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Mercoledì, 27 Ottobre 2010

Viaggio in Cina

La Cina e' un paese difficile da raccontare. Cosi' grande, cosi' lontana, cosi' diversa dal nostro mondo occidentale, con leggende vere e false che ci fanno sempre rimanere sbalorditi.

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Vagabondo0


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La Cina è uno dei paesi più difficili da raccontare.

Così grande, così lontana, così diversa dal nostro rassicurante mondo occidentale, piena di  aspetti e differenze interne tra una regione e l'altra si impone prepotentemente nei nostri racconti con leggende vere e false che ci fanno rimanere sempre più sbalorditi.

Non è solo un paese, è un mondo a sé che spazia dalle metropoli moderne, alle praterie epiche della Mongolia Interna passando per deserti, vette sacre, grotte straordinarie e rovine imperiali.

Molti la guardano con diffidenza, alcuni non la considerano proprio, ma basta avvicinarcisi un po', anche solo mentalmente, per rimanerne completamente e perdutamente affascinati.

I problemi certo non mancano.. l’inquinamento, la distruzione dei templi per fare largo ai grattacieli, il sovraffollamento, l'abbattimento delle montagne, l'avvelenamento dei fiumi..d'altronde quando bisogna gestire un paese con più di un miliardo di abitanti è inevitabile dover affrontare queste problematiche.

La Cina è anche difficile da conoscere. Perché ce ne sono tante ed è necessario passare tutte le fasi per capire qual è quella reale. C'è la Cina così come la vediamo noi da qui con occhio occidentale. Una volta arrivati c'è il paese che la Cina vuole farci vedere o che vorrebbe essere ai nostri occhi. Ma se si ha la fortuna di girare, di conoscere e di entrare in contatto diretto con i posti e la gente senza il tramite mediatico del nostro e loro mondo finalmente si può conoscere un paese meraviglioso, pieno di luoghi incantevoli da vedere, pieno di cultura, storia, tradizioni millenarie, scenari da favola e gente forte, orgogliosa ed estremamente cordiale.

Ad ogni angolo c'è qualcosa da vedere. In ogni angolo c'è qualcosa per cui rimanere stupiti. E in ogni strada c'è qualcuno a cui ci vorrebbero fare milioni di domande su come è la vita nel loro paese.

E' strano come i cinesi guardano i turisti. Non ci negano mai un sorriso, lo sguardo si incrocia sempre, ci fissano per qualche secondo per studiarci un po' ed è come se poi entrambi, turista e locale, si trovino di fronte ad un alieno! Ma mentre noi possiamo rimanere diffidenti a questo sguardo, loro invece non perdono occasione di cercare di conoscerci.

Capita molto spesso di incontrare qualcuno che ci dice "hello" e che ci guarda con profonda curiosità, perché in Cina la gente ha smania di sapere e  chiederci un sacco di cose di com'è la vita occidentale fuori dal loro paese, da dove veniamo, che lavoro facciamo, quanti anni abbiamo. Molti però non possono perché parlano solo cinese. Allora rimangono lì a guardarci estremamente incuriositi o facendoci gesti che sono incomprensibili, come la loro lingua.

Quando invece si incontra qualcuno che parla inglese è praticamente certo che si genera un chiacchierata di almeno 10 minuti sulle nostre generalità.

Il nostro viaggio è stato difficile da organizzare. Volevamo vedere tantissimi posti e avevamo solo 2 settimane di tempo. In Cina ci sono degli ottimi collegamenti interni aerei ma ci sono molti posti che si possono raggiungere solo via terra e sfortunatamente bus e treni non sono molti, non sono facili da prenotare e richiedono molto tempo perché sono piuttosto lenti. Inoltre molto spesso bisogna prendere diversi mezzi con cambi perché non ci sono collegamenti diretti.

Quindi è stata una fatica scegliere cosa eliminare dal nostro itinerario.

Alla fine abbiamo scelto per un itinerario piuttosto classico per una prima visita del paese:
Pechino - Xi'an - Guilin - Shanghai.

scrittrice-racconto
Beijing
buddha-ligneo
coppia-Yangshou

Pechino

Non lasciatevi trarre in inganno dalla vecchia retorica comunista: oggi l'hobby più diffuso è fare soldi.

Se la vostra idea di Pechino ruota attorno all'immagine di rivoluzionari maoisti vestiti con tuniche abbottonate sul davanti che fanno ginnastica in piazza Tiananmen, archiviatela per sempre: all'alba del nuovo millennio la città ha intrapreso un'avventurosa e rapida trasformazione, trascinando con se anche tutto il resto della Cina.

Oggi i giovani sono più interessati a MTV che a Mao, gli slogan carichi di retorica della rivoluzione culturale hanno ceduto il passo alle scritte in inglese sulle magliette e gli immigrati, i turisti, gli investitori stranieri e una smania quasi ossessiva per il telefono cellulare hanno oscurato la supremazia dei vecchi burocrati.

La prima cosa che notiamo è la gente. Tanta. Ovunque.

Sono tantissimi, e adesso fanno molto turismo interno quindi quando andiamo a visitare i vari luoghi di interesse pechinese non siamo travolti da una massa di turisti occidentali, ma da una folla infinita di turisti cinesi che vengono da altre zone.

La cosa che colpisce (sia in senso figurato che in senso fisico!) è che loro probabilmente essendo così in tanti hanno una diversa concezione dello spazio. Nel senso che non lo intendono come spazio privato. Quindi nelle code, nelle visite, per strada, sono uno adesso all’altro ed essendo noi tra loro, tutti loro sono addosso a noi. Una volta superato il senso di soffocamento ed esserci abituati alla massa, la strada è stata tutta in discesa!

Un altro aspetto a cui ci siamo dovuti abituare è la tradizione del pasto. Parlo di tradizione perché in effetti non si tratta di cibarsi, è un rito vero e proprio basato sul concetto di condivisione.

Non esistono piatti, il cibo viene portato in tavola direttamente nel luogo di cottura o in un piatto grande e i commensali prendono il cibo rigorosamente con le bacchette dal centro della tavola. L’unica cosa personale è un piattino dove si mette la salsa di soia e la salsina piccante.

Al contrario di quello che si può pensare basandoci sulla nostra esperienza nei ristoranti cinesi in Italia, la cucina cinese è estremamente varia. D’altronde non può essere altrimenti dato che mangiano praticamente tutto quello che si muove. Tranne il coniglio. Onestamente non ho ancora capito perché.

Tolte ovviamente le opzioni un po’ troppo estreme per noi, come le zampe di gallina, lo spezzatino di cane, le lingue di anatra, gli spiedini di scorpione e l’intestino della pecora, devo dire che il menu rimane ancora bello ricco e vario. In 2 settimane abbiamo potuto scegliere tra una serie infinita di ravioli al vapore (che hanno almeno 10 nomi diversi a seconda della presenza o meno del lievito, della forma e della zona) o fritti, piatti di qualsiasi tipo di carne (rigorosamente già a pezzettini per poter essere mangiata con le bacchette) in padella o bollita con verdure e funghi, patate, riso, zuppe, pesce. Quello che in effetti manca sono i formaggi e i dolci, ma la scelta tra le altre cose è talmente ampia che non se ne sente la mancanza.

Forbidden-City
grattacieli-Pudong
grillo-gigante
muraglia-seppia

Prima tappa pechinese: la Città Proibita.

La Città Proibita, così chiamata perché ne fu vietato l'accesso al mondo esterno per 500 anni, è il complesso di edifici antichi meglio conservati della Cina. L'antico mondo di bellissime concubine e leggendari imperatori, di eunuchi e di enormi ricchezze è ancora vivo tra i giardini lussureggianti, i cortili, i padiglioni e le grandi sale del palazzo.

Sicuramente averla vista con meno di 200 persone nel proprio spazio vitale avrebbe fatto un altro effetto ma è stata comunque una vista molto affascinante.

Il secondo giorno ci dedichiamo alla Grande Muraglia.

Per fortuna troviamo molta meno gente rispetto che alla Città Proibita.

Mao Zedong un giorno disse "Tu non sei un vero uomo se non sei mai salito sulla Grande Muraglia".

Nessuno è in grado di quantificare il numero delle persone che sono state impiegate nella costruzione di questa imponente opera. Qualcuno azzarda una cifra che varia tra un quinto e i tre quarti della popolazione dell’allora impero cinese.

Di certo si sa che un milione di persone morirono durante i lavori di costruzione ed infatti qualcuno affibbia alla Grande Muraglia il soprannome di "più lungo cimitero del mondo".

Come altri grandi simboli della bravura dell’uomo, la Grande Muraglia è stata certamente odiata dalle persone coinvolte nella sua costruzione, mentre oggi è una delle mete obbligatorie per chi si reca in Cina

L’intera muraglia copre più di 6.000 chilometri, dall’estrema Cina orientale al deserto del Gobi.

Purtroppo oggi solo un terzo è rimasto intatto, il resto è in cattivo stato se non addirittura sparito sotto le sabbie del deserto. Talvolta le pietre sono state usate per costruire case.

Dopo il trasferimento di un’ora arriviamo al punto di salita. Abbiamo scelto Mutianyu e non il più vicino e conosciuto Badaling perché ci piaceva la formula offerta per questo punto: salita in seggiovia e discesa in toboga!

Lo spettacolo che si presenta una volta arrivati in cima vale decisamente qualsiasi sforzo.

Impossibile da descrivere si può solo immaginare cosa si prova a camminare realmente per l’unica opera costruita dall’uomo vedibile dalla luna.

Nei 2 giorni successivi ci dedichiamo alle altre attrattive della città: l’anatra alla pechinese, il Tempio dei Lama, piazza Tiananmen, il Tempio del Cielo, il Palazzo d’Estate (un’oasi paradisiaca), la Torre del Tamburo e per finire la Factory 798, un quartiere occupato da fabbriche dismesse o semi-dismesse dove gli spazi sono stati dedicati a varie esposizioni di tutti i tipi di arte con varie proposte di caffè.

E’ decisamente il luogo più rappresentativo della ricerca contemporanea e della voglia di occidentalizzazione della città.

Proseguiamo con un volo per Xi’an.

barcaiolo
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carretto-Yangshou

factory
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Hangzhou-lago

Xi’an

In passato Xi'an era un importante crocevia dei percorsi commerciali che andavano dalla Cina orientale all'Asia centrale e giunse a contendere prima a Roma e poi a Costantinopoli il titolo di città più grande del mondo. Oggi è l'asso nella manica dell'industria turistica cinese, soprattutto grazie alle importanti vestigia del passato, tra cui la tomba dell'imperatore Qin Shi Huang (colui che ha unificato la Cina) con la famosa 'armata di terracotta' situata alla periferia orientale e scoperta nel 1974. Finora sono state portate alla luce 10.000 statue raffiguranti carri, soldati e arcieri (armati con armi vere) disposti in formazione di battaglia, tutti con un aspetto fiero e bellicoso. E’ incredibile verificare come realmente il viso di ogni guerriero è diverso dall’altro. La visita all’esercito di terracotta vale da sola una tappa a Xi’ian.

Il resto del nostro tempo in questa cittadina (5 milioni di abitanti!) lo abbiamo impiegato per visitare le mura antiche, il quartiere musulmano e il villaggio neolitico di Banpo, la riproduzione di un villaggio dell'età della pietra.

Sono stata particolarmente colpita dal quartiere musulmano, sotto molti aspetti mi ha ricordato la medina di città come Fez o Marrakech, per l’accostamento delle bancarelle, il caos, i colori, gli odori.... Ma effettivamente sono davvero diversi!!! Trovare la Moschea è stato un po’ difficile, è una pagoda e non c’è il minareto a indicarla, come mi ero immaginata! Questo quartiere è praticamente una gastronomia a cielo aperto con bancarelle, negozi e ristorantini dove si cucina a pieno ritmo di tutto e di più, è impossibile sapere agli ingredienti ...... meglio non approfondire!

Ci siamo fermate spesso a mangiare i baoz in questi ristorantini, sempre rigorosamente con le bacchette. Dopo il quartiere musulmano e la visita a un paio di templi ci siamo spinte in risciò sotto la pioggia battente alla Pagoda della Grande Oca, completamente fradicie e oggetto di scherno da parte dei cinesi...

Oriental-Pearl-Tower
pagoda-Shanghai
pagoda-Shanghai-seppia
spiedini

Guilin e Yangshuo

Meraviglioso. E’ come essere catapultati in una favola.

E’ il modo migliore per descrivere questi 2 villaggi della Cina del sud.

Arriviamo a Guilin con altre 2 ore di volo da Xi’an.

Le differenze con la Cina del nord sono evidenti. Addirittura sono diversi i tratti fisionomici della gente del posto. E’ come essere al mare, anche se in realtà la città è bagnata dal fiume Li.

La gente è più rilassata, vestita diversamente, ci sono meno macchine e più biciclette, non ci sono mezzi pubblici perché si può girare tutto a piedi. E soprattutto c’è meno inquinamento.

E’ una delle città Cinesi più pittoresche. Il suo nome significa "Foresta di Cassia" per il largo numero di queste piante nella città. Le sue colline hanno ispirato per secoli pittori, scrittori e poeti.

E appena arriviamo capiamo perché.

Per i Cinesi "le montagne ed i fiumi in Guilin sono i migliori sotto il cielo", infatti è considerato uno dei posti migliori dove vivere.

Restiamo a Guilin solo una notte per proseguire il giorno dopo per Yanghsuo con una crociera di 2 ore sul fiume Li con un’imbarcazione tipica in bambù.

Yangshuo se possibile è ancora di incantevole di Guilin.

Case al massimo di 3 piani (rarità in Cina), una sola strada principale e poi mille stradine secondarie che finiscono nelle risaie tra le colline, dove noi ci perdiamo con un giro in bicicletta di qualche ora, sotto il sole cocente che ci provoca una bella scottatura nonostante la protezione.

Sempre a proposito di ristoranti, lasciata la via "turistica" abbiamo trovato un localino accogliente in cui siamo tornate due volte: 2 tavoli, gestito da mamma, papà e figlio dodicenne che abbiamo salutato con dispiacere. E’ molto curioso vedere come loro sono interessati al nostro modo di vivere occidentale, come ci trovano "strani" e come ridono a vedere la scottatura sulla pelle!!!

Viaggiare con un’amica che parla perfettamente Cinese in questo caso è stato davvero utile, oltre che per visitare posti meno turistici, organizzarsi sul posto e riuscire effettivamente a muoversi senza problemi in un paese dove quasi nessuno parla inglese, è stato utile appunto per capire i loro commenti nei nostri confronti! E rispondere a tono!

Purtroppo non abbiamo avuto modo di fare un giro della zona in mongolfiera per osservare questo paesaggio fiabesco dall’alto, escursione molto diffusa nel villaggio e molto apprezzata da chi ha potuto farla. Lasciamo Yangshuo con un po’ di malinconia dopo 2 giorni meravigliosi.

navigazione-fiume-Li
pacioccone
palazzo-estate
porta-Tian-Anmen
ravioli
risaia

Shanghai

Arrivare a Shanghai da Yangshuo è un po’ uno shock.

Appena atterriamo ci accoglie una città di quasi 20 milioni di abitanti, estremamente moderna e occidentale, con i grattacieli più grandi della Cina, frenetica, sempre in movimento, con macchine ovunque e luci al neon di qualsiasi tipo.

Superato lo shock iniziale e la sensazione di schiacciamento data dai palazzi altissimi, cominciamo a metterci in modalità metropolitana.

Per molti versi, Shanghai è una creazione occidentale che si sta sviluppando sulle orme di Hong Kong.

Il Bund, che occupa la zona lungo il fiume, e il quartiere francese sono i posti migliori in cui osservare i resti del suo decadente passato coloniale.

I nostri 2 giorni a Shanghai sono stati dedicata a un tuffo tra i negozi (quelli veri con muri porte e piani, non le bancarelle alle quali ci siamo abituati) ristoranti, vita mondana, locali, musei e salite fino al 90esimo piano dei grattacieli più famosi per osservare la città, il Fiume Giallo e l’Oriental Pearl Tower dall’alto.

L’unica pausa dalla modernità è stata la gita a Hangzhou, che secondo Marco Polo nel 1300 era la città più bella della Cina (nella piazza principale infatti troneggia la sua statua).

Molto bella è stata la visita al Giardino del Mandarino. Un’oasi estremamente affascinante e rilassante tra i grattacieli della città.

ristorantino
Shanghai-pioggia
suonatore-uovo

Il giorno dopo ci prepariamo per il rientro a Milano.

Inutile dire quanto sia rimasta affascinata dalle mille caratteristiche di questo paese incantevole che trasuda storia e cultura da ogni angolo.

La Cina è un luogo di forti contrasti e di grandi bellezze nel quale, una volta imparato a farvi largo tra la folla e a conoscere la gente del posto, troverete molte cose da fare e vedere che vi stregheranno.

E’ un luogo dove lascerete il cuore e dove sicuramente coglierete la prima occasione per ritornare a lasciarne un altro pezzo.

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