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Lunedì, 8 Dicembre 2014

Marocco per principianti

Il primo goffo approccio col Marocco di quattro ragazzi in cerca d'avventura. Ne troveranno fin da subito!

ARTICOLO DI

uinsor

Un po più di dieci anni fa, ero a Lisbona per un anno di Erasmus, e tra feste, viaggetti, nuovi amici non me la passavo male…
Il Marocco era lì, troppo vicino per non volerlo raggiungere e così, insieme a tre "nuovi" amici decidemmo che era proprio il caso di andarci.
La decisione fu rapida quanto la partenza, pochi giorni dopo eravamo su un bus che da Lisbona ci portava in circa 10 ore ad Algesiras, il porto spagnolo accanto a Gibilterra dove partono i ferry che attraversano le colonne d'Ercole.
L'africa era davanti a noi, la vedevi a occhio nudo, strane montagne a Panettone a pochi chilometri di distanza.
Mezz'ora di traghetto ed eravamo lì, in Africa, anche se tecnicamente ancora in Spagna. Una breve corsa di taxi dal porto di Ceuta fino alla frontiera col Marocco, un emozione che in pochi minuti cominciava a salire sempre di più.
Del Marocco sapevamo poco, avevamo un paio di guide da consultare, e un itinerario di massima che non sapevamo bene come avremmo fatto a rispettare. Eravamo partiti spinti da un impulso, e d'impulso sarebbe stato anche il viaggio.
Varchiamo la frontiera, a piedi, con emozioni miste tra la felicità e la "strizza" di non saper bene cosa ci attendeva dall'altra parte.
Sono circa le 5 di un pomeriggio di metà maggio, varcando la frontiera guadagnano automaticamente due ore tra fuso e ora legale, quando entriamo ufficialmente in Marocco!
La prima immagine di questo paese è un piazzale, stretto tra il mare e una montagna da cui fiumi di gente scendono a piedi, verso la frontiera, verso di noi.
Il piazzale è invaso di persone, automobili, taxi, camioncini e qualche capra.
Restiamo immobili a guardare lo scenario, ad analizzarlo, a provare a programmare le prossime mosse. Non abbiamo molto tempo, prima che scenda la notte vorremmo essere a Chefchaouen, sulle montagne del Rif, a 120 chilometri da dove siamo ora. Cerchiamo di contrattare un taxi, in mezzo al casino che ci circonda. Incollando insieme parole di varie lingue tra francese, spagnolo, italiano capiamo subito che nessuno dei tassisti ha molta voglia di fare tutta quella strada a quell'ora, ci richiedono cifre esagerate; in noi sale un po' nervosismo e quella sottile angoscia di dover scegliere se farsi rapinare o passare la notte lì, su quel piazzale. Altri tassisti ci accerchiano, parte una specie di asta al ribasso man mano che ne arrivano di nuovi. In effetti siamo gli unici europei su quel piazzale, nessun marocchino pagherebbe mai le cifre che questi signori ci stanno chiedendo. Ad un tratto arriva un ragazzo, che si propone di portarci per circa 40 euro, 10 a testa, la metà di quello che ci era stato proposto fin ora. Gli atri tassisti forse si arrabbiano un  po', lo capiamo dalla concitazione della conversazione che ora si svolge solo in Arabo. Saliamo velocemente sulla vecchissima Mercedes color senape, con sedili di pelliccia pelosissima bianca e ci allontaniamo velocemente tra le grida di insulto degli altri. E' fatta, forse.
Il nostro uomo guida a velocità forsennata questa carcassa di macchina lungo la strada a strapiombo sul mare, bruciando tutte le curve, facendo sorpassi avventatissimi e con una mano incollata al clacson. Forse ha la patente per le ambulanze, pensiamo. Coi piedi puntati sui tappetini di pelliccia e le braccia tese per cercare di restare fermi e sicuri l'immagine più presente è quella dei mie genitori che leggono su un giornale di 4 ragazzi europei coinvolti in un grave incidente sulle coste del Marocco settentrionale… Ok, gli chiedo di rallentare, mi prende in parola e inchioda fermandosi a un lato della strada. C'è uno fermo lì, sul lato della strada, un ragazzo, che apre lo sportello e si siede sulle gambe di Stefano, il mio amico seduto sul sedile davanti, chiude lo sportello e ripartiamo.
Il mio amico si gira verso di noi seduti dietro con l'aria tra il perplesso e lo spaventato. Il nuovo arrivato, che capiamo essere un amico del tassista dalla fitta  conversazione in arabo tra i due, si sente a suo agio in macchina, infila nell'autoradio una cassetta con gli ultimi successi del pop magrebino e inizia a farsi una canna. Il tipo non ha una faccia che diresti proprio raccomandabile, è alto, secco, con pochi capelli, qualche cicatrice e 3 denti in bocca. Stefano, che si è stufato di averlo sopra con un'agile mossa passa sul sedile dietro con noi e il tipo si rilassa con la sua canna, che poi ci passa; solo io accetto, sfidando l'epatite, gli altri declinano con rassegnazione. Tutti tranne il tassista che invece inala generose dosi di kif!
Il kif è il prodotto per eccellenza di questa zona, nonché una delle sue principali attrazioni turistiche. E' un mix di hascisc e marijuana che viene prodotto sulle montagne del Rif, nel nord del Marocco e che si trova solo qui, visto che essendo un prodotto "fresco" è difficilmente trasportabile perché tende a indurirsi nel tempo. E' talmente apprezzato che una grande quantità di europei, specialmente spagnoli, per questioni di vicinanza, si sparpagliano in casolari spersi sul Rif dove e passano giorni o settimane in stato di stordimento continuo. Se passate da queste parti è molto probabile che qualcuno vi proponga di accompagnarvi in una di queste case di "fattanza", ma se non è l'obiettivo principe del vostro viaggio, declinate l'invito e raggiungete Chefchaouen, dove "il prodotto" è comunque disponibile, ma in un atmosfera più sana, autentica ed esotica.
Dopo qualche decina di chilometri l'abusivo scende, in mezzo al nulla, e noi proseguiamo entrando a Tetouan, la cosiddetta "città dei ladri"..!
Il tassista ci dice che deve andare alla polizia, non capiamo a fare cosa, e che dobbiamo aspettarlo in macchina. Aspettiamo fiduciosi, 10, 20 poi 30, fino a 45 minuti in macchina. Fermi. Nella città dei ladri. E' quasi buio ormai e abbiamo ancora un sacco di strada da fare. Il tassista torna, un po' nervoso, con dei fogli in mano, si siede in macchina e riparte. Facciamo in tempo a uscire dalla città e ci ripensa. Accosta, non proprio in realtà, si  ferma in mezzo alla strada, e dice che ormai è tardi per andare a Chefchaouen, che lui non aveva capito, che la cifra che ci ha chiesto era fino a Tetouan e che lui ci porta a un albergo lì e magari domani ci porta a Chefchaouen.
A quel punto ci arrabbiamo e gli diciamo che ha capito benissimo, che se è tardi non è colpa nostra, che il prezzo stabilito copriva tutto il viaggio e che ora ci deve portare. Lui dice no, noi insistiamo e lui dice ancora no. Lo vediamo un po preoccupato. Alla fine gli offriamo 10 euro in più per pagarsi la notte fuori casa, se non vuole tornare indietro e lui, un po scocciato comunque, accetta.
Proseguiamo il viaggio; la strada ora si inerpica sulle montagne, è deserta e siamo gli unici a percorrerla. Ormai il sole è tramontato e resta solo quella fascia rossa sull'orizzonte a dividere la terra dal cielo. Ci rilassiamo al fascino  delle ombre del paesaggio nel buio, e, stanchissimi e intontiti dalle curve, ci addormentiamo.
Forse si addormenta anche il tassista perché di colpo ci risvegliamo con un botto e ci ritroviamo con due ruote in un fosso e altre due per aria.
Nooo! Ci viene quasi da ridere, forse un riso isterico, ci confortiamo solo per il fatto che non dovremmo essere troppo lontani dalla destinazione, tuttalpiù sarà possibile proseguire a piedi. Ma speriamo di no.
Scendiamo dalla macchina. Il nostro uomo è sfinito e depresso. Siamo al buio, in mezzo al nulla. Ma, come altre mi capiterà in futuro in luoghi che credevo a prima vista disabitati, veniamo circondati da una frotta di bambini, spuntati come fiori dalla terra circostante. Ridono, ci prendono in giro, sono tutti incuriositi dalla nostra presenza e già che ci sono ne approfittano per chiederci qualche dirham. Ci dicono di seguirli e andiamo tutti a piedi fino a un gruppo di case che sta poco più in su, una specie di villaggetto animatissimo. Restiamo in strada a giocare coi bambini mentre il tassista va a cercare un modo per estrarre la macchina dal fosso. Dopo una decina di minuti torna, e ci dirigiamo verso la macchina, con un corteo formato da qualche donna dall'aria divertita, la masnada di bambini urlanti e saltellanti e gli uomini che con aria seria trascinano 2 mucche.
Arriviamo alla macchina,  questa viene legata e assicurata con pesanti corde alle due mucche; le mucche vengono a loro volta tirate dagli uomini e, con un po di fatica, la macchina ritorna sulla carreggiata. I bambini esultano, e noi pure!
Dopo i vari saluti e ringraziamenti del caso il viaggio riparte; qualche curva e ci si apre una visione straordinaria, Chefchaouen è tutta lì davanti a noi, aggrappata alla montagna, illuminata da una luce calda e flebile, con le casine blu e bianche, i minareti, le torri; un effetto presepe impensabilmente perfetto!
Il tassista ci porta fino all'ingresso della medina, nella parte alta della città, dove le auto non riescono a entrare; lo paghiamo, ci salutiamo e se ne va, esausto borbottando qualcosa.
Secondo me ancora pensa che portavamo sfiga..!

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