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Lunedì, 20 Ottobre 2014

L'eterno movimento

È stato calcolato che in India viaggiano ogni giorno più di 20 milioni di autoveicoli, senza dimenticare i rickshaw a motore, i motorini, i tuc tuc a pedali, i carri trainati da buoi, cavalli, dromedari... Hantonio ci racconta com'è ritrovarsi in India, nel bel mezzo di questo "eterno movimento".

ARTICOLO DI

Hantonio

 L'eterno movimento

È stato calcolato che in India viaggiano ogni giorno più di 20 milioni di autoveicoli, senza dimenticare i rickshaw a motore, i motorini, i tuc tuc a pedali, i carri trainati da buoi, cavalli, dromedari...

Di questi 20 milioni di automobili, circa 6 transitano lungo le strade della capitale, rendendo Delhi la città con la più alta densità veicolare al mondo. Dati a cui non faccio fatica a credere, perché fin dal primo momento in cui arrivo a Delhi, sembra che i 6 milioni di veicoli siano venuti tutti a darmi il benvenuto.

Un traffico tentacolare, sfiancante, infernale, accompagnato da un continuo risuonar di clacson, macchine, motorini e risciò spuntano da ogni direzione... quasi rimpiango le code ordinate in tangenziale, le attese ai semafori, o quegli “scriteriati” che svoltano senza mettere la freccia.

Imbottigliato su un taxi a Karol Bagh o su un tuc tuc a Jaipur assisto impotente a manovre che si possono definire con un certo eufemismo avventate, sorpassi da codice penale, altro che codice stradale.

 

Pian piano, però, seduto accanto ad autisti e tassisti, lungo le strade del Rajasthan, incrocio dopo incrocio, spavento dopo spavento, inizio a comprendere cosa si nasconde dietro quella sorta di alveare impazzito che è il traffico cittadino indiano.

 

Alcune regole s’intuiscono subito: il clacson non segnala un pericolo, ma serve a certificare la propria presenza su strada. Per questo tutti suonano, avvisando che loro arrivano, si scansi chi può. Non è necessario rispettare le corsie, né la segnaletica... Interessante l’approccio all’incrocio: non si adotta il principio dello stop, look and go, ma solo il go and look, eventualmente stop, ma solo se sta sopraggiungendo un veicolo più grande.

 

L’essenziale è non stare mai fermi, muoversi sempre, un eterno movimento che trova le sue origini nella millenaria mistica induista. È il samsara, spesso rappresentato proprio come una ruota in eterno movimento. Così come il complesso ciclo di nascita, morte e rinascita – il samsara è uno dei pochi concetti su cui concordano quasi tutte le scuole dell’Induismo – identifica un continuo passaggio da una forma all’altra, in base alla qualità morale del karman accumulato, allo stesso modo un viaggio in taxi o in tuc tuc attraversa le differenti fasi del samsara: si nasce alla partenza, si muore tutte le volte che l’autista tenta un sorpasso, e si rinasce quando alla fine si arriva a destinazione sani e salvi.

 

Purtroppo al di là del sorriso, i problemi legati al traffico creano ogni anno migliaia di passaggi da uno stato karmico all’altro: l’India, infatti, detiene il record mondiale per numero di incidenti mortali sulle proprie strade (circa 120.000 persone l’anno). Un triste primato che ha molte cause: dallo stato disastroso del manto stradale alla mancanza di un codice della strada unificato, dalla manutenzione inesistente all’assenza di segnaletica, senza dimenticare che la maggioranza degli autisti spesso è priva di una qualsiasi forma di scuola guida, e si limita ad imparare da qualcuno più esperto.

D’altronde, partendo dalla consapevolezza dell’infallibilità del proprio karma, perché non azzardare un sorpasso? Ovvero “se deve succedere, succede anche se resto in coda, quindi tanto vale buttarsi”. Poco importa se il karma dell’autista non corrisponde con quello di chi viaggia sul sedile posteriore...

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