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Venerdì, 25 Ottobre 2013

Sognando la California

Il racconto di Stefano e del suo viaggio in California a lungo sognato.

ARTICOLO DI

stefanof

Ho aspettato questo viaggio da quando ero bambino e finalmente arriva.
Sono 17 giorni e la preparazione è più lunga del solito, in fondo a San Francisco farà freddo (anche in agosto) mentre a Los Angeles e San Diego sarà piena estate (tanto per capirci sono più a sud di Palermo).
E finalmente arriva il giorno della partenza!
La sveglia è alle 7 perché bisogna essere almeno 2 ore e mezza prima all’aeroporto per i voli intercontinentali
Il gruppo di romani si incontra a Fiumicino, mentre i ‘milanesi’ li troveremo direttamente a Las Vegas
Dopo comode 20 ore di viaggio, uno scalo a Philadelphia, l’aria condizionata gelata del volo interno e i vicini di posto che non stavano mai zitti, arrivo a Las Vegas alle 20 ore locali (le 5 in Italia!)
Ci sono le slot machine anche dentro l’aeroporto
Dopo lunga e pallosa contrattazione, finalmente ci danno le macchine che ci accompagneranno per tutto il viaggio
Prima cena americana: mangiamo un Frankie Moreno Hot, molto piccante e poco Frankie Moreno
Finita la cena, prendiamo subito il ritmo Vag: letto tardi e sveglia presto. Per la cronaca andiamo nelle stanze all’una di notte (le 10 in Italia), dopo 27 ore consecutive in piedi!
Sveglia alle 7 e vai con una tipica colazione americana: gigantesco pancake (forse l’avrò digerito alla sera)
Spostamento al Red Rock canyon, primo caldo (in fondo siamo nel deserto) ma che spettacolo!
Dopo un lento pranzo in un centro commerciale che “sembra Serravalle sullo Scrivia”, e la ricerca di una maglietta all’Hard Rock Cafè si va sulla mitica Strip
La via più turistica di Las Vegas, immersa fra hotel e casinò
Facciamo una lunga passeggiata entrando al Bellagio (Ocean Eleven, etc.) ad ammirare le mitiche fontane, visitando il Venetian che riproduce tutta Venezia, anche il cielo!, e per finire il Caesar Palace.
Al ritorno un ragazzo del gruppo sbanca Las Vegas alla roulette! E vai!
Si parte per il Grand Canyon 
Si passa per la mitica Route 66, si trascorrono più di 6 ore in macchina (il gruppo si comincia a conoscere) e si arriva al tramonto
E’ il più grande spettacolo dopo il big bang -non scherzo -, non ho mai visto un luogo così bello. Mi scateno con le foto, sono un amante dei tramonti
Decidiamo di passeggiare per tornare in albergo, non ci accorgiamo che siamo a più di 6 miglia dall’albergo e ovviamente è notte: l’autista dell’ultimo autobus pietosamente ci fa salire
Stanchi andiamo a farci una doccia, una cenetta, una birretta e via a letto, è passata la mezzanotte
Freschi come rose, alle 4 ci svegliamo per vedere l’alba sul Grand Canyon
Non ripeto quanto ho scritto prima, ma le sensazioni, appannate dal sonno, sono le stesse del tramonto di ieri
Rapida colazione, solo frutta fresca non voglio ripetere l’esperienza di Las Vegas, e partenza per la Monument Valley
Ci aspettano 16 ore di macchina: poveri autisti!
La Monument Valley è nel territorio della tribù Navajo: da piccolo leggevo Tex Willer che si avventurava con loro, quindi i Navajo erano la mia tribù preferita, che delusione sono antipatici e attaccatissimi ai soldi! Ma quanto è bella la Monument e quanto è rossa!
Pranzo rapidissimo e teletrasporto (sigh!) alla Death Valley per la notte!
In pieno stile Fantozzi facciamo l’escursione nel posto più caldo della terra (così si dice) il 14 agosto a mezzogiorno!!
Per salire fino allo Zabriskie Point facciamo una doccia di fuoco 
Pranziamo nel paesino dal nome adatto al luogo infernale in cui siamo: Fornace Creek (temperatura esterna 120F, interna… 140)
Trasferimento al fresco, Mono Lake, ridente paesino di montagna, il cui unico locale aperto ci accoglie con la frase: “Welcome, no foods, no drinks” 
Dopo aver chiesto indicazioni sul più vicino posto dove cenare, 20 miglia!, e cenato con una pizza (senza alternativa) che rimbalzava per terra, dormiamo in uno chalet con possibilità di fare il barbecue (idea!)
Il giorno dopo, dopo aver incontrato uno dei tanti lavaggi a mano, si va in una città fantasma risalente alla corsa all’argento (eh si, la California è piena di giacimenti minerari), per la cronaca Bodie Ghost Town
Pranzo sul lago e spesa preparativa per il barbecue serale per festeggiare il ferragosto (quanto è buono il rosso californiano)!
In viaggio verso la Yosemite Valley, parco spettacolare (peccato che è bruciato, per fortuna dopo il nostro ritorno) che ricorda la Val d’Aosta
Sulle strade di montagna, i californiani fanno i fari come gli italiani: è proprio vero che tutto il mondo è paese
Qui le montagne hanno pareti verticali, sul Captain, una montagna di 2300 metri con una parete di circa 1200 metri, vediamo 3 climber in difficoltà per il caldo soffocante (la parete è completamente esposta al sole)
Lungo la strada del ritorno vediamo un orso (è l’animale raffigurato sulla bandiera della California) intento a pescare e mangiare una trota: che spettacolo!
La notte si dorme in camerata: che fila al bagno!
Siamo ormai a metà del viaggio e finalmente “we’re approaching San Francisco”
Verifichiamo che la polizia controlla i limiti di velocità: veniamo fermati a 80 mph sulla superstrada in entrata a SF. Da bravi italiani riusciamo ad evitare la multa
Entrati a San Francisco, la prima cosa che vediamo, oltre alle famosissime vie come montagne russe, sono i murales, la vera street art
San Francisco è una città che ricorda molto l’Europa, piena di traffico, di italiani, di nebbia e fin troppo fredda ad agosto. Ci dividiamo in due gruppetti e alloggiamo in due alberghi differenti in quartieri diversi. Nel nostro albergo all’ingresso c’è un cinesino che coordina gli altri homeless nelle ricerche sui rifiuti (quartiere più ricco), nell’altro all’ingresso ci sono i barboni ma non c’è nulla da cercare nei rifiuti (quartiere molto più povero)
Il giorno dopo, sopravvissuti ai barboni (o ai rifiuti?), andiamo in giro per SF. La città si gira bene, è piena di autobus (oltre ai famosi cable car) puntuali e veloci. Ci siamo separati il giorno prima, ma ogni 10 minuti ci incrociamo! Arriviamo al porto e vediamo la coppa America, c’è Luna Rossa che in pochi giorni tramonterà
Attraversiamo la ripida Lombard Street, intravediamo nella nebbia il mitico Golden Gate Bridge, purtroppo non lo vedremo mai completamente libero dalla fog!
Il giorno successivo, dopo una rapida visita al Civic Center, si naviga verso The Rock! Eccoci ad Alcatraz, prigione inviolabile circondata dalle freddissime acque della baia di San Francisco
Tornati da Alcatraz, corsa in bicicletta lungo i moli fino al Golden Gate Bridge per cercare di vederlo sgombro dalla nebbia e senza patire troppo il freddo: ovviamente non siamo riusciti nell’impresa. Infine cena al famoso Pier 39 (non proprio conveniente!) con sottofondo dei leoni marini.  
Lasciamo San Francisco e ci avviamo verso Santa Cruz, dove facciamo una sosta per un bagno (il mio primo bagno nel Pacifico) e un’insalata a km 0 (in California si mangia bene) e infine Monterrey
Comincia il nostro “Mercoledì da Leoni”: partiamo da Monterrey e seguiamo la costa del Pacifico, un insieme ininterrotto di rocce a strapiombo sul mare, di insenature, di minuscole spiagge spazzate dalle onde e di surfisti che le cavalcano. Ogni 10 minuti ci fermiamo a fotografare questo spettacolo della natura. Riusciamo pure a scorgere un gruppo di megattere circondate da delfini.
Giunti finalmente a Santa Barbara affamati, smembriamo 2 local crab: piatto tipico della costa, accompagnati da un ottimo bianco californiano. 
Si arriva a Malibù, ormai il gruppo si è amalgamato, la stanchezza aumenta e così la giornata comincia con un po’ di frasi ad effetto: “how many stars will meet?”, “mi sembra di sta a Castelnuovo dietro casa mia”
E finalmente Santa Monica, mitico bagno sotto l’occhio vigile dei Bay Watch (Pamy dove sei?)
Mi entusiasmo in due scambi a beach volley con bellezze locali e via verso Venice Beach
Passeggiata con pranzetto tipico: hamburger, patatine e birra e finalmente…
Welcome to Hollywood
La scritta sul monte è “’na cacata pazzesca”
Il giorno dopo si scopre l’immensa Los Angeles: mattinata a Beverly Hills
Si prova a fare shopping in Rodeo Drive (remember Pretty Woman), si va in un parco (gigantesco come la città) per un picnic e si passeggia per la city hall 
Poi ci addentriamo dentro i quartieri etnici, passiamo da una splendida festa messicana, attraversiamo un quartiere italiano e cinese e si finisce gustando il sushi a little Tokyo
Mi ha sorpreso questa vitalità fra tutti quei grattacieli
La sera si passeggia per la Walk of fame, provo a entrare nel Kodak Theatre (ora Dolby) ma non mi danno l’Oscar
Il giorno dopo andiamo al parco Joshua Tree, zona desertica
Scendiamo di macchina per fare una passeggiata e siamo accolti dalla pioggia (erano 50 anni che non pioveva nel deserto)
La sera soggiorniamo nel mitico motel dove hanno alloggiato gli U2: in quale stanza ha dormito Bono?
Si va verso l’ultima tappa (sigh): San Diego!
Trovare parcheggio è un’impresa: i marciapiedi sono colorati a seconda della possibilità di parcheggiare. Rosso no, Giallo riservato, Verde libero ma forever occupy, bianco ad orario… non mi lamenterò più di Roma!
Andiamo in spiaggia: sembra di essere a Cortina, lì affitti sci, qui il surf 
Cena serale tipo MasterChef, ognuno si cucina la propria carne: vedo un giapponese col cronometro…
Notte e al risveglio abbiamo l’ultima colazione americana, non me la scorderò più: rotolo alla cannella in una piscina di burro! Facciamo due rapidi acquisti economici all’outlet e si va verso Tijuana, Mexico!
Per entrare attraversiamo i tornelli come allo stadio, per risparmiare prendiamo un taxy in 6 (più l’autista in 7), per mangiare aspettiamo un’ora (ma non fanno la siesta dopo pranzo?),
per tornare negli USA fila di 2 ore: “avete pistole oppure nascondete della droga” ci chiedono alla dogana
Ultima visita all’Hard Rock cafè, li abbiamo visti tutti!
Il giorno dopo si parte, sveglia alle 4 e…
THE END
Un ringraziamento speciale ai miei compagni di viaggio e alla nostra Tour Leader che mi hanno sopportato, alle nostre macchine che ci hanno accompagnato e soprattutto alla splendida California che ci ha ospitato.    
   
 

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