più aspro e selvaggio il paesaggio della Tripolitania, che oltre la fascia costiera ha subito il deserto, molto più verdi le colline della Cirenaica.

In Tripolitania, oltre a Leptis Magna, abbiamo visitato Sabratha,con il grandioso, bellissimo teatro, la cui scena è tra le meglio conservate, e la villa di Siline con gli splendidi mosaici ellenistici.










Abbiamo poi fatto una puntata di un giorno in una zona detta di pre-deserto, anche se non riesco ad immaginare niente di più deserto, per vedere alcune tombe romane, che sono quasi tutto quel che resta di una cittadina romana di frontiera.

L'ultimo tratto per arrivare alle tombe lo abbiamo percorso a piedi, e sono rimasta impressionata (era il mio battesimo nel deserto) dal fatto che ti sembra di trovarti in un luogo assolutamente piatto, ed invece ci sono delle ondulazioni, per me impercettibili, che fanno sì che, percorsi forse un centinaio di metri, uno si volta e non vede più il pulmino da cui è sceso e che, dopo un po', spunta all'orizzonte la sommità di una tomba che un attimo prima non c'era.

Arrivati sul sito archeologico ci siamo trovati davanti all'immagine assurda di una cancello girevole nel deserto (vedete la foto) che dava accesso all'area degli scavi!

A ritorno, il chilometro circa che abbiamo percorso fino al pulmino, col vento che cominciava ad alzarsi facendo volare la sabbia rossa finissima che penetrava ovunque, seguendo la guida che faceva astrusi serpeggiamenti su quella che continuava a sembrare una pianura e non lo era, è stato sufficiente a cominciare a capire come debba essere facile perdersi e come ci si possa sentir soli in rapporto con quella natura.


Ci siamo poi spostati in aereo da Tripoli a Bengasi, mentre il nostro autista, un tripolino con i capelli grigi e un viso gentile che a Cirene ha voluto una foto con tre signore del gruppo, me inclusa, ci ha raggiunto la sera dopo avendo attraversato col pullman il deserto della Sirte.

In Cirenaica dapprima abbiamo visto Tokra, con ancora il fortino italiano dell'ultima guerra, Tolemaide, con l'immensa cisterna sotto la piazza principale della città, la grotta di Sluntah, con delle stranissime sculture molto primitive, di cui non si conosce neppure la datazione, e il tempio di Asclepio, un grande sanatorio dell'epoca, dove giungevano da tutte le parti per essere curati. Vi si doveva dormire una notte, ed in sogno appariva il Dio, appunto Esculapio, che dava indicazioni sul metodo di cura.




Su alcuni capitelli rimasti è scolpita l'immagine del "silfio".

Questa pianta, probabilmente della stessa famiglia del finocchio, in tutte le aree mediterranee fu considerata nell'antichità classica e fino al tempo di Nerone un rimedio universale: compariva nella composizione di quasi tutte le ricette mediche e nelle più sofisticate ricette culinarie, pare che infine i gambi, un po' legnosi, venissero fatti mangiare ai cavalli da corsa per renderli più forti e veloci.

Aveva un valore immenso: in un testo abbiamo letto che valeva tre volte il suo peso in argento, in un altro addirittura si parlava di peso in polvere d'oro. Pare che fosse una pianta selvatica che non riuscirono mai a coltivare e che, vuoi per lo sfruttamento eccessivo, vuoi forse per un cambiamento di clima, si andò estinguendo.

Si racconta che all'epoca di Nerone ne fosse rimasto un solo esemplare che, inorridite botanici, fu estirpato per farne omaggio all'imperatore e, ovviamente, si seccò.

Siamo poi andati a Cirene, la bella, una città grande e maestosa, situata su un'altura affacciata su di un'ampia pianura, ricca di acqua, di statue, di fontane e di monumenti. La strada che scende a valle percorre una necropoli di tombe scavate nella roccia grande tre volte la città.







Divertente la storia del suo fondatore, greco, un certo Argesilao detto Batto per la sua balbuzie, che fu spedito in Africa dall'oracolo di Delfi per guarire appunto da questo difetto. Lui non ci voleva proprio andare, dapprima tentò di ingannare l'oracolo andando a colonizzare delle isole di fronte alla Cirenaica, poi ci andò ma tornò indietro, alla fine, dopo sette anni si decise. Divenne poi il capostipite della prima dinastia reale cirenaica. Quella che secondo la tradizione, si vuole che fosse la sua tomba, la vedete nella foto.
L'ultima tappa è stata Apollonia, con un teatro che ha per sfondo un mare azzurrissimo, sulla spiaggia ho trovato una grande spugna, la guida mi ha detto che lì le pescano e mi ha spiegato come pulirla.

Piacevole pure passeggiare nelle medine, quella di Tripoli decisamente più bella, dove si alternano alcune importanti moschee, la settecentesca casa di Karamanly Pacha, con gli appartamenti della favorita e delle altre tre mogli, piazze distrutte dalla guerra e mai ricostruite, stretti souk dove si svolgono i vari mestieri, vetrine di orefici con gioielli anche di fine lavorazione, negozi di stoffe con ricami sontuosi, venditori di camicie di cotone egiziano, grandi magazzini del popolo con prezzi politici, pittoreschi negozi di articoli per matrimoni...



Piuttosto bella la piazza del municipio, resto della dominazione coloniale italiana, assieme al restauro piacentiniano della Rocca, oggi Museo Nazionale.

Dai piani alti dei nostri "lussuosi" alberghi si vedeva su tutti i tetti una distesa di antenne satellitari, orientate come tanti girasoli nella stessa direzione; girando col pullman nelle periferie si vede un vasto campionario di case di tutte le fogge, che tutte appaiono non si capisce se non finite oppure già degradate. Spazzatura ve n'è ovunque, ma non sporcizia: soprattutto plastica e latta, sembra che a loro non dia nessun fastidio conviverci, come fossero elementi naturali. E forse lo diventano, dato che i libici, in rapporto alla vastità del loro territorio sono così pochi, ed il sole è così bruciante e l'aria così asciutta.

Nessun manifesto pubblicitario, di nessun genere, esclusi gli innumerevoli ritratti di Gheddafi, dipinti in genere in modo molto naif, riprodotto in decine di situazioni ed occupazioni, come padre della patria.

Di tutto questo vi propongo una serie di immagini che, spero, parleranno da sole.


Vi dirò solo, perché le foto non rendono giustizia, dei colori: i molteplici azzurri del mare e del cielo, il rosso della sabbia, la bellezza dei greggi di pecore, che il vento ha talmente incipriato di sabbia rossa che sono dello stesso colore del suolo, mentre gli agnellini sono solo ancora rosati; piccoli e adulti hanno una bellissima testina
nera, e nere sono pure le poche capre che sono in ogni gregge.

Della bellezza dei bambini, condotti con le classi ad ammirare nei musei un passato che ha davvero ben poco a che vedere con loro, della cortesia e disponibilità dei locali, alcuni orgogliosi e dignitosi come la guida locale che alle Terme dei cacciatori di Leptis Magna ha rifiutato una mancia per essere venuto ad aprirci gli ambienti, alcuni ingenuamente fregaroli, come le due belle ragazze che, in uscita all'aeroporto, ci hanno "perquisite", "requisendo" a chi un pacchetto di gomme americane, a chi un profumo, a chi un accendino.

Ma soprattutto vorrei dirvi della bellezza dell'aria: sole caldo e brezze fresche, asciutte, un'aria che respirandola dà la sensazione di essere cibo e bevanda e tonico, che non ti fa più sentire né fame né sete né stanchezza. Solo per quella potrei contrarre il mal d'Africa.


Alcune informazioni di ordine pratico.

Per i cittadini italiani è necessario avere sul passaporto il timbro bilingue, cosa che danno, a vista, solo agli Uffici Passaporti delle questure di Milano, Roma e, mi sembra Napoli o Palermo.


Successivamente il passaporto va consegnato all'Ambasciata Libica almeno 30 giorni prima della partenza.

Inutile provare ad andare se si è stati residenti in Libia o figli di ex-residenti, o se dal passaporto risulta che si è stati in Israele.

Se si va, come noi, con una buona agenzia, vi verranno a prendere all'aeroporto e sbrigheranno loro le formalità, che ci avevano preannunciato lunghissime e che invece si sono risolte molto rapidamente. Andando da soli purtroppo non saprei proprio dirvi.


Se si va con l'auto propria sembra che la cosa più pratica sia di portarla per nave in Tunisia ed entrare in Libia dalla frontiera tunisina.


Vi sono innumerevoli posti di blocco, ad ognuno dei quali uno dei nostri accompagnatori (ne avevamo ben quattro, due fissi e due che cambiavano a seconda delle zone) scendeva dal pullman ed andava a parlamentare con i piantoni. Immagino che viaggiando da indipendenti si perda un sacco di tempo ogni volta.


Si può comunque girare da soli, ma, a quanto mi diceva la nostra guida, i giovani sono particolarmente tenuti d'occhio. Con qualche grammo di marijuana o con una bottiglia di liquore potete procurarvi guai a volontà: per uno di loro essere scoperti a bere alcool comporta mille dollari di multa e un anno e mezzo di prigione, immagino che per gli infedeli corruttori le pene siano anche più gravi.


Il campeggio libero è consentito, e penso sia l'unico modo di godersi i bei posti di mare, dove al momento in pratica non ci sono attrezzature turistiche, e le zone interne della Cirenaica, con i laghi e le pitture rupestri.


Le stagioni per andare sono dall'inizio di aprile alla fine di maggio - metà giugno, dopo fa troppo caldo, e metà settembre - fine ottobre, dopo cominciano le piogge che durano fino a tutto marzo (a vedere come è tutto arido, specie in Tripolitania, non sembrerebbe davvero che potessero avere cinque mesi di pioggia!).

A fine aprile eravamo vestiti da estate, e sul mezzo del giorno faceva davvero caldo, un caldo gradevole perché molto asciutto, ma la mattina presto e la sera l'aria diventa molto fresca, specie nelle zone alte, ed è necessario un golf o una leggera giacca a vento.


Se andate per conto vostro in aereo e pensate di noleggiare una macchina, conviene rivolgersi ad un'agenzia, anche per prenotare il primo pernottamento a Tripoli.

I loro alberghi a 5 stelle, dove noi siamo andati, sono al livello di un nostro mediocre 3 stelle, mentre il 2 stelle dove siamo stati ad El Beida era piacevolmente confortevole e con una divertente atmosfera retro.

Ho preso per voi i riferimenti di alcune agenzie.

Quella con cui eravamo noi, che credo sia una delle migliori:

OEA TOURS

Il direttore parla italiano e si chiama Nisar

Tel. 00218 21 33 38 237

Fax 00218 21 33 38 369

e-mail [email protected]

La nostra guida si chiama Sala, è stato otto anni in Italia e può essere contattato direttamente al:

Tel. 00218 21 48 93 529

Altre due agenzie di Tripoli, che però non ho sperimentato:

JAWAHER TOURS

Tel. 00218 21 33 31 723

Fax 00218 21 33 33 016

GERMA TRAVEL & TOURISM

Tel. 00218 21 44 42 592

Fax 00218 21 44 49 596

Come guide io avevo quella della Lonely Planet, che però è piuttosto sintetica.

Mi è sembrata molto utile, anche se molto ideologizzante, quella della CLUP.

Per l'archeologia ce n'è una splendida:
"Libia Mediterranea e Romana" di Del Bosco e Grasso, edizioni Polaris.


Da comprare, oltre alle spezie e alle terracotte, ho visto solo i gioielli d'oro, alcuni veramente molto belli e a buon prezzo, ma devo ammettere che, all'infuori dei siti archeologici, abbiamo girato pochissimo.

Se su un argomento volete saperne di più o se avete qualcosa da proporre scrivetemi, io rispondo sempre!
Fiamma è tornata in Libia nel 2004: leggi il raconto


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