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Mercoledì, 14 Dicembre 2016

Ritorno a Berlino

Dopo 27 anni, il ritorno di un vagabondo nella città riunificata.

ARTICOLO DI

Callitrix

Sono stato a Berlino nel 1989 e non ci sono mai più tornato per 27 anni. Ero un giovanissimo studente universitario e il mondo era molto diverso da quello di oggi. Non c'erano i cellulari e non c'era internet, niente social network nè viaggi organizzati in rete. Soprattutto, c'era ancora la cortina di ferro e buona parte del mondo era divisa in due blocchi contrapposti. Berlino era tagliata in due da un muro invalicabile, con filo spinato e cecchini di guardia. Quel mondo stava però lentamente morendo: il blocco sovietico era entrato in crisi da almeno un decennio ma l'agonia era lenta. Il presidente Gorbaciov aveva provato a salvare la situazione introducendo un po' di democrazia e di trasparenza ma la situazione gli stava sfuggendo di mano. Nel 1989 si cominciò a parlare in modo insistente di riunificazione tedesca, la resistenza della DDR scricchiolava e già verso la fine di novembre era diventato possibile per i berlinesi dell’est passare la frontiera. Si aveva la sensazione che da Berlino stesse passando la storia e la voglia di andare a vedere era tanta. Così due studenti di scienze politiche (uno vagamente di destra e l'altro moderatamente di sinistra) e uno studente di scienze di estrema sinistra - io - comprarono senza pensarci troppo il biglietto aereo per passare a Berlino il capodanno del 1990. Negli ultimi giorni di dicembre si girava molto la città ma si finiva sempre per ritrovarsi nei pressi del muro e spesso ci univamo ai tantissimi che da ovest, da molti giorni, avevano cominciato simbolicamente a prenderlo a martellate. Diverse volte abbiamo attraversato la frontiera al mitico "check-point Charlie", oggi divenuto un museo. Abbiamo vagabondato per i viali desolati di Berlino Est, da Alexander Platz a Unter del Linden strasse a Marx Engels Platz, abbiamo respirato il senso di attesa e l'esaltazione che riempivano le strade.

La sera del 31 la gente era sempre più eccitata, ad est e ad ovest si preparavano grandi festeggiamenti, la fine della segregazione era vicina. Già prima di mezzanotte le guardie dell'est avevano smesso di controllare la frontiera e le persone avevano cominciato a passare liberamente. Abbiamo iniziato il 1990 sopra il muro di Berlino, in mezzo a enormi barilotti di birra, fuochi d'artificio, gente che si abbraccia, ci abbraccia e piange. Non ricordo tutto benissimo perché avevo bevuto parecchio, ricordo una specie di stella filante che mi arriva nei capelli e io che riesco miracolosamente a spegnerla con le mani, ustionandomi solo un po'. Siamo scesi abusivamente dal muro sul lato orientale e, dopo aver vagabondato per strade semideserte, siamo tornati al check-point Charlie, timorosi di problemi che non ci sono stati. Finita la festa, abbiamo trascorso ciò che restava della notte dormendo nei vagoni della metropolitana di Berlino Ovest insieme ai barboni. I controllori ci svegliavano e ci facevano scendere ad ogni arrivo al capolinea, si risaliva e si ricominciava da capo. La mattina del primo gennaio 1990 ci aspettava l'aereo per l'Italia.

Dicembre 2016. La vecchia cabina di checkpoint Charlie è stata portata in un museo e sostituita da una copia, accanto alla quale i turisti si fanno foto ricordo accanto a tizi vestiti da doganieri dell’est e dell’ovest. Tutto il circondario è invaso da musei, pseudomusei e negozi di souvenir di dubbio gusto sul tema del muro.

Del muro vero restano pochi tratti come memoriale, quasi tutti coperti di graffiti pacifisti. Alexanderplatz è invasa dai mercatini di natale dove si bevono birra e gluhwein e si mangiano currywurst e altre delizie. Le Trabant- scassatissime macchine di produzione orientale - sono diventate oggetti di culto e l’Ampelmann – l’omino che cammina nelle luci dei semafori di Berlino Est – è addirittura titolare di un marchio di souvenir di buona qualità. La statua di Marx e Engels è rimasta al suo posto, memoria di un mondo che non esiste più.

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