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Mercoledì, 9 Dicembre 2009

Kenya, Quanto manca

E' la domanda più frequente che ci ha accompagnato per l’ennesimo viaggio in Kenya fatto con mia moglie e mio figlio Luca 9 anni.

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Vagabondo0






Kenya, Quanto manca?

E ‘ la domanda più frequente che ci ha accompagnato per l’ennesimo viaggio in Kenya fatto con mia moglie e mio figlio Luca 9 anni.


Siamo partiti a fine Agosto per cercare di risparmiare un po’ sulla tariffa aerea, e tornare pochi giorni prima dell’apertura delle scuole,

Siamo partiti con Egypt  Air con scalo al Cairo con  il suo nuovissimo terminal da far invidia a Malpensa. Arrivo a Nairobi.

Tutto in orario e senza nessun problema...Hakuna matata.


Avevamo ciascuno 20 kg a testa, anzi io ne avevo 22, Luca 21 Kg e 20kg mia moglie... abbiamo esagerato con il bagaglio a mano e siamo stati fortunati perché nessuno l’ha mai pesato.... (meno male..)


Sapevamo bene che dovevamo fare così: durante l’anno abbiamo raccolto tanto di quel materiale da metterci una settimana intera a preparare i bagagli per non lasciare a casa niente.


Il nostro Luca aveva la valigia piena zeppa di tute e completini da calcio, raccolti tra i suoi amici che vanno a giocare a pallone, era così buffo vederlo con il suo trolley trascinarlo  a fatica per gli aeroporti , ma allo stesso tempo fiero di quello che stava facendo, così da farci capire per l’ennesima volta, che  avevamo fatto bene a tornare in Kenya con lui, coinvolgendolo attivamente nei nostri piccoli progetti d’aiuto per questa popolazione e queste famiglie che tanto ci hanno fatto innamorare della loro terra e cambiato la nostra vita in meglio....


Avevamo già programmato dall’Italia , come facciamo sempre, il nostro safari tramite e-mail al  nostro fidato Thomas Mboya, guida autorizzata per safari ed escursioni di Watamu che lavora regolarmente per un’agenzia di safari tutta africana... e ogni volta che torniamo, ci fa vedere un pezzo del suo Kenya.


Siamo partiti subito il giorno dopo per un bel safari al Masai Mara di 3 giorni,  abbiamo alloggiato al  Fig Tree camp, e,  come in tutti i nostri viaggi in Kenya, anche questa volta il nostro spirito d’adattamento ci ha aiutato parecchio a superare gli imprevisti e a "sorvolare" sulle pecche di questo alloggio che probabilmente in alta stagione con il pieno,  pecca un po’ per servizio e qualità .


Inutile descrivere la bellezza di questo parco durante il fenomeno della migrazione degli animali, questa volta Luca non ha mai smesso di scattare foto, non so quante ne ha fatte, ho due schede da 2Gb da controllare, ma Hakuna matata, il suo entusiasmo ci ha accompagnato insieme alle sue continue  esclamazioni, domande e curiosità...

Uno degli episodi più belli è stato quando  fuori dal parco abbiamo incontrato un mini bus con turisti stranieri  impantanato nel fango.

Immediatamente il nostro autista  ha attaccato il cavo alla nostra jeep per trainarli, ed è stato difficile perché erano ben impantanati.

La jeep si è spenta e non si riusciva più a metterla in moto.... immediatamente l’autista balza fuori in mezzo al fango apre il cofano per controllare il motore ma ha difficoltà  a tenerlo aperto perché manca lo stand...







Ci guardiamo intorno e cominciamo a vedere i bimbi che si avvicinano con un pastore  Masai vestito con il suo abito rosso e il suo bastone.... a quel punto il nostro autista non ci pensa due volte, gli prende il bastone e lo usa come stand per tenere aperto il cofano e avere cosi’ due mani libere.... In 2 minuti rimette in moto la jeep e i bambini urlano felici, Luca nel frattempo raduna tutte le biro che si era portato dall’Italia....


Mia moglie e Luca cercano di comunicare un po’ in inglese un po’ in italiano con questi bimbi per cercare di metterli tutti in fila indiana per ricevere una biro ciascuno....

Ho visto bimbi piccolissimi in fila dietro agli altri, composti  ad aspettare con le loro manine, senza mai cercare di sopraffare l’altro.... e’ stato veramente bello e la mia mente e il mio cuore si sono riempiti di emozioni.


Finito il safari, volo interno Nairobi- Malindi con Fly540 per arrivare finalmente a Watamu.

L’oretta di volo da Nairobi per Malindi è stata  sempre accompagnata dalla domanda "Papà ma quanto manca per arrivare?"


Poco Luca, pochissimo e finalmente... eccoci!

L’aeroporto di Malindi è piccolino, i bagagli sono stati ritirati subito e ad aspettarci c’era come sempre, insieme ad Anthony, il suo nipotino orfano  più grande di 11 anni, il nostro Thomas Mboya che ci aveva organizzato il transfer per Watamu..






Luca ha salutato Anthony, con un bel 5 a mano aperta e come due vecchi amici sono usciti in fretta dall’aeroporto, lasciandoci questa volta il suo pesante trolley da trasportare... era troppo eccitato... raccontava ad Anthony tutti gli avvistamenti di animali fatti al Masai Mara e non si sa come, ma si capivano perfettamente... uno parla poco l’Inglese l’altro parla poco l’italiano... ma si capivano...


Transfer dall’aeroporto di Malindi a Watamu tutti insieme in minibus, carichi di bagagli e  tante cose da raccontarci... ma una domanda eccheggiava sempre..."ma quanto manca a Watamu?" Poco Luca ....poco!


Thomas aveva prenotato per noi l’alloggio a Watamu, che poi insieme abbiamo scelto e cambiato in questo modo:

Per le prime 3 notti siamo stati al Turtle bay beach club dove ci siamo ripresi dalle fatiche del  safari.

Il resto del soggiorno l’abbiamo fatto al Beach View,  residence tutto africano con piccola piscina.


Riuscendo a risparmiare sul soggiorno,  siamo riusciti  ad acquistare parecchio cibo per distribuirlo  una domenica nei vari villaggetti dove Thomas ci ha accompagnato.


Abbiamo conosciuto realtà minori fuori dal circuito turistico, dove tanti passano per andare in safari allo Tsavo Est, ma non tutti si fermano, io me li ricordavo l’anno scorso e ho voluto tornarci perché il richiamo di quelle immagini e sensazioni provate mi avevano accompagnato tutto l’anno e dovevo tornare..


Qui abbiamo lasciato anche gran parte del materiale portato dall’Italia, e tante medicine.






Il nostro soggiorno scorreva all’insegna del relax di mattina e al gioco al pomeriggio, Luca era riuscito finalmente  a distribuire il suo "carico" di tute e calzoncini da pallone,  che aveva raccolto in Italia ed aveva creato una sorta di squadretta di calcio con cui tutti i giorni si trovava in qualche modo a giocare...


Ogni tanto andavo all’internet point a Watamu e mi collegavo per vedere la mia posta, e lì, invece di leggere le mail dei miei clienti, rispondevo solo a quelle di Turisti in procinto di partire per le loro vacanze in Kenya  che mi chiedevano info pratiche .


Siamo stati a Marafra, a Timboni a salutare i nostri amici dell'orfanotrofio, tante volte a Malindi  e a cena  a casa di Thomas a base di pesce cucinato da sua Mamma Anna, unitamente alla polenta accompagnata da vari piatti tipici africani, tutti intorno a un tavolo dove la luce era fornita da una lampada ad olio, dove le case intorno erano "capanne", dove non esistevano posate, ma dove tutti mangiavano felici e contenti cantando la tanto amata canzoncina Jambo bwana...


Per tutto il tempo che siamo stati in Kenya e a Watamu ho dimenticato  di avere un cellulare, ho dimenticato  di avere un orologio, ho dimenticato di seguire gli orari dei pasti, ho dimenticato che a casa soffrivo d’insonnia,....


Il Kenya per noi è anche una medicina naturale, un rimedio contro lo stress quotidiano.


Papa’ quanto manca? Poco Luca, tra poco dobbiamo tornare a casa.... in Italia.


In Kenya e a Watamu da Thomas ci vogliamo tornare, ancora e poi ancora... è un bisogno che va colmato...è una promessa fatta ad Anthony, che un giorno Luca sogna di portare in Italia come se fosse il suo fratello...Africano!


Asante sana Kenya!


Scritto da

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