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Domenica, 11 Febbraio 2007

Un sogno chiamato Kenya

Per così tanto tempo ho sognato il Kenya che essere qui finalmente a raccontare di esserci stata, è un'emozione della quale ancora non mi rendo completamente conto.

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Vagabondo0




Per così tanto tempo ho sognato il Kenya che essere qui finalmente a raccontare di esserci stata, è un'emozione della quale ancora non mi rendo completamente conto.

Tutto ha avuto inizio un anno fa. Ero allo zoo, appollaiata sulla staccionata di recinzione delle giraffe ormai da un'ora, quando il mio ragazzo mi ha guardata e mi ha detto: "Andiamo in Kenya, a vedere le vere giraffe".

E così è stato, a distanza di un anno da quell'episodio, il sogno di tutta una vita si è realizzato.

Abbiamo scelto come meta del nostro soggiorno, Watamu, e precisamente l'hotel Barracuda Inn.

Abbiamo viaggiato con Columbus, volando con Livingston da Milano Malpensa. Arrivati all'aeroporto di Milano le premesse non erano certo delle migliori, visto che ci è stato subito comunicato un ritardo di 2 ore.. ben presto però verremo contagiati dalla filosofia kenyota, hakuna matata.

Arrivati all'aeroporto di Mombasa 11,5 ore più tardi (abbiamo fatto uno scalo a Zanzibar di un'ora), veniamo immediatamente catapultati nella realtà del luogo. Non appena scesi dall'aereo, comincia un susseguirsi di emozioni inaspettate. Il caldo ti attanaglia, i colori sono molto accesi, vivacissimi, i profumi confusi e difficilmente riconoscibili. Facciamo subito il nostro primo incontro strabiliante. Un gruppo di bambini in divisa, accompagnati dai maestri, che ci cantano la canzone di benvenuto in Kenya, all'interno del gate dell'aeroporto ... hanno i denti bianchissimi, gli occhi profondissimi, la pelle del colore dell'ebano ...

Il trasferimento dall'aeroporto all’hotel, è il primo punto di contatto con la vera Africa. La strada è disastrata, disseminata di buche grandi come un'intera ruota del pulmino. C'è tantissima gente a piedi, donne che portano sulla testa delle taniche gialle piene di acqua, bambini scalzi che sbucano dalla foresta e corrono incontro al pulmino gridando Jambooooo. Solo alcune delle capanne sono costruite in lamiera, le altre sono in fango e sterco di vacca ed hanno il caratteristico tetto in makuti. Le costruzioni in muratura invece sono unicamente chiese, scuole o negozietti. Il viaggio è durato all’incirca due ore e un quarto, anche perché la strada era piuttosto trafficata ...

L’albergo prescelto, il Barracuda Inn, è una struttura molto semplice, ma allo steso tempo funzionale. E’ situato direttamente su un’incantevole baia di sabbia cristallina e allo stesso tempo si trova al centro del villaggio di Watamu. Posate le valigie ci dirigiamo velocissimamente in spiaggia. Lo splendore della baia che si apre maestosa davanti ai nostri occhi ci lascia incantati. L’effetto sarà lo stesso ogni volta ... grande stupore. Ci si sente quasi microscopici di fronte a tanta bellezza.

Le stanze sono disposte in bungalows a due piani, ampie e arredate in stile africano. Il cibo è davvero ottimo ed il personale keniano che lavora all’interno del villaggio è davvero cordialissimo!! Non si può invece dire altrettanto per gli italiani: il proprietario e gli assistenti columbus non mi hanno affatto dato una buona impressione.

E’ proprio sulla spiaggia che avviene l’incontro fatale con il beach boy che renderà la nostra vacanza, un viaggio indimenticabile. Jay Jay ha 21 anni e lavora proprio davanti al Barracuda Inn, per un’agenzia di escursioni e safari di Watamu. Fa questo lavoro da 3 anni ed è estremamente competente e professionale. Ma quello che ci colpisce di lui è il suo sguardo. Diversamente da tanti altri kenioti conosciuti, i suoi occhi sono profondi ma tristi. E’ un ragazzo la cui storia ci ha colpiti moltissimo; ha dovuto affrontare mille difficoltà, la vita gli ha riservato delle prove davvero dure.

Acquistiamo da lui un pacchetto di escursioni a 220 €, risparmiando in questo modo una somma non indifferente rispetto ai prezzi proposti dal villaggio. Safari di due giorni e una notte allo Tsavo East, con pernottamento presso il campo tendato Ndololo (il villaggio lo vende a 200 € a persona) – Safari Blue allo splendido parco marino di Watamu, con snorkelling, visita alle mangrovie di Meeda Creek, pranzo a base di riso al sugo di polipo, aragoste alla griglia, gamberoni e frutta, bevande incluse (il villaggio lo propone a 60 € a persona) – Rovine di Gede + Malindi (con il villaggio 30 euro).

Messe al sicuro le escursioni possiamo finalmente iniziare a goderci la vacanza. Il giorno successivo al nostro arrivo ci facciamo accompagnare da Jay Jay all’orfanotrofio di Watamu, "The Rising Sun" dove le due pazienti maestre, volontarie, ci spiegano che i bambini ospitati lì vivono soltanto grazie alla generosità dei turisti e che il centro non gode di nessun tipo di sostegno da parte delle autorità keniote. Come una goccia nell’oceano si dice ... abbiamo cercato di portare il nostro piccolissimo contributo, donando ai bimbi giocattoli, qualche vestitino, ma soprattutto materiale scolastico. E’ una esperienza che consiglio a tutti di provare, ci ha segnati profondamente!



La spiaggia brulica di venditori ambulanti, è vero, ognuno di noi ha avuto la propria esperienza, bella o brutta che sia. Non si può fare una passeggiata romantica sulla battigia o nel centro del paese di Watamu. Mi sento però di dire che ci sono due tipologie di ragazzi che popolano le spiagge keniane. Ci sono i venditori ambulanti che tentano di vendere braccialetti, portachiavi, targhe, oggettini in legno, cd di Jambo .... Se non si è interessati basta allontanarli delicatamente, semplicemente dicendo loro che abbiamo già comprato. Capiranno. Con la gentilezza, la cortesia, le buone maniere ... si hanno in cambio grandi sorrisi gratuiti, strette di mano, pacche sulle spalle, e tanti tanti tanti Hakuna Matata !

Per ciascuno di loro Hakuna Matata è diventata una vera e propria filosofia di vita. Non c’è problema!!

E ci sono invece i beach boys, che sono i ragazzi che lavorano per le agenzie di tours & safaris, conoscono ormai perfettamente le tempistiche d’arrivo dei nuovi turisti nei vari villaggi, e con un book alla mano, dal quale è possibile farsi un’idea del prezzo che si pagherà e dell’escursione attraverso le fotografie, cercano di vendere escursioni.

Sono le stesse escursioni che vengono proposte dai villaggi turistici, soltanto a prezzi inferiori. La nostra esperienza è stata positivissima, indimenticabile. Al nostro rientro in Italia avevamo un amico in più, di nome Jay Jay. Separarci da lui è stata la più grande emozione provata durante tutti i 15 giorni. In quell’abbraccio, in quel sorriso ... c’era già tutta la nostra profonda nostalgia per quel paese così magico, che ci ha totalmente rapiti.


Non staremo ad annoiarvi con il racconto di tutti i 15 giorni di vacanza, per qualsiasi genere di informazione particolareggiata sono a completa disposizione, visto che a me è stato davvero molto utile poter approfittare dell’esperienza, dei consigli, delle dritte, delle critiche, di chi era già stato in Kenya prima di me.

Potete contattarmi via mail all’indirizzo [email protected], sia per informazioni concernenti il villaggio turistico, che per escursioni, beach boys e quant’altro.

Spendo qualche considerazione soltanto per il safari allo Tsavo East di due giorni e una notte. E’ stata una esperienza che definirei indimenticabile, indescrivibile.

Il rosso della polverosa strada, il verde della fitta vegetazione, l’azzurro intenso del cielo ... un insieme di colori dei quali mi sono riempita gli occhi e che per sempre resteranno scolpiti nella mia mente. La maestosità dei baobab, seppur brulli, ti fa sentire piccolo piccolo, ospite di quella natura, di quei paesaggi incontaminati. La fierezza degli animali, la loro maestosità ti rimangono dentro per sempre. Abbiamo visto un numero inimmaginabile di elefanti e giraffe, moltissime zebre, antilopi, impala, gazzelle, struzzi, facoceri ... chi più ne ha più ne metta. Purtroppo non abbiamo avuto la fortuna di avvistare SIMBA, ma non per questo ci siamo scoraggiati ... Trascorrere la notte in un campo tendato all’interno della savana è stata una esperienza a dir poco irripetibile. E’ importantissimo che il campo sia nei pressi di una fonte d’acqua perché in questo modo si ha la possibilità di scorgere animali che vengono ad abbeverarsi. Si scorgono le loro sagome, illuminate soltanto dal chiarore della luna, si percepiscono in lontananza i barriti degli elefanti, si sentono i babbuini ... E poi c’è il cielo, il cielo della savana ... un’infinità di puntini bianchi, così vicini, così grandi che sembra di poterli toccare con mano... E di nuovo si ha la sensazione di sentirsi piccoli, microscopici.

E il giorno seguente un nuovo spettacolo si para davanti ai nostri occhi ... è l’alba, l’alba di un nuovo giorno nella savana. I colori del cielo sono i più disparati!!

E infine la strada che dal parco nazionale di Tsavo, riconduce alla costa .. è chiamata dai beach boys la VERA AFRICA. Sembra la fabbrica dei bambini, altro che fabbrica del legno di Malindi. Ovunque ci sono bimbi scalzi, mal nutriti, svestiti, sporchi, che corrono a tutta velocità verso i pulmini dei turisti bianchi, agitando le loro manine e urlando a squarciagola "JAMBOOOO". Talvolta non si scorge neanche la sagoma del bambino, nascosto dietro la folta vegetazione, ma si riesce soltanto a udire la sua vocina. E’ un susseguirsi di capanne, di baracche, di gente a piedi ai bordi della strada, indaffarata a trasportare taniche di acqua, legna, foglie di palma. E poi le caprette ... un numero esorbitante di caprette. E’ uno scenario totalmente diverso rispetto a quello che si ha vicino alla costa. C’è l’assenza totale di condizioni igieniche, l’assenza di acqua e di qualsiasi tipo di aiuto per il loro sostentamento. Ma i loro sorrisi sono così grandi .... la loro spensieratezza è così lampante che ... indovinate un po’ ... ancora una volta ci si sente piccoli, piccoli piccoli.


Ogni promessa è un debito, quindi non posso far altro che dare onore al merito di Jay Jay, questo piccolo grande uomo che ha contribuito generosamente alla perfetta riuscita della nostra vacanza e che ci ha fatti ammalare di Mal di Kenya.

Un sentito ringraziamento è d’obbligo anche per i nostri compagni d’avventure Alfredo e Cinzia (se non ci fossero stati avremmo dovuto inventarli), Stefano e Alessia (con i loro frequenti bisticci hanno rallegrato ogni giornata), Alessandro e Lucia (FORZA ROMA, ma la supercoppa alla fine l’abbiamo vinta noi), Mohammed (MARADONA), Mascia e Paolo (a voi il ringraziamento per averci fatto conoscere Jay Jay).


PER CONTATTARE JAY JAY

+254 735.333.938


Asante sana mama Africa.

Asante sana Jay Jay.

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