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Venerdì, 9 Giugno 2017

New York – Maggio 2014

Questo racconto di viaggio, è stato il regalo di compleanno, insieme all'album di foto, per una mia amica che ha condiviso il viaggio insieme a me e mia figlia. Lo pubblico perchè, leggerlo, mi emoziona ancora.

ARTICOLO DI

La Simo Vagabonda

Questo viaggio è iniziato molto prima della partenza da Venezia.

E iniziato in gennaio, quando titubanti, io e Cristiana, abbiamo deciso di strisciare la carta di credito e comprare i biglietti aerei per La Grande Mela.  Molti dubbi su come sarebbe andata (viaggiare con un’adolescente di 15 anni che è stata da qualcuno battezzata “vizzi” è sempre un’incognita), su aspettative e desideri, ma tanta voglia di partire e fiducia che sarebbe andata bene.

Il divertimento dei mesi che hanno preceduto la partenza è stato tanto. Scegliere i posti sui voli, scegliere l’hotel, disegnare l’itinerario…perfino l’ESTA e l’assicurazione sono stati oggetto di risate. E poi le valige, i lucchetti, le scarpe da passeggio…erano una promessa di spasso assicurato.

Il count down è iniziato il mese prima. Cambiavamo lo stato di wattsapp come adolescenti! Cristiana era al sesto viaggio a N.Y. (ma sono sicura non l’ultimo!) quindi era incaricata della logistica organizzativa. La burocrazia e le prenotazioni che richiedevano la lingua inglese (sigh!) in parte sono toccate a me.

Tutto pronto.

Mattina dell’8 maggio parto con Gaia e una valigia che poteva contenere un cadavere, alla volta della casa di Cristiana, dove quel santo di Roberto ci aspettava per portarci alle partenze del Marco Polo. Perfino la musica improponibile di Roberto in macchina ci sembrava stupenda.

Formalità espletate in aeroporto in brevissimo tempo. Grazie di esistere check in on line! La prima sorpresa di questo viaggio (con la colonna sonora che ci ha accompagnato fino alla fine Timber – Pitbull featured KeSha) è stato il flashmob dei dipendenti dell’aeroporto per sensibilizzare le persone presenti sull’importanza della prevenzione. In attesa di imbarcarci lo abbiamo sentito tre volte!

Chiamano il nostro volo e siamo pronte. Saliamo sul volo Delta e ci sentiamo già in vacanza.  Otto ore e mezza circa senza chiudere occhio ma comode. L’aereo non era pieno e dava modo di allungarsi sui sedili vuoti.  Quando il Comandante ha avvisato che era iniziata la discesa verso l’aeroporto JFK un tuffo al cuore: ci siamo! Peccato per le nuvole che non ci hanno permesso di vedere lo spettacolo dall’alto.

Scendiamo e ci ritroviamo in un immenso aeroporto. Perfettamente segnalata ogni indicazione necessaria, poca fila alla dogana, persone disponibili, attente e cortesi ci hanno subito fatto capire che l’Italia era veramente lontana.

Ci trasciniamo le valige  ( arrivate subito sul rullo giusto) al treno che ci porterà a Jamaica Station, da dove prenderemo la metro per Manhattan. Senza intoppi…Cristiana con la cartina alla mano è una macchina da guerra!

Sulla metro “…facce e corpi, tutti uguali eppure tutti diversi tra loro…”

Scendiamo a Herald Square, la nostra fermata (tra la Broadway e la 34th) e l’impatto con la Grande Mela ci lascia senza parole. Lo sguardo va inevitabilmente verso l’alto, verso la miriadi di piani e finestre tutti attorno. Palazzi ultramoderni tra costruzioni storiche altrettanto alte. La leggera pioggerellina nebulizzata rende ancora più affascinante questa città…

Ci avviamo verso il nostro hotel seguendo Cristiana, cartina alla mano, alla sua sesta volta in questa città ma altrettanto felice e stupita.

L’Hilton Garden Inn sulla 34th ci accoglie con la sua facciata di vetri. Espletate le formalità del check in e ascoltate le varie spiegazioni prendiamo le nostre tessere e prendiamo l’ascensore per il paradiso: 26 piano e vista sull’ Empire State Building per non farci mancare nulla! Rapido controllo alla camera (molto bella, pulita e spaziosa), veloce cambio vestiti e siamo pronte ad uscire.

Prima tappa: Times Square, proprio dietro l’angolo. Un caos di luci e colori, gente di fretta e turisti a naso all’insù a guardare gli schermi  luminosi che proiettano immagini all’infinito. Ci sediamo sulla scalinata rossa per dominare da una visuale privilegiata e realizziamo: ci siamo…siamo a New York!

Una visitina al negozio gigantesco degli M&M e capiamo che sono proprio pazzi questi americani! Trancio di pizza in uno degli infiniti locali gestiti da asiatici e via a nanna, il jet lag si fa sentire.

Alle 6 di mattina come previsto da Cri, sveglie come dei grilli. Affacciarsi alla finestra e vedere il palazzone e i suoi 102 piani è emozionante da togliere il fiato. Guardare giù un po’ meno…

Decidiamo di fare colazione in uno di quei market dove ti metti quello che vuoi in un contenitore e te lo mangi al parco oppure al piano di sopra. Noi abbiamo scelto la seconda opzione visto il tempo.  Dopo la colazione ci aspetta una tappa molto attesa: la visita al Memorial 9/11. Con la metro arriviamo nel financial district, scendiamo e facciamo un giro a Wall Street, perdendoci in mezzo a uomini e donne in tailleur e 24 ore con il bicchierone in mano. Non è un film… i palazzi sono bellissimi, la Borsa imponente almeno quanto il sistema di sicurezza che sta fuori. Non si entra se non sei un addetto ai lavori. Fotografiamo ogni cosa per cercare di catturare ogni momento.

Ci avviamo verso il Word Trade Centre parlando di come devono essere state quelle strade quel tragico giorno di settembre quando il mondo è cambiato per sempre. Immaginiamo la difficoltà a raggiungere le Torri, le strade sono strette, il traffico costante e la gente, tanta. Arriviamo e con i nostri pass entriamo in silenzio, passando una infinita serie di controlli. Poliziotti ovunque vigilano su questo luogo di commemorazione e rispetto, di riflessione e suggestione. Due immensi buchi grigi, perimetro di quelle che erano le Twin Towers, sono oggi delle cascate con il bordo di bronzo inciso con tutti i nomi di coloro che hanno perso la vita negli attentati. Una rosa bianca qua e la ad indicare il compleanno di quella persona, ricordata per sempre da chi ha voluto questo monumento alla memoria.

Attorno un cantiere continuo. Ci spiega una guardia che lo scheletro che si vede dietro al Museo, diventerà la stazione della metro avvenIeristica e mi mostra orgoglioso la foto sul suo cellulare.

Ci allontaniamo di nuovo verso Wall Street per vedere da vicino il famoso toro, consunto in certi punti dal continuo toccare delle persone. Una foto con la mano sui “gioielli” perché porta soldi….non ce la toglie nessuno.

Visto che ci siamo facciamo un giro a Chinatown e Little Italy, ormai assorbita dall’espansione della prima. Fantastico vedere come si concentrino in un solo punto persone della stessa razza e creino un  cosmo dentro il cosmo.  Non resistiamo ad una capatina da Katz’s per pranzo ma c’è una fila pazzesca. Così entriamo in un localino che si è rivelato ottimo:  Lobster Joint nel lower east side. Meritevole di nota la zuppa di aragosta e l’ottima birra artigianale. Rimesse al mondo da questo stop ci avviamo verso il 66 Perry Street, nel Village per la classica foto sotto casa di Kerry di Sex & the City. Siamo o non siamo turiste?? Il quartiere è molto bello e verde, non è certo roba da operai e ci chiediamo, guardando i prezzi esposti in una vetrina immobiliare, come diavolo facesse Kerry a permetterselo!

Dopo una bella passeggiata sulla High Line con degli scorci veramente suggestivi, con molti chilometri nelle gambe ci ritroviamo a Chelsie e ci concediamo un aperitivo in uno strepitoso bar gay friendly. Attorno a noi decine di coppie gay che si tengono per mano con naturalezza. Mi maledico per il mio malcelato stupore. Qui è normale.

Una rapida capatina a Joy Ramone Place per una foto a Cristiana sotto l’indicazione, molto in alto per non essere ancora una volta rubata, del posto dove è nato il suo idolo.

Accontentiamo Gaia e ci infiliamo da Hollyster sulla 5th. Poi accontentiamo tutte e ci infiliamo da Victoria’s Secret…e lì esce l’adolescente che è in noi! Dopo esserci fatte riconoscere e aver riso fino alle lacrime usciamo ed è già quasi buio. Lo stomaco chiama. Come da tabella di marcia, ci aspetta la cena al Virgil’s BBQ sulla 44th. Attendiamo pazienti il nostro turno….poi diventiamo meno pazienti e ci fanno accomodare al piano di sopra. Meritevole il cibo e altrettanto la birra!

Sfinite dalla giornata ci infiliamo in hotel e ci schiantiamo in pochi secondi!

Il giorno successivo si presenta più chiaro e la vista sull’Empire un po’ meno coperta dalle nuvole. Sempre sveglie all’alba con in mano il cellulare per approfittare del wifi pianifichiamo la giornata. Altra tabella di marcia che non prevede indugi. Optiamo per la colazione a Union Square non prima di un giro per il suo famoso farm market.  Ci guardiamo in giro pensando e credendo di vedere in ogni scorcio qualche scena di film girata in questa meravigliosa città.  E poi via in metro verso il polmone verde di Manahattan, Central Park. Entriamo a Sud, lasciandoci alle spalle il meraviglioso Plaza e percorriamo un tratto in mezzo al verde, tra joggers sfegatati e poche altre persone. Noi siamo mattiniere…e per fortuna riusciamo a godere dei colori meravigliosi dei tulipani e a leggere qualche nome sull’infinita fila di panchine donate al parco che costeggiano il viale.

Dopo aver riconosciuto l’ingresso del famoso zoo del cartoon Madagascar, ci avviamo verso un’uscita. Passiamo davanti all’entrata del Plaza Residence e, con indifferenza  ci aspettiamo di vedere chissà quale vip! Tappa al negozio Apple, futuristico cubo di cristallo e poi in coda per entrare da Abercrombie & Fitch, dove Gaia ha dovuto sottostare alle nostre regole: la foto con il modello a torso nudo che è stato poi il suo (e nostro) tormentone di viaggio!

Con una adolescente sognante e molti dollari in meno in tasca, lasciamo A&F per proseguire verso Brooklyn. La metro esterna ci consente di guardare come cambia NY man mano che ci allontaniamo da Manhattan: casette come quelle di Ugly Betty e molto verde ci fanno pensare che non sarebbe male vivere qui. Camminiamo anche se non c’è molto da vedere ma guardare lo skyline dall’altra parte del ponte è impagabile. Dopo un ottimo panino e altrettanto ottima birra ci mettiamo in marcia per attraversare i quasi due kilometri del famoso ponte che collega l’isola di Manhattan  a Brooklyn e ogni passo è un’emozione grande. Molto emozionante anche  il temporale improvviso che ci ha colto proprio a metà lasciandoci completamente fradicie ma altrettanto divertite.  Dopo la sosta forzata e uno sguardo alla Statua della Libertà in lontananza, finiamo il percorso e ci immergiamo  nel quartiere di Soho, nelle sue caotiche strade con i suoi edifici molto eleganti e le scale antincendio come si vedono nei film. Entriamo e usciamo da innumerevoli negozi e troviamo un posto molto carino dove fare una pausa ed asciugarci dall’acquazzone.

Uscite , continuiamo nel nostro percorso di scoperta e ci ritroviamo di nuovo a Rokfeller Center stavolta con un timido sole. Girovaghiamo senza meta, stanche ma piene di entusiasmo per una città che non ti permette noia o stanchezza, convinte che ogni minuto su quei marciapiedi e con il naso all’insù resterà negli occhi e nel cuore a lungo.

Decidiamo di andare a vedere che effetto fa, il gigante che vediamo dalla finestra dell’hotel , più da vicino e ancora una volta non restiamo deluse. Così come non restiamo particolarmente deluse dal Pub che sta al piano terra dell’Empire. Quattro passi (non ne avevamo abbastanza…) per smaltire la cena e a nanna.

La domenica si presenta con un sole splendente e temperature piuttosto calde già di prima mattina. Abbigliamento leggero, ennesima foto alla finestra e colazione in un Dunkin Donuts con la tazzona che fa molto newyorkesi. Siamo pronte per una capatina al mare! Coney Island (che poi invece è una penisola…) è bellissima. Una spiaggia immensa, una camminata con gli immancabili joggers e molti russi naturalizzati ci dice ancora una volta come questa città sia fatta da tantissimi satelliti che si incrociano ma con le loro identità ben distinte.  La bellissima ruota del luna park è tornata più bella di un tempo nonostante fosse stata danneggiata da una violenta tempesta, e spicca maestosa tra le altre attrazione del grande parco divertimenti.

Lasciamo la spiaggia per andare a prendere il traghetto verso Staten Island, che ci porta a guardare la Lady (come chiamano la famosa statua i newyorkesi) da vicino. Insieme a centinaia di persone saliamo e dal ponte guardiamo Manhattan dalla nave…senza fiato. Avvicinandoci alla statua della libertà provo un po’ di delusione, che pare sia abbastanza comune. Me la immaginavo più imponente invece  non è così alta come sembra. Sullo sfondo, Ellys Island, dove i nostri antenati si registravano al loro arrivo nel nuovo Mondo in cerca di fortuna. Il tempo di arrivare e scendere che è ora di prendere il traghetto di ritorno.  Peccato…non sarebbe male vivere qui!

Il traghetto è scortato da un battello della Guardia costiera armato. Questo ci ricorda, seppur con grande discrezione, che loro non abbassano mai la guardia.  All’arrivo, fuori dalla stazione marittima, ci fermiamo ad assistere ad un divertentissimo street show. Grandiosi!

Non possiamo non prendere un taxi giallo, fosse solo per fare poche centinaia di metri verso South Street Sea Port che purtroppo è chiuso per restauro ma la zona fa pensare all’estate dei Newyorkesi e alla loro grande fortuna.

Girovaghiamo per lower Mahanattan e ci fermiamo in un pub per un brunch (è la festa della mamma e ne approfittiamo!) con tanto di Margarita.  Prendiamo un autobus (dopo aver fatto la consueta figuaraccia da turiste sprovvedute con i biglietti) e ci godiamo la vista della città dai finestrini. Scendiamo a Central Park e ci inoltriamo cercando di respirare il più possibile l’effetto che fa questa straordinaria e immensa oasi verde nel cuore di NY. Dalle panchine guardiamo e commentiamo le persone che la domenica pomeriggio vengono a passare alcune ore al sole. So che già che mi mancherà…

Arriva l’ora di un meritato smoothy in uno dei tanti chioschi di stranieri che si trovano sulle strade: buono!

Ce lo gustiamo sedute a Bryant Park, altro ritrovo dei newyorkesi che oltre a riposarsi e prendere il sole distesi sull’erba, si ritrovano a leggere e giocare a scacchi. Ovunque in questi posti ci si può collegare a qualche rete wifi (per la gioia di Gaia!).  Da sedute prendiamo la decisione di fare la grande salita all’osservatorio dell’Empire State Building e ci avviamo a comprare i biglietti che è quasi il tramonto.  Dopo una fila nemmeno troppo lunga (in termini di tempo) e i consueti controlli entriamo in ascensore: ci fermiamo alla prima tappa: 80° piano! Da lì un altro ascensore ci porta all’86°….impressionante.

Usciamo su di una terrazza affollata e riusciamo a guardarci il tramonto a 360°. Attorno a noi una vista che non dimenticherò mai. Le luci della sera che si accendono, il cielo terso, il rumore del traffico decine di piani sotto e attorno l’infinito….difficile staccarsi da una vista simile, quasi mi commuovo.

Scendiamo in silenzio, molto colpite da un panorama inimmaginabile.  Ceniamo in un pub sulla 34th con i classici ragazzoni che guardano la partita al banco e, stanche ma non vinte, facciamo l’ultima passeggiata a Times Square. Sappiamo che è la nostra ultima serata a NY e vogliamo tenere negli occhi quanto più possibile….

Arriva il giorno del nostro rientro…ci svegliamo consapevoli ma non tristi che abbiamo ancora un giorno intero per gironzolare per le strade. Dopo il check out e le valigie (drammatico chiudere i bagagli…) in deposito, ci godiamo l’ultima colazione come si deve! Sedute in vetrina guardiamo come la città dopo il we riprende il suo frenetico via vai di persone con la tazza del caffè in mano, cuffie auricolari e scarpe da ginnastica….

Non possiamo non fare una capatina da Tiffany sulla 5th dove ci perdiamo tra i gioielli super sorvegliati e ci profumiamo con i tester al 4 piano! Poi una visitina allo shop del Museum of Modern Art che vale sicuramente la pena (anche perché abbiamo accuratamente evitato i musei in questo viaggio).  Visto che ci siamo andiamo a vedere il Flatiron Building tanto famoso quanto bello!

Come ultimo pranzo a NY scegliamo il Bubba Gump a Times Square che è meno caotico di giorno che di sera e poi un’ultima passeggiata…è ora di prendere le valigie in hotel e salutare la città che non dorme mai per andare in aeroporto.

Ecco, cara Cris, questo è il viaggio visto con i miei occhi. Ho deciso di scriverlo (tralasciando volutamente il viaggio di ritorno….) e farti un regalo per il compleanno non per presunzione ma con la speranza che, attraverso occhi diversi, tu riviva quelle giornate che per me sono state grandiose.

Buon compleanno

 

 

 

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