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Domenica, 11 Gennaio 2015

Sulla via del tè alla menta - Marocco del Sud

Da Marrakech alle altezze dell'Atlante al deserto del Sahara all'oceano di Essaouira seguendo il the alla menta.

ARTICOLO DI

LadyDelirio

"[...] Il nostro olfatto e il nostro gusto sono sentimentali come nessun altro senso. Questo perchè sono gli unici ad avere un collegamento diretto con l'ippocampo, il centro della memoria a lungo termine. Il loro marchio è indelebile."

 

Jonah Leher, Proust era un neuroscienziato, 2007, Codice Edizioni

 

 The alla Menta a Jamma El-Fna


"Il prodotto tipico del Marocco è il tè alla menta". La voce gracchiante del Mappamondo digitale dei figli dei miei migliori amici ha svelato a Natale quello che sarebbe stato uno dei leitmotiv del viaggio. Per la gioia dei miei compagni a questo abbiamo aggiunto una quantità ragguardevole di cumino e una chilata di datteri.

 

Appena arrivati abbiamo saltato a piè pari ogni bar e punto ristoro dell'areoporto in attesa di arrivare Jamaa El Fna, la monumentale e chiassosa piazza di Marrakech inserita nella lista del Patrimonio Unesco. il nostro primo assaggio di Marocco ha il sapore di menta e zucchero del primo tè bevuto a pranzo. Servito dall'alto per ossigenare la bevanda e creare la schiuma bianca sulla superficie. Il primo bicchiere si rimette all'interno della teiera e poi si ripete l'elegante gesto. Il rito vuole che si beva a inizio pasto per aprire lo stomaco e alla fine per congedarsi e non si rifiuti mai quando offerto in una casa privata. Il sapore dolce è forse troppo intenso per i palati europei e già dalla seconda volta abbiamo imparato a chiedere lo zucchero a parte. La menta è fresca, dalle foglie grosse e ruvide e sarà la stessa varietà che ci salverà le narici e l'olfatto durante la visita alla conceria dove la pelle di ovino è trattata con urina ed escrementi d'animale per essere ammorbidita. Ritroviamo il tè alla menta anche nell'attesa dell'Hammam mentre scherziamo sui guanti di crine e la necessità di avere un asciugacapelli visto che siamo in otto ragazze. Quando ripartiamo verso il complesso dell'Atlante per svalicare attraverso TIzi n' Tichka il gusto della bevanda inizia a cambiare. Sulle montagne, ad oltre 2000 metri, la menta pare avere un sapore più delicato o forse ci siamo abituati. Essere sorpresi dalla neve, dal freddo, dai canyon maestosi e dai pini ci fa dimenticare la polvere e il caldo quasi primaverile dei due giorni precedenti.

Quando arriviamo alla Casbah di Ait-Ben-Haddou, anche questa protetta dall'Unesco, il tè ha già un sapore di timo e abbiamo scelto la terrazza del caffè Tamlalte per osservare il fiume e lo splendido insediamento color ocra. Man mano che ci dirigiamo verso Sud il paesaggio diventa roccioso e gli occhi si riempiono di giallo e rosso con un cielo azzurro terso che al tramonto ha sfumature rosa tenue. Alle Gole del Dadès il tè ha perso il netto sapore di menta e vi sono erbe diverse in fondo al bicchiere. Sicuramente timo e forse una traccia di artemisia a renderlo un po' più amaro. La bevanda segna l'inizio e la fine del nostro trekking con Larsen, guida berbera che ricorderò per il sorriso e l'abbinamento allegro del turbante viola intenso e la giacca arancione. Ci porta nelle grotte tra le montagne e racconta della sua famiglia di dieci figli e della festa dei matrimoni berberi che si tiene ogni anno il 25 settembre. "Io ci vado per ascoltare la musica" dice alludendo al fatto che non sia interessato al matrimonio al momento.

Quando il giorno dopo visitiamo le gole del Todghra il peso del trekking si fa sentire nelle gambe, ma l'emozione di essere vicini al deserto ci sopraffae e ci affrettiamo a comprare le stoffe per adornarci il capo. Tra i sapori da ricordare in queste tappe di avvicinamento al deserto quello del limone candito che viene utilizzato soprattutto nella Tajine di pollo e olive, ma che noi abbiamo abbinato anche alle sardine sott'olio del picnic. Poi c'è il Madfouna berbero, una focaccia lievitata ripiena di cipolla e agnello e aromatizzato con cumino e coriandolo. Questi gli altri due sapori che si imprimeranno nel paesaggio olfattivo e gustativo del Marocco anch'essi con proprietà benefiche per la digestione delle carni. Nel freddo della notte desertica il tè diventa un toccasana e non più un mite benvenuto, ma sopraffatta dalla bellezza non riesco ad abbinarvi un sapore preciso, questa banderuola della mia mappa sentimentale del Marocco rimane vaga e ha più che altro l'odore della legna bruciata nel falò notturno.

Lasciando le dune di Merzouga e ritornando verso nord facciamo la spesa al mercato e riusciamo a mangiare sulla terrazza di un ristorante. Qui il sapore amaro dell'artemisia è molto forte e le foglie si vedono chiaramente sul fondo del bicchiere. "Sono uno stand up comedian e se volete vi intrattengo per un po'" il sole del nuovo anno bacia Ahmed che è giovane e parla bene inglese. Lo ascoltiamo volentieri, ma forse non abbiamo il sense of humor britannico o forse è la vacanza che sta finendo, fatto sta che non gli tributiamo il sorriso che merita. Quando a Essaouira, ultima tappa del viaggio e splendido paesaggio sull'oceano, realizzo che è il penultimo tè che gusterò insieme ai vagabondi la dolcezza un po' svanisce, ma i colori della città e la sua musica mi rimangono nel cuore e mi faccio la promessa di tornare. Chissà quali altri sapori ci saranno da aggiungere a questo percorso e la voce gracchiante del Mappamondo educativo per bambini è solo un'etichetta sbiadita e banale a cui adesso posso aggiungere un caleidoscopio di ricordi. Grazie, Vagabondo!

 

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