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Domenica, 1 Marzo 2015

Siena: i tesori della porta accanto

Ho pensato: 'Che strano, mi sono innamorata dei tetti'. Siena ti colpisce così: si presenta piccola e modesta, per poi mostrarti senza pudore la magnificenza di una regina. E poi ci sono le vette urbane, che architetti d'altri tempi ci hanno regalato per osservare questi ampi abbracci di tegole rosse, terrazzine e finestre, che sembra quasi giochino nel ritagliarsi un posto le une vicine alle altre.

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faralloclauz

Ho pensato: 'Che strano, mi sono innamorata dei tetti'. Siena ti colpisce così: si presenta piccola e modesta, per poi mostrarti senza pudore la magnificenza di una regina. E poi ci sono le vette urbane, che architetti d'altri tempi ci hanno regalato per osservare questi ampi abbracci di tegole rosse, terrazzine e finestre, che sembra quasi giochino nel ritagliarsi un posto le une vicine alle altre.
La Torre del Mangia è la vera vetta urbana della città. Ben 88 metri per una miriade di scalini, sopra i quali la vista è, a mio parere, mozzafiato. Tanto profondamente ci si immerge nella contemplazione, quanto rapidamente si ritorna alla realtà al suonare della campana... che, sì, si trova esattamente sopra la propria testa. Suono registrato, è chiaro, ma di rara efficacia nell'avvisare i gentili visitatori che è ora di scendere.
Il tempo di ritornare coi piedi per terra ed ecco che si può iniziare subito la scoperta dei tesori che la città custodisce. A partire dal Museo Civico ospitato dal Palazzo Pubblico di Siena, che si trova proprio alla base della torre e che, con essa, si erge a suggestiva quinta di quella Piazza del Campo che tutti conosciamo gremita, in estate, per il rinomato Palio. Infiniti affreschi e porte (sopra le quali si ripete, sala dopo sala, la scritta 'libertas') ci accompagnano attraverso il palazzo, testimonianza suggestiva e articolata di quello che fu il glorioso Governo dei Nove.
Una parete su tutte rivela allo sguardo del visitatore di oggi cosa fosse, per l'epoca (fine XIII - prima metà XIV secolo), il Buon Governo, di come crearlo e di come tutelarlo. Anzi, in effetti le pareti sono tre, lungo le quali si dispiegano le Allegorie del Buono e Cattivo Governo e dei loro Effetti in Città e in Campagna. E le promuoverei in tutta la loro illuminante e disarmante attualità. Sono affreschi immensi, commissionati dal Governo dei Nove a quello straordinario autore della scuola senese che fu Ambrogio Lorenzetti, perché anche il popolo con meno strumenti culturali potesse, grazie a un solo sguardo, cogliere e proteggere lo spirito del bene comune.
La parete nord mostra il vecchio e barbuto Comune di Siena (il Bene Comune, per l'appunto), circondato dalle virtù che servono per governare, insieme al vero punto cardine di tutto il sistema: la Giustizia. Senza Giustizia, come mostra l'affresco con le sue efficaci personificazioni, non c'è Concordia fra i cittadini e non c'è Bene Comune possibile. Lo rende bene quanto rappresentato nella parete ovest: sopra a una Giustizia legata e umiliata al fianco dei piatti della bilancia spezzata, c'è la Tirannide. La sua corte sono quei vizi che si fanno forti dell'egoismo e della ricerca del cieco bene personale. Gli effetti sono devastanti: nella città e nella campagna dominano i soldati e le violenze, nessuna bottega è al lavoro a parte quella dell'armaiolo e gli edifici sono trascurati e cadenti. Il Timor domina la valle. E poi c'è lei, la Securitas, che gli si contrappone sulla parete a est della sala ergendosi leggiadra su un panorama di semina, lavoro, festa, gioco e armonia.
Si esce dal museo sospirando, forse non ancora pronti a farsi togliere il respiro da un altro prezioso e per antonomasia maestoso tesoro di Siena: la Maestà del Duccio. Questa si trova nel Museo dell'Opera, dentro una sala dall'atmosfera solenne, che ispira silenzio e contemplazione. Fermarsi a cercare di penetrare con lo sguardo i segreti del capolavoro di Duccio di Buoninsegna, primo maestro della scuola senese, è praticamente una necessità: le identità di ogni singolo personaggio, le geometrie che li legano, la ricchezza e la minuziosità delle delicatissime decorazioni dei tessuti. Non a caso era stata consacrata all'altare maggiore del Duomo.
Il Duomo è immenso e forse non basterebbe una settimana per godere di tutte le meraviglie che nasconde. Il pavimento di marmo rientra a pieno titolo fra le innumerevoli opere d'arte qui custodite, così come i grandi libri di musica decorati dagli amanuensi ed esposti nella preziosa Libreria Piccolomini.
È pazzesco come, a Siena, la curiosità venga continuamente solleticata e poi, regolarmente, appagata. Si passeggia tra i vicoli con un piacere brioso, sbirciando dentro il delizioso Cortile di Palazzo Chigi Saracini dell'Accademia musicale Chigiana, seguendo le tracce della vita di Santa Caterina da Siena (patrona d'Italia) o magari unendosi ai senesi che, di sera, fanno il giro sopra la Fortezza Medicea che offre un'altra prospettiva magnifica dell'urbe. Dal Facciatone, poi, che altro non è che un'enorme parete prossima al Duomo, si può godere di un altro originale sguardo ai tetti rossi e alla campagna tutt'intorno. E mentre ci si allontana, si pensa a quanti doni questa piccola e generosa città è riuscita a darci in un solo giorno, lasciandoci al contempo un vivo desiderio di averne ancora un altro po'.

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