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Giovedì, 21 Novembre 2013

Tre giorni a Melbourne

Se una va fino agli antipodi, può non fare una tappa anche breve a mettere il naso in Australia? Almeno un'occhiata a due città importanti era indispensabile darla, così, andando in Nuova Zelanda,  ho passato tre giorni a Melbourne e tre giorni a Melbourne e tre giorni a Sydney. Era Febbraio e lì era piena estate.

ARTICOLO DI

Fiamma

Quest'inverno a metà febbraio sono andata a trovare Matteo in Nuova Zelanda.
Essendo la prima volta che volavo fino da quelle parti non mi sono lasciata scappare l'occasione di fare una puntatina anche in Australia, così mi sono fermata tre giorni a Melbourne e tre giorni a Sydney, due belle cittàdi mare poco differenti per grandezza (Melbourne 4 milioni di abitanti, Sydney 4 e mezzo), ma diversissime per carattere. Un giovane amico locale mi ha detto che gli australiani paragonano Sydney ad una elgante signora da frequentare e Melbourne alla donna da sposare. Una cosa però che le due città hanno in comune è la coestistenza di vecchio e nuovo anche nuovissimo: edifici di epoca vittoriana anche nell'area più centrale convivono con nuovissimi grattacieli in un insieme abbastanza armonico. Città 1-6

Comincio dall'inizio. L'aeroporto di Melbourne è perfettamente attrezzato: una navetta che non puoi non individuare subito ti porta al centro città con un biglietto da 16$ australiani, che però puoi fare anche per andata e ritorno e vale 3 mesi. Ti sbarca a una stazione dove trovi sia mezzi che taxi.

Gli alberghi sono molto cari per chi, come me, viaggia da solo, perché non esistono stanze singole né doppie per uso singolo, quindi si paga per due presone, punto. Tuttavia ci sono numerosi ostelli e backpakers anche in zone piuttosto centrali.

Una grossa comodità è un tram, una sorta di circolare, che in senso sia orario che antiorario fa un ampio giro attorno alla città toccando alcuni dei punti di maggior interesse, è del tipo hop on- hop off e del tutto gratuito. Praticamente stando solo tre giorni non serve prendere la tessera dei mezzi pubblici.

Il primo giorno mi è venuto a prendere Scott, un amico di Matteo, grande viaggiatore avventuroso. Era sabato e insieme abbiamo prima fatto un giretto per una zona del centro città piena di piccoli caffé e negozietti per vedere un po' di folklore locale e prendere il caffè. Diversamente dagli americani, gli australiani e, come ho constatato in seguito anche i neozelandesi, il caffè lo fanno espresso, ma mettono nei filtri delle loro italianissime Faema una tale quantità di polvere che quello passa a goccia a goccia e viene fuori un liquido poco caldo, scurissimo e fortissimo di sapore bruciacchiato, meglio evitare se si è tipi nervosi! Foto 1-2

Siamo poi andati a passeggio lungo la riva-parco dello Yarra river, un parco molto godibile, con anche vari approdi per la navigazione del fiume, e dove vengono organizzati numerosi eventi. Quel giorno c'era una sorta di fiera per l'ambiente, con stand di cibi biologici, di piante, di manufatti a impatto zero, ecc. Gli australiani hanno una cura quasi maniacale dell'ambiente, considerano fondamentale la funzione del verde nella città e quest'ultima è piena di parchi e giardini, anche tematici, tenuti perfettamente, che nelle ore non lavorative sono molto frequentati, pieni di gente che mangia, si riposa, fa ginnastica, gioca e fa qualsiasi altra attività sia possibile fare all'aperto, come in una continuazione del proprio spazio abitativo. Foto 3-6

Quindi verso le dieci e mezzo abbiamo preso l'auto di Scott, una sorta di efficiente cimelio, e in una quarantina di minuti attraversando la periferia e la campagna a est della città siamo arrivati a  Healesville, un parco molto grande, una specie di zoo-safari profumato di resina di pino e di eucalipto, dove riproducendo il più possibile i vari habitat, sono presentati tutti gli animali autoctoni. Ci siamo fermati per un rapido brunch: il mio sandwich è stato divorato in gran parte da certi grandi uccelli bianchi con la testa nera che sono garbatamente insistenti come i nostri piccioni.
Essendo sabato c'era parecchio pubblico, numerose famiglie con bambini. I canguri parevano affranti dal caldo e tendenzialmente stavano sbracati all'ombra, i Koala abbarbicati all'albero. Bellissimo l'uccello Lyra con la sua coda che ricorda appunto la forma dello strumento musicale. In apposite costruzioni curiosi animali che vivono quasi al buio, in un'immensa voliera pappagalli coloratissimi e molti altri uccelli. Abbiamo camminato fino alle cinque del pomeriggio, con meraviglia di Scott  fortunatamente non ho risentito affatto del jetlag.
Siamo tornati per una strada differente che neanche Scott aveva mai fatto (lui è di Sydney e vive a Melbourne solo da sei mesi) attraversando altri parchi, boschi e colline, molto piacevole.
Foto 7-13

Il giorno successivo sono partita per Sydney e poi per la Nuova Zelanda; circa un mese dopo, a ritorno, mi sono fermata ancora due giorni a Melbourne.
Il primo giorno mi è di nuovo venuto a prendere Scott la mattina, per andare insieme a fare un brunch in un posto molto interessante, Abbotsford Convent: Si tratta di un antico (quanto antico non sono riuscita a saperlo, sembra che gli aspetti storici non interessino molto ai locali) convento in stile neogotico, gestito da una Fondazioe e trasformato in un centro di incubatori culturali e artistici,
gli australiani sono molto sensibili all'arte e lla cultura e spendono in questo settore grandi risorse, favorendo anche molto i giovani talenti.  Questo centro si trova a soli 4km dal CBD (Central Business District) ed è situato in un parco di circa sette ettari. In alcuni locali un'organizzazione di volontariato gestisce una sorta di ristorante, dove si paga con un'offerta a piacere da introdurre in un'urna e si mangia a volontà cibo mi pare tailandese, comunque orientale, buono. Gran parte del parco circostante è destinato ad una fattoria didattica. Foto 15-16

Scott mi ha poi lasciato a Brunswick, un quartiere molto bohémien, dove ci si sente trasportati in una sorta di Londra degli anni Sessanta, pieno di pub, ristorantini e negozietti quanto mai caratteristici.
Era un caldo tremendo, soprattutto per me che venivo dalla primaverile estate neozelandese; un simpatico giovane inglese che gestisce un coloratissimo piccolo negozio dedicato al tè mi ha ristorato con una tazza di un infuso ghiacciato di tè di mela turco e frutti rossi con pezzi di frutta galleggianti,  raccontandomi appunto del suo trasferimento in Australia. Sia qui che in Nuova Zelanda è abbstanza difficlle incontrare autoctoni, intendendocon questo non aborigeni ma persone che ci vivano da più di due generazioni, sia a Melbourne che a Sydney ci sono moltissimi asiatici, spesso famiglie con bambini piccoli.  Foto 17-28

Nel pomeriggio avevo in programma di visitare il giardino botanico, uno splendido parco che si svolge lungo la  riva sinistra del fiume Yarra, con molte aree tematiche e attrezzature per lo svago, arricchito da begli edifici e da un laghetto ornamentale, ma era davvero troppo caldo e mi lasciai tentare da''aria condizionata dell'albergo.

Verso il tramonto mi venne di nuovo a prendere Scott per andare insieme sul grattacielo più alto della città "The Edge" a vedere la città dall'alto e il tramonto, a quello che ho capito una sorta di tappa obbligata anche per i locali, infatti pur non essendo nè sabato né domenica c'era molta gente.
L'edificio è alto 280 metri, come una collina, ed ha 88 piani; una vetrata panoramica gira tutt'intorno in modo che si vede la città a 360°. Strisce luminose con scritte attraversano il pavimento puntando, come una sorta di frecce,  nella direzione delle cose da vedere.   Da un lato, verso il fiume, c'è anche un piccolo terrazzo all'aperto dove si può uscire a turno e sentire il vento dell'altezza. Dall'alto si ha una bella visuale del porto e si coglie molto bene la dimensione della città e il suo rapporto col mare e col fiume Yarra  
C''è poi una sorta di bow window con tutte le pareti di cristallo incluso il pavimento, dove si può provare il brivido di avere la città sotto i piedi. Foto 29-36

L'ultimo giorno temevo il caldo soffocante del giorno prima, invece la temperatura si era abbassata di almeno 10° e fresche brezze arrivavano dalì'oceano, il tempo lì è in genere molto variabile.  Ho dedicato la giornata a vagabondaggi nella città spostandomi col tram di cui sopra, pittoresco tra l'altro, infatti è un vecchio tram coi sedili di legno.  Sono andata prima di tutto a Federation Square, che i locali chiamano familiarmente Fed Square, luogo che avevo intravisto la prima mattina senza dedicargli tempo.
Si tratta di un centro civico e culturale, inaugurato dopo molte e complicate vicende nel 2002, un grandioso complesso multifunzionale che copre un'area di oltre tre ettari, organizzato intorno a due grandi spazi pubblici aperti e uno coperto, l'Atrium, realizzato su una vasta piattaforma di cemento armato che copre un trafficato snodo ferroviario e si attesta sulla riva del fiume Yarra.
Ci si può tranquillamente passare una mattinata, vedendo mostre temporanee, un bellissimo negozio-galleria dedicato al vetro d'arte, entrando nella mediateca e fermandosi a guardare vecchie pellicole, visitando il museo del cinema, molto divertente perché concepito in modo interattivo, sedendosi a bere qualcosa in uno dei numerosi bar all'aperto o al coperto, guardando i grattacieli del CBD sull'altra riva del fiume. Foto 37-51

Ripreso il solito tram pensavo di fare il giro completo, ma ad un certo punto il vecchio tram si è rifiutato di proseguire e siamo dovuti scendere tutti; ne ho approfittato per fare un giretto in un centro commerciale, interessante come struttura ma non come merci.
Più tardi nel pomeriggio sono andata al Victoria Market che, eccezionalmente era aperto anche nel pomeriggio. Pensavo di trovare qualcosa di analogo al Queen Victoria Building di Sydney: un grandioso edificio ottocentesco contenente un vasto centro commerciale. Invece si tratta di un grande insieme di tettoie, di cui alcune fungono da rimessa di autoveicoli ed altre ospitano un numero infinito di banchi di merci varie e, soprattutto, di chioschi di vivande di tutti i tipi e nazionalità, cucinate sul posto e consumate in piedi o seduti a tavoli di plastica. Il tutto brulicante di gente, famiglie con bambini, coppie, gruppi di amici a comprare cappelli o a farsi tatuare, a farsi consigliare da uno "stilista" o a provare prodotti erboristici e chi più ne ha più ne metta. L'impressione è che i locali in estate, dopo le cinque, si guardino bene dall'andare a casa e si riversino nella città a goderne le attrezzature sia all'aperto che al coperto. Foto 52-55

Ripresa la strada dell'albergo, ad un certo punto, seguendo la corrente di gente, sono entrata in un altro centro commerciale, molto più interessante, questo. Infatti è realizzato intorno a quello che nell'800 era il più altro edificio della città: la Shot Tower, ovvero la ciminiera di una fabrica di munizioni che svetta sopra ad un edificio in mattoni che oggi ospita un piccolo museo sulla storia della città. Una grande cupola di vetro copre il tutto. Foto 56-57
Purtroppo qui non ho avuto il tempo di vedere le gallerie di arte moderna e contenporanea e l'orto botanico, come invece ho fatto a Sydney, ma chissà, forse l'anno prossimo....

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