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Mercoledì, 13 Maggio 2009

Sprazzi d'avventura in Chiapas

Fuori il buio e la pioggia tormenta i finestrini cambiando continuamente intensità e direzione. In realtà è l'autobus che continua a cambiare posizione, risale le strade tortuose e sconnesse ad una velocità decisamente eccessiva viste le condizioni...

Concorso Storie Vagabonde

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Fuori il buio e la pioggia tormenta i finestrini cambiando continuamente intensità e direzione. In realtà è l'autobus che continua a cambiare posizione, risale le strade tortuose e sconnesse ad una velocità decisamente eccessiva viste le condizioni, ad ogni curva sembra inclinarsi sempre di più, poi magicamente torna orizzontale, per ripetere l'acrobazia alla curva successiva. Tutti dormono, o così pare, sono l'unica con gli occhi sbarrati, pensando a chi mi diceva di non viaggiare di notte in quella zona del Messico, ma da Huatulco a San Cristobal de las Casas i viaggi diretti sono solo notturni. Saranno stati i racconti di bande che assaltano autobus sperando in qualche oggetto di valore, più probabile dei turisti, saranno state le raccomandazioni scritte in ogni guida per turista zaino-in-spalla, sarà che è già la terza volta che ci fermiamo sul ciglio della strada, in mezzo al nulla, senza vedere chi ci ha fermato, qualsiasi sia la motivazione, il battito del cuore accelera all'impazzata ogni volta che si apre la porta accanto all'autista. Controlli per armi, poi droga, poi immigrazione, ad ogni posto di blocco ce n'è uno diverso.


Sono in Chiapas, ormai sono 3 settimane che sono in Messico, ma è come se iniziasse una parte nuova del viaggio. Le prime due le ho trascorse ospite a casa di amici, prima a Xalapa nello stato di Veracruz, poi a Guadalajara, Jalisco. Comodità e uno stile di vita della piccola parte di popolazione che vive in situazioni economiche tutt'altro che disagiate. Anche se i loro lussi si scontrano quotidianamente con la povertà che circonda i loro bei quartieri, stridendo e lasciando nella mia mente non tanto l'immagine di una o dell'alta realtà, ma piuttosto il contrasto, la contraddizione, la sensazione che qualcosa non sia come dovrebbe, una sensazione di ingiustizia, tristezza, malinconia. La terza settimana ho raggiunto Oaxaca, dove ho iniziato una parentesi del mio viaggio in compagnia di un altro ragazzo italiano incontrato in ostello. Tutt'altro mondo, la povertà si vede, si tocca, si odora..ma sono ancora in compagnia, ogni situazione la affronto con qualcuno accanto a me che mi fa sentire comunque più sicura, e con cui poter riflettere su ciò che si presenta davanti a noi. Da Oaxaca alle splendide spiagge di Mazunte, Zipolite, Puerto Escondido, le Bahias de Huatulco. Poi le nostre strade si dividono, lui torna verso il "monstruo" come nel suo bellissimo libro Cacucci chiama l'immensa Città del Messico. E inizia di nuovo la mia avventura, quella vera...troppo lunga da raccontare, ma qualche frammento potrebbe lasciare almeno l'alone delle sensazioni vissute..


Eccomi qua, da sola, trascinandomi dopo 14 ore di viaggio in autobus, col mio zaino sempre più enorme, sempre più pesante sulle spalle scottate dal sole della costa del Pacifico..terribile sensazione. Ma le altre di sensazioni sono invece tutt'altro che spiacevoli, mi sento a mio agio camminando tra le stradine dritte e ordinate di San Cristobal, affiancate da edifici tutti della stessa altezza, stesso stile, quasi anche degli stessi colori.



La pesantezza fisica è compensata da una leggerezza interiore inspiegabile, in poche parole, stato d'animo: saltellante. Nel senso letterale del termine, lasciato lo zaino in ostello saltello per le strade del centro, salite e discese, su e giù per le vie rigorosamente pavimentate, ad ogni angolo un centro culturale, manifesti che annunciano la proiezione di film sugli zapatisti, incontri di discussione sui temi della politica locale, sui diritti dei campesinos, sul ruolo delle donne nella rivoluzione zapatista, tema principale nella cittá che ha visto nascere l'esercito zapatista liberazione nazionale "EZLN". Dove non c'è un manifesto, c'è una locandina di una delle numerose agenzie che propongono visite, escursioni di uno ma anche più giorni. Non so da dove cominciare..arrivo alla piazza principale, ad un chiosco di informazioni mi faccio dare una cartina della città..tanto come al solito la guardo i primi 5 minuti poi finisce tra tutte le altre e mi affido al senso dell'orientamento. Facilitata dalla planimetria della città regolare, con strade tutte parallele e perpendicolari tra di loro, mi muovo in lungo e in largo senza saltare nemmeno un angolo della città..salgo le scale ripidissime della Iglesia de San Cristobal esaltata dai colori vivaci che caratterizzano tutti gli edifici, scalinata compresa. A metà, quando inevitabilmente il fiato fa rallentare chiunque, due bambine mi fermano per mostrami i loro "gioielli" che vendono in cambio di soldi per comprarsi quaderni e matite, a ricordarmi ancora una volta come in questi posti manca anche ciò che nella mia vita ho sempre dato per scontato. Dall'alto il panorama è incantevole, i quadratini di edifici formati dalle strade verso la periferia cominciano a perdere forma, le case perdono i loro colori e semplicemente si appoggiano sulle pendici delle montagne che circondano il centro della città. Il sole picchia ancor più che sulla costa, in effetti qua sono a 2100 metri di altitudine, ma le nuvole che ritmicamente coprono il sole fanno cambiare la temperatura bruscamente e l'aria frizzante di montagna si sente eccome. La prima giornata la trascorro camminando su e giù per San Cristobal, entrando in librerie, centri culturali, caffetterie e sedi dei tiangüis, i mercati dove si vendono esclusivamente i prodotti dei contadini e artigiani locali, una specie di mercato equosolidale diremmo noi. Non c'è da stupirmi se la sera sono distrutta, ma tanto fuori comincia a piovere, e la temperatura mi fa preferire il quasi caldo ostello.



Il giorno dopo mi aspetta l'escursione al famoso Cañon del Sumidero, un motoscafo porta il gruppo lungo il fiume fino alla diga che da torrente lo ha trasformato in via navigabile. La natura è sorprendente, e passiamo luoghi ricchi anche di storia, come il dirupo da dove gli ultimi indigeni si buttarono piuttosto di venire uccisi dai conquistadores. Peccato per la sporcizia lungo il rìo, bottiglie, sacchetti e quant'altro portati a valle dalle intense piogge del periodo. Piogge che però ci permetto di ammirare anche fiabesche cascate lungo le pareti rocciose del Cañon. Anche questo pomeriggio si conclude con un bell'acquazzone..non potevo non aspettarmelo per la stagione che è, vorrà dire che la sera mi rifugerò in una delle tante sale culturali a vedere un film. La scelta cadrà sul film-documentario che racconta l'affascinante storia dell'artista messicana Frida Kahlo.

Il giorno senza dubbio piú intenso coincide con le visite ai paesini indigeni di San Juan Chamula, rifugio zapatista, e Zinacantan, preferisco andare sola, con un colectivo, e non con un gruppo di turisti, e mai scelt´fu migliore, per poter respirare veramente l'atmosfera di queste due realtà. Già il viaggio rappresenta una storia a sé, in compagnia di donne e bambine vestite negli abiti tipici del villaggio di Chamula, ma soprattutto in compagnia di una gallina che si muove nel sacchetto accanto a me, tra non molto vedrò il suo destino. Il paese è praticamente una piazza adibita a mercato, il municipio da un lato e la chiesa su un altro. Per poter entrare è necessario chiedere il permesso all'ufficio turistico e molteplici cartelli ricordano lo strettissimo divieto di fare foto o filmati. Entrare in questa chiesa è un'esperienza irripetibile, si viene avvolti dal fumo delle candele e delle erbe bruciate, sul pavimento cosparso di aghi di pino che evocano il contatto con la natura i curanderos sacrificano galline e altri animali, offrono uova e incredibilmente rum con coca cola, pregano ripetendo nella loro lingua rituali precolombiani a noi incomprensibili e cospargono chissá cosa sui malati che si recano nel loro luogo sacro per essere curati. Per una cattolica, abituata alle chiese italiane, piene di affreschi, quadri, crocifissi, panche ordinate e silenzio imperante, questo scenario pare surreale, tutto sembra fuori posto, persino il crocifisso è in disparte in una parete laterale, mentre nell'abside prende posto il loro santo: San Giovanni Battista. Il sagrato è invece pieno di bambini che chiedono due monete ai turisti, bambini che dovrebbero essere a scuola, ma in questo paese le regole sono tutte diverse, se le fanno loro, non è Messico, è una realtà a sé. Al punto che mi racconteranno di quanta violenza sono capaci i bambini di San Juan, che giocano per strada col machete e non con una palla, fino al racconto delle due turiste uccise per aver scattato delle fotografie nella chiesa, cristiana solo nella teoria. Proseguo per Zinacantan, mi aspettavo uno scenario simile, invece ancora un altro mondo: deserto, i bambini qua vanno a scuola, e gli adulti li vedo riuniti di fronte al palacio municipal pare in una specie di riunione. L'interno della chiesa è decorato con frutta e fiori, qualche ofrenderos, oggetti usati nei riti pagani, ma nulla di paragonabile a San Juan.



La tappa a San Cristobal termina con la visita del museo-centro di ricerca Na Bolom, e con tutto il carico di magia che i proprietari originali si sono portati dalla Selva Lacandona, la tentazione di andarci è forte, ma purtroppo bisogna scegliere, e il giorno dopo sarò in partenza per Palenque, a visitare le sue favolose rovine, e i paesaggi di cascate di Misol-Ha e Agua Azul che la circondano. Altri tre giorni intensi, tanti incontri, episodi curiosi, anche un po' di preoccupazione in certi momenti, insomma..un'altra avventura!!


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