RACCONTO
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Lunedì, 20 Aprile 2009

Ultimo giorno a Pitěra

Saliamo sul treno, prendiamo posto, e mentre sistemo i bagagli li vedo, in fondo al vagone, che si sbracciano per attirare la nostra attenzione: sono proprio loro!
Concorso Storie Vagabonde

ARTICOLO DI

Vagabondo0


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Il treno per Helsinki è lì, sul binario 2, in attesa degli ultimi passeggeri.

Saliamo, prendiamo posto, e mentre sistemo i bagagli li vedo, in fondo al vagone, che si sbracciano per attirare la nostra attenzione: sono proprio loro!

Petra – esclamo - ci sono i nostri estoni, andiamo a salutarli...

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La sera prima, alla stazione Ladogskaya, erano in coda davanti a noi alla biglietteria internazionale.

Non erano del tutto estoni, anche se noi ormai li avevamo battezzati così; lei, una ragazza molto bella, lo era davvero, mentre lui, simpaticissimo, era in realtà finlandese.

Ci prestarono 5000 rubli perché non perdessimo il posto in coda (alla biglietteria internazionale non accettavano carte di credito...), e poi noi prestammo loro i nostri passaporti perché potessero acquistare i biglietti anche per due loro amici moscoviti.


A San Pietroburgo avevamo trascorso due giorni nel più classico dei modi, visitando le notevoli bellezze architettoniche della città, e non eravamo riusciti ad entrare in sintonia con l'anima di quel posto ne' con i suoi abitanti.

La delusione di Petra era ogni ora più grande.

Lei, nata e cresciuta in Cecoslovacchia, a stretto contatto per tanti anni con la lingua e la cultura russe, compartecipe, volente o nolente, del percorso storico comune alle due nazioni, sentiva una vicinanza particolare con quel popolo, del quale, anche per l'apporto dei classici della letteratura russa, si era creata un'immagine quasi romantica.

Ed i tanti successivi incontri con i russi, che fossero migranti in Italia, o la coppia viaggiatrice in Uruguay, o le ragazze lavoratrici stagionali in Finlandia, o gli emigrati in Germania in vacanza a Vilnius, o gli amici di Tula, avevano confermato quella sua immagine contribuendo ad alimentare le sue aspettative.

Purtroppo, l'aria che respiravamo a San Pietroburgo era quanto di più diverso si potesse pensare, e neppure la nostra scelta di alloggiare in casa privata era stata di aiuto.

Per questo, quella sera, la decisione di lasciare la città il più presto possibile.


**********


Appena arrivati alla stazione Finlandskaya, con il timore di dover faticare perché il tempo scorra ed arrivi velocemente l'ora della partenza, non immaginiamo ancora di trovarci all'inizio di una giornata che si rivelerà straordinariamente intensa, che ci risolleverà il morale ed inietterà nuove energie.

L'andirivieni di persone normali immerse nel proprio quotidiano, lavoratori con le vecchie borse che richiamano il recente passato, studenti sorridenti, venditori, semplici passanti, riavvicina Petra alla città ed alla sua gente.

Niente a che vedere con i negozi eleganti ed i passanti snob del centro.

Niente a che vedere con gruppetti di turisti rumorosi o pubblicità invadenti.




Di fronte, dall'altra parte della strada si allunga Ploschad Lenina. E' spoglia ed architettonicamente poco interessante, con una grande statua di Lenin ad una estremità. Ci sediamo su una panchina ed osserviamo il fluire della vita, finalmente a nostro agio.

La semplice dignità del senzatetto che nella grande fontana centrale si lava e si pettina, lentamente, curando la sua persona come ognuno di noi fa in casa sua ogni mattina.

Un signore, poco lontano da noi, nonostante lo sguardo burbero e diffidente, spezzetta con grande tenerezza dei grissini per le decine di passeri che affollano il prato e le pozzanghere circostanti, andandosene poco dopo in silenzio, così come era arrivato.




Una signora gioca con i nipotini e dall'altro lato, di fronte a noi, un gruppo di giovani soldati ride rumorosamente.

Dietro a noi, invece, un uomo fino a poco prima addormentato, abbraccia repentinamente la sconosciuta che a suo fianco conversa con un'amica.

Un sonoro schiaffo, con relativi insulti, mette fine in maniera piuttosto buffa al tentativo di molestia, invero piuttosto goffo, con la signora che riprende senza scosse la conversazione e l'uomo che si rimette placidamente a dormire.


Dopo un giro nei dintorni ed un paio di birre in un locale popolare li vicino, facciamo ritorno alla stazione, installandoci in una tranquilla sala d'attesa/biglietteria laterale.



Improvvisamente vi irrompe, attirando su di sé l'attenzione di tutti i presenti, una furia completa di zaino che inizia a saltare come un ossesso da uno sportello all'altro. Non riusciamo nemmeno a commentare, che la furia é già fuori, nel salone centrale della stazione. Petra decide di ingannare il tempo seguendola per vedere dove va a parare mentre io resto a poltrire sopra i nostri zaini.

Dopo aver saltellato da uno sportello all'altro anche nel salone centrale, la ragazza adocchia Petra che gironzola e la blocca con fare deciso. E' di San Francisco, sta andando ad Helsinki da dove poi tornerà a casa dopo un viaggio piuttosto lungo attraverso l' Europa, e non riesce ad avere informazioni da nessuno. Anche e soprattutto perché nessuno parla inglese.

- Tu parli russo ? – chiede.

Beh – risponde Petra – me la cavo abbastanza bene.

Ed iniziano a ripassare vari sportelli fin quando non ottengono le informazioni e la ragazza si tranquillizza.

Non passa un minuto e Petra, che probabilmente aveva assunto l'aspetto che ha un'isola per un naufrago, viene avvicinata da due ragazzi tedeschi con lo stesso problema; stanno cercando la biglietteria internazionale, ma nessuno li capisce e se anche li capisce, sono loro a non capire la risposta dell'interlocutore. Sono sull'orlo di una crisi di nervi, soprattutto uno, e raccontando delle vicissitudini che hanno avuto anche alla stazione di Mosca maledicono il momento in cui hanno deciso di viaggiare in Russia.

Petra inizia a girare per tutta la stazione con i due teutonici al seguito in cerca della biglietteria internazionale. Niente da fare, ricevono sì delle indicazioni ma la biglietteria non si trova.

L'ora di partenza si avvicina, Petra non rientra alla base ed allora esco dalla sala laterale per cercarla. La trovo insieme ai due tedeschi di fronte ad una grande pianta della stazione, fortunatamente in inglese, dove é segnato di tutto, meno la biglietteria internazionale.

Non é possibile, ci deve essere !


Rileggiamo e rileggiamo, e mentre loro insistono su quella in inglese, mi metto per scrupolo a leggere quella in russo che le sta accanto.

Ed ecco scoperto l'inghippo !!!

Sulle piante la biglietteria c'è, ma é indicata come internazionale solo su quella in russo, mentre su quella in inglese risulta una normale biglietteria !!!

Alla fine tutto bene, abbiamo salvato anche i tedeschi.

Ormai siamo agli sgoccioli, il nostro tempo a San Pietroburgo sta per scadere e cerchiamo il nostro binario...


...Gli estoni ci salutano con gioia ed in maniera sorprendentemente calorosa lo fanno anche i loro amici russi, quelli che hanno il biglietto grazie ai nostri passaporti, ma che non abbiamo mai visto prima. Io e Petra ci guardiamo, e di nuovo siamo sorpresi.

Loro invece ci invitano come se fossimo dei vecchi amici a bere vodka e coca con loro, e ad approfittare del banchetto che stanno imbastendo, a base di pane, pomodori, prosciutto e formaggio.

Sono loro l'ultima immagine di San Pietroburgo, che durante il viaggio verso la Finlandia si mescolerà con tutte le altre che ci hanno riempito gli occhi e con tutte le sensazioni e le emozioni, positive e negative, che ci hanno riempito il cuore.


É un mosaico, ancora incompleto, in cui sono miscelati frammenti delle diverse fasi storiche passate così come del tumultuoso presente che sta vivendo il paese.

Abbiamo tentato ed ancora stiamo tentando di comporlo, ed i tasselli mancanti cercheremo di trovarli ritornando, appena possibile, ad indagare l' anima della Russia.

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