RACCONTO
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Giovedì, 27 Novembre 2014

Portogallo: backpacker adventure!

Non so ben definire cosa ho provato ad affrontare un viaggio simile. Le persone, i luoghi, i giochi, l'avventura. È stato tutto così sraordinariamente bello, non potevo desiderare di meglio. 

ARTICOLO DI

Bonny

Vi racconto la mia storia dall’inizio.
Avevo 16 anni quando il mio ragazzo mi portò ad una festa a casa di suoi amici. Qui conobbi quella che sarebbe stata la mia mentore: Lily (Liliana), una ragazza di 21 anni un po’ pazza (in senso buono), che per vivere faceva reportage di viaggio per alcune riviste e blog.
Per tutta la serata, tra un bicchiere ed un altro, mi raccontò le sue avventure a spasso per il mondo. Ero così affascinata dalle sue storie che le chiesi se avrebbe potuto portarmi con lei la volta successiva. Mi rispose di sì, ma era talmente ubriaca che non credetti che parlasse seriamente.

Quattro giorni dopo ricevetti una telefonata da un numero sconosciuto. Era Lily. Mi chiamava per chiedermi se volevo andare con lei in Portogallo, dove avrebbe dovuto fare un reportage sui viaggiatori zaino in spalla.
Da qui, tra un permesso ed un altro, in quanto io minorenne, cominciò la nostra strana avventura.
Il viaggio iniziò nel migliore dei modi: Lily ebbe infatti la fantastica idea di non farsi prenotare dall’agenzia né treni, né hotel, né itinerari, dicendo che avrebbe fatto tutto da sola. Ovviamente non lo fece. Prendemmo l’aereo da Milano e arrivammo a Lisbona di mattina, intorno alle 10.45. Usciti dall’aeroporto salimmo su un pullman a caso, dove Lily, che aveva dimenticato le cuffie, per far sentire tutta la sua italianità, mise dal cellulare la canzone di Nino D’angelo “Senza giacca e cravatta”.

Per un attimo credetti che ci avrebbero ucciso, ma al contrario la gente sembrò apprezzare. E’ così! Sulle note della musica neomelodica italiana, che ci accompagnò per questa prima tratta, conoscemmo Renee, una ragazza francese che stava raggiungendo il suo ragazzo a Loures. Essendo senza meta alcuna, decidemmo di unirci a lei.

Non ricordo bene dove scendemmo precisamente, ma ricordo che camminammo parecchio per arrivare a destinazione. Durante il nostro incontro, Renee ci raccontò della sua vita: era una ballerina dell’Opera National di Parigi. Per realizzare il suo sogno aveva dovuto lasciare la famiglia, alla quale era molto legata, ma ciò gli aveva permesso di conoscere Manuel, cameriere in un ristorante lì vicino, con cui aveva intrapreso una relazione. Purtroppo, lui era dovuto tornare in Portogallo. Ma Renee, non riuscendo a vivere senza di lui, aveva deciso di raggiungerlo.
Voleva chiedergli di sposarla e di convivere con lei a Parigi.
Non sapemmo mai come andò a finire questa storia, perché Renee ci lasciò davanti una fontana con questa frase: “Sognate, e inseguite i vostri sogni. È così che si da un senso alla vita!”.

Gli augurammo tutte le fortune di questo mondo e ce ne andammo per la nostra strada.
Quella notte ci fermammo in un hotel, si chiamava Casa Portoghese. E lo sembrava davvero.
Qui, a cena, conoscemmo una bislacca signora spagnola, Amanda. Era in viaggio perchè suo marito, morto da poco, le aveva lasciato una grande eredità, e poiché le aveva sempre vietato di viaggiare, lei, alla veneranda età di 82 anni, aveva deciso di essere libera. Non ci intrattenemmo molto a parlare con lei, ma si percepiva un’atmosfera familiare in sua compagnia.

Il giorno dopo ripartimmo. Dopo aver camminato per un po’ e dopo aver preso un autobus e un treno, sempre a caso, ci ritrovammo a campeggiare a San Pedro de Moel, una località marittima.
Il campeggio non era un vero e proprio campeggio: era una struttura dotata di bungalow, molto carina e con gente cordiale. C’era anche un bar, dove andammo spesso durante i tre giorni in cui rimanemmo.
Anche qui conoscemmo delle persone: erano un gruppo di ragazzi hippie che vagavano con un camper. Due di loro ci chiesero di unirci e noi ovviamente accettammo. Erano diretti a Porto.
Non ci sarebbe voluto molto ad arrivare, ma noi impiegammo due giorni: ci fermammo un sacco di volte, una delle quali per campeggiare abusivamente sulla spiaggia, per vivere quella sensazione di spensieratezza.
Arrivammo a Porto e la prima cosa che facemmo fu andare a fare un pic-nic ai giardini del Palacio de cristal (fantastici *.*). Dopo ci spostammo fino alla torre dos clerigose, dove partì la sfida dei 240 scalini. Inutile dire che ha mietuto vittime XD. Arrivati in cima, stroncati dalle circostanze, bevemmo una Super Bock per inaugurare una nuova tradizione e rimetterci in forze.
Prima di cena facemmo tappa in una caffetteria, a quanto pare famosa, chiamata caffè d’oro. Vi si respirava una strana aria retrò. Andammo poi in un locale con musica dal vivo, dove la mia amica Lily appezzò una chiacchierata infinita con dei musicisti.
Dopo la serata vennero con noi sul tetto del camper a guardare le stelle e sulle note di Sweet home Alabama (avevamo parlato della route 66 e per questo motivo ci era venuta in mente quella canzone) ci addormentammo tutti insieme appassionatamente.

Il giorno seguente, dopo aver fatto colazione con un caffè americano e dei biscotti di gelatina (non saprei sinceramente come descriverli), salutammo i nostri nuovi amici e andammo tutti allegramente nel posto, a mio avviso, più bello della città: la libreria lello. Semplicemente fantastica! È come stare in un film, davvero magica, ve la consiglio.
Dopo un altro giro della città ripartimmo e andammo prima a Vila real, per poi accamparci con le tende vicino a Viseu. Qui, non so perchè, i nostri amici, dopo averci detto che ci saremmo visti il giorno dopo, sparirono. Bho! Camminammo fino a Viseu.
Nel tragitto conoscemmo Giorgio, un soldato italiano che aveva fatto il cammino di Santiago e che si era fermato in Portogallo per visitarlo meglio. Parlammo per ore: ci raccontò quasi tutto della sua vita, della famiglia che stava creando con la sua ragazza e del fatto che aveva fatto il cammino di Santiago per capire cosa fare del suo futuro lavorativo.

Ce ne andammo anche da Viseu. Prendemmo un autobus, scendemmo ancora una volta a caso e camminammo, camminammo, camminammo ancora, fino a perderci in mezzo a dei campi. Non c’era niente, solo una strada deserta. Non passava una macchina.

Dopo 2 giorni la mia speranza di sopravvivere stava morendo, quando finalmente passò un ragazzo con un furgone, che ci caricò e ci portò in un paesino. Non sapemmo mai il nome di quel paesino. Comunque, fatto il punto del viaggio, ci ricordammo che avevamo l’aereo dopo 2 giorni e non solo non avevamo idea di dove ci trovassimo, ma oltre tutto non c’erano mezzi di trasporto.
Così Lily, per nulla sconfortata, disse: ”Chi se ne frega, andiamo a bere, divertiamoci”. Questa fu la mia faccia -.-”. Vabbè andammo!
C’era una sottospecie di pub dove, con nostra grande sorpresa, incontrammo i nostri amici musicisti che stavano suonando. Parlammo per un po’ e gli raccontammo che non sapevamo come tornare a Lisbona. Loro, a quel punto, ci dissero che stavano andando anche loro perché dovevano andare a Roma per dei concerti.
Così ci dettero un passaggio con il loro furgone adibito a camera da letto. Suonarono per tutto il viaggio (li avrei uccisi a una certa). All’aeroporto di Lisbona stettero un po’ con noi, mangiammo qualcosa e poi li salutammo.

Tornate in Italia, stemmo a casa di Lily insieme a 2 amici, tutto il pomeriggio e tutta la notte a ridere e ricordare tutta la gente conosciuta e tutte le cose accadute (ovviamente, non le ho messe tutte, sarebbero state troppe).
L’indomani decisi di tornare a casa mia. Quando uscii da casa di Lily, lei mi disse: “Ci sentiamo! Chiamami”. In quello stesso momento ebbi come la sensazione che non l’avrei più rivista. Infatti fu così, non la rividi più.
Lily è sempre stata e sempre sarà uno spirito libero. Mentre camminavo per la mia via ripensavo a tutte le cose che mi aveva detto, come per esempio il fatto che per fare il suo lavoro non poteva avere legami che la trattenessero. Io le avevo chiesto se si sentiva sola, ma lei mi aveva risposto di no, perchè trovava la sua famiglia nelle persone che incontrava viaggiando.
Era davvero una persona fantastica. La viaggiatrice perfetta. Spero di rincontrarla un giorno!

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