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Mercoledì, 30 Marzo 2016

Ma fattelo un Capodanno a Cracovia! (vedrai che merita!)

Un gruppone di Vagabondi, che non hanno avuto paura del freddo e hanno deciso di passare il Capodanno in una città inaspettatamente giovane e divertente: Cracovia. Provate anche voi!

ARTICOLO DI

Cinzi@

La scelta di passare il Capodanno a Cracovia per molti è considerata particolare. A Capodanno ci si vuole divertire, ma a Cracovia si va a vedere Auschwitz, che non è un luogo felice e poi fa un gran freddo! Vero, a Cracovia fa freddo, bisogna essere belli carichi per voler andare a Cracovia anziché alle Seychelles: Non è questa dunque una garanzia!?! 

Bastan calze di lana, intimo termico, scarpe pelose e dei compagni strepitosi: ben due Elise, Gloria, Donatella, Giorgia, Chiara, Luca, Roberto, Alessandro, Gianluca, Eugenio, Michele  e il Gerva. Mica pizza e fichi!

L’ultimo giorno dell’anno lo passiamo proprio nei campi.

Per temprare subito il fisico, partiamo prestissimo. Ci sono -9 gradi: brrrrrrrrr. Non importa, il freddo tonifica i glutei.

Ritiriamo le nostre cuffie e facciamo la conoscenza di Patrizia, la nostra guida. Si parte dal cancello tristemente famoso per la scritta “Arbeit macht frei” che in realtà è una copia dell’originale, perchè qualcuno aveva cercato di fregarselo. Se non sapessi già che lì c’era un campo di concentramento e se non ci fosse filo spinato ovunque, non ci arriverei mai: ci sono questi edifici in mattoni rossi in mezzo ad un gran verde. Tutto è tranquillo ed ordinato, ci pensano la guida e qualche foto all’interno degli edifici a descrivere cosa è stato.In alcuni edifici hanno accatastato divisi per tipo, gli oggetti che erano appartenuti ai prigionieri. Prima le scarpe, poi le pentole, le spazzole. Guardo un paio di sandaletti da donna e penso al momento in cui la sua proprietaria, coe qualsiasi donna, se li era scelti. Se li sarà provati, avrà pensato che sarebbero stati perfetti per quell’estate, magari per andare al lago col suo amore… quando li ha comprati proprio non ci pensava che sarebbero finiti dietro una teca di vetro, tanti anni dopo,a testimoniare la desolazione di quel luogo. Chissà se lei è sopravvissuta… o se di lei è rimasto solo questo paio di sandaletti con chissà quale storia.

Poi arriva la stanza dei capelli. Patrizia ci chiede di non fare foto in questa sala, in segno di rispetto. In effetti tutti quei capelli ammucchiati mi fanno venire le lacrime agli occhi. I capelli si tagliano. I capelli ricrescono, ma questi capelli no. Li usavano per fare le divise dei soldati. Mi si gela il sangue nelle vene.

Facciamo una pausa prima di trasferirci a Birkenau. E’ una bella giornata di sole: la temperatura è salita a ben -3.

Birkenau dista circa 3 km da Auschwitz 1. C’era anche un terzo campo che faceva parte del complesso, ma quello non c’è più. Di Birkenau mi impressiona molto il binario del treno che entra nel campo fino ad una piattaforma che rappresentava la fine del viaggio… sì, proprio la fine. C’è un  vagone del treno, dove qualcuno ha messo delle rose.

Il viaggio per Cracovia non è lungo, ma abbastanza per pensare: abbiamo imparato molte cose in questa mattinata. Io penso a quante storie c'erano in quei campi, quante storie sono finite li. Chissà perchè si è arrivati a tanto…

Cracovia ci accoglie con l’atmosfera da fiaba del castello di Wawel. Il cortile è un puzzle di edifici colorati e baciati dal sole. Facciamo un giro nella cattedrale, che pur non essendo grande è piena di opere d’arte. Facciamo un giro nel castello, sperando di incontrare qualche drago. In realtà qualcuno dice di averne visto uno la sera prima, ma pare sia sparito. 

Va beh, con la levataccia di stamattina ora ci vuole un po’ di riposo, se no chi ci arriva a mezzanotte? Dopo (poco) riposo e (tanto) entusiasmo, siamo pronti per finire degnamente quest’anno.  La città è animata perchè in piazza stanotte ci sarà il concerto di fine anno. Noi ceneremo sotto la piazza, nell’antico mercato dei tessuti. Gli antipasti polacchi ci fanno ghignare ed invidiamo un po’ tutti,il piattone di formaggi che ha preso Chiara. La cosa carina è che ci conosciamo da poco, ma già ci facciamo una sacco di risate (e di foto).A mezzanotte con il nostro calice di spumante usciamo in piazza a fare il countdown. Lo show è bellissimo, la musica polacca non è mica male. A mezzanotte partono un paio di fuochi d’artificio… proprio un paio… si vede che qua non si usano molto! Ma chi se ne importa: la piazza esplode di gente e di musica, noi balliamo e brindiamo. Non ci conoscevamo, ma adesso sì ed è bellissimo cominciare l’anno insieme. Torniamo a tavole perchè ora arriva il piatto forte. Non sono le lenticchie, ma il Barztsch e il bigos. Il primo è una passata di barbabietola calda, il secondo carne e crauti… una cosina leggera,ottima per lo spuntino di mezzanotte. Diciamo che la cosa che ha maggior successo è il buffet dei dolci.

Sazi e felice portiamo le pancine al caldo. Io, la Chiara e la Dony scrocchiamo la musica del locale al piano di sotto!  

Il primo giorno dell’anno è freddo mica male. Andiamo a Podgorze, una sorta di quartiere industriale periferico che sta dall’altra parte del fiume. Si passasu un ponte dove sono attaccati gli ormai immancabili lucchetti.  In questo quartiere si trova la piazza degli eroi del ghetto, in pavè con delle sedie di metallo. Questa era la piazza centrale del ghetto ebraico, un’area poco estesa in cui fu confinato un gran numero di ebrei. Poco distante vediamo I resti del muro del ghetto. Il muro era composto da lastre di pietra la cui forma ricordava consapevolmente quella delle lapidi presenti nei cimiteri ebraici: a significare che da li non sarebbero usciti vivi.

Dopo la visita ad una delle sinagoghe del quartiere ebraico di Kazimierz, scatta la follia per la zapiekanki. La zapiekanki è considerata la merenda dello studente, una mezza baguette su cui la mamma mette tutto quello che ha nel frigo. A Plak Nowi ci sono diversi chioschetti che la vendono, ma una è stata eletta a preferita. La zapiekanki (detta anche strapiakanka o zupiakanka o strapiekanka) però non sarà l’unica delizia del viaggio.Nel pomeriggio in Rynek Glowny ci passa a salutare la mia amica polacca Aneta. Aneta ha studiato a Roma, quindi parla perfettamente italiano. Ci consiglia di provare la Soplica, una vodka alla nocciola che i cracoviani preferiscono con un goccio di latte. Ci dice che c’è anche alla ciliegia,ma a loro non piace tanto.

Possiamo forse non ascoltare i consigli di un’autoctona?  Ci accampiamo nel bar accanto all’hotel per qualche giro di soplica e latte e di birra calda. Ok…la birra calda anche no! La soplica, ma senza latte invece è il top.

La cena stasera è in un locale tipicamente ebraico… I camerieri soprattutto sono molto tipici. Qualsiasi piatto del menù viene presentato come “tipico giudaico” e “molto buono”. Anche il tacchino è tipico giudaico. Tutti I piatti sono accompagnati dalla tipica giudaica patata. La cosa più divertente è che quando arrivano i piatti,tutti si chiedono dove siano le patate… In effetti la tipica giudaica patata sembra due fette di pane tostato. 

Il giorno dopo torniamo a Podgorze per andare alla fabbrica di Schindler,  quella del film.La guida di oggi si chiama Margherita, e devo dire che è stata davvero molto utile. La fabbrica in realtà è un’esposizione che illustra il periodo nero dell’occupazione della Polonia da parte dei nazisti. Margherita ci ha spiegato molto bene  come l’occupazione ha stravolto la vita dei cracoviani (non solo degli ebrei), mettendo in contrasto ciò che c’era prima con ciò che c’era durante quel periodo. Vediamo anche la mappa originale dove Schindler si appuntava l’avanzata dei nazisti e la scala che si vede nel film. 

Siamo instancabili e dopo la fabbrica vediamo il Collegium Maius, l’università dove studiò anche Niccolò Copernico. Ci sono una sacco di piccoli tesori e di strumentazione per l’astrologia. Elisa zittisce la guida che è in ritardo sui tempi di marcia, perchè prima di andare alle miniere di sale deve mangiare una zapiekanki e pensa di non fare in tempo.

Alle miniere di sale c’è una bolgia infernale. La nostra guida è un ragazzo con un completo elegante, molto distinto… ma il suo nome non me li ricordo. Nelle miniere ci sono molte statue fatte di sale. Uno si aspetterebbe di vederle bianche,ma in realtà sono grigie o nere, perchè il sale non è solo bianco.

La sala più bella è la cappella di Santa Kinga. E’ grandissima e ci sono questi lampadari di sale ovviamente, che sembrano di cristallo. Qua sotto si sta piuttosto bene. Ci sono ben 16 gradi.

La nostra ultima cena è polacca verace: pierogi in brodo e non, involtini di verza…tanta roba.

Per digerire andiamo in un bar che si chiama WodKa. Il locale è molto piccolo, ma ci impossessiamo di un paio di tavolini e del soppalco al piano superiore. Qua si beve…vodka (ma Dai?!?). Fanno anche i…taglieri di vodka, con diversi gusti. Facciamo amicizia con un po’di gente, anche perchè siamo di strada per il bagno, quindi mentre aspettano fa piacere scambiare due parole. Vodka di tutti I tipi: Soplica, fragola, cioccolato, chopin e un’altra con un nome impronunciabile consigliataci dai locals. Volevamo fermarci per un giro, tiriamo le tre, ma del resto è la nostra ultima notte polacca.

Lasciamo Cracovia a malincuore e a malincuore ci dividiamo, perchè in questi cinque giorni ci siamo davvero divertiti. Abbiamo codiviso una bellissima esperienza insieme. Speriamo arrivi presto la prossima occasione!

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