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Martedì, 2 Settembre 2014

L'impatto col Belgio

Pare che il nome Belgio derivi dal celtico Belo, che significa luminoso: vi dirò che in effetti il Belgio ci ha regalato delle giornate lunghissime, regalandoci la possibilità di vivere pienamente la sue pittoresche città...

ARTICOLO DI

Cinzi@

L’IMPATTO COL BELGIO

Pare che il nome Belgio derivi dal celtico Belo, che significa luminoso: vi dirò che in effetti il Belgio ci ha regalato delle giornate lunghissime, regalandoci la possibilità di vivere pienamente la sue pittoresche città.

Ho incontrato parte del gruppo a Malpensa, in una giornata di scioperi. Per fortuna il nostro volo è partito e abbiamo potuto incontrare i nostri compagni di viaggio che venivano da Roma, direttamente a Bruxelles. Eravamo dieci persone, provenienti da nord, centro e sud, tutti con la stessa motivazione a divertirci.

Il primo impatto con Bruxelles sono stati il cibo e la birra come nelle migliori tradizioni. Qualcuno prova subito una delle delizie più tipiche, la carbonade, una specie di stufato di carne cotta nella birra. Sulle birre ci sbizzarriamo, anche perché ce ne sono un sacco. Io ordino una framboise, una birra fatta fermentare coi lamponi. Una delle ragazze è astemia ma è incuriosita dall’aroma di questa birra rosso scuro. Gliela faccio provare e i suoi occhi si illuminano per quando è dolce e buona. Siamo riusciti a convertire gli astemi! Ad ogni pasto o merenda una pluralità di birre strane e nuove costellavano la nostra tavolata.

Il secondo impatto con Bruxelles sono i murales. C’è un percorso che si può seguire in città per vedere questi cinquanta e più murales. Oggetto dei murales spesso sono i personaggi dei tanti fumetti belga, ma anche il piccolo Manneken Pis, simbolo della città viene spesso tirato in ballo: in uno dei primi murales che vediamo, il bambinetto piscione viene spodestato dal cane bianco Cubitus.

Terzo impatto: il cioccolato. Entriamo in un negozio grazioso non lontano dalla Grand Place, dove l’odore del cioccolato potrebbe sovrastare qualsiasi tristezza. Che delizia. Il cioccolato è di ogni forma, gusto e colore. Io cedo. Compro un cucchiaino di legno sul quale è incastonato un fantastico quadrottone di cioccolato che sciolgo in un bicchiere di latte bollente. Non sono l’unica golosa. Ci concediamo la cosidetta “pausa squisitezza”.

Il quarto impatto è la Grand Place: è molto bella, anche se il cielo è cupo e non ne risalta le dorature. Il vero e proprio impatto sarà quando la vedremo di sera, tutta illuminata e con poche anime a disturbarla. E’ un rettangolo di palazzi stupendi, peccato che quelli delle vecchie gilde, le case delle corporazioni, siano in ristrutturazione.

Quinto impatto: il panorama. Saliamo all’ultimo piano del parcheggio 58 (di 10 piani). E’ un piano scoperto che sovrasta la città. Il panorama è bello, specie con il sole. La cosa che a me ha fatto più effetto è la visione in lontananza dell’Atomium. Se ne può pensare ciò che si vuole, brutto, bello… però visto così da lontano (perché è lontano dal centro), con le sfere argentate luccicanti… il suo bell’effetto lo fa.

Il sesto impatto con Bruxelles lo abbiamo il secondo giorno, prima di andare a Gand: il Manneken Pis. Ce lo siamo tenuti per questa giornata perché è un’occasione speciale: il Cicciobello in questione, che normalmente mostra le sue nudità al pubblico, oggi sarà vestito. I miei compagni di viaggio non si accorgono di lui. Devo indicarglielo bene per far capire che il Manneken Pis è proprio lì. Qualcuno esclama: ”Ah, ma è questo? E’ così piccolo?” Abituati alla monumentalità dei monumenti, questo pacioccone a dimensione naturale delude i più. Povero piccino. La sua sorellina Jeaneke, pisciona anche lei, si mimetizza ancora di più, in un angolino angusto tra i vari locali del Delirium. Quello che sta meglio è l’ultimo dei piscioni, Zinneke pis, un cane con la zampetta alzata che sta su un marciapiede tra rue des Chartreux e rue du Vieux Marche Aux Grains. Di certo non è invisibile, salvo per qiaòche distratto che possa inciamparvi.

Lasciata a Bruxelles impattiamo con la città universitaria di Gand

Il primo impatto con Gand è il Castello. Dall’esterno fa molto panorama. Specialmente se gli si fa un giro attorno e si va ad ammirarlo dall’altra parte del canale. Lo scenario è romantico: disturbiamo una tenera coppietta per farci fare delle belle foto di gruppo che escono troppo scure

L’impatto nuemero due è con i Cuberdones, delle caramelle gelatinose e gigantesche (considerata la normale dimensione delle caramelle) tipiche di Gand. Le golose del gruppo si parano davanti ad un romantico carrettino che vende solo Cuberdones lilla. Mi pento di non averli provati, se ripenso ai volti soddisfatti delle ragazze.

Terzo impatto: la folla di Gand. Gand è bellissima, una cittadina piccola, ma caratteristica, dolce, colorata. La gente la percorre avanti e indietro, in tram o a piedi. la piazza centrale è inondata di sole. Vorremmo mangiare tutti insieme, ma non c’è un posto che abbia abbastanza posto per tutti. Ci siamo divisi a nostro malincuore per trovarci più tardi.

Il quarto impatto con Gand, ma a voler vedere sarebbe un impatto col Belgio, è la lentezza nel servire il cibo. Non so se siamo noi frenetici, o se sono loro che fanno con calma… in ogni caso gli americani hanno introdotto il concetto di fast food… lo slow food credo sia nato qui Arriviamo tutti tardi all’appuntamento che ci siamo dati dopo pranzo.

Quinto impatto con Gand è la gita in barca sui canali. Ben 50 minuti di relax col pilota che spiega questo e quell’evento storico non con poca ironia. Il personaggio è divertente: negli scorci più romantici invita anche al bacio. L’unica coppia del gruppo ne approfitta.

Torniamo a Bruxelles e continuiamo ad impattare. Il settimo impatto lo abbiamo con il ragazzo barbuto che sta fuori al ristorante La Fine de Siecle a sistemare le persone che vogliono mangiare. E’ un tipo capellone, molto divertente. In questo posto non si prenota. Gli si fa segno con le dita di quanti si è e lui ti sistema. Il menù è scritto su una lavagna. I prezzi sono troppo stupidi, tutti con decimali improbabili… tipo carbonade a € 16,93, Stinco a € 17,28… Mah! C’è una ragazza che parla italiano e ci spiega tutto il menù. Ci sbizzariamo tra stinchi, carbonade, stoemp e salsiccie. Ovviamente ci diamo anche con la birra.

Dopo cena, non contenti impattiamo al numero 8 anche col Delirium Pub, un must qui a Bruxelles. Il complesso del Delirium Village comprende diversi locali. In uno si balla sui tavoli, in un altro c’è musica dal vivo. Noi optiamo appunto per il pub, perché vogliamo sostanzialmente bere in santa pace. Qui è facile fare conoscenze ed osservare la gente del posto. Un gruppo di ragazzetti fa a gara a chi finisce prima la sua birra. Quello che vince improvvisa un balletto alquanto buffo e baldanzoso coi muscoli del petto, quelli che perdono sono oggetto di “sfottò” anche dai vicini di tavolo. Ho avuto un personale impatto con la birra Pink Panther. Mi sono fatta fregare dal nome e dal suo colore arancione fosforescente. Pensavo fosse la birra più figa della terra. Era orribile.

A Brugges gli impatti sono stati tanti. Il primo è stato con il dolce lago Minnewater e i suoi cigni. Non avevo mai visto così tanti cigni tutti insieme.

Il secondo impatto invece è stato con le vetrine dei negozi di dolci. Ci siamo fermati come bambini davanti a un negozio in cui stavano producendo le caramelle: tutti lì a guardare quella pasta morbida a colorata che veniva modellata e plasmata per diventare la gioia di grandi e piccini. Altre vetrine erano costellate di salsiccioni di marzapane in tutte le salse, senza contare i cuberdones di tutti i colori.

Staccate le lingue dalle vetrine abbiamo impattato col bellissimo centro di Brugges. Qui ognuno ha avuto una serie di impatti personali: chi con il museo del cioccolato, chi con la fila assurda fuori dal Belfort, presto rimpiazzata con delle patatine fritte.

Il quarto impatto è stato con il Beerwall, il muro delle birre presso il bar 2-be. Ci sono tre teche enormi che espongono birre d’ogni tipo. La cosa carina è che per riprendersi da questo impatto si può procedere con una bevuta sulla terrazza panoramica che da sul canale e qui si può impattare con la birra più buona del mondo o con degli assaggini niente male di formaggio.

Il quinto impatto è con la crociera sui canali. Seppur più breve, è più suggestiva di quella di Gand. Viene proprio voglia di esser in dolce compagnia durante questo giro. Si possono vedere scorci che solo da una barca si possono godere.

L’impatto più divertente l’abbiamo con la bicicletta. Eh già, la giornata è ancora lunga e decidiamo di noleggiare biciclette per andare fino a Damme e passar dai mulini. Ci sembra di tornar bambini, liberi di scorazzare in bici. Il canale che si segue fino a Gand è qualcosa di speciale. C’è una ciclabile che lo costeggia, il sole splende e l’atmosfera che lo circonda è magica. Mi aspetto di veder apparire uno gnometto o un puffo da qualche parte. La strada che si segue al ritorno passa davanti a 5 mulini, tutti diversi e colorati. Facciamo tante foto. Forse questo è il momento più memorabile del viaggio. Ops, io sono anche caduta… più di una volta.

Concludo a Brugges con un bel pentolone verde di cozze, perchècon le cozze da queste parti non si scherza.

Prima di partire c’è ancora tempo per impattare con qualcosa. Potevamo mancare l’Atomium? Per me fa più scena da lontano, ma non si può andare a Bruxelles e non farsi una foto con l’Atomium. Del resto se il Manneken Pis è microscopico… questo non si può non vederlo.

L’ultimissimo impatto con Bruxelles ce l’abbiamo con le acidissime birre Gueze che producono al birrificio Cantillon. La visita è molto interessante, non bisognerebbe saltarla in una terra dove la birra la fa da padrona. La birra qui viene fatta fermentare solo naturalmente, senza incentivi di alcun tipo. Alla fine del giro si degustano due Gueze fermentate in questo modo ed il sapore è qualcosa di astruso. Nulla a che vedere con la birra tradizionale al quale siamo abituati.

Insomma il Belgio ci ha lasciato il segno, tranne che per le patatine fritte. Le spacciano per la loro specialità tipica… ma sono patatine fritte come ovunque.

La cosa più d’effetto è stato il gruppo. E’ bello vedere come persone, che non si sono mai viste prima, possano legare a prima vista e condividere un’esperienza così…d’impatto

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