RACCONTO
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Giovedì, 9 Agosto 2018

Vienna: a spasso per le strade di una Capitale imperiale

Vienna è una di quelle città che accontenta qualsiasi turista.

Le sue mille sfaccettature la rendono appetibile per chi cerca una meta di viaggio, con aspettative anche molto diverse fra loro.

Posso dirvi che a noi, la Capitale asburgica, ha ampliamente soddisfatto....

ARTICOLO DI

Stefano F.

Vienna, come meta d’elezione per un viaggio, era un’idea che ci frullava per la testa da un po’. Quest’estate, finalmente, abbiamo voluto toglierci lo sfizio! Come di solito, tutto parte dalla ricerca online del volo, e guardando i vari siti, abbiamo subito verificato che Wizzair faceva le offerte migliori. Tempo 10 minuti ed avevamo già prenotato due voli andata e ritorno, circa un mese prima della partenza, prevista per il 24 luglio. Per risparmiare un po’ sul viaggio, è più o meno questo il tempo consigliabile per un acquisto in anticipo.

Da lì, si procede con la ricerca di un alloggio. Per nostra preferenza, un appartamento piccolo, economico e confortevole è sempre l’opzione migliore rispetto ai 15 metri di una camera d’albergo ma questa è una decisione che ognuno valuta in autonomia. “Spulciamo” per benino i motori di ricerca delle strutture ricettive, e optiamo per un bilocale vicino al centro; soprattutto a due minuti scarsi dalla fermata metro. D’altronde, i mezzi pubblici funzionano molto bene in Austria e come spesso accade se si esce dall’Italia e si va verso Nord, sono decisamente più puntuali.

A questo punto, considerato il ventaglio di opportunità che la Città Imperiale offre, e valutando che saremmo rimasti 5 giorni scarsi (in sostanza 3 interi), abbiamo fatto gioco-forza la scelta di un piccolo programmino che ci desse un’idea orientativa di cosa preferivamo visitare e quando farlo. Verifico online se ci sono card cittadine che accorpino più siti turistici, riducendo notevolmente la spesa ed incappo immediatamente nella Vienna Pass e nella Viena City Card. Per quanto mi riguarda, di almeno una delle due non se ne può fare a meno, se l’intenzione è di vivere la città come si deve. Vediamo insieme quali sono le principali differenze.

La Vienna Pass è stata formulata in diverse versioni da: 1, 2, 3 o 6 giorni; inoltre sul sito ufficiale si può aggiungere anche un abbonamento addizionale per i mezzi pubblici da 24, 48 o 72 ore. La Carta ha un costo non bassissimo – 107,10€ per 3 giorni - ma va considerato l’elevato numero di attrattive in cui consente l’accesso GRATUITO. Il risparmio, alla fine della fiera, risulta sicuramente notevole. Il che giustifica senza dubbio il suo acquisto. Permette l’accesso a molti musei ed attrazioni, solo mostrandola alla cassa. In alcuni, persino saltando la fila. Ad esempio, si ha incluso l’hop-on hop-off sugli autobus City Sightseeing tutte le volte che si vuole, i siti asburgici, il tragitto su un battello, diversi trenini folkloristici, il museo delle cere di Madame Tussauds, un’esperienza visivo-degustativa in una cantina famosa, la ruota panoramica, un’ampia scelta di rassegne museali e molto altro. In sostanza comprende molteplici esperienze, per un totale di circa 60, che vi consente di sbizzarrirvi dove e come volete, pur non riuscendo però ad usufruire di tutte quante (almeno, non in 3 giorni). Va fatta una scelta a monte, a mio avviso. Ma nulla vieta di girovagare senza la minima organizzazione ed entrare dove vi indica l’istinto. Questo il sito diretto: https://www.viennapass.it/what-you-get/ .

Nel caso la prima opzione non sia adatta a voi, un’alternativa è quella della Vienna City Card. Esiste in due varianti: Rossa – consente l’accesso gratuito ai mezzi pubblici - e Bianca, con l’utilizzo illimitato del bus panoramico Big Bus. Entrambe sono comprensive di circa 210 buoni sconto. Ha un costo sicuramente più accessibile della Vienna Pass (la Red da 3 giorni: 29€) ma non prevede nessun accesso omaggio. Dipende ovviamente dal tipo di vacanza che decidete di impostare. Voilà la pagina ufficiale:  https://www.wien.info/it/travel-info/vienna-city-card .

Una dritta: il biglietto da 72 ore e l’abbonamento settimanale della Wiener Linien, la compagnia di trasporti Viennese, hanno entrambi lo stesso prezzo: 17,10€. Il primo ha validità dall’obliterazione per le successive 72 ore; mentre l’abbonamento è attivo dalla mezzanotte del lunedi alle 9:00 del lunedì successivo. Nel nostro caso, l’abbonamento è stato perfetto; acquistato direttamente sull’app ufficiale e sfruttato appieno. Vi consiglio di metterlo a bilancio perché i controllori, come giusto che sia, fanno il loro dovere.

Torniamo a noi. Arriva il giorno del viaggio abroad.

Partenza prevista da Roma Fiumicino per martedì 24 luglio alle ore 14.25. In giornate come queste, meglio essere previdenti e partire in anticipo. Non era una giornata di traffico estremamente intenso, ma a fine luglio, vanno evitati imprevisti.

Finalmente l’aereo decolla, seppur con quasi un’ora di ritardo. E questo ha rischiato di scombinarci i piani, facendoci vivere i primi momenti dopo l’atterraggio con un certo affanno, considerando che abbiamo trovato l’ufficio in centro della Vienna Pass aperto per un soffio. Eh sì: perché in questa bellissima città, quasi tutti i negozi chiudono intorno alle 18. Scordatevi quindi di poter entrare in uno shop al tramonto, come in Italia. Per fortuna, molti supermarket fanno eccezione e diversi restano aperti fino alle 19.30 o mezz’ora più tardi (rarissimi, oltre quell’orario).

Un passetto indietro: prima di raggiungere concretamente Vienna-town, scesi all’aeroporto intorno alle 17, cerchiamo la famigerata macchinetta automatica dove acquistare i biglietti per la metro leggera S7, mezzo di gran lunga consigliato per raggiungere la capitale austriaca. Infatti, chi ha già l’abbonamento o il biglietto per una corsa singola (2,40€), deve solo aggiungere il ticket da 1,80€ per la zona extraurbana, che però si acquista esclusivamente alle biglietterie automatiche. Due di esse si trovano a destra dell’uscita passeggeri, ai lati dell’ufficio della OBB (treni extraurbani), proprio vicino l’entrata della stazione ferroviaria Flughafen Wien Bahnhof.

Dopo una certa fila e qualche difficoltà per comprendere quale fosse la scelta giusta, arriviamo alla banchina. Poco dopo, saliamo a bordo. Ne passa circa uno ogni 30 minuti.

Cambiamo poi un paio di metro e giungiamo all’Opernpassage, dove si trova l’ufficio per ritirare le Vienna Pass. Prese, come detto precedentemente, per un pelo, grazie alla gentilezza delle due ragazze presenti. Avremmo potuto tornarci il giorno dopo, ma c’avrebbe fatto perdere tempo utile.

A quel punto, ci incamminiamo a piedi in direzione del Tourist-info, all’interno del quale potete trovare ogni sorta di mappa e dépliant, anche in lingua italiana. Oltre a qualche originale souvenir. E dove alcune impiegate molto preparate c’hanno fornito preziose informazioni, su come organizzarci la vacanza.

La meta successiva era il nostro appartamento. Giusto il tempo del check-in e si esce nuovamente per fare la spesa (ancora una volta all’ultimo minuto) ed indirizzarci al parco del Prater, lontano appena una fermata della metro.

La ruota panoramica – per molti il simbolo della città - fa un certo effetto. Così come tutte le attrazioni del parco-divertimenti adiacente ad essa (ho letto fossero duecentocinquanta!) ma la prima sera ci siamo limitati a fare un giretto ricognitivo, dato che la mattina successiva ci avrebbe atteso una luuuuuuunga giornata.

Mercoledì 25 luglio. Così come da pianificazione, ci dirigiamo con la metro U4 verso la Reggia di Schönbrunn, meravigliosa residenza estiva asburgica. Arriviamo intorno alle 10:30 e come suggerito sulla guida della Vienna Pass, ci rechiamo alla biglietteria per farci dare i ticket del Gran Tour, del Giardino del Principe e del Giardino dell’Orangerie.

Ci dice bene ed il giro della Reggia è da lì a pochi minuti (ma non contateci nei weekend), così andiamo direttamente a fare il Gran Tour che comprende 40 delle …1441 stanze del castello!

Camminare in quelle sale, arredate ed allestite ancora come quando custodivano i segreti di imperatori e imperatrici, crea di sicuro un certo effetto. L’audioguida aiuta a farci sognare.

Dopo circa un’ora, usciamo ed attraversando l’immenso giardino, ci dirigiamo verso la Serra delle Palme, costruita nel 1882. Vi si possono ammirare piante mediterranee, tropicali e subtropicali. Tale serra è la più estesa, oltre che l’ultima di questo genere, rimasta in Europa.

Poi un rapido salto alla Desert Experience. Un sito dove camaleonti, uccelletti vari e iguane, praticamente si spostavano tra i nostri piedi. Ed ovviamente nemmeno la flora era autoctona. Divertente, nonostante i 40 gradi ed oltre a cui era necessario mantenere la temperatura interna.

Usciti e tornati ad un clima più accettabile, ci dirigiamo allo zoo, costruito nel 1752. Il primo e dunque il più antico del mondo! Gli animali non stanno in spazi angusti ma in zone molto estese, con tanto di tane nascoste. Non è quindi sempre possibile vederli tutti, come ci è capitato nel caso del leone (intravisto da alcuni fori) e dell’orso polare. Ma è giusto così. Ci vorrebbe quasi una giornata per scoprirlo interamente: noi non l’abbiamo. Avendo comunque abbastanza tempo, ci è concesso apprezzare moltissime creature di tutti i tipi. Vi segnalo le molte fontanelle di acqua fresca potabile, disseminate lungo l’intero parco.

Da codesta sorgente, l’imperatore Mattia che la scoprì, diede il nome alla zona. Schon(er) Brunn = bella fonte.

Solo in seguito, nel corso dei secoli, si sarebbe costruita e ampliata la Reggia.

All’uscita dello Zoo Tiergarten, ci aspetta la ripidissima salita che porta al Belvedere della Gloriette. Già abbastanza stanchi, affrontare a piedi l’ascesa della collina, fino alla spettacolare terrazza, non è stata per niente una passeggiata facile; ma arrivati in cima, devo dire che ne è valsa la pena. Come ci testimoniano le foto fatte da lì. La vista di tutto il verde circostante e di una grossa fetta di Vienna ripaga del trekking affrontato.

A quel punto, per andare a visitare il Museo delle Carrozze che si trova abbastanza lontano dal Belvedere, decidiamo di prendere il trenino, anch’esso compreso nella Card, come tutto il resto. Un gradevole viaggio di circa mezz’ora in mezzo ai boschi e alle stradine del parco, con la guida che narrava aneddoti, alternando tra le varie lingue impiegate anche l’italiano.

Pure qui arriviamo a pochi minuti dalla chiusura. Ci fanno entrare ma ci avvisano sul tempo a nostra disposizione: sono fiscali, come vi dicevo, però bisogna giustamente rispettare gli orari.

Vi si trovano una grande varietà di mezzi di locomozione, un tempo trainati da cavalli. È possibile ammirare persino le mini-carrozze dei principini ed il carro funebre imperiale, quello utilizzato per l’ultimo viaggio terreno di tutti i membri della famiglia imperiale, compresa la famosissima Sissi e suo marito Francesco Giuseppe. Potete apprezzare anche la prima autovettura della casata stessa ed una macchina da formula 1, posseduta da Ferdinando d’Asburgo: la Formula Renault 1.6.

Con i biglietti che ci avevano fornito la mattina, decidiamo di andare a vedere il Giardino del Principe e quello dell’Orangerie. Nel secondo abbiamo assistito persino ad un inaspettato concerto di violino, clarinetto e pianoforte. Che dire: due luoghi ben curati e non abituali.

Potevamo poi saltare il labirinto? Si tratta in sostanza di 3 strutture labirintiche per bambini e “ragazzini” un po' cresciuti. I due per adulti, a dirla tutta: di non facilissima soluzione. Particolari, tutto sommato, ma ne abbiamo usufruito poiché era compreso nella Vienna Pass.

Oramai sono quasi le 19. Abbiamo vagato per 9 lunghe ore dentro Schönbrunn. Un’esperienza che porteremo via con noi. Davvero intensa e variegata. Una curiosità: per poter offrire il parco nello stato curato in cui lo abbiamo potuto vedere noi, sono necessari non uno o due, bensì 90 giardinieri!

Affaticati ma ancora attivi, decidiamo di andare a fare il giro delle Cantine di vino frizzante di Schlumberger, che sono letteralmente dalla parte opposta della città ma raggiungibili con la metro in circa 20 minuti. Iniziamo il percorso guidato sotterraneo. All’interno ci sono enormi tini in muratura e legno ed una bella fontana del vino. Qui, ancora oggi, si produce un nettare simile allo spumante, le cui bottiglie - migliaia di bottiglie – sono lasciate tranquille ed ordinate ad invecchiare. Prima di uscire, è prevista una piccola degustazione.  E devo dire che abbiamo sicuramente gradito. Chi vuole, può anche acquistare, a prezzi contenuti. Vi consigliamo di portare una maglietta a maniche lunghe; può risultare utile in quella frescura.

Considerando che abbiamo fatto trenta, facciamo trentuno. Decidiamo di mangiare un boccone in giro, perché passando per l’alloggio, non avremmo più trovato la forza di uscire. Ci siamo quindi diretti al Donauturm o Torre del Danubio. Dalla fermata della metro c’è da camminare un bel po'. Il parco non è completamente illuminato e c’ha sorpreso molto, durante la via del ritorno, incontrare anche mamme con carrozzine che passeggiavano serene nell’oscurità. Evidentemente: o sono più incoscienti che in Italia, oppure – più probabile - la sicurezza a Vienna è notevolmente maggiore che nello Stivale. Ragazzi, l’ascensore sale ad una velocità vertiginosa, su per i 252 metri della struttura. C’è quasi lo stesso effetto del decollo di un aereo. Per non parlare della vista mozzafiato a 360 gradi di cui si beneficia dalla terrazza panoramica. Noi siamo arrivati durante il tramonto e lo spettacolo è stato davvero fantastico.

Si torna alla base, dove ci godiamo il nostro meritato riposo.

Giovedì 26 luglio. Si riparte. Con comodo e ancora con buona parte della stanchezza del giorno precedente. Obiettivo: centro città. Visto che non è troppo tardi, riusciamo ad assistere all’esercitazione della Scuola di Equitazione Spagnola estiva al Palazzo di Hofburg, in programma tutti i giorni alle 11. A noi non ha entusiasmato: è un’ora di trotto e galoppo di bei cavalli bianchi lipizzani. Lo spettacolo a cui è auspicabile assistere è quello che si svolge in inverno.

Appena usciti, troviamo alla nostra destra l’ingresso della Sala di Gala della Biblioteca Nazionale, e decidiamo di visitarla. All’interno, in rigoroso stile barocco e forma ovale, è contenuta una biblioteca da favola con tantissimi volumi antichi (7,4milioni di pezzi). Notevoli i grandi affreschi, specialmente nell’ala d’ingresso e sulla cupola; le statue imperiali ed i mappamondi antichi. Sono presenti anche diversi libri sottratti agli ebrei durante la seconda guerra mondiale. Testi che il governo austriaco si è ripromesso di riconsegnare quanto prima ai legittimi eredi.

Breve pausa pranzo frugale e poi di nuovo via, in direzione degli Appartamenti Imperiali, del Museo di Sissi e di quello delle Argenterie.

Nell’ultimo di questi, sono conservate le stoviglie reali utilizzate dagli Asburgo durante i pranzi di famiglia ma anche nelle occasioni speciali. Ci sono anche pezzi molto pregiati, donati da sovrani di terre lontane.

Si passa al Museo di Sissi e purtroppo qui non è possibile fare foto, così come ci era stato impedito anche al gran tour di Schönbrunn. Va detto che la storia dell’imperatrice, non è quella rose e fiori raccontata nei film con Romy Schneider. La sua è stata un’esistenza dura e difficile, di una donna che, per tanti versi, si sentiva in una sorta di gabbia dorata. Sempre controllata, gravata di responsabilità, ansie e lotte interiori fino al giorno del suo assassinio ad opera di un anarchico italiano, Luigi Lucheni. Secondo molti, la sua liberazione.

Un percorso che gli allestimenti, i racconti crudi dell’audioguida, le ricostruzioni, i vestiti e le riproduzioni dei gioielli, hanno consentito di vivere con intensa partecipazione. Anche qui una curiosità: sembrerebbe che la principessa sia passata alla storia col nome di Sissi per uno sbaglio di interpretazione. L’abbreviazione con cui Elisabeth si firmava, parrebbe essere il più logico “Lisi”. Considerato erroneamente Sisi per via di una “L” molto sinuosa e trasformato poi nell’italiano Sissi.

Visitiamo successivamente anche la Camera del Tesoro imperiale, dove sono costuditi abiti e gioielli d’epoca delle varie dinastie. Vi troviamo tesori di ogni forma e misura, tra cui corone in oro zecchino, con incastonate pietre preziose di tutti i tipi. È presente persino un bastone in ossidiana che la nomenclatura indica come “corno di Unicorno” del XVI secolo.

Ci rechiamo allora alla Cripta dei Cappuccini, che racchiude tra le sue mura le tombe monumentali e le spoglie imperiali. Vi troverete sarcofagi e casse, per la maggior parte messe una a fianco all’altra. Questa sequenza anomala di sepolcri in penombra, ci ha creato anche una strana sensazione. Le uniche tombe monumentali isolate dalle altre e poste in una stanza diversa, sono quelle di Francesco Giuseppe, con al fianco da un lato sua moglie Sissi, di cui rimase sempre innamoratissimo, e dall’altro lato, l’unico figlio maschio, morto suicida: Rodolfo.

Siamo piacevolmente affaticati.  Sta per iniziare a piovere e prendiamo al volo un Hop-on Hop-off che ci fa percorrere il giro della Linea Rossa, consentendoci di apprezzare dall’alto la Ringstrasse (l’anello centrale cittadino). Scendiamo vicino casa e decidiamo di riposarci un po'.

Dopo cena, ce ne andiamo a fare un giro sulla ruota panoramica del Prater. Durante la settimana c’è sicuramente meno gente, quindi dobbiamo attendere una tempistica accettabile. Nel weekend, suppongo che per accedere a questa attrazione bisogna armarsi di santa pazienza. Notiamo che alcune cabine della ruota possono essere affittate per una cena romantica a lume di candela o per meeting aziendali. Non chiediamo il prezzo, ma credo che qualche decina di euro non basti. Il giro è lento e rilassante, dall’alto si può vedere l’immenso giardino circostante – un tempo tenuta di caccia degli Asburgo – ma anche la Vienna storica ed il parco giochi, completamente illuminato da luci e colori sgargianti.

Dopo un’altra intensa giornata, torniamo all’appartamento per recuperare energie.

Venerdì 27 luglio. Prima tappa del giorno: il Museo di Sigmund Freud. All’interno ci sono alcuni oggetti e mobili donati dalla figlia Anna alla fondazione che lo amministra, tra cui il cappello, la borsa, la sala d’aspetto e lo studio. Freud in realtà la svuotò quando fu costretto a scappare a Londra, in quanto perseguitato ebreo, portandosi con sé anche il famoso lettino, simbolo della psicanalisi. Quando siamo usciti, la fila fuori dall’appartamento (l’accesso è a numero chiuso) era sostanziosa. Arrivare abbastanza presto è stata una buona decisione.

Ci siamo poi recati al vicino Palazzo Pasqualati, una delle case dove ha risieduto e composto inconfondibili melodie il genio di Beethoven durante la sua permanenza a Vienna (tra cui l’opera lirica Fidelio, la Quarta, Quinta, Settima e Ottava Sinfonia). Ci sono diverse foto, alcuni spartiti scritti dal musicista, notizie varie su di lui.

Ci indirizziamo al Museo di Arte Contemporanea del MAK. Qui si possono trovare esposizioni permanenti, tra cui una sull’arredamento in stile Barocco Rococò; la mostra sul mondo asiatico (giapponese, cinese e coreano); un’altra sui tappeti del XVI e XVII secolo. Per quanto riguarda le rassegne temporanee, vanno segnalate quella sui 300 anni delle porcellane viennesi ed i progetti dell’architetto Gustav Peichl. È stato poi davvero simpatico indossare i Google Glass e muoversi in 3D nel contesto del “Giardino Magico” di Klimt, attraverso una particolare esperienza di realtà virtuale predisposta e creata dal filmmaker Frederick Baker. L’attrazione si inserisce nell’ambito delle commemorazioni dei 100 anni (1918-2018) dalla morte dei 4 più famosi artisti del Modernismo Viennese: Gustav Klimt, Egon Schiele, Otto Wagner e Koloman Moser: “Vienna, tra bellezza e abisso”. In questo ambito si colloca pure la mostra temporanea al livello 1, dedicata alle architetture di Otto Wagner. Evocativa anche l’atmosfera creata dal gioco di luci, teli ed ombre che in un alternarsi di sedie, sgabelli, poltrone e panche dalle forge particolari, si staglia in un’onirica ambientazione. Altro punto forte del sito museale, il MAK DESIGN LAB, un laboratorio ricco di esperienze a dir poco eccentriche che di certo non ti lascia indifferente davanti agli esperimenti artistici che vi trovano espressione. Tra queste, la rielaborazione in visione futuristica di alimenti ed oggetti di uso comune, il cui scopo viene reinventato per diventare qualcosa su cui riflettere. Vi si trova anche la collezione di prodotti tessili industriali realizzati durante l’impero asburgico e l’esposizione dei 100 migliori poster austro-tedeschi del 2017. Al di là delle opere custodite all’interno, lo stesso edificio museale risulta architettonicamente rilevante.

A questo punto torniamo di nuovo al centro di Vienna, per visitare lo Stephansdom e la casa di Mozart. Santo Stefano è un fantastico duomo gotico. Gigantesco. Potete decidere di raggiungere le due torri campanarie, le catacombe o il museo del tesoro. A noi purtroppo mancava il tempo. Il tetto di questa mastodontica struttura religiosa è stato decorato con quasi 250.000 tegole policrome che rappresentano gli stemmi dell'Austria, della città e degli Asburgo.

L’Abitazione di Mozart, l’unica arrivata intatta fino ad oggi di quelle in cui il musicista ha vissuto, è addirittura su 3 piani per un totale di 1000 metri quadrati: al primo, aveva stabilito il suo domicilio, in stile decisamente signorile. Continuando il giro, vi si trovano poi alcuni spartiti (qui ha composto “Le Nozze di Figaro”), i violini che utilizzava, un suo abito e materiale storico di diversa natura. 

Arriva il momento della pausa-shopping, per scegliere qualche souvenir da regalare a parenti e amici. Toltaci questa doverosa stazione della via crucis, di corsa verso il City Cruise, previsto su un canale interno del Danubio. Un’ora di navigazione, per un completo rilassamento fluviale. Tutt’attorno si notano prati puliti e ben tenuti, con frequenti stabilimenti predisposti per godersi il sole ed il relax a bordo fiume.

Non può mancare la tappa all’Hotel Sacher, per assaggiare la mitica Sachertort, che qui è stata inventata nel 1832, con ripieno di marmellata di albicocche e ricoperta di glassa al cioccolato fondente. Servita con un ciuffo di panna, viene €. 7,10 a porzione. Ma ci voleva proprio.

Andiamo dunque all’Albertina Museum. Arriviamo a poco più di un’ora dalla chiusura ma per visitarlo bene, ci vorrebbe più tempo. È ricco di opere di altissimo valore artistico. Dovrebbe essere assolutamente visto da chi ama il genere.

Ospita una delle più importanti collezioni di pittura classica modernista d’Europa, testimoniata dai quadri impressionisti di Monet, Degas, Cezanne e Modigliani; nonché dalle opere puntiniste di Signac. Vi si trovano tanti altri capolavori di espressionisti tedeschi come Wacker, Hofer e Sedlacek. Tra i maggiori esponenti dell’arte austriaca, troviamo Kokoschka ed Egger-Lienz. Ci si può perdere davanti ai lavori di autori avanguardisti russi come Chagall ed alle numerose tele di Picasso; dai suo primi dipinti cubisti fino alle opere degli anni 40. Tutte firmate dal suo inconfondibile e caratteristico stile.

Ricca di disegni la rassegna sull’architettura, con progetti, schizzi e studi selezionati che provengono dall’ampia collezione di oltre 40.000 pezzi dell’Albertina stessa, tra cui le creazioni del Canaletto, di Otto Wagner, Francesco Barromini, Salomon Kleiner e moltissimi altri.

Inoltre, essendo stato tale palazzo residenza asburgica per più di 100 anni, ci è possibile visitare un’ala con 20 camere arredate e restaurate in stile d’epoca, tra cui spiccano magnifici lampadari, stufe in ceramica finemente decorate e rivestimenti murali che fanno respirare ancora una volta la magnificenza di una delle casate più longeve in Europa (oltre 6 secoli di regno). Qui potete finalmente fare le vostre fotografie come ricordo dell’Impero austro-ungarico.

Nel 2018 è presente una mostra temporanea che celebra l’ottantacinquesimo compleanno di Florentina Pakosta: un’artista che ritrae le espressioni ed il linguaggio del corpo maschile in maniera satirica e fuori dagli schemi.

A mio avviso, sono almeno altre due le esposizioni temporanee degne di nota: la fotografica dell’austriaco Alfred Seiland con circa 80 delle sue migliori opere policrome estasianti e l’altra dedicata agli artisti della seconda metà del XX secolo, tra cui Andy Warhol.

Vi consigliamo di visitare il sito ufficiale per controllare le collezioni allestite  al momento del vostro viaggio: https://www.albertina.at/

Tra i musei a cui abbiamo dovuto nostro malgrado rinunciare per motivi di tempo, cito il Leopold (Klimt, Schiele, Heidi Horten) e quello di Storia Naturale: il più grande per dimensioni di tutta l’Austria.

Rimane giusto il tempo per un giretto nostalgico al Prater. E non ce lo facciamo mancare. Fa sempre piacere un’altra passeggiata distensiva in questo luogo.

Poi si acquistano i biglietti per il ritorno. Avendo un abbonamento valido per la zona urbana, vi basta l’integrativo da €1,80, acquistabile in una delle biglietterie automatiche nelle vicinanze della metro. Impostando come luogo di partenza “fuori città” e come destinazione Flughafen-Wien Bahnhof, che è la fermata dell’aeroporto, il gioco è fatto.

Sabato 28 luglio. Ultime ore prima di tornare in Italia. Si parte con le valigie al seguito; si timbra il biglietto integrativo e ci si dirige verso la metro per prendere nuovamente la S7, in direzione opposta rispetto all’andata. In poco più di 30 minuti si torna all’aeroporto. Ultimi controlli di sicurezza e si decolla per Roma.

Arrivederci magica Vienna, torneremo per poter finire di visitare tutto quello che non siamo riusciti a vedere in questi pochi giorni e per apprezzare di nuovo quanto già è rimasto nel nostro cuore.

 

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