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Martedì, 1 Aprile 2014

Sudafrica, dal Western Cape al Kruger National Parc

Un paese che alterna paesaggi diversi e sempre meravigliosi: l'oceano e i fynbos nel Western Cape, i paesaggi montani e il bush nello Mpumalanga

ARTICOLO DI

MartiBackpacker

Un volo interno per spostarci da Cape Town a Johannesburg e per il resto auto a nolo. I noleggi sono molto economici (anche con le compagnie internazionali) e le strade quasi sempre in ottimo stato, insomma è un ottimo modo per spostarsi in Sudafrica. Come in tutti i viaggi in macchina si fanno tante tappe lungo il percorso, ma per non dilungarmi troppo qui inserisco solo le più significative. Sono le stesse che troverete in quasi tutti gli itinerari classici: se sono tappe “obbligatorie” un motivo c’è ;-)


CAPE TOWN

Non amo le grandi città, ma Cape Town è tutta un’altra storia. Da un lato la Table Mountain e dall’altro l’oceano:  a questa colorata città non manca nulla.

Bello e vivace il lungomare, con il suo stile coloniale merita di essere visitato in pieno giorno per una passeggiata al sole e anche di sera, per passare la notte tra ristoranti e localini. Da qui potete prendere anche il traghetto per Robben Island, l’isola carcere che ha ospitato Mandela per alcuni anni nel corso della sua lunga detenzione. Ottimo il servizio di prenotazione online dei biglietti, che ci ha consentito di arrivare al molo solo quindici minuti prima della partenza. La visita è interessante, si viene divisi in gruppi di una ventina di persone, prima giro in bus dell’isola e poi ingresso nell’ex penitenziario. Quest’ultima parte è guidata da ex detenuti ed è quindi un’ottima occasione per approfondire la storia dell’Apartheid. Unico problema: l’inglese non è dei più comprensibili, lo avevo letto su Tripadvisor, ma me ne sono resa conto davvero solo al momento. Devo ammettere di aver perso parte delle spiegazioni, nonostante capisca bene l’inglese! Prima di partire cercate, se potete, di vedere “More than a game”, film-documentario che racconta cosa ha rappresentato per i detenuti di Robben Island la lotta portata avanti anni per ottenere il diritto di giocare a calcio. In alternativa potreste cercare un po’ di materiale online su questa storia, è davvero molto intensa e vi darà lo spunto per fare qualche domanda alla guida. Il calcio, lo sport “dei neri”, ha giocato un ruolo molto importante per alcune vittime dell’Apartheid; insomma, nella lunga battaglia per i diritti, non c’è stato solo il rugby di Invictus.

Per chi si trova in zona Waterfront/Greenpoint e ha voglia di provare un buon panino a base di carne di struzzo c’è “Hudson, the Burger Joint”. Si tratta di un locale affollato, con un’atmosfera da pub, dove servono panini davvero buoni e a prezzi più che onesti! Da provare assolutamente se amate gli hamburger ricercati.


WHALE COAST

Da Cape Town scendendo verso sud-est percorrerete la Whale Coast, dai paesaggi davvero meravigliosi. Incontrerete Stony Point, colonia di pinguini molto numerosa dove è possibile avvistare anche le foche e le balene (queste ultime specie di mattina). La passeggiata all’interno di questa riserva è molto interessante, bei panorami e tantissimi pinguini in ogni angolo, ma anche tanto vento a portar via il cattivo odore che pare essere presente ovunque si incontri questa specie: io a Stony Point non ne ho sentito traccia. Per fermarvi a Stony Point, inoltre, sarete obbligati a percorrere la strada che costeggia l’oceano, il viaggio si allunga un pochino, ma è davvero fantastica. La tappa più famosa della Whale Coast è Hermanus, cittadina costiera piuttosto insipida, ma con il grande pregio di essere uno dei punti dai quali è possibile fare il miglior whale whatching al mondo. Le escursioni in barca che partono da qui sono tantissime, ma anche facendo una semplice passeggiata con gli occhi puntati al mare è possibile fare avvistamenti. Altra tappa famosa è Gansbaai, non per le balene ma per gli squali bianchi: anche qui il paesino non ha nulla da offrire se non i diversi centri che fanno cage diving. Non c’è bisogno di avere il Padi o altra licenza da sub, si sta seduti sulla gabbia con la maschera e ci si immerge non appena lo squalo si avvicina (almeno così abbiamo fatto a settembre, con l’acqua davvero troppo troppo fredda per restare immersi a lungo). In ogni caso non si usano le bombole! Prendete qualcosa per il mal di mare: io normalmente non lo soffro, ma il mare era molto mosso in quei giorni, tanto da portare alla cancellazione di tante uscite in barca. Ho preso una pillola la sera prima e una la mattina stessa e nonostante questo sono stata malissimo. Dopo una partenza senza sintomi, una volta entrata in cabina per mettere la muta il mal di mare non se n’è andato più purtroppo. Cercate di organizzare la vostra uscita in barca con una delle agenzie autorizzate dal Governo. Ve ne sono tante che agiscono illegalmente utilizzando esche vietate per attrarre gli squali.

Infine la Walker Bay. Questa riserva è stupenda, spruzzi di balene ogni due minuti osservando l’orizzonte e tramonti indimenticabili! Chilometri e chilometri di spiagge incontaminate dove è possibile ammirare l’oceano in tutta la sua maestosità.

Se siete nel Western Cape ricordatevi del Regno Floreale del Capo. In questa zona cercate di organizzare un’escursione che vi consenta di conoscere più da vicino i fynbos: sono tantissime le specie di piante endemiche che non vi capiterà di vedere altrove nel mondo. Molto affascinante il loro ciclo vitale, legato al fuoco.

Spingendosi ancora più in basso si raggiunge Cape Agulhas, punto più a Sud della costa africana. Per mancanza di tempo non ci sono arrivata, ma se potessi tornare indietro troverei il modo di far rientrare nell’itinerario anche questa meta.

 

JOHANNESBURG E SOWETO

Su Johannesburg ve ne diranno di tutti i colori, a partire dal fatto che la sera è pericolosissimo uscire. La criminalità in questa città è alta, è vero, ma esistono anche zone in cui al buio si può passeggiare senza alcuna paura. Ho avuto la fortuna di scoprire, per caso, il quartiere di Melville, zona residenziale staccata dai sobborghi più ricchi. Il quartiere è attraversato da una strada che pullula di localini, ristoranti e negozietti carinissimi e la sera vi si può passeggiare senza troppi timori. Per il resto Johannesburg (e il suo centro) non è un granché: palazzi con tanti piani e tanto grigio. È interessante invece il museo dell’Apartheid, molto ben realizzato, al qualche dedicare una mattinata.

Soweto, vera e propria città con milioni di abitanti, risultato dell’unione delle township a sud-ovest di Johannesburg, non può mancare. Ho vissuto un’ottima esperienza con Lebo’s Backpackers, perfetta alternativa ai tour in pullman o in macchina, più turistici. Offrono diverse opportunità per visitare Soweto: lunghe passeggiate a piedi o in bicicletta, condotte da guide locali. Io ho scelto di scoprire Soweto a piedi e ho avuto la fortuna di avere per guida un uomo che ha partecipato in prima persona ai tristemente noti movimenti studenteschi del 1976, a solo undici anni di età. Si attraversa la Soweto povera e quella più ricca, passando nei luoghi che hanno fatto la storia dell’Apartheid, si incontrano e si conoscono persone. Il giro in bicicletta deve essere altrettanto interessante, forse anche di più: dei ragazzi francesi che lo avevano fatto erano molto molto soddisfatti. Unico neo è trovare la sede di Lebo’s Backpackers, senza navigatore l’impresa è davvero difficile (e non è detto che col navigatore sia meglio)!

 

PILGRIM’S REST E BLYDE RIVER CANYON

Non ho trovato a Pilgrim’s Rest l’atmosfera suggestiva che immaginavo, ma solo un paesino molto piatto e artificiale. Per non aver alcun rimpianto, però, una visita qui va fatta . Già che ci siete approfittatene per visitare l’area più interessante di questa cittadina un tempo abitata dai minatori: il vecchio cimitero. Seguite le indicazioni e in pochi minuti lo raggiungerete, si trova nella parte più alta della cittadina. Qui respirerete un po’ di autenticità e vi immergerete nei tempi andati, camminando tra le tante lapidi risalenti alla seconda metà dell’Ottocento. Leggendo le iscrizioni sulle pietre tombali, si ha qualche indizio su come fosse la vita a Pilgrim’s Rest.

Il Blyde River Canyon è spettacolare. Anche qui si procede a tappe: prima il Pinnacle, formazione rocciosa dalla particolare forma, poi God’s Window ed un paio di belle cascate. Ma il meglio arriva con le Luck Potholes e trova il suo apice nel panorama che ingloba le tre sorelle. Le “potholes” sono pozze dalla forma tonda: in pratica la corrente fa ruotare all’interno della pozza i sassi e questi, muovendosi in maniera circolare, erodono la roccia originando la forma tonda. Bellissime. Ma non vi prepareranno allo scenario che viene dopo. Dall’alto di alcuni punti panoramici potrete ammirare la valle sotto di voi, attraversata dal fiume sul quale si innalzano montagne completamente coperte di verde. Tra queste svettano le “Tre sorelle”, formazioni rocciose uguali che hanno la forma del rondavel, la tipica abitazione sudafricana.


KRUGER NATIONAL PARC

Tornerei qui mille volte. I primi giorni fatti in self-drive appoggiandoci alle strutture interne al parco (l’unica rottura di scatole è doverle prenotare con un certo anticipo per assicurarsi posto nei campi scelti). Abbiamo integrato le ore ore di guida in autonomia con alcuni safari mattutini e notturni che consentono di girare per il parco quando i cancelli dei campi sono chiusi. Il self-drive qui è possibile anche se visitate il parco per la prima volta, basta munirsi di una mappa e la sera, di ritorno al campo, scambiarsi consigli e luoghi di avvistamento con gli altri visitatori. L’emozione che vi regala un avvistamento inaspettato quando non c’è nessun altro oltre a voi è unica: percorrete le strade sterrate per avvistamenti più “intimi” ogni volta che ne avrete l’opportunità. Non c’è bisogno di 4x4, anche se sterrate sono quasi tutte in buone condizioni.

I ricordi più belli però sono quelli collezionati durante il Wilderness trail: il Parco offre l’opportunità di vivere il bush a piedi, da dentro, dormendo per tre notti in piccoli campi (4 capanne spartane, per un massimo di 8 partecipanti) in compagnia di due esperti ranger (armati per ogni evenienza). Bisogna prenotare con tantissimi mesi di anticipo, perché i campi sono pochi e sono previste solo due partenze a settimana per ogni campo. Prenotando ad aprile io ho trovato posto nell’unica data per me utile solo in due campi. La scelta è caduta sul Metsi Metsi Trail, il quale però è stato chiuso per via delle condizioni in cui la struttura si trovava, ora stanno realizzando (o forse hanno già realizzato) un nuovo campo che lo sostituisca e ne prenda il nome qualche chilometro più in là.  Se state progettate un viaggio in Sudafrica a lungo termine pensate alla possibilità di fare un Wilderness Trail, perché è un’opportunità unica. Gli avvistamenti sono meno frequenti e più rapidi: mentre gli animali che si avvicinano alla strada non sono sorpresi nel trovare le automobili, sono molto meno abituati ad incontrare gruppi di persone nel loro territorio, lontani decine di chilometri dalle strade. I felini scappano subito. Non scappano elefanti, rinoceronti e ippopotami, decisamente più pericolosi. Vivere il bush da dentro è un’altra cosa: oltre ai momenti di adrenalina (per fortuna i ranger sono pronti ad affrontare ogni situazione), potrete  imparare molto sulla flora e sugli animali più piccoli, sulle tracce lasciate da ogni essere vivente passato lì prima di voi. L’odore della savana è indimenticabile: un profumo dolciastro, che ricorda quello del gelsomino.  Tantissimi dettagli e sensazioni che non si possono vivere stando chiusi in un’automobile.

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